Papa Alessandro VI

214° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica dal 1492 al 1503

Template:Papa della chiesa cattolica Alessandro VI, nato Roderic de Borja i Borja (italianizzato in Borgia) (Xàtiva, Spagna, 1° gennaio 1431Roma, 18 agosto 1503), fu Papa dal 1492 alla sua morte.

Il 25 luglio del 1492 moriva Papa Innocenzo VIII, al secolo Giovanni Battista Cybo, genovese. Aveva 60 anni. Gran libertino da giovane, padre di numerosi figli, attinse a piene mani nelle già dissanguate casse pontificie, per arricchire la sua famiglia.

Tre mesi prima era scomparso anche Lorenzo de' Medici, il Magnifico, e se la morte del Cybo non fu un grande danno, purtroppo quella del Magnifico lo fu certamente. L'Italia perse, infatti, il primato della politica in Europa nonché il punto riferimento di tutto l'equilibrio creatosi tra gli Stati italiani all'indomani della Pace di Lodi.

Cristoforo Colombo avrebbe scoperto il Nuovo Mondo solo tre mesi più tardi. A questo proposito Alessandro intervenne nella contesa tra Spagna e Portogallo per il controllo delle nuove terre con l'emissione della Bolla Papale Inter Caetera nel 1493, superata poi dal Trattato di Tordesillas. Inoltre quello stesso anno avrebbe visto anche la Reconquista della penisola iberica per mano dei sovrani Ferdinando II di Aragona e Isabella di Castiglia.

Dopo l'immorale e dissoluto pontificato di Papa Innocenzo VIII, inadeguato in tutto e per tutto, soprattutto nella tutela degli interessi dello Stato Pontificio e nella conduzione della politica estera, ci si attendeva l'elezione di un Papa che riportasse un po' di dignità e decoro, oltre ad una buona dose di spiritualità, all'interno della Chiesa di Roma. Un Papa forte insomma e, allo stesso tempo, dotato di grande moralità, religiosità e spiritualità.

Conclave

Furono solo 23 i cardinali che il 6 agosto 1492 si riunirono in conclave nella Cappella fatta costruire da Papa Sisto IV pochi anni prima e che già mostrava i capolavori pittorici di Botticelli, Pinturicchio e del Ghirlandaio.

Nella notte tra il 10 e l'11 agosto, il Sacro Collegio volle elevare al Soglio pontificio il Cardinal Rodrigo Borja y Borja, spagnolo. Fu incoronato in San Pietro il 26 agosto successivo con il nome di Alessandro VI. Aveva 61 anni.

Il Conclave era così composto:

  1. Giuliano della Rovere, O.F.M. Vescovo di Ostia e Velletri, Vescovo di Bologna, Amministratore dell'Arcidiocesi di Avignone, Decano del Sacro Collegio dei Cardinali. (Eletto Papa Giulio II nel Conclave del 1503)
  2. Rodrigo Lanzol-Borja y Borja (divenuto poi Papa Alessandro VI), Vescovo di Porto e Santa Rufina, Arcivescovo di Valencia, sub-decano del Sacro Collegio dei Cardinali.
  3. Oliviero Carafa, Vescovo di Albano.
  4. Giovanni Battista Zeno, Vescovo di Frascati.
  5. Giovanni Michiel, Vescovo di Palestrina.
  6. Jorge da Costa, Vescovo di Albano, Arcivescovo di Lisbona, Portogallo.
  7. Francesco Nanni Todeschini-Piccolomini, Diacono di Sant'Eustachio, Vescovo di Siena. (Eletto Papa Pio III nel Conclave del 1503)
  8. Girolamo Basso della Rovere, O.F.M., titolare di San Crisogono, Vescovo di Recanati e Macerata.
  9. Raffaele Sansoni Riario, O.F.M. titolare di San Lorenzo in Damaso.
  10. Domenico della Rovere, titolare di San Clemente, Arcivescovo di Torino.
  11. Paolo Fregoso (o Campofregoso), titolare di Santo Sisto, Arcivescovo di Genova.
  12. Giovanni Battista Savelli, Diacono di San Nicola in Carcere Tulliano.
  13. Giovanni Colonna, Diacono di Santa Maria in Aquiro.
  14. Giovanni de' Conti, titolare di San Vitale.
  15. Giovanni Giacomo Sclafenati, titolare di Santa Cecilia, Vescovo di Parma.
  16. Giovanni Battista Orsini, Diacono di Santa Maria Nuova.
  17. Ascanio Maria Sforza Visconti, Diacono di Santi Vito e Modesto.
  18. Lorenzo Cibo de Mari, titolare di San Marco, Arcivescovo di Benevento.
  19. Ardicino della Porta, titolare di Santi Giovanni e Paolo, Vescovo di Aleria, Corsica.
  20. Antoniotto Pallavicini, titolare di Santa Prassede, Vescovo di Orense, Spagna.
  21. Maffeo Gherardo, O.S.B.Cam., titolare di Santi Nereo ed Achilleo, Patriarca di Venezia.
  22. Giovanni de' Medici, Diacono di Santa Maria in Domnica. (Eletto Papa Leone X nel Conclave del 1513)
  23. Federico di Sanseverino, Diacono di San Teodoro.

