Petre de la Mola

complesso megalitico naturale modificato dall'uomo in Basilicata

Petre de la Mola è una formazione naturale di roccia calcarenitica che si trova all'interno del Parco regionale di Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane, non distante dalla cima del Monte Croccia in un'area totalmente protetta a causa della presenza di diverse specie animali rari e della presenza dei resti di un insediamento fortificato Osco-Sannita (ricondubile al VIII-IV sec a.C), conosciuto come Croccia-Cognato[1]. Dal punto di vista amministrativo, la zona archeologica coinvolge i comuni di Accettura, Oliveto Lucano e, in minima parte, quello di Calciano[2].

Petre de la Mola e Croccia-Cognato
Epocatra l'VIII sec a.C. e il IV sec a.C
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
ComuneOliveto Lucano, Accettura, Calciano

40°33′02″N 16°11′39″E

Altitudine1 049 m s.l.m.
Scavi
Date scavi1885-1886,
1905-1913
fine XX secolo
Amministrazione
Visitabile
Mappa di localizzazione
Map

L'antica città fortificata di Croccia-Cognato e l'area di Petre de la Mola sorgono su un'altura caratterizzata dalla massiccia presenza di cerri, da cui è possibile osservare le località Civita e Serra del Cedro di Tricarico e i paesi di Accettura e Albano di Lucania. L'insediamento misura quasi 6 ettari ed è difeso da due cinte murarie. Per poter raggiungere il sito, è utilizzato un sentiero attrezzato che segue il perimetro della fortificazione e che è disseminato di diversi punti vedetta che permettono al visitatore l'osservazione del paesaggio.

Nome e localizzazione

Relativamente al nome del complesso megalitico conosciuto nel dialetto locale come Petre de la Mola, gli studiosi non sono riusciti a rintracciare alcuna documentazione sulla sua origine[3]. Vito Francesco Polcaro (INAF) e Leonardo Lozito hanno ipotizzato che il nome del sito possa riferirsi al mulo, animale sterile nato dall'asino e dalla cavalla e che quindi Petre de la Mola può essere inteso come un sito che serve a propiziare la fertilità [4].

Questo insieme di rocce è collocato a quasi 200 m ad est della porta principale dell'insediamento e, secondo Tramonti nell'epoca mesolitica, era già un luogo molto popolato, anche se non si può dire con certezza se lo fosse in modo abituale o soltanto temporaneamente. Gli strati sottostanti la necropoli appartengono quasi sicuramente al periodo ricompreso tra il VI secolo a.C e il Protovillanoviano, anche se reperti al momento in fase di restauro sembrano suggerire la presenza di materiali addirittura più antichi[5].

Descrizione e antica funzione

"Petre de la Mola" appare come un complesso megalitico rotto in numerosi blocchi dall'intervento dei diversi fattori atmosferici. Si ritiene che esso sia stato modificato dall'uomo nell'età del bronzo per essere utilizzato come calendario astronomico per indicare i solstizi. Nel 2008, grazie a una scansione laser del megalite, sono state mostrate due congiunzioni astronomiche (accertati attraverso lo studio e la visione del solstizio d'inverno) ottenute da un unico punto di osservazione, collocato a nord del complesso megalitico e consistente in una rottura della parete che demarca il piccolo spiazzo di fronte al megalite. Vicino a questo punto di osservazione, da cui è possibile scorgere a sud una cavità nella roccia e, a un azimut di 238°, un piccolo spazio che dà sul cielo tra i massi di Petre de la Mola, un petroglifo indica con precisione la direzione del meridiano e quella del tramonto al solstizio. Dallo studio condotto durante il solstizio d'inverno del 2008, inoltre, sono stati riscontrati due importanti dati sperimentali[6]:

 
Petroglifo vicino al punto di osservazione.
  1. A mezzogiorno del solstizio d'inverno, il raggio di sole proveniente dalla mira meridiana discende precisamente nell'apertura della roccia designante lo spazio di fronte al megalite e diventa visibile, per circa 10 minuti, anche agli osservatori che si trovano al lato della montagna.
  2. Quando il sole si trova quasi all'altezza di 5° (poco prima del tramonto astronomico), avviene la rifrazione della luce per mezzo della spaccatura interna al megalite.
 
