Repubblica Socialista Sovietica Lituana (1918-1919)
La Repubblica Socialista Sovietica di Lituania (RSS Lituana) fu uno Stato bolscevico nato sulle ceneri della Repubblica lituana filo-tedesca e dell'Ober Ost. Gli Imperi centrali si erano arresi nel 1918, evento che portò al termine della Grande Guerra. Nacque ufficialmente il 16 dicembre 1918 nella zona conquistata dai bolscevichi nella guerra lituano-sovietica. Fu guidato dal bolscevico Vincas Mickevičius-Kapsukas. Il 27 febbraio 1919 si fuse con la Bielorussia nella RSS Lituano-Bielorussa.
RSS Lituana | |
---|---|
![]() | |
Dati amministrativi | |
Nome completo | Repubblica Socialista Sovietica di Lituania |
Nome ufficiale | Lietuvos Tarybų Socialistinė Respublika Литовская Советская Социалистическая Республика |
Lingue ufficiali | Lituano |
Lingue parlate | lituano |
Capitale | Vilnius |
Politica | |
Forma di Stato | Repubblica Sovietica |
Forma di governo | comunismo |
Presidente | Vincas Mickevičius-Kapsukas |
Nascita | 16 dicembre 1918 con Vincas Mickevičius-Kapsukas |
Causa | guerra civile russa |
Fine | 27 febbraio 1919 con Vincas Mickevičius-Kapsukas |
Territorio e popolazione | |
Bacino geografico | Mar Baltico |
Religione e società | |
Religioni preminenti | Chiesa cattolica |
Evoluzione storica | |
Preceduto da | Lituania |
Succeduto da | RSS Lituano-Bielorussa |
Storia
Il 1918 la Lituania fronteggiò diverse trasformazioni: dopo il l'atto di indipendenza redatto il 16 febbraio 1918 dal Consiglio governativo lituano, la Repubblica di Lituania poteva considerarsi Stato sovrano: qualche mese dopo, fu offerto al Mindaugas II di Lituania il trono, soprattutto sulla spinta di partiti filo-tedeschi: seguirono lunghe polemiche, causando le dimissioni di diversi membri del Seimas, il parlamento lituano.[1] Il 2 novembre dello stesso anno, cambiò la Costituzione e la forma di governo scelta fu nuovamente la repubblica.
L'Impero tedesco firmò l'11 novembre 1918 l'Armistizio di Compiègne che pose fine alla Grande Guerra. Le forze militari teutoniche iniziarono dunque a ritirarsi dai territori dell'Ober Ost. Due giorni dopo la firma dell'armistizio, la Russia di Lenin rinnegò il trattato di Brest-Litovsk con cui si accettava l'indipendenza della Lituania.[2][3] Le forze sovietiche lanciarono così un'offensiva militare contro Lituania, Lettonia ed Estonia per dar luogo al progetto di "Rivoluzione mondiale", ovvero per far sì che sempre più Stati abbracciassero la rivoluzione del proletariato unendosi, di fatto, allo Stato russo.[4] Ritiratesi le forze tedesche, i sovietici raggiunsero la Lituania a metà dicembre 1918.[5]
I sovietici presero possesso del Paese baltico, ponendo a capo il bolscevico Vincas Mickevičius-Kapsukas. Tuttavia, la versione che i russi sostenevano, presentava delle differenze: si cercava infatti di far leva sul fatto che la RSS Lituana si era costituita non per l'intervento di Mosca, ma per autodeterminazione del popolo lituano: erano stati i locali a decidere di abbracciare il comunismo e l'URSS e, conseguentemente, aderire alla guerra lituano-sovetica. Il governo russo affermò a tal proposito: "Risultano ora smascherate le falsità raccontate dagli Stati Uniti e dagli imperalisti britannici, secondo cui la Russia vorrebbe espandersi a scapito delle comunità baltiche".[6]
Formazione e attività
