Tambora
Il Tambora o Tomboro[1] è uno stratovulcano dell'isola di Sumbawa, situata nell'arcipelago indonesiano della Sonda. Il vulcano è conosciuto per la devastante eruzione del 1815, una delle poche VEI-7 a memoria storica. Deve la sua origine alla subduzione della Placca Australiana al di sotto della Placca della Sonda.
Tambora | |
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Stato | ![]() |
Regione | Piccole Isole della Sonda |
Altezza | 2 850 m s.l.m. |
Prominenza | 2 722 m |
Ultima eruzione | 2011 |
Codice VNUM | 264040 |
Coordinate | 8°15′S 118°00′E |
Mappa di localizzazione | |
Prima dell'eruzione del 1815, la montagna vulcanica era di dimensioni davvero poderose, innalzandosi tra i 4.000 e i 4.300 m s.l.m. e rendendosi all'epoca uno dei rilievi più alti dell'intero arcipelago indonesiano, superando il Kerinci, che con 3.805 m s.l.m. è attualmente il vulcano più alto dell'Indonesia.
Oggi la montagna non supera i 2.850 m s.l.m. Un terzo dell'altezza originaria è andato perduto a causa dell'evento eruttivo del 1815, e al suo posto esiste un'enorme caldera di 6-7 km di diametro. In quell'occasione vennero udite esplosioni terrificanti fino a 2.000 km di distanza dal vulcano; percepite scosse telluriche dovute a onde d'urto o al collasso della sommità; la cenere vulcanica ricoprì Borneo, Molucche, Giava, Sulawesi; tsunami alti fino a 4 m vennero generati dal contatto tra flussi piroclastici, che discendevano da ogni lato del monte, e l'acqua del mare che circonda la penisola di Sanggar; terribili tempeste d'aria, probabilmente dovute all'ascesa di aria riscaldata attorno alla montagna e conseguente vuoto ricoperto repentinamente da aria fredda, sradicarono ogni cosa nella penisola di Sanggar[2].
L'eruzione provocò la distruzione dei Regni di Tambora, Pekat e Sanggar, che attorniavano il vulcano, a causa di tsunami e flussi piroclastici con vittime dirette fino a 10.000. Nell'intera Indonesia le vittime ammontavano fino a 117.000. Il totale dei morti in tutto il pianeta a causa degli sconvolgimenti climatici che seguirono, compreso l'anno senza estate, supera le 200.000 unità[3].
Degli scavi archeologici nel 2004 hanno fatto rinvenire una casa totalmente bruciata con due cadaveri carbonizzati a testimoniare l'esistenza di regni perduti, tanto che si parla di "Pompei d'oriente"[4].
Il vulcano
Il Tambora è il secondo vulcano al mondo per indice di esplosività VEI, stimata a 7;[5] per tale motivo viene considerato uno dei vulcani più pericolosi sulla terra[6]. Si trova nella zona di subduzione creata dal movimento della placca australiana verso una parte della zolla euroasiatica, in una zona nella quale si sono formati nel corso di millenni tre tra i più esplosivi e devastanti vulcani conosciuti: il Toba, il Tambora, il Krakatoa e il complesso vulcanico Samalas-Rinjani, che nel 1257 ha prodotto un'eruzione di entità paragonabile a quella del Tambora medesimo[7][8]. Tutti questi vulcani fanno parte della Cintura del Fuoco, ovvero la zona geologicamente più attiva della Terra, con la massima concentrazione di terremoti e vulcani.
Geologia e geomorfologia
Il Tambora è ubicato nella pensisola di Sanggar, nella parte settentrionale di Sumbawa, appartenente al gruppo delle Piccole Isole della Sonda. Il vulcano è parte dell'Arco della Sonda, una catena vulcanica che attraversa l'arcipelago indonesiano, il suddetto arco a sua volta è parte della Cintura del Fuoco del Pacifico[9]. Si trova a 340 km a Nord della Fossa di Giava e a 180-190 km sopra la propria zona di subduzione di origine. L'isola di Sumbawa è fiancheggiata a Nord e Sud da crosta oceanica[10]. Il Tambora è generato dalla subsidenza della Placca Australiana sotto la Placca della Sonda. Il tasso di subsidenza è pari a 7,8 cm per anno[11].