Dettaglio spaccatura Petre de la Mola durante il giorno del solstizio di inverno

Nel giorno del solstizio d'estate del 2009 è stato compiuto un nuovo sopralluogo alle Petre de la Mola per appurare appurare la presenza di nuove prove a sostegno dell'ipotesi che la struttura fosse usata come antico calendario di pietra. In quest'occasione si è scoperto che a mezzogiorno (solo il giorno del solstizio d'estate) il sole passa attraverso la mira meridiana, cadendo in una cavità (non si sa se artificiale) della roccia e imitando la configurazione del fascio di luce[7]. L'intenzionalità delle modifiche effettuate sulle rocce naturali di Petre de la Mola per ottenere tali allineamenti è difficilmente dimostrabile a causa del lungo decorso del tempo dal momento in cui sono state compiute, ma è comunque possibile affermare che diverse tracce trovate sui blocchi caratterizzate dalla presenza delle mire sono attribuibili all'uomo. In ogni caso, gli unici indizi certi sull'intervento umano in questa zona sono:

  • Due bacini, scavati nella parte sovrastante l'area di Petre de la Mola e usati per raccogliere l'acqua piovana sulla sua cima (ciò fornisce una prova del fatto che tale complesso riguardasse il culto).
  • Un piccolo muro a secco, eretto con ogni probabilità per creare con terra da riporto lo spiazzo che si trova tra il complesso megalitico e il punto d'osservazione.


In ogni caso, anche se statisticamente risulta poco probabile che tali allineamenti siano casuali, solo una nuova serie di scavi potrà provare in modo certo l'uso intenzionale del megalite come calendario di pietra[9].

Cenni storici sugli scavi archeologici riguardanti Croccia-Cognato

Sul Monte Croccia, non molto distante da le Petre de la Mola (a quasi 200 metri verso Est), sono stati ritrovati i resti di un antico insediamento Osco-Sannita[10]. I fattori che hanno portato alla nascita dell'insediamento proprio in quel luogo sono di duplice natura:

  1. Quel luogo era strategicamente importante.
  2. Quel luogo era caratterizzato dalla massiccia presenza di fonti d'acqua[11].

I primi scavi ufficiali a Monte Croccia, effettuati negli anni 1885-1886, si devono a Michele Lacava, che ne parlerà in una manciata di pagine della sua opera Topografia e storia di Metaponto (1891). Successivamente l'archeologo Vittorio di Cicco (1860 – 1926) condusse, tra il 1905 e il 1913, nuovi scavi archeologici, facendo emergere un doppio muro difensivo e i resti di molteplici strutture dell'acropoli che, con tutta probabilità, è stata intesa come un punto di osservazione fortificato. Thomas Ashby e Robert Gardner andarono a visitare, in quegli anni, gli scavi di Di Cicco, preoccupandosi di descrivere infatti dettagliatamente il percorso per salire sul Monte Croccia. Gli scavi ripresero solo nel 1982 e furono condotti da Attilio Tramonti[12]..

Alla fine del XX secolo furono condotti, sotto la responsabilità della dott.ssa Alfonsina Russo, gli ultimi scavi sul sito da parte della Soprintendenza Archeologica della Basilicata, che si occuparono anche di restaurare 60 m della cinta muraria esterna. Nel 2011 avvenne un'altra indagine archeologica con lo scopo di mostrare le strutture distinguibili in superficie e per realizzare una rilievo planimetrico generale delle due cinte murarie[13].

Per la scarsità di scavi organizzati e precisi, non è possibile attribuire una data precisa all'insediamento, ma si ritiene assodato che esso abbia avuto due fasi:

  1. La prima in epoca arcaica, al momento della costruzione del muro esterno.
  2. La seconda, nel IV secolo a.C, al momento della costruzione del muro interno e dell'acropoli[14].

