Storia di Siracusa in età spagnola (1700 - 1734)
La guerra di successione spagnola (1700-1713)
Il trattato di Utrecht
Nel 1700 il re Carlo II di Spagna morì, a soli 39 anni, molto malato e senza lasciare eredi, nominando nel suo testamento come successore al trono di Spagna Filippo V di Borbone (imparentato con gli Asburgo di Spagna), figlio del Gran Delfino, Luigi, destinato a succedere al trono di Francia, come erede di Luigi XIV, il re Sole (colui che un ventennio prima aveva cercato di conquistare la Sicilia). Questa unione tra due potenti casate monarchiche (il re di Spagna sarebbe divenuto anche re di Francia e viceversa, cosicché i francesi sarebbero divenuti possessori dell'impero spagnolo) scatenò una tale guerra in Europa, che essa avrebbe finito con il cambiare profondamente il percorso storico sia della Spagna che della Sicilia.
La Spagna possedeva all'epoca l'impero più vasto sulla Terra: presente in qualche maniera su tutti i continenti, e soffocata in patria, da qualche decennio, da una chiara decadenza politico-commerciale, la sua eredità faceva gola alle maggiori potenze europee, così come preoccupava grandemente in mano a chi sarebbe passato un simile dominio. La più decisa ed agguerrita (e al contempo la più schiva) fu in tale contesto l'Inghilterra: essa, che da molto tempo faceva la guerra alla Spagna sugli oceani, si unì in alleanza con i Paesi Bassi e con il Sacro Romano Impero germanico, sostenendo con le armi un altro avente diritto al trono spagnolo: l'arciduca Carlo VI d'Asburgo; costui, pur appartenendo al lato originario asburgico (quindi al lato germanico) aveva dei sostenitori in Sicilia[1] e nei restanti domini iberici, poiché veniva visto come il continuatore legittimo della casa d'Asburgo (che ormai regnava su quel trono da ben 200 anni).
Francesi e inglesi avevano cercato già prima della morte dell'ultimo Asburgo spagnolo di divedere pacificamente l'impero (ciò fu tentato in due diversi trattati): la Francia chiedeva la Sicilia e gli altri domini italiani, mentre lasciava la Spagna e le Indie (l'America) all'impero germanico, ma gli accordi infine saltarono, poiché Carlo d'Asburgo (sopravvissuto al fratello Giuseppe di Baviera) si rifiutò di essere incoronato sovrano della Spagna e delle Indie senza ottenere anche la secolare corona della Sicilia. A quel punto la guerra fu inevitabile: l'Inghilterra non tollerava che la Spagna si unisse a un'altra potenza europea formando una monarchia universale (come accadde ai tempi di Carlo V) e dichiarò una fiera battaglia alle forze franco-spagnole sparse per tutta la Terra.
La Sicilia, in tutto ciò, visse quei primi anni in pace, poiché la guerra infuriava intorno a essa, senza però coinvolgerla. La situazione iniziò a inquietarsi quando gli alleati anglo-tedeschi conquistarono per l'arciduca il Regno di Napoli, arrivando così a toccare i confini siciliani (1707). Il vicerè di Sicilia si mise in allarme, nel 1708 spedì soldati irlandesi (alleati degli spagnoli in quanto nemici degli inglesi) e francesi sia a Palermo che a Messina[2], tuttavia è a Siracusa che avvenne la prima azione degli alleati verso i franco-spagnoli: nel novembre del 1710 vi fu uno scontro navale nel porto aretuseo tra le navi da guerra della marina francese e quella inglese (battaglia di Siracusa): l'ammiraglio Jacques Cassard abbordò e catturò due fregate inglesi, capitanate da Edward Rumsey e Charles Constable, le quali si erano spinte fin lì per bloccare i francesi che trasportavano grano da Siracusa in Francia (esse facevano parte di una flotta più vasta che era andata, momentaneamente, a rifornirsi in Corsica). Se pur lacusono come episodio (le cronache inglesi lamentano la stranezza di sole due navi per bloccare un porto come quello aretuseo e l'eccessiva rapidità del sopraggiungere in un sol giorno, dalla Francia alla Sicilia, dell'ammiraglio Cassard[3]; le fonti francesi non aggiungono altro per chiarire tali circostanze[4] e le principali italiane tacciono del tutto l'accaduto), questo episodio è comunque importante, non solamente perché rappresenta la sola azione bellica svoltasi nell'isola prima della tragua del 1713, ma anche perché si tratta del primo approccio inglese nelle acque di Siracusa (e gli inglesi, va specificato, avranno un ruolo importantissimo nel decidere le sorti di questa città nei prossimi decenni).
