Povertà

stato di limitato accesso a beni essenziali e primari
«Nulla è scandaloso quanto gli stracci e nessun crimine è vergognoso quanto la povertà.»
«La vita è una cella un po' fuori dell'ordinario, più uno è povero più si restringono i metri quadrati a sua disposizione.»

La povertà è la condizione di singole persone o collettività umane nel loro complesso, che si trovano ad avere, per ragioni di ordine economico, un limitato (quando non del tutto mancante nel caso della condizione di miseria) accesso a beni essenziali e primari ovvero a beni e servizi sociali d'importanza vitale.

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Povertà ed emarginazione

In tal senso la povertà costituisce la principale causa, ma non l'unica, di esclusione sociale o emarginazione: la peculiarità è che l'esclusione dall'accesso a beni e servizi essenziali deriva (quasi sempre "de facto", in rari casi anche "de iure") dalla scarsità di mezzi economici.

Ciò vale a distinguerla da altre situazioni in cui la privazione ha origini diverse come i casi di discriminazione su base etnica, religiosa, sessuale, etc... (pur esistendo situazioni in cui tali condizioni si sovrappongono ed aggravano fra loro).

Si parla di povertà anche in termini "relativi", con riferimento alle situazioni di rilevante disparità di reddito e potere d'acquisto fra singoli e gruppi sociali nella stessa comunità nazionale o locale.

Povertà e miseria

«Noi non ci occupiamo dei poverissimi. Questi sono inimmaginabili e li possono avvicinare solo gli esperti di statistica o i poeti. La nostra storia tratta della gente di buona famiglia, o di coloro che sono obbligati a far finta di esserlo.»

Il termine "povertà" può comunque assumere molteplici significati ed essere impiegato con diverse accezioni.
Quando la povertà assume connotazioni estreme di assenza di beni materiali primari si parla allora di miseria termine che assume oltre a quello economico e sociale, come quello di povertà, anche un valore immateriale indicante sia un' estrema infelicità sia una condizione spirituale di grettezza e meschinità morale.

Il più delle volte nei vari significati i due termini vengono comunemente indicati come equivalenti essendo la differenza genericamente indicata in una accentuazione delle caratteristiche negative della miseria rispetto a quelle della povertà.[1]

Mentre esiste un termine di riferimento che si vuole oggettivo, un criterio in effetti puramente normativo, per caratterizzare una situazione di povertà rifacendosi alla cosiddetta soglia di povertà , per cui chi vive in condizioni tali da non raggiungere il minimo per la sopravivenza (che secondo la Banca mondiale viene indicato nell'avere due dollari per persona al giorno) può essere indicato in condizioni di povertà non vi sono indicatori certi dello stato di miseria che del resto ha un aspetto molto più evidente dello stato di povertà che può, entro certi limiti, essere mascherato come quando si parla ad esempio di "una dignitosa povertà" mentre una "dignitosa miseria" è un'espressione improponibile.

Storia sintetica della povertà

La storia della povertà coincide evidentemente con quella dell'umanità. Uomini dalle condizioni disagiate rispetto ad altri per vari motivi in una situazione sociale più favorevole sono stati presenti in tutte le società organizzate. E' evidente che il concetto di povertà è un concetto relativo nel senso che in una ipotetica società di poveri il meno povero assume la dignità di ricco. La povertà quindi come tale è in connessione con il concetto di ricchezza per cui sociologi ottocenteschi hanno sostenuto la tesi che è la stessa ricchezza nell'ambito dell'industrialesimo a produrre la povertà.

La povertà nel mondo antico romano

La situazione dei poveri nel mondo antico romano divenne particolarmente grave in coincidenza con la crisi dell'Impero . Fino ad allora le stesse classi sociali più ricche avevano provveduto ad attenuare le condizioni dei poveri allo scopo di evitare sommovimenti sociali: periodiche elargizioni di beni soprattutto alimentari riuscivano a conservare l'ordine sociale. Nel mondo antico non si conoscono ribellioni di poveri, in epoca repubblicana la plebe era riuscita ad ottenere la difesa dei loro diritti mediante la creazione di un'apposita magistratura a loro riservata, quella dei tribuni della plebe che avrebbe dovuto proteggere coloro che come unica fonte di reddito avevano la loro prole, i proletari. In epoca imperiale gli elementi più disagiati della popolazione, assumendo il ruolo di clientes sostenitori di una casata gentilizia, riuscivano ad avere i beni essenziali per la sopravvivenza in cambio della loro esclusione dai diritti politici. Le classi elevate consideravano con un certo disprezzo queste torme di poveri che con le loro sportulae si presentavano ogni giorno a ricevere quanto pretendevano. Si trattava di un ceto parassitario che il sistema economico romano basato sulla produzione schiavistica permetteva di sostenere. Quando però Roma per la stessa estensione dei confini imperiali sarà costretta a rinunciare alle guerre di conquista ed espansione e quindi ad acquisire nuovi schiavi allora comincerà ad emergere il problema della povertà e dei rimedi da mettere in atto per la sua soluzione.


Collegamenti esterni


Note

  1. ^ Per questo motivo in questa voce che mira a delineare soprattutto l'aspetto storico e sociale del tema in oggetto più che quello specificatamente economico non si farà una distinzione tra povertà e miseria trattandoli ambedue, sia pure arbitrariamente ma per semplicità di comprensione, come termini equivalenti.

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