Composizione di Croccia-Cognato

L'antica città era stanziata interamente sulla parte meridionale della vetta di Croccia-Cognato ed era costituita da due cinte murarie (con il lato meridionale in comune)[15], che ne garantivano la difesa:

  • Il muro esterno (VIII-VI secolo a.C), lungo 1340 metri, che circondava l'area dell'abitato. Anche se è quasi del tutto nascosto dall'attuale vegetazione, la parte Sud-Ovest del muro esterno è ancora rinvenibile. Esso è costituito da blocchi regolari di pietra arenaria, riempiti con piccole pietre e terra.
  • Il muro interno (IV secolo a.C), realizzato con tecniche costruttive greche, distaccava l'acropoli dal resto dell'insediamento, era lungo 679 metri e cingeva un'area di 3 ettari. Anch'esso è costituito da blocchi di pietra arenaria è riempito con pietre sgrezzate solo all'interno della facciata visibile.

Per mezzo di una lieve pendenza si riusciva a raggiungere la porta principale a corte (tutt'ora ben conservata) con vano quasi quadrato. Nei pressi di questa porta sono concentrati i blocchi che presentano, sulla facciata visibile segni di cava in lettere greche. Superando il primo ingresso esterno, si accedeva alla parte interna della porta da cui si poteva raggiungere l'area dell'acropoli. Sul lato nord delle mura sono presenti due piccole porte di passaggio, mentre sul lato sud si trovano due postierle[16].

 
Dettaglio segni di cava
 
Ingresso principale Croccia-Cognato

Si ipotizza che le mura fossero state costruite in modo disomogeneo a causa orografia divergente della collina, portando necessariamente ad adeguarsi di volta in volta ai salti di quota qui presenti (per es.: ad Est della porta a corte, il terreno diventa istantaneamente molto ripido). Oltre a tutte queste indagini riguardanti l'interno delle mura, ne sono state condotte diverse nell'area limitrofa all'antico insediamento, dove si distinguono due luoghi caratterizzati dalla considerevole scoperta di reperti archeologici:

  1. La cosidetta Tempa dei Casaleni, che costituisce un fianco della collina a circa 1 km dal Monte Croccia, dove è stata rinvenuta l'ossatura di un edificio di elevata importanza (la cui funzione è ancora sconosciuta), indicante che nell'area attorno all'insediamento di Monte Croccia potevano essere esistiti altri nuclei abitativi.
  2. La valle vicino alla sorgente Acqua Fra Benedetto, che si trova ai piedi della collina, 50 metri più in basso dalla fortificazione esterna. In questa zona, tempo addietro, Di Cicco aveva individuato un santuario (usato anche per intenti funerari)[17] [18], frequentato nel IV secolo a.C.

A poca distanza dall'insediamento, in un luogo non ben precisato della zona est del monte, fu ritrovata una piccola necropoli (coeva alle mura), contenente diverse tombe del ceto dirigente. La prima tomba a essere ritrovata durante gli scavi archeologici sul Monte Croccia fu un corredo funerario maschile che al suo interno conteneva un cratere di tipo protoitaliota. La necropoli è impilata ai resti di abitati progressivamente più antichi, ottenuti usando i ripari al di sotto della roccia di cui la zona è molto ricca.

Per permettere agli abitanti dell'antico insediamento Osco-Sannita di ammirare il sorgere del sole durante gli equinozi (giorni molto importanti nei calendari delle civiltà antiche) direttamente dalle "Petre de la Mola", tale complesso risulta essere visibile, guardando verso Est, dall'entrata principale dell'antico insediamento Osco-Sannita; questa fatto porta ad affermare che il megalite ha conservato rilevanza sacra almeno fino al momento della costruzione delle cinta murarie[19].

In base al fatto che non si sono avuti ritrovamenti successivi al III secolo a.C, si ritiene che l'antico insediamento possa essere stato abbandonato in quel periodo, per effetto della pressione romana ed è dato certo che sia il sito sia rimasto abbandonato fino ai giorni nostri[20].