In Lituania, non vi furono attivisti comunisti se non dall'estate del 1918. Il Partito Comunista della Lituania (PCL) iniziò ad organizzarsi solo da allora, riuscendo a far eleggere 34 delegati alle prime elezioni tenutesi a Vilnius l'1, il 2 e il 3 ottobre 1918.[7] Pranas Eidukevičius fu eletto come prima guida del partito. Il programma politico prevedeva di imitare l'esempio del PCUS con l'attuazione della Rivoluzione d'Ottobre accaduta un'anno prima in Russia. Tale ipotesi fu sostenuta e finanziata anche dai russi con il plauso di Adol'f Abramovič Ioffe e Dmitry Manuilsky.[8] Il 2 dicembre, con il Regno di Lituania ormai alle spalle, Vincas Mickevičius-Kapsukas inviò una delegazione a Mosca per ottenere un finanziamento di 15 milioni di rubli volti ad organizzare la "rivoluzione".[9] L'8 dicembre, il PCL formò un gruppo di otto membri del movimento politico al fine di assistere in diversi ambiti ministeriali il governo provvisorio di Mickevičius-Kapsukas. Queste persone erano Zigmas Aleksa-Angarietis, Pranas Svotelis-Proletaras, Semyon Dimanstein, Kazimierz Cichowski, Aleksandras Jakševičius, Konstantinas Kernovičius e Yitzhak Weinstein (noto in lituanocome Aizikas Vainšteinas).[10] Gli storici contemporanei non sono del tutto convinti che il governo provvisorio abbia operato da Vilnius, come sostenuto da fonti sovietiche:[11] si tende a ritenere che il governo fosse guidato dai leader militari dell'Armata Rossa. Tra il 16 dicembre 1918 e il 7 gennaio 1920, la sede del governo fu spostata a Daugavpils, espugnata dalle forze russe il 9 dicembre 1918.[12]
Il governo lituano redasse un proclama, stampato il 16 dicembre, con cui si sanciva la costituzione politica della Repubblica Socialista Sovietica lituana.[13] Il proclama fu poi riportato in Russia in primis dal quotidiano Izvestia il 19 dicembre, a cui seguì anche un annuncio radiofonico.[14] Fu poi visibile anche sui giornali di Vilnius cinque giorni dopo.[15] Una bozza del manifesto, redatta da Kapsukas, riportava le motivazioni per cui questa unione politica avrebbe avuto un gran futuro e grande prosperità: il testo terminava poi con uno slogan: "Lunga vita alla Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa e alla sua incorporata Lituania Sovietica!"[16] La versione finale, approvata da Stalin e dal PCUS, eliminò il riferimento all'unione politica con la Russia, risultando così modificata la parte finale: "Lunga vita alla libera Repubblica Sovietica lituana!"ref>(LT) Čepėnas, Pranas (1986). Naujųjų laikų Lietuvos istorija. II. Chicago: Dr. Griniaus fondas. pp. 318–323. ISBN 5-89957-012-1.</ref> Kapsukas non aveva intenzione di costituire una repubblica sovietica dopo essersi battuto per anni contro il patriottismo socialista, il separatismo e l'indipendenza lituana. Sedotto dai testi di Rosa Luxemburg, rifiutò convintamente l'idea di autodeterminazione.[17]
La neoformata RSS Lituana chiese una revisione formale del suo status politico alla Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa (RSFSR) e fu riconosciuta come indipendente il 22 dicembre.[18] Non passarono nemmeno 24 ore e l'Armata ross assunse il controllo di Zarasai e Švenčionys sul confine russo-lituano. Il governo entrò così in uno stato di empasse, risultando sostanzialmente impotente sia a livello effettivo (difficilmente tali truppe sarebbero state allontanate dalla Lituania senza combattere) che agli occhi del mondo (l'accettazione di un esercito straniero nei propri confini strideva fortemente con l'idea di Stato sovrano e indipendente).[19] L'esercito lituano, assolutamente impreparato, non fu in grado di mostrare resistenza ai soldati sovietici. Il 5 gennaio 1919, l'Armata Rossa entrava a Vilnius e, alla fine del gennaio 1919, occupava già 2/3 del territorio dell'attuale Lituania.[20][21]
Forme repubblicane simili furono costituite in Lettonia (Repubblica Socialista Sovietica lettone) ed Estonia (Comunità dei lavoratori estoni).