Altri quattro Cardinali facenti parte del sacro Collegio risultarono assenti:

  1. Luis Juan del Milà y Borja, Vescovo di Llérida, Spagna.
  2. Pedro González de Mendoza, titolare di Santa Croce in Gerusalemme, Arcivescovo di Toledo, Spagna.
  3. André d'Espinay, titolare di Santi Silvestro e Martino ai Monti, Arcivescovo di Bordeaux e Lione, Francia.
  4. Pierre d'Aubusson, Diacono di Sant'Adriano.

Note biografiche

 
Alessandro VI papa (da Pinturicchio)

Nipote di Papa Callisto III, al secolo Alonso de Borja, fu da questi elevato alla porpora a soli 25 anni e volle italianizzare il suo nome in Borgia, così come aveva fatto in precedenza lo zio Papa. Successivamente ricoprì anche l'incarico di Vicecancelliere della Chiesa romana.

Rodrigo Borgia era un uomo dissoluto e un libertino impenitente e come tale si comportò per tutta la vita: da laico, da cardinale e da papa ancora di più, senza minimamente preoccuparsi di celare agli altri questa sua scandalosa condotta di vita.

Il suo percorso terreno fu disseminato di numerosi figli, ovviamente tutti illegittimi. Da una relazione con Giovanna Cattanei, detta Vannozza, nacquero quattro figli ed altri tre nacquero da una donna sconosciuta. Nel corso del suo pontificato gli nacquero altri due figli; la sua amante ufficiale fu Giulia Farnese, moglie di Orsino Orsini.

La storiografia oggi è ormai unanime nel ritenere che la scandalosa condotta di vita di Rodrigo Borgia, caratterizzata da un esasperato erotismo e da una continua ricerca del piacere fisico, debba essere attribuita ad una forma patologica della sua psiche.

Se l'elezione del Cibo, suo predecessore, fu certamente macchiata da trattative simoniache gestite dal Cardinal Giuliano Della Rovere e dallo stesso Cardinal Borgia, altrettanto lo fu l'elezione del Borgia, tant'è che, non appena eletto, questi si affrettò a provvedere immediatamente ad onorare gli impegni contratti nel corso del Conclave.

Il suo principale sostenitore, Cardinal Ascanio Sforza, fu gratificato con la nomina di Vicecancelliere e con la cessione del palazzo padronale della famiglia Borgia. Ai Colonna furono ceduti la città di Subiaco e i vicini castelli. Il cardinale Orsini ottenne i possedimenti di Soriano nel Cimino e Ponticelli, mentre al Cardinal Savelli fu ceduta Civita Castellana.

Agli inizi del suo pontificato il Borgia attuò importanti mutamenti nella disordinata Roma del tempo. Ristabilì, infatti, l'ordine nella città eterna, caduta nel caos più totale nel corso della Sede Vacante e adottò importanti provvedimenti di politica economica per il risanamento della finanza pubblica. Sembrava quindi avviato ad un pontificato decisamente alquanto dignitoso e forse anche animato da una ravvivata spiritualità, tramite un promettente abbandono di quella condotta libertina che ne aveva caratterizzato l'esistenza fino a quel momento.