Secondo alcune ricerche, il Tambora si sarebbe formato tra i 57.000 e i 43.000 anni fa[12][13]. L'esistenza di tanti crateri, che si innalzano fino a 150 m dal fondale della baia di Saleh, ha fatto supporre che un tempo la superficie della baia era al di sopra del livello del mare. Lo sprofondamento sarebbe accaduto in conseguenza del prosciugamento di una camera magmatica preesistente dovuto all'ascesa progressiva del vulcano Tambora. Anche l'isola di Moyo ad Ovest di Sumbawa sarebbe stata coinvolta dall'evento nella sua formazione, circa 25.000 anni fa[14].
Una ricerca ulteriore avanza stime ben più elevate sull'età geologica della montagna, fino a 190.000 anni fa[15]. Secondo quest'ultima ricerca, il Tambora apparterrebbe ad un grande complesso vulcanico che comprende il Tambora stesso e due edifici ancestrali, il Labumbum, a Sud-Est del Tambora, attivo tra 690.000 e 410.000 anni fa con eruzioni di natura prevalentemente effusiva (andesite), e il Kawinda Toi, a Nord-Est, sul corpo dell'attuale edificio vulcanico, attivo tra i 410.000 e 190.000 anni fa, con eruzioni a prevalenza basaltica. Il Tambora si sarebbe formato inizialmente come vulcano a scudo tra i 190.000 e 86.000 anni fa con eruzioni ad alto contenuto di silice, di natura effusiva. In seguito, il vulcano avrebbe alternato eruzioni effusive ed esplosive tra il cratere centrale e le decine di coni di scorie lungo i fianchi del vulcano, databili a partire da 80.000 anni fa. Alcuni di essi hanno dei nomi: Molo e Tahe, tra i 400 e gli 850 m.s.l.m., sono i più imponenti coni di scorie, ubicati ad Est e separati da 3 km circa di distanza. Essi produssero eruzioni freato-magmatiche, ovvero esplosioni di vapore dovute all'interazione tra magma e le acque sotterranee. La morfologia del vulcano sarebbe così mutata assumendo la forma di uno stratovulcano o vulcano a cono, come testimoniano i fianchi del vulcano, ben più ripidi a partire da circa 1800 m fino all'altezza stimata della montagna precedente all'evento del 1815, tra i 4.000 e i 4.300 m.
Il Tambora ha prodotto rocce di trachibasalto e trachiandesite ricche in potassio. I prodotti emessi contengono fenocristalli di apatite, biotite, pirosseno, leucite, magnetite, olivina, plagioclasio; l'esatta composizione dei tipi di fenocristalli varia a seconda delle rocce[16]. I prodotti vulcanici del Tambora sono molto ricchi di rubidio, stronzio, anidride fosforica, in quantità maggiori di quelle del Rinjani, e sono leggermente più ricchi anche di zircone rispetto a quelli del vulcano di Lombok[17].
Prima dell'eruzione del 1815, il Tambora avrebbe avuto la morfologia di uno stratovulcano, con un cono simmetrico dall'altezza torreggiante sulla penisola di Sanngar stimata tra i 4.000 e i 4.300 m e un singolo cratere centrale[18]. Il suo diametro è pari a 60 km[19]. Il suo volume supera i 1.000 km³[20]. L'eruzione ha provocato il collasso della sommità lasciando una gigantesca caldera tra i 6-7 km di diametro, 1.300-1.400 m circa di profondità e l'altezza massima di 2.850 m s.l.m.
