Società

Evoluzione demografica

Galleria di immagini
 
Crescita demografica dal 1815 al 1857 nel

     Regno Lombardo-Veneto

 
Crescita demografica dal 1815 al 1857:

     Lombardia

     Veneto

Con 60 497 174 abitanti[1] (al 30 novembre 2017), l'Italia è il quarto paese dell'Unione europea per popolazione (dopo Germania, Francia e Regno Unito); la sua densità demografica è di 200,76 abitanti per chilometro quadrato, più alta della media dell'Unione.[2]

La popolazione, concentrata principalmente nelle zone costiere e pianeggianti del paese,[3] è caratterizzata nel 2016 da un alto numero di anziani (l'indice di vecchiaia è pari a 161,4), da un basso tasso di fecondità, pari a 1,34 e da una speranza di vita di 80,6 anni per gli uomini e di 85,1 per le donne.[4] Alla fine del XIX secolo l'Italia è un paese di emigrazione di massa,[5] fenomeno che si manifesta prima nelle regioni settentrionali e poi in quelle meridionali. Le principali destinazioni sono le Americhe (Stati Uniti, Brasile, Argentina, Uruguay) e l'Europa centro-settentrionale (in modo particolare la Germania). Nel XX secolo l'emigrazione diviene anche interna, attratta dallo sviluppo industriale di alcune aree settentrionali del Paese.[6] Il numero di italiani residenti all'estero che conservano la cittadinanza italiana è stimato in circa 4 200 000.[7]

Per quanto riguarda il fenomeno dell'immigrazione, invece, il numero di immigrati o residenti stranieri regolari in Italia è aumentato considerevolmente a partire dagli anni novanta e, secondo i dati ISTAT, al 1º gennaio 2016 contava 5 026 153 unità, l'8,3% della popolazione;[8] le comunità più numerose erano quella rumena, il 22,9%, quella albanese, il 9,3% e quella marocchina, l'8,7%[4] A questi dati vanno aggiunti gli stranieri irregolari, circa 404 000 secondo un rapporto del 2015 sull'immigrazione della Fondazione Ismu.[9]

 
Le comunità linguistiche di minoranza riconosciute ufficialmente in Italia[10]

Religione

  Lo stesso argomento in dettaglio: Religioni in Italia.

In Italia vige il principio della laicità dello Stato e pertanto non vi è una religione ufficiale.

I cittadini italiani sono in maggioranza cristiani cattolici: nel 2006 l'87,8% si dichiarava cattolico e il 30,6% praticante,[11] percentuale scesa, per effetto di un crescente processo di secolarizzazione, al 24,4% secondo il rapporto Eurispes 2010,[12] a fronte del 18,5% della popolazione di agnostici o non credenti.

La Chiesa cattolica in Italia è organizzata in 225 diocesi più un ordinariato militare;[13] il vescovo di Roma ne è primate e assume il titolo di Papa. La Chiesa esercita un ruolo influente nella società italiana, prendendo posizione su temi religiosi, sociali e politici, come il divorzio e l'aborto negli anni settanta o, in anni più recenti, il testamento biologico e la fecondazione assistita, la rimozione del crocifisso dalle aule scolastiche italiane (rimozione alla quale si dichiarano contrari oltre il 60% degli italiani, con solo il 17% favorevoli)[12] o le politiche sull'immigrazione.

Il rapporto Stato-Chiesa è previsto dalla Costituzione, che lo demanda ai Patti Lateranensi, rivisti nel 1984 col nuovo concordato (i rapporti con altre confessioni religiose sono regolati da specifiche intese),[14] nel quale il sostegno statale alla Chiesa è stabilito attraverso una quota proporzionale dell'otto per mille del gettito IRPEF,[15] che si aggiunge ad altri finanziamenti alla Chiesa cattolica in Italia.