Cesare e Lucrezia

Dei molti figli avuti nel corso degli anni, due in particolare conquistarono il suo cuore e le sue attenzioni, e su di essi riversò per tutta la vita un grande affetto, oltre che un fiume di ricchezze: Cesare e Lucrezia.

Cesare, figlio di Vannozza Cattanei, era stato nominato Protonotaro apostolico già alla tenera età di sei anni da Sisto IV. Innocenzo VIII lo nominò Vescovo di Pamplona e il padre lo nominò Arcivescovo di Valencia, conferendogli la porpora cardinalizia nel 1493, a soli 19 anni. Cinque anni dopo dismise la porpora, contrasse matrimonio con una cugina del Re Carlo VIII di Francia, fu da questi nominato duca del Valentinois (da cui proviene il soprannome "Valentino") e si dedicò esclusivamente ad attività militari che avrebbero dovuto condurlo alla conquista di vasti territori. E così fu. Con astuzia e sagacia rare, Cesare riuscì ad impossessarsi di numerosi territori adriatici, creano un importante sbocco ad est per la Chiesa. La morte del padre segnò il declino delle fortune militari di Cesare, che morì a sua volta di lì a poco. Lucrezia, figlia anch'essa di Vannozza Cattanei, è passata alla storia come un personaggio molto controverso, donna dissoluta e forse incestuosa sia con il padre che con il fratello Cesare. Così almeno fino a parecchi anni fa; oggi si tende a ritenere Lucrezia una donna sfortunata ed al tempo stesso capace; non si hanno dati certi di suoi rapporti con i familiari, che sembrano agli occhi degli storici d'oggi più una calunnia dei suoi nemici che la verità. Contrasse un primo matrimonio, all'età di tredici anni, nel 1493, con Giovanni Sforza, Conte di Pesaro. Alcuni anni dopo, il suo matrimonio fu dichiarato nullo in quanto non consumato. All'età di diciotto anni, andò in sposa al Principe di Bisceglie, Alfonso, figlio naturale di Alfonso II d'Aragona, Re di Napoli. Ma Alfonso fu assassinato nell'agosto del 1500 per ordine di Cesare, forse ingelosito dal sincero amore della sorella per il marito. Il 30 dicembre del 1501, Lucrezia sposò in terze nozze Alfonso I d'Este, e si trasferì a Ferrara, dove visse fino alla morte avvenuta nel 1519 a soli 39 anni in modo dignitoso e impeccabile.

Carlo VIII

Il primo atto politico che Alessandro VI dovette affrontare, fu un confronto con Carlo VIII di Valois, Re di Francia, nel 1493, allorquando questi, mediante una serie di trattati stipulati con Enrico VII d'Inghilterra, Ferdinando e Isabella di Spagna e Massimiliano I d'Asburgo, si era assicurato un solido appoggio per la riconquista del Regno di Napoli, quale eredità angioina ma che era nelle mani degli aragonesi.

Le mire di Carlo VIII sul Regno di Napoli non erano condivise da papa Alessandro, soprattutto perché anche Ludovico il Moro, Duca di Milano si era alleato con il re francese. Ciò stava a significare che se la riconquista di Napoli da parte di Carlo VIII fosse andata a buon fine, lo Stato Pontificio si sarebbe trovato nella morsa dei francesi e ne avrebbe dovuto subire inevitabilmente il predominio.

Al fine di scongiurare questa infausta eventualità, Papa Alessandro si affrettò a concludere con gli aragonesi di Napoli una alleanza sancita anche dal matrimonio di suo figlio Jofrè con Sancha, figlia di Alfonso di Calabria e, successivamente, procedette alla incoronazione di Alfonso II d'Aragona a Re di Napoli.

Carlo VIII, giudicando un affronto queste iniziative del Papa, scese in Italia alla testa del suo esercito. Re Alfonso, intravvedendo una situazione di pericolo per la sua persona, cedette la corona di Napoli al figlio Ferdinando II e riparò in Sicilia. Lo stesso Papa si trovò in enorme difficoltà all'interno del suo Stato a causa della ribellione scatenata dai Colonna e da numerose famiglie nobili romane, cui non sembrava estranea la mano del cardinal Della Rovere.