Note
- ^ L'indipendenza e il breve regno di Mindaugas II: https://lituania.italietuva.com/info/storia/
- ^ (EN) Langstrom, Tarja (2003). Transformation in Russia and International Law. Martinus Nijhoff Publishers. p. 52. ISBN 90-04-13754-8.
- ^ Analisi del trattato Brest-Litovsk: https://www.fattiperlastoria.it/trattato-di-brest-litovsk-3-marzo-1918/
- ^ (EN) Davies, Norman (1998). Europe: A History. HarperPerennial. p. 934. ISBN 0-06-097468-0.
- ^ (LT) Ališauskas, Kazys (1953–1966). "Lietuvos kariuomenė (1918–1944)". Lietuvių enciklopedija. XV. Boston, Massachusetts: Lietuvių enciklopedijos leidykla. pp. 94–99. LCC 55020366.
- ^ (EN) Jurgėla, Constantine R. (1976). Lithuania: The Outpost of Freedom. Valkyrie Press. pp. 161–165. ISBN 0-912760-17-6.
- ^ (EN) Jurgėla, Constantine R. (1976). Lithuania: The Outpost of Freedom. Valkyrie Press. pp. 161–165. ISBN 0-912760-17-6.
- ^ (LT) Čepėnas, Pranas (1986). Naujųjų laikų Lietuvos istorija. II. Chicago: Dr. Griniaus fondas. pp. 318–323. ISBN 5-89957-012-1.
- ^ (LT) Čepėnas, Pranas (1986). Naujųjų laikų Lietuvos istorija. II. Chicago: Dr. Griniaus fondas. pp. 318–323. ISBN 5-89957-012-1.
- ^ (EN) White, J. D. (October 1971). "The Revolution in Lithuania 1918–19". Soviet Studies. 2 (23): 192–193. ISSN 0038-5859.
- ^ (LT) Čepėnas, Pranas (1986). Naujųjų laikų Lietuvos istorija. II. Chicago: Dr. Griniaus fondas. pp. 318–323. ISBN 5-89957-012-1.
- ^ (LT) Čepėnas, Pranas (1986). Naujųjų laikų Lietuvos istorija. II. Chicago: Dr. Griniaus fondas. pp. 318–323. ISBN 5-89957-012-1.
- ^ (EN) Jurgėla, Constantine R. (1976). Lithuania: The Outpost of Freedom. Valkyrie Press. pp. 161–165. ISBN 0-912760-17-6.
- ^ (LT) Čepėnas, Pranas (1986). Naujųjų laikų Lietuvos istorija. II. Chicago: Dr. Griniaus fondas. pp. 318–323. ISBN 5-89957-012-1.
- ^ (LT) Antanas Drilinga, ed. (1995). Lietuvos Respublikos prezidentai. Vilnius: Valstybės leidybos centras. p. 51. ISBN 9986-09-055-5.
- ^ (EN) Jurgėla, Constantine R. (1976). Lithuania: The Outpost of Freedom. Valkyrie Press. pp. 161–165. ISBN 0-912760-17-6.
- ^ (EN) White, James D. (1994). "National Communism and World Revolution: The Political Consequences of German Military Withdrawal from the Baltic Area in 1918–19". Europe-Asia Studies. 8 (46): 1363. ISSN 0966-8136.
- ^ (LT) Eidintas, Alfonsas (1991). Lietuvos Respublikos prezidentai. Vilnius: Šviesa. p. 36. ISBN 5-430-01059-6.
- ^ (EN) Jurgėla, Constantine R. (1976). Lithuania: The Outpost of Freedom. Valkyrie Press. pp. 161–165. ISBN 0-912760-17-6.
- ^ (LT) Ališauskas, Kazys (1953–1966). Lietuvos kariuomenė (1918–1944). Lietuvių enciklopedija. XV. Boston, Massachusetts: Lietuvių enciklopedijos leidykla. pp. 94–99. LCC 55020366.
- ^ http://lituania.ilreporter.com/lituania/storia/