Utente:Leonardo Formica/Sandbox
Mahmud Taymur, (in arabo محمود تيمور, Maḥmūd Taymūr) (Il Cairo, 16 Giugno 1894 – Losanna, 1973), è stato uno scrittore egiziano.
Nato a Darb Sa'ada,[1] fu autore di romanzi e racconti, opere teatrali, raccolte di articoli di viaggio e studi sulla lingua e la letteratura in particolare arabi.[2] Fu uno dei maggiori esponenti dell'Accademia della Lingua Araba al Cairo[3] e fece parte del gruppo di scrittori egiziani Jamāʿat al-Madrasah al-Ḥadīthah (il Gruppo della Scuola Moderna).[4]
Biografia
Mahmud Taymur nasce il 16 giugno 1894 al Cairo in una famiglia benestante.[5] Trascorre i primi anni della sua vita con la sua famiglia nella dimora costruita dal bisnonno, una casa un tempo sfarzosa ma ormai in rovina, situata nel quartiere di Dar al-Sa'ada[6], ambiente ricco di letterati, artigiani e artisti. Pur essendo d'uso comune riservare ai figli degli aristocratici un'educazione esclusiva, la famiglia Taymur consente a Muhammad e al fratello minore di giocare per strada coi bambini di ceti sociali più umili e di esplorare liberamente la realtà dell'ambiente che li circondava. Lo stesso Mahmud, in un saggio autobiografico del 1960, descrive questo quartiere come "autenticamente popolare, in cui differenti gruppi e classi sociali vivono fianco a fianco".[7]
La madre di Mahmud, Khadijah, muore quando questi ha solo cinque anni e la famiglia si trasferisce ad 'Ain Shams, al tempo un piccolo villaggio vicino al Cairo e ora uno dei più antichi quartieri della capitale egiziana, dove hanno sede le università più prestigiose della città. Qui Mahmud conosce per la prima volta la realtà contadina e rimane colpito dalle condizioni di vita del fellah, il lavoratore della terra.[8] Anche qui i due fratelli Taymur sono lasciati liberi di giocare con i loro coetanei, di qualsiasi estrazione sociale, e di frequentare le case modeste dei loro conoscenti, dai quali vengono percepiti come loro simili.
Quando Mahmud ha otto anni, muore la zia 'A'ishah che si era presa cura di lui. L'educazione dei due fratelli ricade sulle spalle del padre Ahmad, che non si risposerà ed eserciterà su di loro un'enorme influenza, soprattutto nella loro formazione culturale, grazie alla ricca biblioteca (che nel corso degli anni contribuirà ad incrementare), oggi inserita nella Collezione Taymūr della Biblioteca Nazionale del Cairo (la Dār al-kutub). Alcuni biografi hanno affermato che dopo il prematuro trapasso di Khadijah, Ahmad "si sposò con la propria biblioteca". Alla sua morte, il patrimonio librario ammontava a circa 18.000 opere, attraendo visitatori e studiosi, intellettuali, studenti e sheikh da Al-Azhar e da tutto l'Egitto. Uno dei primi libri che Ahmad fece leggere al piccolo Mahmud fu Alf-layla wa-layla, Le mille e una notte, che colpì molto il futuro letterato.[9]
Mahmud fin dalla giovane età inizia a leggere romanzi tradotti in arabo; ammetterà successivamente che molte delle sue prime letture furono di pessima qualità.[10] Tra gli autori arabi, lo affascinano particolarmente al-Manfaluti e gli autori siro-libanesi del "mahjar", un gruppo di scrittori emigrati negli Stati Uniti nella prima metà del Novecento,[11] fra cui spicca Jubran Khalil Jubran (di cui Mahmud apprezzò in particolare l'opera al-Ajniḥa al-mutakassira), autore di racconti brevi trasferitosi dal Libano a New York, il quale influenzerà Taymur inducendolo a scrivere poesie in prosa. Notevole è anche l'influsso esercitato dai grandi autori occidentali:[12] si ritiene che l'eco delle opere di questi scrittori sia presente nel primo brano di narrativa di Mahmud, al-Sharaf al-rafi' (Il nobile senso dell'onore), pubblicato nel 1908, in cui l'autore appena quattordicenne dà sfogo al suo spirito nazionalista.[13]