La guerra proseguì in Europa e nel resto del mondo, con grande spargimento di sangue, specialmente per i francesi, fino a quando nel 1711 venne a mancare improvvisamente l'imperatore Giuseppe I d'Asburgo, il che significava per il rivale di Filippo di Borbone, ovvero Carlo d'Asburgo, l'ascesa al trono del Sacro Romano Impero. L'Inghilterra che nel potere tedesco vedeva un pericolo grande quanto quello spagnolo, si rifiutò a questo punto di continuare a sostenere l'Asburgo per il trono iberico (così come non voleva una Spagna unita con la Francia, rigettaba in assoluto anche una Spagna unita alla vasta area germanica). Si giunse quindi a un trattato di pace tra le potenze: il trattato di Utrecht
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La Spagna contro la Quadruplice Alleanza (1718)
Savoia: il vicerè Maffei e il ruolo di piazzaforte piemontese
Le acque controllate dagli inglesi e l'arrivo delle truppe d'Austria
Il 16 agosto 1718 il capitano di vascello G. Walton, dalla sua nave posta a largo di Siracusa, scrive all'ammiraglio Byng un importante e corto messaggio che diviene celebre nella storia marinara dell'Inghilterra:
«Signore [Byng] - Abbiamo preso e distrutto tutte le navi Spagnole che erano sulla costa; il numero come da margine. Io sono, &c., G. Walton. Canterbury [la nave] al largo di Siracusa, 16 Agosto 1718.»
G. Walton ha appena dato a Byng la notizia dell'annientamento delle ultime navi spagnole sopravvissute alla battaglia dell'11 agosto, svolatasi tra Siracusa e Capo Passero. La Spagna non sarà più in grado, dopo di ciò, di mandare altre navi da guerra in soccorso alle sue truppe da terra, poichè gli inglesi, da quel momento in avanti, controlleranno meticolosamente tutte le acque siciliane.
(segue la risposta di Byng (dalla sua Barfleur, off Syracuse) che gira il messaggio di Walton al segretario Creggs; al Lord Stair ha già scritto il 15 agosto, quando si trovava vicino Reggio)
(il 23 agosto è il re Giorgio d'Inghilterra a scrivere a Byng e a felicitarsi con lui per la battaglia navale in questione; suo portavoce è Creggs. Sempre il 23 agosto Byng lascia momentaneamente Siracusa e si dirige a Reggio, dove arriverà il 26 agosto per prendere accordi con il generale austriaco Wetzell).
Il compromesso tra Spagna e Inghilterra
La nascita del Regno borbonico napoletano (1735)
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Appunto importante:
Gli Spagnoli a Siracusa per riconquistare i territori perduti nel 1713 (per fare ciò disubbidiscono al trattato di Utrecht). Tempo dell'azione: agosto 1718. Tempo della cronaca: 1725 (molto vicino alla data della battaglia):
«Gli Inglesi, per riprendersi dai danni subiti, stettero quattro giorni in mare, distanti cinquanta miglia[dalla costa]; dopo, furiosi, entrarono a Siracusa con a seguito le navi (spagnole), ormai arrese, nei giorni 16 e 17 di agosto. Questa è la sconfitta dell'Armada Española, volontariamente flagellata nel Golfo di Araich,[N 1] [nel] Canale di Malta, dove soffrì un combattimento senza linea, né assetto militare. Gl Inglesi poterono attaccare le navi spagnole a loro piacimento, poiché esse erano divise. Non fu una battaglia, bensì un combattimento disordinato, che fa risaltare in maggior maniera la criticabile condotta degli Spagnoli, anche se questi dimostrarono un indubbio valore, più degli Inglesi, i quali mai vollero abbordare; nonostante le occasioni offerte dagli Spagnoli.»