Storia eruttiva
Con il metodo del radiocarbonio sono state confermate 3 eruzioni del Tambora durante l'Olocene, sebbene la loro entità è sconosciuta. Esse sono datate a 3910 ± 200 anni a.C., 3050 a.C. e 740 ± 150 anni d.C. Erano tutte eruzione esplosive dal cratere centrale, ma la terza, a differenza delle prime due, non ha prodotto flussi piroclastici.
Dai depositi di materiale rinvenuti lungo i bordi della caldera sono state inoltre constatate due formazioni piroclastiche, le formazioni Black Sands e Brown Tuff, l'ultima delle quali è stata prodotta ad intermittenza tra 5.900 e 1.200 anni fa secondo la tecnica del radiocarbonio ed è l'evento precedente l'eruzione del 1815. I due depositi sovrastano strati di lava effusiva che, a loro volta, riempiono una precedente caldera formatasi 43.000 anni fa circa in conseguenza di un grande evento esplosivo-ignimbritico che distrusse in tutto o in parte un edificio vulcanico ancestrale alto circa 4.000 m, un'altezza simile a quella dell'attuale vulcano prima dell'eruzione del 1815. Il vulcano attuale si ricostruì proprio grazie ai suddetti flussi di lava a partire da 10.000 anni fa e alle formazioni piroclastiche successive, prodotte da eruzioni esplosive[21][22][23][24].
Nel 1812 il Tambora divenne fortemente attivo, con emissioni di cenere dalla sommità, esplosioni e scosse telluriche, segnali precursori dell'eruzione parossistica del 1815. L'eruzione del 1815 è una delle poche eruzioni VEI-7 degli ultimi 2.000 anni. Iniziò ad Aprile e, con esplosioni sempre più ad intermittenza, terminò in Luglio, sebbene emissioni di vapore e nubi di cenere vennero osservate fino al 23 Agosto.
Segue un'eruzione VEI-2 nel 1819; successivamente un nuovo evento, anch'esso catalogato come VEI-2, datato tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo, produce il cono di scoria dentro la caldera chiamato Doro Afi Toi, e un'eruzione nel ventesimo secolo, anch'essa entro i confini della caldera[25].
Il Tambora è ancora attivo, come hanno testimoniato piccoli eventi tellurici ed emissioni di vapore nel 2011[26]. Sembra che a quest'ultimo evento è dovuta la formazione di un duomo di lava interno alla caldera, il Doro Api Bou[27].
L'eruzione del 1815
Eruzione del 1815 | |
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Vulcano | Tambora |
Stato | Indonesia |
Quota/e | Tra 4000 e 4300 m s.l.m. |
Durata | 90 giorni |
Prima fase eruttiva | 11 aprile 1815 |
Metri cubi | 150 miliardi |
VEI | 7 (ultra-pliniana) |
Prima del 1812, il Tambora è rimasto quiescente (ovvero inattivo, non spento) per centinaia di secoli; nessuna eruzione precedente è stata testimoniata dall'uomo. Il vulcano ha avuto così un enorme arco temporale per accumulare la pressione sufficiente a scatenare una delle eruzioni più potenti mai testimoniate dall'uomo. Durante questa stasi, il magma idrato si raffreddava progressivamente in una camera magmatica sottostante l'edificio vulcanico. Lì, a profondità tra 1.5 e 4.5 km si ebbe il raffreddamento e la cristallizzazione parziale del magma juvenile. La sovrappressione della camera da circa 4.000 bar a 5.000 bar fu generata a temperature tra 700 °C e 850 °C[28].
Nel 1812, il Tambora si risveglia dallo stato di quiescenza con boati e nubi oscure provenienti dal cratere[29].
Un primo evento precursore della grande eruzione si ebbe il 5 Aprile 1815 con boati che vennero uditi fino a Makassar nelle Sulawesi (oggi Celebes), alla distanza di 380 km, a Batavia (oggi Giacarta) in Giava a 1.260 km, a Ternate sulle Isole Molucche a 1.400 km dal Tambora.