Fra le religioni minoritarie sono presenti diverse altre confessioni cristiane (in modo particolare ortodossi e protestanti, questi ultimi in massima parte pentecostali), ebrei, mormoni e testimoni di Geova. L'immigrazione contribuisce ad alimentare alcune tra le minoranze religiose presenti nel Paese,[16] le più numerose delle quali sono i cristiani-ortodossi, i musulmani, i buddhisti e gli induisti.[17]

Criminalità

  Lo stesso argomento in dettaglio: Criminalità in Italia.
 
Tommaso Buscetta durante un processo nel 1983

Nel corso del XIX secolo si origina in Sicilia[18] un fenomeno criminale organizzato sul territorio e connotato da stretti legami con la politica e il potere economico, la mafia, termine che diviene sinonimo di "crimine organizzato"; in Italia sono di stampo mafioso organizzazioni come cosa nostra in Sicilia, la camorra in Campania, la 'ndrangheta in Calabria e la sacra corona unita in Puglia. Il fenomeno mafioso, che in Italia, secondo un rapporto del Censis del 2009, riguarda direttamente il 22% degli italiani e il 14,6% del PIL,[19] è poi proliferato a livello mondiale, con diffusione e caratteristiche autonome.

L'Italia si distingue per una forte e continua lotta contro la mafia, costata la vita a magistrati, uomini delle forze dell'ordine e delle istituzioni,[20] ma che ha ottenuto notevoli risultati, con l'arresto di numerosi boss malavitosi.

Per quanto riguarda gli omicidi, nel 2006, l'Italia risultava essere il secondo paese più sicuro d'Europa, assieme a Danimarca, Germania e Spagna, dopo la Norvegia.[21] Secondo una ricerca de Il Sole 24 ORE, basata su dati del Ministero dell'Interno e riferita al primo semestre del 2010, in Italia i reati perpetrati, soprattutto nelle grandi aree urbane e nelle zone ad alta densità infrastrutturale, sono circa 1 292 000. Milano, Torino e Bologna, con circa 30 reati ogni mille abitanti, risultano le città più a rischio, Matera, Potenza e Belluno quelle più sicure. Per quanto riguarda i reati che impattano sull'economia (usura, riciclaggio di denaro e truffe) le città più penalizzate sono Napoli, Bologna, Trieste, La Spezia e Genova.[22]

Elevata è la corruzione all'interno della pubblica amministrazione (in modo particolare nel settore sanitario): secondo il Rapporto Eurispes 2010 l'Italia è al 63º posto (su 180 paesi) nella classifica globale.[23] Le regioni più colpite da questo fenomeno sono Calabria, Sicilia e Puglia. Secondo il SAeT (Servizio Anticorruzione e Trasparenza), la corruzione "scoperta" è solo la punta di un iceberg rispetto a un'ingente corruzione "coperta" che affligge un'ampia parte della società italiana.[23]

Media e libertà d'informazione

  Lo stesso argomento in dettaglio: Televisione in Italia, Censura in Italia e Quotidiani in Italia.

In campo radiotelevisivo[24] il panorama italiano è caratterizzato dal duopolio RAI - Gruppo Mediaset (negli anni duemila, è diventato rilevante anche il ruolo della pay tv di Sky), i cui ascolti complessivi, stabili da molti anni, si attestano nel 2010 al 78,6% del mercato.[25] A rafforzare la predetta concentrazione è il ruolo centrale svolto dalla televisione come mezzo informativo, che in Italia nel 2010 si attesta attorno al 90%;[25] la possibile influenza dell'allora presidente del Consiglio Berlusconi, già proprietario di Mediaset, sul network pubblico RAI, ha portato l'organizzazione Freedom House a classificare nel suo rapporto l'Italia, unico paese dell'Europa occidentale, come "parzialmente libera",[26] mentre il rapporto 2017 di Reporter senza frontiere[27] colloca l'Italia al 52º posto (su 180) nel mondo per la libertà di stampa.