Dopo aver terminato l'istruzione secondaria in Marocco, si iscrive all'università alla Facoltà di Agraria, ma interrompe gli studi a causa di una forma di febbre tifoide quando ha circa vent'anni. In seguito lavora al Ministero della Giustizia e successivamente degli Affari Esteri, per poi prendere la decisione di occuparsi a tempo pieno di letteratura.[14] Approfondisce la conoscenza degli autori francesi, russi e arabi. Grazie al fratello Muhammad, che trascorre un periodo in Francia, viene a contatto con le opere di Guy De Maupassant, di cui sostiene di vedere l'influenza nello stile degli autori russi Chekhov e Turgenev. Fra gli autori arabi scopre al-Muwailihi e Muhammad Haykal, che aveva appena pubblicato la sua opera più rilevante, Zaynab.[15]
Nella seconda metà degli anni Dieci del 1900, Mahmud e il fratello entrano a far parte di un gruppo di letterati e intellettuali egiziani, Al-Madrasah al-hadithah, ovvero la Scuola Moderna, dove iniziano a sperimentare il racconto breve, genere mai usato in precedenza da autori arabi. Fu grazie al grandissimo utilizzo che ne fecero gli autori della Scuola Moderna se oggi il racconto breve è il genere più utilizzato in assoluto dagli scrittori arabi contemporanei. Questo gruppo di intellettuali amava leggere romanzi e poesie di autori europei, rivelando grande interesse per quelli francesi. Tuttavia, come affermarono molti membri del gruppo, tra cui anche Yahya Haqqi, quella che maggiormente influenzò il loro sviluppo creativo e compositivo fu la letteratura russa: grazie allo studio dei testi dei letterati russi, la letteratura araba conobbe un nuovo significato di realismo nel romanzo. Fu quello un periodo di grande rinnovamento in campo culturale, letterario e sociale: nel 1919, sotto il leader Sa'd Zaglul, iniziò il processo che portò l'Egitto, nel 1923, all'indipendenza.[16]
Nel 1920, Mahmud si sposò con Zaynab, una della figlie di Dhur al-Fiqar Pasha, un ciambellano del re. In questa occasione rispettò la tradizione e accettò il matrimonio combinato, senza vedere sua moglie fino al giorno stesso del matrimonio. Dei due sposi si può dire che furono fortunati, perché tra loro scoppiò un amore sincero e molto forte, che legò Mahmud a Zaynab per tutta la vita. Ebbero tre figli, un maschio e due femmine.[17] Nello stesso anno Mahmud iniziò anche a pubblicare alcune opere.[18] Ma il suo periodo felice si arrestò bruscamente nel 1921, con la morte del suo mentore, colui che più di chiunque altro lo aveva spinto a scrivere, suo fratello Muhammad,[19] che Mahmud stesso aveva più volte chiamato "il mio maestro".[20]
Dopo la morte di suo fratello, Mahmud si dedicò completamente e incessantemente all'attività di letterato. Si trasferì in Europa per due anni, buona parte dei quali spesi in Svizzera; considerò questo lungo soggiorno come fondamentale per la sua formazione di letterato, e passò molto tempo a studiare lo stile dei suoi autori europei preferiti. Tuttavia, quando tornò in Egitto, lo stile delle prime opere che pubblicò non era molto dissimile da quello dei suoi primi scritti.[21] La sua vita in Egitto fu segnata da eventi piacevoli, ricca di soddisfazioni ma anche contornata da grandissime sofferenze: nel 1930 morì suo padre Ahmad e nel 1940 perse il figlio appena ventenne.[22] Col passare degli anni accumulò molti premi e riconoscimenti. La sua fama crebbe esponenzialmente alla sua maturità letteraria e a fine anni '30 Mahmud Taymur era considerato una vera e propria celebrità. Da qui si spiega la collezione di opere da lui pubblicata nel 1939, Fir'awn al-saghir (il piccolo farone), la quale contiene un saggio autobiografico chiamato "ciò che ha ispirato la mia scrittura".[23] Nel 1947 gli venne conferito il premio per la letteratura dall'Accademia di Lingua Araba.[24] Due anni dopo, venne riconosciuto membro della stessa accademia che lo aveva premiato; nel 1950 ricevette l'ambito premio "Fu'ad I" (intitolato al re Fu'ad I) e nel 1962 il premio statale per la letteratura, che testimonia come un uomo di famiglia monarchica come lui fosse riuscito a farsi apprezzare anche in ambiente repubblicano. In molti sostengono che avrebbe meritato anche di vincere il premio nobel per la letteratura, ma né lui né altri autori arabi riuscirono nell'impresa, almeno fino al 1988, anno in cui Nagib Mahfuz ricevette il rinomato premio. Morì il 25 agosto 1973, a Losanna.[25] Molti autori e critici sia egiziani che non hanno riconosciuto, negli anni, la sua impronta d'autore impegnato e l'hanno innalzato a livello di uno dei maggiori esponenti della letteratura egiziana e araba del XX secolo.[26]
