Utente:Ninaaaa11/Sandbox
Il design sostenibile (chiamato anche eco design o design ecologico) è un concetto che caratterizza la progettazione di un prodotto di un sistema, sociale o economico, nel rispetto dell'ambiente in cui viviamo.
Il design sostenibile oggi
Oggi la sostenibilità è un pre-requisito del design con cui si intende la progettazione di prodotti mediante l’applicazione di regole e indicazioni atte a indirizzare la produzione di nuovi oggetti prendendo in considerazione le richieste dell’ecosistema [1]. La classificazione tra design e eco-design non ha dunque più significato,” Quando ci si preoccupa della persona, indirettamente si pone attenzione sull’ambiente, nel quale l’uomo è inserito. La sostenibilità è il valore intrinseco del prodotto” spiega appunto Paolo Tamborrini. [2]
Infatti, l'eco-design non si fa più carico esclusivamente dell’impatto del prodotto, ma diventa uno dei requisiti richiesti dal progetto; quindi non più associato esclusivamente alle realizzazioni di pezzi unici e di serie limitate realizzate attraverso forme di reimpiego di scarti. [1]
Ruolo crescente del design
Quando nella seconda metà del secolo scorso la questione ambientale si è posta, l’approccio dell’uomo si è spostato da politiche di rimedio del danno ambientale ad interventi sempre più preventivi. Inizialmente la prevenzione venne applicata ai processi industriali, quindi si parlò di tecnologie pulite. Successivamente invece, l’applicazione si è estesa ai prodotti industriali.
Inoltre l’approccio all'innovazione di prodotto ha subito una evoluzione passando da sforzi di tipo incrementale a interventi più radicali (nuovi prodotti). Recentemente poi l’attenzione si è allargata oltre il singolo prodotto o servizio, all'insieme di prodotti e servizi che nel loro complesso sono necessari al soddisfacimento di una determinata domanda. Per questo motivo sono stati aperti i temi dell’innovazione di sistema e modelli di consumo sostenibile. Per innovazione di sistema si intende quell’innovazione che trascende il singolo artefatto fisico per allargarsi alle relazioni tra le imprese e altri settori socio-economici.
Modelli di consumo sostenibili intesi come quei cambiamenti negli standard del benessere (attualmente dominanti nei paesi industrialmente maturi), la cui crescita è direttamente collegata alla crescita del consumo di materiali ed energia. Traspare in questo percorso una crescita del potenziale ruolo del design, grazie all’espansione dell’interesse per l’innovazione di prodotto e servizio e per i cambiamenti della qualità di una determinata offerta.[3]
Evoluzione della sostenibilità nel design
Inizialmente, una questione su cui teorici e studiosi si sono impegnati e ancora oggi si impegnano, è la scelta di risorse a basso impatto ambientale.
Negli anni ’90, l’attenzione si sposta a livello di prodotto, ovvero sulla progettazione di prodotti a basso impatto ambientale; in particolare si introduce quale sia il concetto di ciclo di vita, e si ricontestualizza, rispetto alla dimensione ambientale, il concetto di funzione, chiamandola unità funzionale.
Negli ultimi anni l’interesse si sposta a una dimensione più grande rispetto a quella del singolo prodotto, ovvero, sul design per l’innovazione del sistema, in quanto si parte da un idea di sostenibilità per cui si deve operare dei cambiamenti radicali nei modelli di produzione e consumo.
Più recentemente ancora invece, la ricerca in design ha portato ad un possibile ruolo del design rispetto alla dimensione socioetica della sostenibilità; cioè su diverse questioni a partire dal principio dell’equità nella disponibilità e distribuzione delle risorse.
Infine, il design per la sostenibilità ha cominciato a specializzarsi in relazione a determinati settori merceologici e contesti di produzione e consumo. [4]
Design per equità e coesione sociale
La discussione sulle modalità di consumo per quanto riguarda la transizione verso la sostenibilità, ha iniziato ad avere un certo peso per le maggiori istituzioni governative grazie all’Organizzazione delle Nazioni Unite. Molto significativa è stata l’istituzione dell'Unità Sustainable Consumption presso lo UNEP (United Nations Environment Programme) del 2000. [5]
La questione socioetica è assai complessa e i pochi contributi teorici ricevuti per questo progetto non sono necessariamente tutti recenti. Alla fine degli anni ’60 infatti, la cultura e la teoria del design in Italia é stata anticipatrice di una critica sulle modalità del consumo. Esponenti della cultura del design si fecero portatori di temi legati alle responsabilità del progettista per quanto riguarda appunto il tema dei consumi. Basti pensare alla critica portata avanti dagli esponenti del Radical Design sulla società di consumi.