Nel rapporto 2011 sulla libertà della rete, l'Italia è "libera", non rilevandosi significative limitazioni alla libertà d'espressione e d'informazione sul web;[28] alla fine del 2011 la penetrazione internet è al 58,7%.[29]

Per quanto riguarda la stampa, il Corriere della Sera detiene il primato per numero di copie giornaliere vendute, seguito da La Repubblica, La Stampa e dal quotidiano economico Il Sole 24 ORE.[30]

Tra i giornalisti dell'Ottocento vanno citati Ferdinando Petruccelli della Gattina, tra i primi corrispondenti di guerra e l'unico giornalista italiano dell'epoca a lavorare anche in Europa,[31] Guglielmo Stefani fondatore della prima agenzia di stampa italiana, ed Edoardo Scarfoglio, fondatore de Il Mattino e attento osservatore della questione meridionale. Guidato da Luigi Albertini dal 1900 al 1925 il Corriere della Sera diviene il primo quotidiano italiano, con firme autorevoli come Luigi Barzini e Ugo Ojetti; altre "penne" prestigiose del Novecento sono Curzio Malaparte, Indro Montanelli, conservatore e anticomunista, fondatore de Il Giornale e autore di una monumentale Storia d'Italia, Oriana Fallaci, prima inviata speciale al fronte, Enzo Biagi e Giorgio Bocca.









monete usare nel 1859 in italia[32]

cambi[33]

Banconote pontificie[34]
unità di misura

Unità libbra oncia ottava denaro grano
libbre 1
once 12 1
ottave 96 8 1
denari 288 24 3 1
grani 6912 576 72 24 1

10 giulii = 1 ducato

dal 1544 11 giulii = 1 scudo d'oro e 12 giulii = 1 ducato

Moneta Mistura Fino Composizione Composizione* Peso Anni Note
Giulio 1 lib (11⁄12 + 1⁄288) lib Ag Ag 920‰ ? 1504 pag 184
3,87 g 1508
3,82 g 1529
3,65 g 1535
Paolo 3,85 g 1540
3,65 g 1542
67 grani (62 + 10⁄205) grani Ag 926‰ 3,31 g 1545
Scudo Ag 910‰ 1700 1721
Ag 917‰ 1730 1758
Ag 910‰ 1775 1799
Scudo d'oro (68 + 44⁄101) grani (62 + 74⁄101) grani Au Au 917‰ 1596 1719 pag 465

Monete[35]

1503-1513
Moneta Valore Descrizione
Peso Composizione
4 Ducati 4 ducati 13,74 g Au
3 Ducati 3 ducati 10,35 g
Doppio ducato di camera 2 ducati 6,75 g
Ducato di camera 11 giulii 3,35 g
Testone 3 giulii (?) 9,69 g Ag
Doppio giulio 2 giulii 7,85 g
Giulio 1 giulio 3,85 g
Mezzo giulio ½ giulio 1,75 g
Terzo di giulio ⅓ giulio 1,26 g
Sesto di giulio 1⁄6 giulio 0,70 g
Quattrino
Picciolo Variabile Cu o lega di Ag
Grosso papale 1/10 fiorino d'oro
Carlino vecchio prima di Giulio II 7 1/2 baiocchi

30 quattrini

Carlino nuovo dopo Giulio II 9 1/4 baiocchi

37 quattrini

Quattrino 1/4 baiocco

1504 riforma monetaria, i carlini cambiano nome in giuli

Moneta Valore Descrizione Anni di conio
Composizione inizo fine
Paolino d'oro 1 Scudo d'oro 917‰ Au 1532 1537
Scudo d'oro 11 Giuli

11 Paoli

100/109 ducati

1545
Ducato di camera 12 Giulii 1544
10 Paoli 1545
Fiorino d'oro di camera 12 Paoli 1545
Testoni 3 Giuli 1551
1/3 grosso papale 10 quattrini argento 1474
Grosso papale 1/10 fiorino d'oro 1348
Carlino vecchio prima di Giulio II 7 1/2 baiocchi

30 quattrini

1509
Carlino nuovo dopo Giulio II 9 1/4 baiocchi

37 quattrini

1509
Quattrino 1/4 baiocco 1509
Quatrino d'oro 5 paoli

50 baiocchi

Au 22 carati 1730 1758
Doppio scudo d'oro o pistola papale 20 paoli 1730
Zecchino papale 205 baiocchi 1730