Pensiero e stile letterario
Mahmud Taymur ha studiato alla scuola di agricoltura del Cairo, e ha iniziato la sua carriera di scrittore pubblicando i suoi primi testi nel 1920. Le sue prime pubblicazioni sono influenzate dai grandi autori europei, in particolare Maupassant e Chekhov, ma Taymur conobbe anche Balzac, Zola e Turgenev. Grazie proprio alle opere di Guy de Maupassant conosce il realismo letterario, genere che lo porta a comporre racconti apprezzati ancor oggi per la modernità del loro impianto e perché esprimono la vivida testimonianza della vita sociale d'allora in Egitto, con toni del tutto estranei alla tendenziale retorica romantica dei tempi. Col passare degli anni, Mahmud Taymur si costruì sempre più uno stile proprio, in cui rimanevano evidenti le influenze dei grandi autori europei, ma da cui emergeva anche una forte personalità, marcata dallo stile tagliente delle sue opere: l'autore egiziano è riuscito infatti a dare loro un’impronta personale, manipolando il genere narrativo con grande abilità e originalità. Nel campo narrativo dimostrò una grande spontaneità nella stesura dei testi.[27]
Taymur fece parte di una generazione di autori arabi particolarmente attenti ai problemi della classe media, autori che si occuparono di critica sociale trattando dei lati più oscuri del vivere quotidiano in paesi come l'Egitto. Uno degli elementi di spicco del gruppo fu lo stesso Mahmud, il quale sfruttò lo stile letterario del racconto breve arabo, genere ampiamente sviluppato da Khalil Gibran, il quale era annoverato tra i più rilevanti scrittori facenti parte dell'Associazione della Penna.[28] Tra il 1925 e il 1930 Mahmud pubblica cinque raccolte di novelle, in cui propone alcuni personaggi già trattati dall'autore ‘Abdallah Nadim, curando però maggiormente rispetto al collega l’aspetto narrativo. (questi personaggi vengono poi ripresi da altri importanti esponenti della letteratura e del teatro arabi del XX secolo, quali i fratelli ‘Ubayd). Mahmud li racconta in modo critico, esponendone i difetti in maniera spietata, senza riserve: tutte le sue opere sono caratterizzate infatti da uno spiccato manicheismo e da un marcato atteggiamento moralizzatore.[29]
Nel periodo a cavallo tra gli anni '20 e gli anni '30 del '900, lo stile di Mahmud Taymur subisce una modifica sostanziale. Sono questi gli anni in cui abbandona lo stile distaccato, col quale narrava di eventi dall'esterno, quasi come "se fosse un turista". Secondo Rotraud Wietlandt, questo cambiamento avviene già nel 1928, con la pubblicazione dell'opera Rajab Afandi: per l'arabista, il cambiamento di stile è ben visibile dalla nuova sofisticata analisi che l'autore fa dei personaggi e in particolare del protagonista, cosa che precedentemente non aveva mai attutato se non in maniera blanda e quasi meccanica. Secondo Jan Brugman invece il cambiamento di stile è da ricercarsi in un'opera più recente, Al-Atlal (le rovine), del 1934: Mahmud avrebbe qui infatti definitivamente abbandonato la sua visione esotica, distorta e irreale dei personaggi che descriveva e cui dava vita nei suoi scritti. Quel che è certo è che in entrambe le opere si può notare un'evoluzione nello stile compositivo dell'autore arabo novecentesco, che inizia ad occuparsi delle sfere personali e dei mondi privati dei suoi personaggi, portando il lettore al centro delle loro esistenze e facendoglieli conoscere nel profondo, il tutto senza tralasciare il loro rapporto con l'ambiente e con la società nella quale interagivano. Da quel momento i testi di Mahmud Taymur