Quando il 31 dicembre 1494 Carlo VIII entrò in Roma, non trovò alcuna resistenza, e il Papa era asserragliato in Castel Sant'Angelo. Avendo compreso che la posizione del Valois era vincente, Alessandro VI decise di scendere a patti con il sovrano francese, offrendo libero passaggio all'esercito francese sul suolo pontificio e mettendo a disposizione anche il figlio Cesare come guida fino ai confini con il Regno di Napoli, in cambio del giuramento di obbedienza del Re verso il Papa. La qual cosa avvenne in un pubblico concistoro. Dopo di che il Re francese entrava a Napoli, senza colpo ferire. Era il 22 febbraio del 1495.

Ma la facilità con cui Carlo VIII era riuscito a conquistare Napoli cominciò a spaventare tutti gli altri regnanti d'Europa, i quali formarono una nuova coalizione antifrancese, la Lega Santa, comprendente il Papa, la Spagna, Massimiliano d'Asburgo, la stessa Milano e Venezia. E quando gli spagnoli sbarcarono in Calabria, Carlo VIII capì subito che il vento cominciava a spirare contro di lui, per cui si affrettò a riprendere la via del ritorno risalendo la penisola.

Fu però raggiunto dall'esercito della coalizione al comando di Francesco Gonzaga, che, in una sanguinosissima battaglia, combattuta a Fornovo, nel parmense, il 6 luglio 1495, ebbe la meglio sull'esercito francese. Carlo VIII, benché sconfitto, riuscì ugualmente ad attraversare le Alpi e riparare in Francia. Ferdinando II d'Aragona poté così ritornare sul trono di Napoli.

Luigi XII

Nel 1498, scomparso senza eredi Carlo VIII, salì sul trono di Francia Luigi XII d'Orleans. Uno dei primi atti del nuovo Re fu quello di scacciare Ludovico il Moro da Milano, ritenendosi l'erede legittimo del Ducato, in forza del ben noto testamento dei Visconti che assegnava agli eredi di Valentina Visconti il Ducato, in caso di estinzione della dinastia. Poiché la dinastia Visconti si era estinta, Luigi XII avanzava pretese di eredità essendo egli discendente diretto di Valentina. Il Papa, però, intravide in questo atto grandi possibilità per il figlio Cesare, per cui si affrettò a concludere un'alleanza con il nuovo sovrano francese. Re Luigi, però, interpretò questa alleanza in una chiave del tutto diversa, cioè intravide un lasciapassare per la Francia verso la riconquista del Regno di Napoli, quale eredità dei suoi antenati angioini.

Orbene, per cementare i buoni rapporti ritrovati tra la Francia e il Papa, Luigi XII diede in moglie a Cesare Borgia, la principessa Carlotta d'Albret, sorella del Re di Navarra; gli assegnò anche il Ducato di Valentinois, gradito a Cesare anche perché gli consentiva di recuperare il soprannome di Valentino, con cui era già noto quando era Arcivescovo di Valencia, e gli promise di sostenerlo nella conquista di parte della Romagna, cui il rampante Cesare ambiva.

Questa alleanza produsse i suoi effetti pressoché immediatamente. Luigi XII aprì la campagna d'Italia e conquistò subito Milano con l'aiuto anche degli svizzeri che allora possedevano l'esercito più equipaggiato e meglio organizzato d'Europa. Tant'è che, in cambio dell'aiuto dato ai francesi, soprattutto nella vittoriosa battaglia di Novara del 1500, mediante il trattato di Arona del 1503 ottennero Bellinzona e l'intero Canton Ticino.

Savonarola

Tra gli innumerevoli delitti che gravano sulla figura di Papa Borgia vi è anche quello del frate domenicano Girolamo Savonarola, condannato al rogo per eresia nel 1498 con condanna eseguita nel maggio dello stesso anno in Piazza della Signoria a Firenze e le sue ceneri sparse in Arno. Le colpe del Savonarola furono le sue predicazioni contro la corruzione della Chiesa in generale e del Papa in particolare, il quale non tardò a far sentire la sua potenza contro il frate ferrarese. Dopo averlo scomunicato, furono gli stessi fiorentini, animati dagli oppositori alla fazione savonaroliana, che ne decretarono la condanna a morte.