Inoltre, agli inizi degli anni ’70, la questione sulle responsabilità dei progettisti fu riproposta anche se mai risolta nelle sue implicazioni per la pratica progettuale.
Negli ultimi anni il dibattito sul ruolo del design in relazione alla socioetica della sostenibilità si è riaperto, nonostante i suoi confini e implicazioni non siano ancora tracciabili, ciò che però si può osservare è che quando il tema dei consumi sostenibili si intreccia con la sostenibilità socioetica il ruolo del design si estende a diverse questioni, che sono:
- I principi e le regole della democrazia, dei diritti umani e della libertà,
- Il raggiungimento della pace e della sicurezza,
- Il miglioramento delle informazioni, della formazione e dell’occupazione,
- I principi di equità mondiale nella disponibilità delle risorse,
- Rispetto delle diversità culturale, delle identità regionali e delle biodiversità naturale.
Nonostante la complessità e le implicazioni di questo tema, si possono osservare nuovi interessi alla ricerca di design.
Per esempio, è nata da un gruppo internazionale di esperti promosso dallo UNEP, l’ipotesi di verificare le potenzialità di estensione e applicazione del concetto di sistemi di prodotto-servizio eco-efficienti ai paesi in via di sviluppo o di nuova industrializzazione. Ovvero, si propone di sviluppare un nuovo percorso di sviluppo per questi paesi che salti la fase caratterizzata del possesso individuale e di massa di prodotti, che ha caratterizzato i paesi industrializzati.
Un secondo esempio, è quello del possibile ruolo del design nel potenziare i fenomeni di economia solidale, anche nei contesti di industrializzazione matura. Il tema dunque, è quello dell’innovazione sociale sostenibile, come generazione di soluzioni ad alta qualità sociale e a basso impatto ambientale, che nascono da una partecipazione sociale attiva. [6]
Dibattito Storico
Le prime prese di posizione nei confronti dei problemi ambientali avvenne fra la fine degli anni Sessanta e inizio anni Settanta del secolo scorso; soltanto recentemente però, le questioni teoriche hanno iniziato ad avere un peso concreto sui progetti e sulle produzioni industriali di oggetti d’uso quotidiano.
Gli anni Ottanta hanno avuto un impatto determinante per la diffusione delle tematiche su tecnologie per l’avvio di importanti studi in materia, ma a livello progettuale e industriale non si sono evidenziati prodotti significativi e testimonianze al cambiamento verso una nuova estetica sostenibile.
Un significativo passo in avanti si è avuto con la strategia per un vivere sostenibile realizzata dalla World Conservation Union ( la cui sigla ufficiale, IUCN, è quella del vecchio nome dell’organizzazione, International Union for Conservation of Nature), dall’United Nations Environment Programme (UNEP) e dal World Wildlife Fund (WWF). Essa fornisce una precisazione ulteriore sul concetto di sviluppo sostenibile, che viene definito come il miglioramento della qualità della vita umana entro la capacità che un ecosistema possiede di assicurare produzione di energia e di materie prime, a fini economici, senza degradarsi. Il programma offre oltre 130 proposte operative da attuarsi a tutti i livelli: locale, comunitario, regionale, nazionale, internazionale.
La parola sviluppo, solitamente legata all’economia, è qui sostituita con il termine vivere, cercando di far comprendere appieno i concetti di stile di vita quotidiana e di responsabilità che ciascuno dovrebbe adottare per evitare eccessi nel proprio impatto sull’ambiente.
Nella storia del design vengo ricordati gli esponenti del movimento arts and crafts (1859-1900) come i primi ad aver segnalato e criticato il degrado ambientale, aprendo un dibattito importante sui cambiamenti dovuti all’espansione dell’attività industriale. William Morris (1834-1896), uno dei fondatori del movimento, intraprese una serie di attività culturali e pratiche che aveva come obbiettivo il raggiungimento di una migliore qualità della vita, degli oggetti e dell’ambiente.