Il seguente 6 Aprile 1815, al mattino, cadde cenere vulcanica a Giava Orientale, con boati deboli e ad intermittenza fino al 10 Aprile. Il 5 Aprile le esplosioni vennero identificate con l'utilizzo di artiglieria distante con conseguente mobilitazione di truppe a Giacarta; ma la caduta della cenere vulcanica il giorno successivo fece constatare che la causa delle detonazioni era un vulcano.
Il 10 Aprile 1815 iniziava la fase parossistica dell'eruzione. Il luogotenente britannico delle Indie Orientali Olandesi, Sir Thomas Stamford Raffles, è prezioso nel raccogliere testimonianze di chi vi assistette.
La descrizione seguente del rajah (capo-tribù) di Sanngar, sopravvissuto per miracolo, è la più dettagliata. Alle 7.00 circa della sera del 10 Aprile 1815, tre distinte colonne di fuoco eruppero dal cratere del Tambora, si unirono a grande altezza caoticamente mentre il vulcano diveniva una massa di "fuoco liquido". Alle 8.00 circa iniziava a piovere pomice di dimensioni fino a 20 cm per poi, alle 9.00 circa, essere la volta della cenere vulcanica. Alle 10.00 un violento turbine, probabilmente una descrizione non scientifica di flussi piroclastici oppure tempeste d'aria a causa di aria fredda che colmava violentemente il vuoto di aria calda meno densa sollevatasi per l'aumento di temperature, distruggeva Sanngar, a circa 30 km dal vulcano. Era la fine anche degli altri due regni di Tambora e Pekat, spariti dalla storia. Le onde alte fino a 4 m circa (12 piedi) dovrebbero essere state generate da esplosioni freato-magmatiche dovute al contatto tra l'acqua del mare e i flussi piroclastici al raggiungimento delle acque. Dalla mezzanotte fino alla sera dell'11 Aprile tremende esplosioni vennero udite con chiarezza fino ad oltre 2.000 km di distanza dal vulcano, inoltre ad ampia scala la superficie si scuoteva terribilmente a causa di onde d'urto prodotte dalle potenti esplosioni o di onde di cedimento per il collasso della cima del Tambora e la formazione della caldera. La cenere oscurò il cielo fino a Giava Orientale e Sulawesi Meridionale, mentre un odore nitroso era percepibile a Batavia.
Le esplosioni, dalla sera dell'11 Aprile 1815, divennero intermittenti e sempre meno potenti, cessando del tutto il 15 Luglio[30]. Fino al 23 Aprile era impossibile vedere la sommità a causa di nubi di fumo, allo stesso modo le pendici del vulcano continuavano a fumare[31].
Lungo alcune aree costiere della penisola di Sanngar, specialmente quelle sud-orientali, è possibile constatare gigantesche depressioni circolari. Dovrebbero essere crateri di esplosioni freato-magmatiche al momento dell'interazione tra le colate piroclastiche e l'acqua marina; se si pensa che esse raggiunsero le acque da tutti i lati della penisola, è possibile che dalle esplosioni si sia generata un'immensa coltre semi-circolare di ceneri di decine di km di diametro lungo l'intera penisola[32].
L'entità dell'eruzione
L'eruzione del 1815 è stata, a detta dei vulcanologi, una delle più potenti, almeno dalla fine dell'ultima Era glaciale; l'emissione di ceneri fu, quantitativamente, circa 100 volte superiore a quella dell'eruzione, pur rilevante, del monte Sant'Elena del 1980, e fu maggiore anche di quella della formidabile eruzione del Krakatoa del 1883. Le stime sulla quantità di materiale eruttato variano considerevolmente: dagli improbabili 1000 km³ ai probabili 100-175 km³[33][34][35]. Pertanto, l'eruzione dl 1815 è una delle poche VEI-7 avvenute a memoria d'uomo.