Il Valentino e le conquiste dei Borgia

Negli anni 1500-1503, Cesare Borgia, che ormai veniva da tutti chiamato "il Valentino" in quanto Duca di Valentinois, scatenò le sue soldataglie in Romagna alla conquista di quei territori a cui egli aspirava e in forza della promessa fattagli dal Re di Francia in occasione delle sue nozze con la principessa Carlotta.

Se, però, Re Luigi gli assicurava l'appoggio politico, il Valentino aveva necessità di reperire molto danaro per sostenere il suo esercito. Gli venne in aiuto il padre mediante una ennesima operazione di simonia. Papa Alessandro vendette, infatti, ben dodici titoli di cardinale. Il prezzo pagato fu molto alto e sufficiente per dare avvio all'impresa militare del figlio.

Con notevole audacia e sfrontatezza il giovane Borgia conquistò, in successione, prima Pesaro, Cesena e Rimini e poi anche Faenza, Urbino e Senigallia. Il 12 gennaio 1500 si arrese Forlì: il capoluogo romagnolo, governato fin dal 1488 da Caterina Sforza, madre di Giovanni dalle Bande Nere capitolò cedendo la Rocca di Ravaldino. Dopo di che, fu investito dal "Papa padre" del titolo di Duca di Romagna. Il 12 gennaio 1500Da quel momento lo Stato della Chiesa perdeva una parte cospicua del suo territorio che passava nelle avide mani della famiglia Borgia.

Ma l'avidità dei Borgia non conosceva confini. L'obiettivo ultimo era quello di trasformare lo Stato Pontificio in uno stato a guida laica, ovviamente nelle mani dei Borgia, sottraendolo al legittimo potere clericale, dando inizio ad una vera e propria dinastia. In altri termini, i Borgia intendevano secolarizzare lo Stato della Chiesa. Obiettivo quanto mai ambizioso ma nello stesso tempo utopistico, se solo i Borgia avessero avuto maggiore consapevolezza di che cosa era in realtà la Chiesa cattolica. Per raggiungere questo obiettivo era necessario eliminare tutti gli ostacoli rappresentati dalle potenti famiglie che costituivano la nobiltà romana. Uno dopo l'altro, furono confiscati i possedimenti ai Savelli, ai Caetani e ai Colonna e furono riassegnati ai membri della famiglia Borgia. Ne beneficiarono, ad esempio, Giovanni, di appena due anni, figlio dello stesso Papa, che diventò Duca di Nepi; e il piccolo Roderico, figlio di due anni di Lucrezia, che divenne Duca di Sermoneta. Cesare stesso conquistò ancora il Ducato di Urbino. Toccò, infine, agli Orsini, con l'eliminazione fisica del cardinale Giovan Battista e il bando decretato per tutti gli altri componenti della famiglia.

Ma il disegno dei Borgia prevedeva ben altro ancora. L'obiettivo successivo era la conquista della Toscana, per la qual cosa, però, occorreva molto altro denaro ancora. Alessandro VI non si perse d'animo e procedette alla vendita di altre cariche curiali e nomine cardinalizie. Ormai la simonia del Borgia non aveva più limiti. Il perfido sodalizio tra il machiavellico e spietato figlio con un padre immorale e simoniaco stava producendo i suoi frutti, soprattutto perché il clima di terrore che i due avevano instaurato nello Stato Pontificio impediva il sorgere della benché minima voce dissenziente.

Morte del Papa

Si è sempre discusso molto, e se ne discute ancora, sulle circostanze e sulle modalità della morte di Papa Alessandro VI.

Ufficialmente fu la malaria a porre fine alla vita del Borgia. C'è, però, un'altra versione che vuole che la morte del Papa sia avvenuta per avvelenamento, ma per errore. Si dice che nel corso di una riunione conviviale presso la dimora del cardinale Adriano Castellesi di Corneto, fosse stato posto del veleno nel vino destinato al Cardinale, ma che per errore il vino fosse stato bevuto dal papa, e annacquato da Cesare, che pure si ammalò gravemente ma non morì. Altre cronache dell'epoca riferiscono, però, che al momento della dipartita del Papa anche il Cardinal Castellesi e altre persone della servitù fossero stati colpiti dallo stesso mal, avvalorando la tesi di un intossicamento magari involontario dei cibi.