Nel corso del 20° secolo, Alvar Aalto (1898-1976) pose al centro del suo lavoro, alla pari di altri elementi, il rispetto per l’ambiente. Lo stesso fecero molti altri progettisti, seguendo quelle che oggi vengono indicate come le regole base per una progettazione che tenga conto della sostenibilità ambientale.
Nel ricostruire il percorso del dibattito teorico – che ha visto l’Italia importante protagonista – fra gli scritti di Vittorio Gregotti va ricordato quello dedicato al design: «Nulla si crea, nulla si distrugge: tuttavia tutto si accumula in attesa di essere trasformato. Non ci sono solo più i cimiteri degli uomini, dei cani e degli elefanti: tutta la nostra periferia urbana è un cimitero di oggetti. Ciò che è partorito dalle strutture produttive decentrate confluisce nei centri di consumo, passa attraverso gli stadi della utilizzazione di prima, seconda e terza mano, e si ferma, scheletrame, a metà strada, attendendo che torni conveniente il suo recupero» (V. Gregotti, E. Battisti, Periferia di rifiuti, «Edilizia moderna», 1965, 85, p. 28).
Se il dibattito degli anni Settanta ha riguardato l’ambiente in contrapposizione alla crescita economica e quello degli anni Ottanta non ha avuto particolari ricadute progettuali, negli anni Novanta l’attenzione si è concentrata sulla crescita e lo sviluppo, considerati come miglioramento della nostra qualità della vita a livello mondiale. La mostra Il giardino delle cose, curata da Ezio Manzini e presentata alla Triennale di Milano del 1992, ha proposto la metafora di un mondo possibile in quanto sostenibile, la ricerca di una nuova ecologia dell’artificiale dove i vincoli ambientali offrono alla cultura del progetto la straordinaria occasione di proporre soluzioni diverse, basate su rinnovati criteri di qualità. La riduzione della materia e dell’energia necessaria all’allungamento del ciclo di vita dei prodotti, ma anche, in alternativa, la produzione di oggetti dal ciclo di vita breve, altamente riciclabili (strategia della ‘materia medium’), e la strategia del ‘fare e disfare’, dove le singole parti dei prodotti possono essere valorizzate all’interno di nuovi cicli produttivi.
A livello internazionale Gunter Pauli e Heitor Gurgulino de Souza, fondando nel 1994 l’istituto di ricerca Zero Emission Research and Initiatives (ZERI), nato dall’idea che progresso e scienza non siano mali da estirpare, hanno proposto un metodo che permette di incorporare nel progresso sia il rispetto per l’ambiente sia le tecniche usate dalla natura stessa, rendendo di fatto il processo produttivo parte di un ecosistema.
Proprio in questa direzione si sta concentrando la ricerca accademica: il Politecnico di Torino, per esempio, ha messo a punto una metodologia per la progettazione e la produzione con approccio sistemico che permette di gestire quantitativamente e qualitativamente tutto ciò che viene coinvolto realmente in un processo, al fine di coordinare ogni fase del percorso produttivo, di verificare le relazioni con altri cicli produttivi e di evitare scarti di ogni genere.
Si è assistito quindi al passaggio dal termine ecosviluppo, coniato in occasione della conferenza dell’ONU sull’ambiente umano tenutasi a Stoccolma nel 1972, all’espressione sviluppo sostenibile, che ha sancito lo spostamento dal piano locale a quello globale poiché i problemi ambientali dovuti allo sviluppo non hanno conseguenze solo sul territorio considerato ma investono l’intero pianeta, richiedendo appunto un approccio globale per la loro risoluzione. [1]
Principi del design sostenibile
Nonostante le applicazioni del design sostenibile siano molteplici, possiamo elencare i principi generali che caratterizzano questo concetto:
- Materiali sostenibili: materiali non tossici, riciclati o riciclabili, realizzati secondo processi produttivi che utilizzano energie alternative.
- Risparmio energetico: utilizzo di processi produttivi o prodotti che consumano meno energia.
- Qualità e durabilità: una maggiore resistenza all'usura ed un funzionamento ottimale che garantisce una riduzione dell'impatto dei rifiuti prodotti.
- Design e riciclo: un progetto che prevede un secondo utilizzo per l'oggetto prodotto sia come materiale sia come funzione.
- Minimizzare diversità materiali: eliminare al minimo la diversità dei materiali all'interno dei prodotti multicomponenti per promuovere lo smontaggio. [7]
- Risorse rinnovabili: materiali provenienti da fonti rinnovabili locali o bioregionali gestite in modo sostenibile, con la possibilità di compostarle quando non sono più utili.