si arricchiscono e diventano mano a mano più complessi e articolati, nonché decisamente più lunghi. Insieme allo stile variano anche paesaggi, personaggi e temi: infatti l'autore egiziano sposta l'attenzione da ambienti rurali ad altri prettamente urbani, i suoi personaggi non sono più solamente contadini, sheikhs e imam (che erano stati i suoi personaggi preferiti per lungo tempo) ma anche e soprattutto ufficiali e impiegati di governo, scrittori, attori, negozianti e artigiani; Mahmud rivolge moltissima attenzione anche agli emarginati, come orfani, prostitute, mendicanti e barboni. Anche le storie subiscono un mutamento e dal trattare di eventi fuori dall'ordinario o comunque estremi (come episodi legati all'ossessione religiosa, alla superstizione, alla malattia mentale) Mahmud inizia a parlare di quotidianità, dei problemi di tutti i giorni, di vite realistiche applicabili a larghe fette di popolazione. Oltre a ciò, da Rajab Afandi Mahmud abbandona i dialoghi in vernacolare: inizia qui un percorso di ricerca di perfezione nella lingua, il che diventerà una sua caratteristica nel corso degli anni e lo porterà a essere conosciuto come purista della lingua araba. I suoi testi diventano più razionalisti e realistici, a scapito talvolta della spontaneità presente nelle sue prime opere.[30]
In questi anni Mahmud spende molto tempo in Europa e in particolare in Francia, ma non per questo perde contatto con la realtà egiziana, in continua evoluzione: gli artisti e autori locali stavano sviluppando una sempre più forte convinzione che quello fosse il momento in cui gettare delle fondamenta salde per una trasformazione culturale e sociale in tutto il paese; la chiave per raggiungere la modernità era vista attraverso la ricerca degli universali umani e dell'analisi psicologica, cosa che l'autore egiziano non mancò di fare. Mahmud col passare degli anni vede accrescere la fiducia in sé stesso: questo si può notare sia dallo stile mutato che dal fatto che nel 1937 l'autore egiziano decide di recuperare i suoi primi tre testi e di rielaborarli, mettendone alcuni estratti nella raccolta al-Wathbah al-ula (il Primo Passo).[31]
Oltre a parlare degli emarginati sociali Mahmud racconta spesso dei ricchi, dei potenti e degli ecclesiastici, che secondo lui erano il motivo principale per il quale l'Egitto e gli altri paesi arabi erano considerati arretrati rispetto ai modelli europei. La sua critica mirava a far emergere, talvolta in modo quasi grottesco, i grandi difetti dei membri delle classi più agiate della società, spesso corrotte da potere e denaro, e sempre opposte allo sviluppo sociale che invece Mahmud sosteneva. Questa attenzione ai problemi sociali egiziani nasce dalla convinzione che per Mahmud Taymur uno scrittore doveva occuparsi dei problemi collettivi, analizzandoli e affrontandoli ma soprattutto raccontandoli a un pubblico ampio. Secondo Mahmud, "lo scrittore è colui che aiuta e sostiene l'essere umano nel senso più ampio [...] i prodotti della sua penna porteranno la società a nuovi orizzonti e daranno agli uomini la confidenza di cui hanno bisogno per combattere le difficoltà della vita". Nonostante queste idee, da molti considerate di stampo socialista, che rimasero salde durante tutta la sua vita, Mahmud non si sbilanciò mai politicamente in maniera ufficiale, né si propose come esempio di ribellione. Di lui si può dire che non fu mai un socialista, nonostante si occupasse dei problemi delle fasce più povere e bisognose della società, ma fu piuttosto un "osservatore esterno" degli eventi che si susseguivano nel suo paese. Analizzò la rivoluzione e ne seguì gli sviluppi ma non ne prese mai parte; questo anche perché ormai quando scoppiò la rivoluzione in Egitto lui aveva più di 60 anni.[32]