Alcune fonti indicano che il cadavere del Papa era molto gonfio e la lingua fosse di color violaceo sintomi di un forte avvelenamento. La morte di Papa Alessandro produsse il crollo di tutti i piani di conquista del Valentino. Venivano meno tutte le fonti di finanziamento, rendendo impossibile a Cesare Borgia il mantenimento del suo esercito. Il figlio prediletto di Papa Borgia si avviava così ad un triste declino. Riuscì a sopravvivere, comunque, anche in maniera piuttosto fortunosa, sia sotto il pontificato di Pio III che di Giulio II. Dopo di che, fu arrestato dal generale Consalvo di Cordova il Gran Capitano e condotto prigioniero in Spagna, dove morì nel 1507 in un'ultima disperata impresa presso il castello di Viana, dopo essere sfuggito alla prigione. Aveva all'incirca 32 anni.

Le spoglie di Alessandro VI subirono vicende travagliate. Furono prima deposte, senza alcuna celebrazione funebre, in San Pietro, quasi furtivamente, a causa dei disordini scoppiati all'indomani della sua morte. Furono successivamente traslate nei sotterranei del Vaticano. Molto tempo dopo le sue ossa furono nuovamente rimosse e sepolte nella Chiesa di Santa Maria di Monserrato, la chiesa degli Spagnoli in Roma, dove giacquero praticamente dimenticate per secoli fino alla loro definitiva sistemazione sul finire dell'800.

Concistori

Alessandro VI procedette alla nomina di ben 43 nuovi cardinali, nel corso di 9 concistori:

  • 31 agosto 1492 (I° Concistoro)
  1. Juan Borgia, nipote del papa, Arcivescovo di Monreale.
  • 20 settembre 1493 (II° Concistoro)
  1. Jean de la Grolaye de Villiers (o Bilhères de Lagraulas), vescovo di Lombès, abate dell'abbazia di Saint-Denis, nei pressi di Parigi, ambasciatore del Re di Francia.
  2. Giovanni Antonio Sangiorgio, vescovo di Alessandria, uditore della Sacra Rota.
  3. Bernardino Lòpez Carvajal, vescovo di Cartagena, Spagna.
  4. Cesare Borgia, figlio del Papa, arcivescovo di Valencia, Spagna.
  5. Giuliano Cesarini, protonotaro apostolico.
  6. Domenico Grimani, protonotaro apostolico.
  7. Alessandro Farnese, protonotaro apostolico, futuro papa Paolo III.
  8. Bernardino di Lunate (o Lunati), protonotaro apostolico.
  9. Raymund Pérault (o Peraudi), vescovo di Gurk, Carinzia.
  10. John Morton, arcivescovo di Canterbury, Inghilterra.
  11. Fryderyk Jagiellonczyk, figlio del re di Polonia, economo di Cracovia, Polonia.
  12. Ippolito d'Este, figlio del duca di Ferrara, Ercole, economo dell'Arcidiocesi di Esztergom, Ungheria, creato cardinale a 14 anni.
  • Maggio 1494 (III° Concistoro)
  1. Luigi d'Aragona (o Luis de Aragón o d'Aragonia), figlio di Enrico d'Aragona, a sua volta figlio naturale del re di Napoli Ferrante d'Aragona, nominato in pectore e reso ufficiale il 19 febbraio 1496.
  • 16 gennaio 1495 (IV° Concistoro)
  1. Guillaume Briçonnet, vescovo di Saint Malo, Francia. Deposto e scomunicato da Papa Giulio II il 24 ottobre 1511 a causa della sua partecipazione al Concilio di Pisa (1511-1512).
  1. Philippe de Luxembourg, vescovo di Le Mans, Francia.
  1. Juan Llopis (o Lopez), vescovo di Perugia.
  2. Bartolomé Martì (o Martin), vescovo di Segovia, Spagna.
  3. Juan de Castro, vescovo di Agrigento.
  4. Juan de Borja-Llançol de Romanì, nipote del Papa, vescovo eletto di Melfi.
  1. Georges d'Amboise, arcivescovo di Rouen, Francia.
  1. Diego Hurtado de Mendoza y Quiñones, arcivescoco di Siviglia, Spagna.
  2. Amanieu d'Albret, protonotaro apostolico.
  3. Pedro Luis de Borja-Llançol de Romanì, nipote del Papa e fratello del cardinale Juan de Borja-Llançol de Romanì, cavaliere dell'Ordine di San Giovanni in Gerusalemme, arcivescovo eletto di Valencia, Spagna.
  4. Jaime Serra, arcivescovo di Oristano, Sardegna.
  5. Peter Isvalies (o Isuales, o Isuali, o Isuagles o Suaglio), arcivescovo di Reggio Calabria.
  6. Francisco de Borja, arcivescovo di Cosenza. Deposto e scomunicato da papa Giulio II il 24 ottobre 1511 a causa della sua partecipazione al Concilio di Pisa (1511-1512).
  7. Juan de Vera, arcivescovo di Salerno.
  8. Ludovico (Fenollet) Podocator (o Podochatero, o Podocatharo, o Podocatharus, o Podacatharus, o Podocathro), cipriota, vescovo di Capaccio.
  9. Antonio (Giovanni) Trivulzio, vescovo di Como.
  10. Giovanni Battista Ferraro, vescovo di Modena.
  11. Tamás Bakócz, cancelliere del Regno d'Ungheria, arcivescovo di Esztergom, Ungheria.
  12. Marco Cornaro, protonotaro apostolico.
  13. Giovanni Stefano Ferrero, vescovo di Vercelli, nominato in pectore e reso ufficiale nel concistoro del 28 giugno 1502.
  • 31 maggio 1503 (IX° Concistoro)
  1. Juan Castellar (o Castelar, o Castellà), arcivescovo di Trani.
  2. Francisco de Ramolins, arcivescovo di Sorrento.
  3. Francesco Soderini, vescovo di Volterra.
  4. Melchior von Meckau, vescovo di Bressanone, Tirolo.
  5. Niccolò Fieschi, vescovo eletto di Fréjus, Francia.
  6. Francisco Desprats, vescovo di León, Spagna.
  7. Adriano de Castello (o de Corneto), vescovo di Hereford, Inghilterra. Deposto per disobbedienza verso papa Leone X nel concistoro del 5 luglio 1518. Fu assassinato da un suo servo nel dicembre del 1521.
  8. Jaime Casanova, ciambellano del Papa.
  9. Francisco Lloris (o Loriz, o Loris), vescovo eletto di Elne, Francia.