Hannover principles
Modello dei nuovi principi di progettazione necessari per la sostenibilità esemplificato dall' Hannover principles o Bill of Rights for the Planet, sviluppato durante l'EXPO 2000 ad Hannover, Germania, dall'architetto William McDonough. [8]
Hannover principles:
1. Insistere sui diritti dell'umanità e della natura per coesistere in modo sano, solidale, diversificato e in una condizione sostenibile.
2. Riconoscere l'interdipendenza. Gli elementi del design umano interagiscono e dipendono dal mondo naturale, con implicazioni ampie e diverse ad ogni scala. Espandere le considerazioni progettuali al riconoscimento di effetti anche distanti.
3. Rispettare le relazioni tra spirito e materia. Considerare tutti gli aspetti dell'insediamento umano, inclusi comunità, dimora, industria e commercio in termini di connessioni esistenti e in evoluzione tra la coscienza spirituale e quella materiale.
4. Accettare la responsabilità delle conseguenze riguardo le decisioni di progettazione sul benessere umano, sulla fattibilità dei sistemi naturali e sul loro diritto di coesistere.
5. Creare oggetti sicuri di valore a lungo termine. Non sovraccaricare le generazioni future con i requisiti per la manutenzione o la gestione vigile di potenziali pericoli dovuti alla creazione imprudente di prodotti, processi o standard.
6. Eliminare il concetto di rifiuto. Valutare e ottimizzare l'intero ciclo di vita di prodotti e processi, per avvicinarsi allo stato dei sistemi naturali nel quale non ci sono sprechi.
7. Fare affidamento ai flussi di energia naturale. I disegni umani dovrebbero, come il mondo vivente, trarre le loro forze creative dal reddito solare perpetuo. Incorporare questa energia in modo efficiente e sicuro per un uso responsabile.
8. Comprendere i limiti del design. Nessuna creazione umana dura per sempre e il design non risolve tutti i problemi. Coloro che creano e pianificano dovrebbero praticare l'umiltà di fronte alla natura. Trattare la natura come un modello e un mentore, non un disagio da eludere o controllare.
9. Ricercare un miglioramento costante attraverso la condivisione della conoscenza. Incoraggiare la comunicazione diretta e aperta tra colleghi, clienti, produttori e utenti per collegare considerazioni sostenibili a lungo termine con la responsabilità etica e ristabilire la relazione integrale tra i processi naturali e l'attività umana.
Materiali e processi a basso impatto ambientale
Una questione principale a cui studiosi e teorici si sono dedicati è la scelta dei materiali e di processi a basso impatto ambientale. In primo luogo l’impegno è andato alla tossicità e la dannosità dei materiali.
Su questo tema esistono una serie di normative, tuttora oggetto di nuove valutazioni e aggiornamenti. Questo richiede quindi ai designer la conoscenza delle normative relative e l’adozione di un più generale principio di precauzione.
Un secondo punto, nato successivamente, è la questione dei rifiuti e la conseguente possibilità di riciclare i materiali o recuperarne il contenuto energico tramite la combustione. Riciclaggio come serie di indicazioni progettuali miranti a facilitare le fasi del riciclo: la raccolta, il trasporto, la separazione ed eventuali puliture, l’identificazione e la produzione della materia secondaria. [9]
Un’altra questione importante e ambigua è la naturalità dei materiali, in quanto un materiale naturale è un materiale che non ha impatto ambientale o inferiore ad un materiale di sintesi. Ciò in realtà è falso, infatti la natura è piena di sostanze tossiche e nocive e inoltre tutti i materiali naturali subiscono una serie di processi per essere prodotti; processi che hanno un impatto ambientale. É comunque chiaro quali siano i vantaggi ambientali dei materiali naturali, ovvero, sono più rinnovabili e biodegradabili. [10]
Infine la biodegradabilità, che è una qualità ambientale, ha suscitato ambiguità e fraintendimenti; infatti per quanto sia importante avere materiali che si reintegrano negli ecosistemi e nella società industriale di oggigiorno, l’uso di materiali biodegradabili può presentarsi come un problema in caso di una “morte prematura” dei prodotti in quanto innescherebbero nuovi processi produttivi e distributivi per la sostituzione e la dimissione di questi ultimi. [11]
Ciclo di vita dei prodotti
Nella seconda metà degli anni ’90 viene a definirsi quella che è la disciplina che affronta la progettazione di prodotti a basso impatto ambientale, di conseguenza, diventano chiari i requisiti ambientali dei prodotti industriali e soprattutto viene introdotto il concetto di ciclo di vita dei prodotti.