Le esplosioni terminarono il 15 Luglio, ma emissioni di vapore e nubi di cenere vennero osservate fino al 23 Agosto. Fiamme e forti scosse di assestamento, invece, furono testimoniate ad Agosto 1819, quattro anni dopo l'evento principale, e se ne possono considerare come delle propaggini finali.
La vegetazione dell'isola di Sumbawa è stata interamente distrutta da cenere, colate piroclastiche; alberi stradicati sono stati trasportati con prorompenza nelle acque fino a 5 km di diametro[36]. Una zattera di pomice è stata rinvenuta nell'Oceano Indiano, vicino Calcutta, tra l'1 e il 3 Ottobre 1815[37].
L'energia prodotta dall'evento è davvero strepitosa: ~1.4 x 10^20 J rilasciati in totale. Se si pensa che 1 tonnellata di tritolo rilascia ~4.2 x 10^9 J, ne consegue che l'eruzione sviluppò energia pari a 33 miliardi di tonnellate di tritolo, l'equivalente di ben 2,2 milioni di bombe atomiche Little Boy. Tra la notte del 10 e dell'11 Aprile, difatti, si udirono continuamente esplosioni fino a migliaia di km di distanza, vale a dire che ognuna di quelle detonazioni doveva avere una potenza di decine di megatoni. In altri termini, l'energia dell'eruzione era pari all'intero consumo di energia degli Stati Uniti in un anno, o ad un quarto del consumo mondiale di energia. Potrebbe aver emesso materiale fino 300-500 milioni di kg al secondo[38]. La colonna eruttiva raggiunse nella stratosfera un'altezza pari o superiore ai 43 km[39]. Le particelle di cenere più grosse sono cadute da una a due settimane dopo le eruzioni, mentre le particelle più fini sono rimaste nell'atmosfera per mesi o anni ad un'altitudine di 10-30 chilometri. I venti longitudinali diffondono queste particelle fini intorno al globo, creando suggestivi fenomeni ottici. Tra il 28 giugno e il 2 luglio, e tra il 3 settembre e il 7 ottobre 1815, a Londra, in Inghilterra, si vedevano spesso tramonti e crepuscoli prolungati e dai colori brillanti. Più comunemente, i colori rosa o viola apparivano sopra l'orizzonte al crepuscolo e arancione o rosso vicino all'orizzonte[40].
Le vittime
Con la distruzione dei tre regni attorno al Tambora, Pekat, Sanngar e Tambora, per i flussi piroclastici e gli tsunami, le vittime dirette dell'eruzione ammontano a circa 10.000. Indirettamente, per malattie e fame dovute alla distruzione delle piantagioni, a Sumbawa si registrarono fino a 38.000 decessi, assenza di cibo e malattie eliminarono fino alla meta della popolazione dell'isola. Ma fame e malattie si diffusero fino a Lombok e Bali provocando, rispettivamente, 44.000 e 25.000 morti. Il totale delle vittime mietute nell'intera Indonesia ammonta a circa 117.000.
Il totale dei morti indiretti, a livello mondiale, per gli sconvolgimenti climatici globali a cui seguirono fame e carestie, ammonta a più di ben 200.000 unità[41].
Effetti globali
Vedi anche: Anno senza estate
L'eruzione del 1815 rilasciò da 10 a 120 milioni di tonnellate di zolfo nella stratosfera, provocando sconvolgimenti climatici a livello globale. Il metodo più efficiente è quello delle carote di ghiaccio, che può fornire dati molto interessanti sui cambiamenti climatici del passato.
Nella primavera-estate del 1816, un velo persistente di aerosol fu osservato negli Stati Uniti nordorientali, descritto come "nebbia secca". Tale fenomeno non era ordinario, erano visibili perfino le macchie solari ad occhio nudo[42].