Essendo stato il primo a cimentarsi nel racconto breve di ambientazione esclusivamente araba, Mahmud è considerato il precursore del racconto arabo moderno; scrisse bozzetti di vita quotidiana egiziana in un contesto reale, in cui esplorò e mise in evidenza i diversi tratti della psicologia del comportamento umano, sottolineando le molte debolezze e le rare virtù degli uomini.[33] Quello usato da entrambi i fratelli Taymur e particolarmente da Mahmud era un modello di denuncia diretta, che puntava a criticare lo stato delle cose ed elaborare una tipologia di modelli da imitare e di antimodelli da rifiutare. Molte delle sue opere si caratterizzano per un atteggiamento moralizzatore molto spinto che si palesa attraverso marcati insulti e forti critiche nei confronti dei propri personaggi: questo per dimostrare, attraverso difetti ed errori di questi ultimi, quanto l'autore disprezzasse le persone che nella società reale questi personaggi andavano a incarnare, personaggi dipinti con maestria in forma scritta, ricollegati (talvolta in modo esplicito) a personaggi verosimili.[34]
Negli ultimi anni della sua vita Mahmud Taymur si impegnò enormemente nello studio della lingua araba, analizzandola e studiandone lo sviluppo attraverso gli anni. Uno dei suoi obiettivi preponderanti fu quello di marginalizzare la sempre più diffusa tendenza di mescolare l'arabo con parole straniere: cercò addirittura di creare delle parole sostitutive per i termini europei che stavano entrando a far parte della lingua araba moderna. Questa dedizione per lo studio della sua lingua natale gli fece guadagnare il titolo di autorità linguistica e ancora oggi viene ricordato per i suoi studi e la sua costante lotta per proteggere la sua lingua araba.[35]
Famiglia Taymur
Mahmud Taymur è nato in una famiglia dove non mancavano ricchezza e cultura; di origine curda, la famiglia Taymur è stata molto rilevante nel panorama politico egiziano. Suo nonno, Muhammad ibn Ali Kurd Taymur, era un alto funzionario e amico del wali d'Egitto Muhammad Ali; prima di trasferirsi al Cairo, la famiglia Taymur viveva nella provincia di Mossul, e fu il bisnonno di Mahmud (un ufficiale dell'esercito ottomano) a decidere di trasferirsi lungo il Nilo. La madre di Mahmud e Muhammad, Khadijah, era la figlia di Ahmed Pasha Rashid (che fu a suo tempo ministro degli interni) mentre sua madre era greca. Khadijah si sposò nel 1890 con Ahmad Taymur (1871-1930) e insieme fecero due figli, Mahmud e Muhammad.[36] Ahmad era un colto aristocratico del XIX secolo, scrittore noto per il suo vasto interesse per il patrimonio arabo nonché studioso della lingua araba, di storia e di letteratura.[37] Ahmad indirizzò entrambi i figli alla lettura sin dalla tenera età, portandoli a conoscere ampi panorami letterari e a occuparsi di lingua e letteratura. Apprezzò e studiò il patrimonio letterario arabo, e arrivò a ipotizzare una possibile nahdah, una rinascita, da attuare partendo proprio dalla letteratura.[38]
Muhammad, nato nel 1892, ha contribuito alla nascita del racconto arabo moderno, in particolare con l'opera di denuncia sociale fi'l-qitar (nel treno).[39] Dimostrò le sue spiccate doti di letterato già in giovanissima età; all'età di 14 anni aveva già composto delle poesie e aveva pubblicato degli articoli in uno dei giornali più prestigiosi del tempo. La sua fama crebbe immediatamente, portando il ragazzo a essere conosciuto con l'appellativo di "poeta dell'école Khedivé".[40] Precursore della cosiddetta "letteratura nazionale" nonché tra i primi autori realisti, Muhammad Taymur fece anche parte di un gruppo di intellettuali che ruotavano attorno alla rivista d'avanguardia Al-Sufur (senza velo) fondata nel 1915, rivista che rappresentava un'importante vetrina per scrittori desiderosi di esprimere idee nuove.[41] La morte prematura avvenuta nel 1921 non gli permise di dare piena dimostrazione delle sue capacità di commediografo e novellista, che già stavano emergendo nonostante la giovane età da opere quali "L'uccello in gabbia" e "L'abisso". Il sogno di Muhammad Taymur era quello di dare al proprio paese un vero teatro nazionale, lontano da improvvisazioni e dilettantismi: questo sogno venne portato avanti dal fratello Mahmud.[42]