In questi anni diventa possibile definire i valor di impatto ambientale derivanti dalle relazioni di input e output tra la tecnosfera di un prodotto e la geosfera-biosfera; passaggio che permette di precisare cosa si intende per requisiti ambientali dei prodotti industriali.
Inoltre, si afferma la metodologia del Life Cycle Assessment (LCA). La LCA ha dei limiti quanto all’uso che ne può fare un designer poiché non nasce dall’ambito della ricerca di design. Nonostante ciò però, ha forti implicazioni sulla ricerca del design e tra l’altro inizia ad adottare l’espressione Life Cycle Design (LCD).
Si precisa poi, un nuovo approccio nella progettazione dei prodotti che implica una visione più estesa di quella tradizionalmente adottata. Il prodotto viene progettato considerando tutte le fasi del ciclo di vita, tutte le attività necessarie per la produzione dei materiali e per distribuire, usare ed infine, dimettere il prodotto.
Questo implica un passaggio dalla progettazione del prodotto alla progettazione dell’intero sistema-prodotto. Si propone quindi, un design che permetta di individuare l’insieme delle conseguenze di una proposta di un prodotto; anche quelle fasi che tradizionalmente non erano considerate nel momento progettuale. Oggigiorno i requisiti ambientali dei prodotti industriali o il Life Cycle Design o l’ecodesign di prodotto, sono una disciplina strutturata.
Applicazioni
Il design sostenibile è il risultato di un processo integrato tra design, architettura e urbanistica.
Dalla progettazione di piccoli oggetti di utilizzo quotidiano alla realizzazioni di aree urbane, il design sostenibile trova applicazioni in numerosi settori: architettura, architettura del paesaggio, design urbano, progettazione urbanistica, ingegneria, graphic design, industrial design, interior design e fashion design.
Architettura sostenibile
L’architettura sostenibile si occupa della progettazione di edifici sostenibili, il suo obbiettivo è di ridurre gli impatti ambientali durante la produzione di componenti per l’edilizia, durante la costruzione e il ciclo di vita dell’edificio; per fare questo serve una forte collaborazione del team di progettazione.
Una questione importante dell’architettura sostenibile è l’ubificazione, poiché se quest’ultima non dovesse essere appropriata, causerebbe molti danni di inquinamento a causa del viaggio che le persone sarebbero costrette a fare.
Un altro aspetto molto importante è l’aggiornamento della struttura, piuttosto che l’abbattimento. Abu Dhabi per esempio, ha subito un retrofitting per ridurre il consumo di energia e acqua, anziché la demolizione e ricostruzione di una nuova struttura.
L’architettura sostenibile sta progredendo verso una sfida che suggerisce agli architetti non più di ridurre l’inquinamento ma di eliminarlo del tutto; ciò sarà possibile grazie alle tecnologie nelle teorie di architettura future, e ben presto saranno addirittura in grado di integrare l’intero sistema energetico nella progettazione degli edifici, oltre alla creazione di edifici passivi a emissioni nulle. The Solar Settlement è la prima comunità di case in tutto il mondo in cui ogni casa produce un bilancio energetico positivo.
Un ultimo elemento essenziale nell’architettura sostenibile è la qualità degli ambienti interni, tra cui la qualità dell’aria, l’illuminazione, le condizioni termiche e acustiche.
Ingegneria sostenibile
Per ingegneria sostenibile si intende il processo di progettazione in cui vengono utilizzati risorse ed energia sostenibile in modo da non compromettere l’ambiente naturale.
Le principali applicazioni ingegneristiche riguardano l’approvvigionamento idrico, la produzione, i servizi igienico-sanitari, la pulizia dei siti di rifiuto, il ripristino degli habitat naturali ecc.
Interior design sostenibile
L’obbiettivo dell’interior design è quello di creare un ambiente sano ed estetico, per questo motivo riesce ad incorporare lo studio della funzionalità assieme a quello dell’estetica in materiali ecocompatibili. Il design degli interni, se fatto correttamente, può sfruttare il vero potere dell'architettura sostenibile.