Nell'emisfero settentrionale vi furono condizioni climatiche estreme, tanto che il 1816 fu denominato "anno senza estate". Le temperature globali decrebbero di un range tra 0.4 e 0.7 C°[43]. Ne seguirono fenomeni meteorologici estremi: si pensi che dopo il 4 Giugno 1816, in Connecticut, vi furono vere e proprie gelate, mentre freddo pungente colpiva il New England; il 6 Giugno nevicava ad Albany e Dennysville. Tali condizioni, persistendo per almeno i tre mesi successivi, devastarono le colture del Nord America; anche il Canada subiva freddo estremo: neve fino al 10 Giugno cadde a Quebec, accumulandosi fino a 10 cm[44]. Quell'anno divenne il secondo anno più freddo nell'emisfero settentrionale dal 1400[45], mentre il decennio che iniziava nel 1810 fu quello più freddo mai registrato, anche a causa di altre attività vulcaniche, in concomitanza a quella del Tambora[46]. Le anomalie della temperatura superficiale durante le estati del 1816, 1817 e 1818 erano, rispettivamente, -0,51, -0,44 e -0,29 C°[47].
Insieme a un'estate più fredda, alcune parti d'Europa hanno vissuto un inverno più tempestoso e i fiumi Elba e Ohře si sono congelati per un periodo di dodici giorni nel Febbraio 1816. Di conseguenza, i prezzi di grano, segale, orzo e avena sono aumentati drammaticamente nel 1817[48]. Queste anomalie climatiche sono state citate come le ragioni per la gravità dell'epidemia di tifo 1816-19 nel sud-est Europa e nel Mediterraneo orientale. Inoltre, un grande numero di capi di bestiame morì nel New England durante l'inverno del 1816-1817, mentre temperature fresche e forti piogge portarono a mancati raccolti nelle isole britanniche. Le famiglie in Galles hanno viaggiato per lunghe distanze come rifugiati, chiedendo cibo. La carestia era diffusa nel nord e nel sudovest dell'Irlanda, in seguito al fallimento dei raccolti di grano, avena e patate. La crisi è stata grave in Germania, dove i prezzi alimentari sono aumentati bruscamente. Dimostrazioni nei mercati dei cereali e nelle panetterie, seguite da rivolte, incendi dolosi e saccheggi, hanno avuto luogo in molte città europee. Fu la peggiore carestia del diciannovesimo secolo[49].
Tra le conseguenze più curiose, pare che debba ascriversi all'eruzione del 1815 l'invenzione della bicicletta: fu dovuta alla necessità di sostituire agli animali da trasporto, preda del freddo e della fame, un mezzo veloce ed incondizionato[50]. Anche i tramonti rossi e gialli di William Turner nonché la nascita del famoso Frankenstein sembrano essere parto dell'eruzione[51][52].
È stato ipotizzato che l'eruzione del Tambora possa avere avuto conseguenze storiche su una battaglia epocale come quella di Waterloo per le condizioni climatiche avverse incontrate dalle truppe di Napoleone[53]. È possibile inoltre che, in un continente devastato dalle guerre napoleoniche, l'anno senza estate e relativi fenomeni estremi siano stati fattori aggravanti di una situazione già negativa, conducendo ai moti rivoluzionari del 1820-21.
Civiltà
L'eruzione del 1815 ha fatto svanire i tre regni di Pekat, Sanngar e Tambora.
A testimonianza di civiltà perdute, nell'estate 2004 un team guidato da Haraldur Sigurdsson, un vulcanologo islandese, iniziava gli scavi archeologici nell'area. Dopo sei settimane, sono riusciti a portare alla luce evidenze di abitazioni 25 km ad Ovest della caldera, nelle profondità delle foreste, ma a 5 km dalla costa. Il team iniziò gli scavi di ben 3 m di depositi di cenere e pomice utilizzando il Georadar, constatando una piccola casa bruciata che conteneva i resti di due adulti, ciotole di bronzo, vasi di ceramica, attrezzi di ferro e altri manufatti[54]. Le ricerche rivelarono che è stato il calore del magma a carbonizzare gli oggetti. Sigurdsson e il team proclamarono di avere rinvenuto la "Pompei d'Oriente"[55][56]. I media comunicarono al grande pubblico l'esistenza del "Regno Perduto di Tambora"[57][58].