San Marino usa scudo pontificio[36]

Monete[35]

Moneta Valore Descrizione Anni di conio Cambio lire

italiane 1861

Peso Diametro Composizione Bordo inizo fine
Quattrino 0,2 baiocchi Cu 950‰ 1835 1854
½ Baiocco 0,5 baiocchi 1835 1852
Baiocco 1 baiocco 1835 1853
2 Baiocchi 2 baiocchi 1848 1854
5 Baiocchi 5 baiocchi 1849 1854
Grosso 5 baiocchi Ag 900‰ 1835 1866 0,27 L.
Paolo 10 baiocchi 1836 1863 0,53 L.
Papetto 20 baiocchi 1835 1866 1,06 L.
Testone 30 baiocchi 1836 1846 1,60 L.
½ Scudo 50 baiocchi 1835 1857 2,66 L.
Scudo 100 baiocchi 1835 1856 5,32 L.
Scudo d'oro 100 baiocchi Au 900‰ 1853 1865 5,32 L.
2,5 Scudi 2,5 scudi 4,33 g 19 mm rigato 1835 1863 13,30 L.
5 Scudi 5 scudi 8,67 g 22 mm rigato 1835 1854 26,60 L.
10 scudi 10 scudi 17,33 g 28 mm rigato 1835 1856 53,20 L.

Regno d'Italia

Cambio monete preunitarie, lira italiana al 1861[37]
Stato preunitario Moneta Cambio
  Regno delle Due Sicilie Ducato 4,23 L.
Piastra 5,10 L.
½ Piastra 2,53 L.
20 Grana 0,83 L.
Carlino 0,42 L.
  Legazione delle Romagne
  Legazione dell'Umbria
  Legazione delle Marche
5 Scudi 26,60 L.
Doppia 17,07 L.
Scudo 5,32 L.
½ Scudo 2,66 L.
Testone 1,60 L.
Papetto 1,06 L.
Paolo 0,53 L.
½ Paolo 0,27 L.
  Granducato di Toscana Francescone 5,60 L.
Franceschino 2,80 L.
Fiorino 1,40 L.
  Ducato di Modena e Reggio Scudo 5,60 L.
Ducato 2,80 L.
  Ducato di Parma e Piacenza Doppia 21,92 L.
Ducato 5,15 L.
6 lire 1,36 L.
20 soldi 0,20 L.
10 soldi 0,10 L.
  Regno Lombardo Veneto
  Sardegna