(aggiungere in seguito i nomi delle navi spagnole che rimasero al porto siracusano sotto il controllo inglese)
Altra testimonianza sull'arrivo di Bing e Antonio de Gastaneta (rispettivamente ammiraglio della flotta inglese e comandante dell'armata spagnola) al porto aretuseo:
«[...] e il vincitore, appena riuscì a riparare i propri danni [alle navi], andò ad ostentare nel porto di Siracusa le [navi spagnole] prese, frutto vergognoso della sua perfidia.»
Nota: generale, ufficiali e marinai dell'Aramata Spagnola vengono fatti prigionieri dagli Inglesi e trasferiti ad Augusta.
Conseguenza (capitolo finale):
A seguito di questa battaglia, si forma la Quadruplice alleanza: Inghilterra, Francia, Austria e Paesi Bassi dichiarano guerra alla Spagna. Questa, per rimprendersi la Sicilia, deve rimanere in armi dall'Europa all'America, fino alle Indie Orientali: cede nel 1720, con la firma del trattato dell'Aia, nel quale dichiara di rinunicare definitivamente all'isola:
Nota: nel mese di luglio 1718 (prima della sconfitta spagnola), a Siracusa viene fucilato, previo processo militare, il capitano piemontese Carlo Marelli (arrivò in città su una nave degli Inglesi), colpevole di essersi arreso, con la sua guarnigione, il 12 luglio nella Sicilia occidentale, consegnandosi agli Spagnoli.
Nota2: 1720: Quando dalle navi inglesi, ormeggiate nel porto aretuseo, arriva la notizia che la Spagna ha rinunciato alla Sicilia, che passa così di fatto agli Alemanni (Tedeschi-Austriaci), si sparge il malumore a Siracusa (piazzaforte piemontese e austriaca, ma che continua a rimanere filo-spagnola).
Ultima azione degli Spagnoli a Siracusa:
Dopo decenni di apparente calma (dopo il 1720 il re spagnolo non ha tentato altri approcci in Sicilia), la Spagna ritorna a far parlare di sé attaccando nuovamente gli Austriaci nelle città siciliane. Siracusa è teatro di battaglia tra Spagnoli e Alemmani per ben due volte: il 15 ottobre 1734 (con vittoria spagnola) e poi assedio del maggio 1735: gli Austriaci evacuano la popolazione della città con le navi (abitanti esiliati presso la penisola della Maddalena e nei paesi vicini). Le cannonate con gli Spagnoli danneggiano l'assetto urbano. Gli Austriaci si arrendono il 1 giugno 1735. Gli Spagnoli scortano i Siracusani all'interno della loro città, che passa ai Borbone.
(ma dopo tale azione l'influenza spagnola diminuisce, fino quasi a sparire del tutto, lasciando spazio al potere territoriale degli Italiani continentali: inizio del governo napoletano sulla Sicilia).
Fine appunti
- ^ Giovanni Evangelista Di Blasi, Storia cronologica dei vicere, luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia, 1842, pp. 452-453.
- ^ Giovanni Evangelista Di Blasi, Storia cronologica dei vicere, luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia, 1842, p. 457.
- ^ Cambridge University, Edward Phillips Statham, Privateers and Privateering (EN) , 2011, pp. 234-236.
- ^ Elie Durel, Jacques Cassard, le Corsaire oublié: Le plus grand venait de Nantes (FR) , 2015, cap. 6 L'escorteur.
- ^ Annali d'Italia: anno 1719, tom. XXVI, p. 339 (pubb. a Venezia, 1804).
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