Galleria di immagini

Note

  1. ^ Nome Città Fortificata, parcogallipolicognato.it, [url:http://www.parcogallipolicognato.it/index.php/it/banca-dati-del-parco-online/17-archeologia-antica/1090-citta-fortificata-di-croccia-cognato/ url:http://www.parcogallipolicognato.it/index.php/it/banca-dati-del-parco-online/17-archeologia-antica/1090-citta-fortificata-di-croccia-cognato/].
  2. ^ Relazione lavori archeologici a Croccia Cognato (documentazione di scavo consevata al Museo Ridola di Matera), Attilio Tramonti..
  3. ^ Cielo e cultura materiale. Recenti scoperte di archeoastronomia. Salerno, ARCI POSTIGLIONE, p. 33.
  4. ^ Origine nome Petre de la Mola, media.inaf.it, [url:https://www.media.inaf.it/2016/12/22/petre-de-la-mola-archeoastronomia/ url:https://www.media.inaf.it/2016/12/22/petre-de-la-mola-archeoastronomia/].
  5. ^ Tramonti 1982.
  6. ^ Cielo e cultura materiale. Recenti scoperte di archeoastronomia. Salerno, ARCI POSTIGLIONE, p. 26-27.
  7. ^ Cielo e cultura materiale. Recenti scoperte di archeoastronomia. Salerno, ARCI POSTIGLIONE, p. 26-27.
  8. ^ petroglifo, su media.inaf.it.
  9. ^ Cielo e cultura materiale. Recenti scoperte di archeoastronomia. Salerno, ARCI POSTIGLIONE, p. 26-27.
  10. ^ Cielo e cultura materiale. Recenti scoperte di archeoastronomia. Salerno, ARCI POSTIGLIONE, p. 25.
  11. ^ titolo: Università degli studi della Basilicata Scuola di Specializzazione in Archeologia di Matera, Studi e ricerche della Scuola di Specializzazione in Archeologia di Matera, Edipuglia, p. 80.
  12. ^ Università degli studi della Basilicata Scuola di Specializzazione in Archeologia di Matera, Studi e ricerche della Scuola di Specializzazione in Archeologia di Matera, Edipuglia, p. 82.
  13. ^ Università degli studi della Basilicata Scuola di Specializzazione in Archeologia di Matera, Studi e ricerche della Scuola di Specializzazione in Archeologia di Matera, Edipuglia, p. 82.
  14. ^ Università degli studi della Basilicata Scuola di Specializzazione in Archeologia di Matera, Studi e ricerche della Scuola di Specializzazione in Archeologia di Matera, Edipuglia, p. 83-84.
  15. ^ Topografia e storia di Metaponto (Appendice alla pagina. Scavi praticati su Croccia Cognato e luoghi contermini), 1891, p. 341.
  16. ^ Università degli studi della Basilicata Scuola di Specializzazione in Archeologia di Matera, Studi e ricerche della Scuola di Specializzazione in Archeologia di Matera, Edipuglia, p. 88.
  17. ^ Di Cicco 1919, p. 257.
  18. ^ Tramonti 1984, p.470.
  19. ^ Università degli studi della Basilicata Scuola di Specializzazione in Archeologia di Matera, Studi e ricerche della Scuola di Specializzazione in Archeologia di Matera, Edipuglia, p. 90.
  20. ^ Cielo e cultura materiale. Recenti scoperte di archeoastronomia. Salerno, ARCI POSTIGLIONE, p. 27.

Bibliografia

  • Leonardo Lozito e Felice Pastore (a cura di), Cielo e cultura materiale. Recenti scoperte di archeoastronomia, Salerno, ARCI POSTIGLIONE, 2011, ISBN 9788897581048.
  • Vittorio Di Cicco, Prima relazione sugli scavi a monte Croccia-Cognato, 1919.
  • Michele Lacava, Topografia e storia di Metaponto (Appendice alla pagina. Scavi praticati su Croccia Cognato e luoghi contermini), 1891.
  • Università degli studi della Basilicata, Studi e ricerche della Scuola di specializzazione in Archeologia di Matera), Bari-S.Spirito, Bari-S.Spirito, 2012, ISBN 978-88-7228-670-8.

Voci correlate

Collegamenti esterni