Mahmud e Muhammad Taymur ebbero la stessa educazione, ed essendo entrambi scrittori Mahmud fu molto influenzato dal fratello maggiore. Le loro opere si somigliano, almeno agli esordi, anche per le grandi influenze che scrittori come Salamah Hijazi esercitarono su entrambi.[43]
Entrambi i fratelli Taymur scrissero opere di rilevante impronta sociale, atte a denunciare azioni e personaggi verosimili ricorrenti nella società egiziana del tempo. Famosissimo il racconto di Muhammad Taymur Fi’l-qitar (nel treno), in cui l’autore fa parlare dei personaggi, ognuno dei quali rappresenta un aspetto della società egiziana, che Taymur (al pari del fratello Mahmud) considerava terribilmente retrograda. I personaggi del racconto parlano delle infime condizioni del fellah, il contadino egiziano, descritto come un rozzo, di così basso livello intellettuale da essere rapportato a un animale. L’unico che difende la figura del contadino, sostenendo che la sua pena sia legata esclusivamente alla sua ignoranza, la quale potrebbe essere superata attraverso lo studio e l’accrescimento culturale, è lo studente: su di lui Muhammad Taymur ripone grande fiducia per il futuro dell’Egitto, perché lo studente rappresenta il simbolo della nuova generazione, acculturata, dalla mente aperta e bramosa di conoscere il mondo e di rapportarsi con persone e culture differenti; essendo lo studente al contempo sensibile e coraggioso, incarna la speranza dell’Egitto e ne rappresenta il futuro, che Muhammad Taymur prospetta come positivo, di lotta contro l’abulia, l’ignoranza e l’egoismo degli alti strati della popolazione. Le idee che Muhammad Taymur esprime nel libro “Nel Treno” sono estrapolabili da questo breve passo, tradotto da Francesco Gabrieli:[44]
Nella famiglia Taymur nacquero altri scrittori e pionieri della letteratura araba, anche in campo femminile: la zia di Mahmud e Muhammad, 'A'ishah (1840-1902), era una donna estremamente colta, capace di parlare fluentemente in arabo, in ottomano e in persiano. Dopo la morte del marito iniziò a produrre preziosi testi che le conferirono ben presto il nome di 'A'ishah al-Taymuriyyah, pioniera della letteratura araba moderna femminile. Fu principalmente lei a educare Ahmad, suo fratello minore (padre di Mahmud e Muhammad) che aveva 35 anni in meno di lei; gli scritti di 'A'ishah al-Taymuriyyah rappresentano un eccellente spunto per analizzare e studiare l'estetica della letteratura ottomana ai suoi massimi livelli.[45]
Mahmud Taymur e il teatro
Nel corso degli anni ’40 Mahmud Taymur scrive molte opere teatrali, in cui inserisce personaggi verosimili, orientandosi verso personalità più realistiche rispetto a quelle delle sue novelle. In questo ambiente Mahmud descrive personaggi aristocratici ma anche appartenenti alla classe dei nuovi ricchi: questi sono dipinti come soggetti superficiali, ipocriti e talvolta addirittura malvagi. Nel campo teatrale, Mahmud diede prova di grande talento nonché di spiccata attenzione verso il proprio pubblico, che era variegato: infatti molte delle sue opere venivano proposte da lui in due versioni, una in dialetto e una in lingua classica.[46] Essendo un prolifico e virtuoso autore, sperimentò diversi generi in ambito teatrale, per cui estese la sua attività al campo del dramma a carattere sociale e a sfondo psicologico, in cui si è rivelato capace di analisi e introspezioni acutissime.[47]
Opere
Le opere di Mahmud Taymur si dividono in testi di narrativa e scritti teatrali.[48]
- (AR) al-Sharaf al-rafi', 1908.
- (AR) Shi'r manthur, 1915.
- (AR) Al-Hubb naym al-ya's wa qublat al-amal, 1916.
- (AR) Al-Shaykh Jum'ah wa qisas ukhra, Il Cairo, 1925.
- (AR) 'Amm mitwalli, wa qisas ukhra, Il Cairo, 1925.
- (AR) Fann al-qasas, Il Cairo, 1925.
- (AR) Al-Shaykh Sayyid al-'abit, Il Cairo, 1926.
- (AR) Rajab Afandi: qissah misriyyah, Il Cairo, 1928.
- (AR) Al-Hajj Shalabi, wa aqasis ukhra, Il Cairo, 1930.