La figura dell’interior designer deve considerare aspetti come i tipi di vernici, adesivi e altro durante la fase di produzione; ma non solo, poiché anche prima di iniziare il processo di costruzione si deve tenere conto di aspetti che potrebbero danneggiare l’ambiente; per esempio, è necessario l’acquisto di prodotti in aziende locali sostenibili, l’acquisto di materiali riciclati e altro ancora.
Ogni ambiente e spazio può incorporare materiali e scelte per ridurre l'impatto ambientale, pur garantendo durata e funzionalità.
Pianificazione urbana
Una buona pianificazione sostenibile può migliorare la qualità di vita delle persone e delle comunità, modificando le aree urbane e i quartieri in spazi più sani ed efficienti.
Per progettazione sostenibile delle città si intende progettare e pianificare gli abbozzi delle città in modo che rispettino determinati aspetti come:
- Bassa impronta di carbonio,
- Migliore qualità dell’aria,
- Fonti di energia sostenibili,
- Relazione sana con l’ambiente.
Inoltre, sono stati sviluppati approcci innovativi per l’uso del suolo, che possono includere edifici e abitazioni verdi, greenways, spazi aperti, risorse di energia alternative ecc.
Note
- ^ a b c Paolo Tamborrini e Giorgio Tartaro, Design sostenibile, su Treccani.
- ^ Intervista a Paolo Tamborrini, su la Repubblica.it, 30 Aprile 2009.
- ^ Carlo Vezzoli, Design per la sostenibilità: una disciplina (sempre più) articolata, 2005, p. 1-2.
- ^ Carlo Vezzoli, Design per la sostenibilità: una disciplina (sempre più) articolata, 2005, p. 2.
- ^ Carlo Vezzoli, Design per la sostenibilità: una disciplina (sempre più) articolata, 2005, p. 6.
- ^ Carlo Vezzoli, Design per la sostenibilità: una disciplina (sempre più) articolata, 2005, p. 7.
- ^ Anastas, P. L. and Zimmerman, J. B. (2003). "Through the 12 principles of green engineering". Environmental Science and Technology.
- ^ William McDonough, The Hannover Principles. Design for Sustainability, 2000.
- ^ E.Manzini e P.Bertola, Design multidiverso. Appunti di fenomenologia del design., 2004, p. 104.
- ^ E.Manzini e P.Bertola, Design multidiverso. Appunti di fenomenologia del design., 2004, p. 105.
- ^ E.Manzini e P.Bertola, Design multidiverso. Appunti di fenomenologia del design., 2004, p. 106.
Bibliografia
- Green Design Initiative, Carnegie Mellon University, Pittsburgh PA
- "MS in Sustainable Design ", Carnegie Mellon University, Pittsburgh PA
- Sustainable Design: Ecology, Architecture and Planning. Williams, Daniel E.; John Wiley & Sons, 2007.
- Paolo Tamborrini, "Design sostenibile. oggetti, sistemi e comportamenti", Electa, 2009
- Roberto Marcatti, "H2O nuovi scenari per la sopravvivenza.", H2O Edizioni Milano, 2009
- Cintya Concari e Roberto Marcatti, "AQUATECTURE", H2O Edizioni Milano, 2011
- Riccardo Dalisi, "ACQUA dueO", H2O Edizioni Milano, 2012
- "Design multidiverso. Appunti di fenomenologia del design", POLI.design, 2004
- "The Hannover Principles: Design for Sustainability : Prepared for EXPO 2000, the World's Fair, Hannover, Germany", W. McDonough Architects, 1992
- "Through the 12 principles of green engineering". Paul T. Anastas, Julie B. Zimmerman, Environmental Science & Technology, 2003.
Voci correlate
Collegamenti esterni
- Tutorial sul design sostenibile a cura del Parco Scientifico e Tecnologico Galileo, Padova 2013, su youtube.com.
- Idee e soluzioni di Ecodesign, su desainer.it.
- treccani.it, http://www.treccani.it/enciclopedia/design-sostenibile_%28XXI-Secolo%29/.
- design.repubblica.it, https://design.repubblica.it/2009/04/30/intervista-a-paolo-tamborrini/.
- design.repubblica.it, https://design.repubblica.it/2009/05/04/di-cosa-parliamo-quando-parliamo-di-design-sostenibile/.