  1. ^ Bilancio demografico mensile, su demo.istat.it. URL consultato il 1-5-2018.
  2. ^ AA.VV. (Noi Italia), p. 38.
  3. ^ Ortolani.
  4. ^ a b ISTAT, rapporto annuale 2017 - Aspetti demografici e condizioni di vita (PDF), su istat.it, 17 maggio 2017, pp. 96, 99. URL consultato il 26-11-2017.
  5. ^ Museo Nazionale Emigrazione Italiana, su museonazionaleemigrazione.it. URL consultato il 29 novembre 2017 (archiviato dall'url originale il 7 settembre 2015).
  6. ^ Emigrazione europea, su pbmstoria.it. URL consultato il 5-7-2010.
  7. ^ Migrantes: gli italiani se ne vanno, su famigliacristiana.it. URL consultato il 3 luglio 2013.
  8. ^ Popolazione straniera residente al 1 gennaio 2016 per età e sesso Italia, su demo.istat.it. URL consultato il 26-11-2017.
  9. ^ Immigrati, c'è un popolo di invisibili in Italia e sono più di 400 mila, la Repubblica. URL consultato il 23 giugno 2016.
  10. ^ Lingue di minoranza e scuola, Carta Generale. Ministero della Pubblica Istruzione, su minoranze-linguistiche-scuola.it. URL consultato il 16 luglio 2016 (archiviato dall'url originale il 10 ottobre 2017).
  11. ^ Rapporto Eurispes 2006, p. 1099.
  12. ^ a b Sintesi Rapporto Eurispes 2010, p. 132.
  13. ^ (EN) Elenco delle diocesi italiane, su gcatholic.org. URL consultato il 7-7-2013. Nella fonte è compresa anche la prelatura personale dell'Opus Dei, che estende la sua giurisdizione a tutto il mondo e, pur avendo sede in Italia, non fa parte della Conferenza Episcopale Italiana.
  14. ^ Costituzione della Repubblica italiana, artt. 7-8.
  15. ^ Nel 2004 i fondi così raccolti ammontano a 937 milioni di euro, in "L'obolo dei fedeli: l'otto per mille", Sintesi Rapporto Eurispes 2009.
  16. ^ Le religioni in Italia, su cesnur.org. URL consultato il 6-6-2011.
  17. ^ Le religioni in Italia, su cesnur.org. URL consultato il 10-7-2011.
  18. ^ Mafia, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 18 settembre 2011.
  19. ^ Maria Loi, Rapporto Censis: 13 milioni di italiani convivono con la mafia, in antimafiaduemila.com, 1º ottobre 2009. URL consultato il 27 maggio 2012.
  20. ^ Rapporto sulla criminalità in Italia (PDF), su www1.interno.gov.it. URL consultato il 3-12-2017.
  21. ^ Criminalità: Rapporto EURES 2008 (PDF), su eures.it. URL consultato il 3-10-2010.
  22. ^ A Milano il record dei reati. Napoli al primo posto per i delitti che impattano sull'economia - La mappa, in Il Sole 24 ORE. URL consultato il 17 settembre 2011.
  23. ^ a b Sintesi Rapporto Eurispes 2010, p. 110.
  24. ^ L'avvio ufficiale delle trasmissioni avvenne il 3 gennaio 1954, l'avvento del colore il 1º febbraio 1977 (Emanuelli, pp. 36, 314), mentre il 4 luglio 2012 è stato ultimato il passaggio al digitale terrestre.
  25. ^ a b Relazione annuale 2011, su agcom.it, AGCOM, pp. 120-122. URL consultato il 26 novembre 2017.
  26. ^ L'indice valuta il grado di libertà complessiva della stampa e dei canali internet e radiotelevisivo, in (EN) Freedom of the press, su freedomhouse.org. URL consultato il 28-11-2017.
  27. ^ (EN) 2017 World Press Freedom Index, su rsf.org. URL consultato il 27-11-2017.
  28. ^ (EN) Freedom on the net (PDF), su freedomhouse.org. URL consultato il 28-11-2017.
  29. ^ (EN) Penetrazione Internet in Europa, su internetworldstats.com. URL consultato il 2-9-2012.
  30. ^ Quotidiani: Gennaio 2012, su primaonline.it. URL consultato il 28-4-2012.
  31. ^ Luigi Russo, Giuliano Manacorda, I narratori, G. Principato, 1958, p. 66
  32. ^ books.google.it, https://books.google.it/books?id=1L53m5lea9QC&pg=PA108&dq=ferdinando+I+lira+di+parma&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiqvOuBlLfjAhWFDOwKHS5WDw8Q6AEIKDAA#v=onepage&q=lira%20di%20parma&f=false.
  33. ^ books.google.it, https://books.google.it/books?id=2_1nsoVnanQC&pg=PA159&dq=Genova+Parigi+lire+franchi&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjf8d3t3rbjAhUPcZoKHT3FAj8Q6AEIKDAA#v=onepage&q=Genova%20Parigi%20lire%20franchi&f=false.
  34. ^ astebolaffi.it, https://www.astebolaffi.it/it/lot/331/1568/detail.
  35. ^ a b socnumit.org, http://www.socnumit.org/doc/MELaMonetaVocGen.pdf.
  36. ^ books.google.it, https://books.google.it/books?id=XgkrDwAAQBAJ&pg=PA89&dq=san+marino+scudo+pontificio&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiDloOi8K_jAhUKIMUKHSQyDkgQ6AEIKDAA#v=onepage&q=san%20marino%20scudo%20pontificio&f=false.
  37. ^ Tariffa Regio Decreto 17 1861, su normattiva.it.