Sigurdsson espresse l'intenzione di tornare nell'area l'anno successivo al fine di ritrovare i resti dei villaggi e un palazzo[59]. Molti villaggi sono stati convertiti all'Islam nel 17° secolo, sebbene le strutture scoperte non sembrano averne ricevuto influsso[60]. Sulla base di alcuni elementi, come gli artefatti in bronzo e le porcellane finemente decorate, di origine vietnamita o cambogiana, la squadra concluse che si trattava di commercianti benestanti[61]. La gente di Sumbawa venne conosciuta nelle Indie Orientali per i loro cavalli, il loro miele, la ricerca di sandali per incenso e medicamenti, di Biancaea sappan (una pianta tropicale asiatica) per coloranti rossi. L'area doveva essere molto produttiva dal punto di vista dell'agricoltura[62].
La lingua del popolo di Tambora è andata invece perduta completamente. I linguisti hanno esaminato materiale lessicale dai rapporti di Zollinger e Sir Raffles stabilendo che essa non appartenesse, come ci si aspettava, al gruppo delle lingue austronesiane, ma forse era una lingua isolata; probabile che fosse parte delle lingue paupasiche a 500 km o più ad oriente[63]. L'eruzione è stata attribuita all'ira di Dio, Allah, in termini di divina retribuzione, per aver dato da mangiare carne di cane ad un hadji per poi ucciderlo[64]. Ciò è espresso in un poema scritto nel 1830:
Bunyi bahananya sangat berjabuh Ditempuh air timpa habu Berteriak memanggil anak dan ibu Disangkanya dunia menjadi kelabu
Asalnya konon Allah Taala marah Perbuatan sultan Raja Tambora Membunuh tuan haji menumpahkan darah Kuranglah pikir dan kira-kira
Il suo rumore rimbombava rumorosamente Torrenti di acqua mista a cenere discendevano Bambini e madri piangevano e urlavano Credendo che il mondo stesse andando in cenere
Venne detto che la causa fu l'ira di Dio Onnipotente All'atto del Re di Tambora nell'assassinare un degno pellegrino, spargendo il suo sangue avventatamente e senza riguardi.
Altri locali parlarono di una lotta tra Jin, il loro demonio, e le anime di defunti in prova tra le montagne, prima di accedere in paradiso[65].
Ecosistema
Un team guidato dal botanico svizzero Heinrich Zollinger, giunse a Sumbawa nel 1847. Giunsero per studiare l'area dell'eruzione ed i suoi effetti sull'ecosistema locale. Egli fu la prima persona dopo l'eruzione ad ascendere la caldera, che persino nel 1847 era ancora coperta di fumo. Mentre Zollinger saliva, i suoi piedi affondavano più volte attraverso una sottile crosta superficiale in uno strato caldo di zolfo simile a polvere. Allora era possibile constatare la ricrescita di parte della vegetazione, persino gli alberi sui fianchi più bassi.
Una foresta di Casuarina fu notata tra 2.200 e 2.550 m d'altezza nonchè praterie di Imperata Cylindrica[66].
Nell'Agosto 2015 un team del Georesearch Volcanedo Germany seguì lo stesso tragitto di Zollinger nel 1847. A causa della lunghezza della distanza da percorrere a piedi, delle temperature in parte molto alte e della mancanza di acqua, è stata una sfida particolare per il team di Georesearch Volcanedo[67].