- (AR) Abu 'Ali 'amil artiste, wa qisas ukhra, Il Cairo, 1934.
- (AR) Al-Atlal: riwayah qasasiyyah misriyyah, wa qisas ukhra, Il Cairo, 1934.
- (AR) Nushu' al-qissah wa tatawurruha, Il Cairo, 1936.
- (AR) Al-Shaykh 'Afa Allah, wa qisas ukhra, 1936.
- (AR) Thalath masrahiyyat min fasl wahid, Il Cairo, 1936 oppure 1942 (secondo Nazih al-Hakim).
- (AR) Hajatuna ila al-fann, Il Cairo, 1937.
- (AR) Al-Wathbah al-ula, Il Cairo, 1937.
- (AR) Qalb ghaniyah, Il Cairo, 1937.
- (AR) Fir'awn al-saghir, wa qisas ukhra, Il Cairo, 1937.
- (AR) Nida' al-majhul, Beirut, 1939.
- (AR) Maktub 'ala al-jabin, wa qisas ukhra, Il Cairo, 1941.
- (AR) Huriyyat al-bahri, Beirut, 1941.
- (AR) 'Arus al-nil: masrahiyyah ghina'iyyah bi al-'ammiyah, Il Cairo, 1941.
- (AR) Al-Makhba' raqm 13, Il Cairo, 1941.
- (AR) Abu Shushah wa al-mawkib: masrahiyyatan bi al-'arabiyyah al-fusha, Il Cairo, 1942.
- (AR) 'Awali: masrahiyyah bi al-'arabiyyah al-fusha fi thalathat fusul, Il Cairo, 1942.
- (AR) Al-Munqidhah, wa haflat shay, Il Cairo, 1942.
- (AR) Qala al-rawi, Il Cairo, 1942.
- (AR) Suhad, aw al-lahn al-ta'ih; masrahiyyah 'arabiyyah bi al-fusha fi thalathat fusul, Il Cairo, 1942.
- (AR) Qanabil, Il Cairo, 1943.
- (AR) Bint al-shaytan, wa qisas ukhra, Il Cairo, 1944.
- (AR) 'Itr wa-dukhan: khawatir wa-maqalat fi al-adab wa al-fann wa al-masrah, Il Cairo, 1944/45.
- (AR) Fann al-qasas, ma'a taqdim fi qadiyyat al-lughah al-'arabiyyah wa-nusakh min ahdath aqasis al-mu'allif, Il Cairo, 1945.
- (AR) Hawwa' al-khalidah, Il Cairo, 1945.
- (AR) Kilyubatrah fi khan al-khalili, Il Cairo, 1946.
- (AR) Shifah ghalizah, wa qisas ukhra, Il Cairo, 1946.
- (AR) Abu al-hawl yatir, Il Cairo, 1947.
- (AR) Salwa fi mahabb al-rih: qissah misriyyah, Il Cairo, 1947.
- (AR) Khalf al-litham, Il Cairo, 1948.
- (AR) Ihsan li-Allah, wa qisas ukhra, Il Cairo, 1949.
- (AR) Al-Yawm khamr, Il Cairo, 1949.
- (AR) Khutuwat 'ala al-shallal, Il Cairo, 1950.
- (AR) Kull 'am wa-antum bi-khair, wa qisas ukhra, Il Cairo, 1950.
- (AR) Malamih wa-ghudun: suwar khatifah li-shakhsiyyat lami'ah, Il Cairo, 1950.
- (AR) Dabt al-kitabah al-'arabiyyah, Il Cairo, 1951.
- (AR) Fida', Il Cairo, 1951.
- (AR) Ibn Jala, Il Cairo, 1951.
- (AR) Al-Nabi al-insan, wa-maqalat ukhra, Il Cairo, 1951.
- (AR) Shabab wa-ghaniyat, wa aqasis ukhra, Il Cairo, 1951.
- (AR) Shifa' al-ruh, Il Cairo, 1951.
- (AR) Abu al-shawarib, wa qisas ukhra, Il Cairo, 1953.
- (AR) Tha'irun, 1955.
- (AR) Nabbut al-khafir, 1958.
- (AR) Al-Adab al-hadif, 1959.
- (AR) Qunfudhah wa-Amurah wa-ma jara lahuma fi al-junayah al-mashurah, 1968.
Note
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Bibliografia
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