Nell'Annuario Pontificio Cattolico del 1936, si fa menzione di altri tre Cardinali, nominati in segreto. Giovanni, ambasciatore del duca di Sassonia presso la Santa Sede, nominato nel 1499 e morto subito dopo. Pietro Ciera, veneziano, protonotaro apostolico, creato sub silenzio il 17 aprile del 1501 e morto subito dopo senza che la sua nomina fosse stata resa pubblica. François Busleiden, arcivescovo di Besançon, creato segretamente nel 1501 e mai reso pubblico.

La storiografia oggi è unanime nel giudicare Alessandro VI un uomo immorale, privo di scrupoli e certamente senza fede. Un uomo che fece commercio di cose divine per fini personali e familiari; che si macchiò di innumerevoli delitti in nome di una sete di potere e di beni materiali come raramente si era visto anche nella società laica dell'epoca. Corrotto e corruttore, simoniaco e nepotista, forse incestuoso (non sono provate le dicerie di rapporti con la figlia Lucrezia, parte di una lunga serie di accuse ai Borgia che ebbero un rapido e ampio successo in libelli pubblicati dopo la morte del papa), passò gran parte della sua vita nella lascivia, di nulla privandosi e vivendo ben lontano dal ministero per il quale il Conclave lo aveva eletto undici anni prima; alcuni storici comunque gli riconoscono notevoli doti politiche, ovviamente più da monarca che da vicario di Cristo.

Una delle poche note positive ascrivibili al suo papato si deve al mecenatismo: per esempio sotto il suo pontificato il cardinale Jean Bilhères de Lagraulas, ambasciatore di Carlo VIII presso la Santa Sede, commissionò la celebre Pietà a Michelangelo. Gli appartamenti Borgia, nei palazzi vaticani, furono invece commissionati al Pinturicchio, che realizzò un notevole ciclo di affreschi in pieno stile rinascimentale (oggi ospitano la sezione di arte moderna dei Musei Vaticani).

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