Gli insediamenti nell'area iniziarono a partire dal 1907, una piantagione da zucchero fu stabilita nel 1930 nel villaggio Pekat sui fianchi nord-occidentali. Una densa foresta pluviale di Duabanga moluccana (alberi endemici indonesiani) è cresciuta tra i 1.000 e i 2.800 m d'altezza; copre un'area fino a 80.000 ettari. Fu scoperta da un team olandese, guidato da Koster a de Voogd nel 1933. Dai loro resoconti, iniziarono il loro tragitto in un "paese abbastanza sterile, asciutto e caldo", e poi entrarono in una "possente giungla" con "giganti enormi e maestosi della foresta". A partire dai 1.100 m gli alberi divennero più sottili. Sopra i 1.800 m trovarono piante da fiore Dodonaea viscosa dominate da alberi Casuarina. Sulla vetta erano sparse Leontopodium nivale e Wahlenbergia.
Una ricerca del 1896 registra 56 specie di uccelli che comprendevano Zosteropidae, uccelli dai tipici occhi bianchi. Seguirono altre ricerche e vennero trovate altre specie di uccelli fino a 90 specie diverse, comprese Cacatua sulphurea, Zoothera, Gracula, Gallus varius, Trichoglossus moluccanus; erano specie destinate all'avicoltura dai locali. Il Megapodius reinwardt era destinato invece ad essere cibo. Tuttavia, l'avicoltura è stata praticata spregiudicatamente e Cacatua sulphurea è a rischio estinzione a Sumbawa[68].
Nel 1972, nell'area ha iniziato ad operare una compagnia commerciale di diboscamento in grado di minacciare la foresta pluviale. La compagnia ha il permesso di diboscare 20.000 ettari, pari al 25% del totale. Altre parti della foresta pluviale sono usate come territorio di caccia. Tra le due aree c'è una riserva naturale ove è possibile trovare cervi, bufali indiani, maiali selvatici, pipistrelli, molti rettili ed altri uccelli[69]. Nel 2015, l'area è stata dichiarata parco nazionale a tutela dell'ecosistema[70][71].
Note
- ^ (EN) Tambora, su volcano.si.edu.
- ^ (EN) Tambora Erupts in 1815 and Changes World History, su scientificamerican.com.
- ^ (EN) Impact of the 1815 Tambora Eruption to global climate change, in IOP Conference Series Earth and Environmental Science, giugno 2017.
- ^ (EN) 'Pompeii of the East' discovered, su news.bbc.co.uk, 28 febbraio 2006.
- ^ Global Volcanism Program | Volcanoes of the World | Large Holocene Eruptions
- ^ 10 vulcani più pericolosi del mondo travel365.it
- ^ https://www.researchgate.net/publication/257250072_Source_of_the_great_AD_1257_mystery_eruption_unveiled_Samalas_volcano_Rinjani_Volcanic_Complex_Indonesia
- ^ https://www.researchgate.net/publication/280739917_Dynamics_of_the_major_plinian_eruption_of_Samalas_in_1257_AD_Lombok_Indonesia
- ^ https://www.researchgate.net/publication/223441162_The_petrology_of_Tambora_volcano_Indonesia_A_model_for_the_1815_eruption
- ^ https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/0009254180901060
- ^ https://link.springer.com/article/10.1007/BF01073515
- ^ https://kundoc.com/pdf-sedimentological-events-in-saleh-bay-off-mount-tambora-.html
- ^ https://www.researchgate.net/publication/236858075_Processes_and_Timescales_of_Magma_Genesis_and_Differentiation_Leading_to_the_Great_Tambora_Eruption_in_1815
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Bibliografia
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- Guido Caroselli, Il tempo per tutti. Ugo Mursia editore, Milano, 1995. ISBN 884251926X.
- Paolo Corazzon, I più grandi eventi meteorologici della storia. Collana meteo. Edizioni Alpha Test, Milano, 2002. ISBN 8848303390.
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