Coniglietta
Una Coniglietta di Playboy (in originale Playboy Bunny) è una cameriera che lavora in un Playboy Club, locali notturni che operarono tra il 1960 e il 1991 principalmente negli Stati Uniti. Le conigliette originali erano selezionate tramite audizioni, ricevevano una formazione standard e vestivano un costume ispirato dal logo di Playboy chiamato "bunny suit" che consisteva in un corsetto senza spalline (nello specifico, un "Teddy"), orecchie da coniglio, collant neri, un papillon, un colletto, polsini e una coda a pon-pon. In anni recenti alcuni Playboy Club sono stati riaperti in varie parti del mondo e in alcuni casi è possibile trovare delle conigliette con costumi ridisegnati basati sull'originale.

Le conigliette non devono essere confuse con le Playmate, le modelle che appaiono nel paginone centrale della rivista (anche se alcune conigliette sono poi divenute Playmate e viceversa).[1]
Origini
Nome
Hugh Hefner ha affermato che il nome ebbe origine dalla Bunny's Tavern di Urbana, città dell'Illinois, e dal suo primo proprietario, Bernard "Bunny" Fitzsimmons, che aprì il locale nel 1936. Nella taverna di Bunny si riunivano ogni giorno vari studenti della della Università dell'Illinois e Hefner era fra loro. Hefner ha riconosciuto formalmente l'origine del termine in una lettera inviata alla taverna che attualmente è incorniciata e appesa nel bar.
Costume
Il costume originale da coniglietta fu creato dalla madre di Ilse Taurins, un'emigrata di origini lettoni che all'epoca frequentava uno dei co-fondatori dei Playboy Club, Victor Lownes lll. Taurins suggerì un costume basato sul logo di Playboy, un coniglio in smoking. Sua madre, che era una sarta, confezionò il primo prototipo e questo venne valutato durante una riunione tra i fondatori del Playboy Club Hugh Hefner, Victor Lownes e Arnold Morton e l'illustratore della rivista LeRoy Neiman. Inizialmente il vestito non venne accolto molto positivamente, dato che assomigliava ad un costume da bagno integrale a cui erano state aggiunte la coda e le orecchie. Tuttavia Hefner ci vide del potenziale e suggerì di tagliarlo più alto sul fianco in modo da esporre maggiormente le gambe e accenture la forma a V del costume.[2] Secondo fonti più recenti il design originale del costume sarebbe da attribuire alla stilista americana Zelda Wynn Valdes[3][4][5], tuttavia questa tesi non è riscontrabile in pubblicazioni dell'epoca.
Per la produzione in massa, il costume fu prodotto dalla Kabo Corset Company di Chicago che si basò sulla loro linea di corsetti "merry widow" ("La vedova allegra"). Il costume da coniglietta divenne un simbolo dei Playboy Club ed è anche la prima uniforme commerciale ad essere stata registrata dalla United States Patent and Trademark Office (numero 0762884).
Nel 1962, lo stilista francese Renee Blot venne assunto per rifinire il costume. Le orecchie furono rimpicciolite, vennero aggiunti un collare con un cravattino a farfalla, dei polsini con dei gemelli a forma di testa di coniglio, una coccarda di raso con il nome della coniglietta indossata sul fianco destro. I costumi originali erano fatti in raso ed erano disponibili in 12 colori diversi. Molti anni dopo Playboy commissionò ad un famoso produttore di biancheria intima e costumi da bagno la creazione del vestito in tessuto elasticizzato lavabile, per avere colori più nitidi e resistenti. Anche i collant si sono evoluti col tempo, passando da una prima versione in rete ad un tessuto speciale creato dalla Danskin. Le conigliette indossavano due paia di collant, uno marrone talpa e sopra di esso un altro paio nero.
L'ultimo club negli Stati Uniti chiuse nel 1988[6] e la catena continuò ad esistere fino al 1991, quando anche il club di Manila terminò le atttività. Nel 2006 il Palms Casino Resort di Las Vegas aprì un Playboy Club nella Fantasy Tower,[7] e Roberto Cavalli venne scelto per ridisegnare il costume.[8] Nel 2010 vennero aperti club a Londra[9], in Macao[10] e a Cancún[11]. Il club di Las Vegas chiuse nel 2012,[12] quello di Macao nel 2013[13] e quello di Cancún nel 2014.[14] Per i Playboy Club aperti in India nel 2012 lo stilista Mohini Tadikonda dovette modificare l'uniforme originale per venire incontro. alle leggi indiane.[15] Nel 2018 è stato aperto il Playboy Club di New York[16]
Formazione e comportamento
Le conigliette erano cameriere che servivano drink nei Playboy Club. Ce n'erano di vari tipi, come la "Door Bunny", la "Cigarette Bunny", la "Floor Bunny", la "Playmate Bunny" o la "Jet Bunny" (una coniglietta appositamente selezionata e formata per diventare assistente di volo nel "Big Bunny", il jet di Playboy). Per diventare una coniglietta le ragazze erano accuratamente selezionate tramite audizioni e dovevano sottoporsi ad una formazione rigorosa. Negli anni '70 Victor Lownes utilizzò la sua tenuta di campagnia nell'Hertfordshire (la "Stocks") per formare le conigliette durante le sontuose feste organizzate nella casa.[17]
Una coniglietta doveva essere in grado di indentificare 143 marche di liquori e sapere come guarnire 20 varianti di cocktail. Inoltre doveva padroneggiare alcune movenze necessarie a lavorare nei club. Tra queste la "Bunny Stance", una posa richiesta per i clienti più facoltosi in cui la coniglietta restava in piedi con le gambe incorciate. Quando una coniglietta riposava o aspettava prima di entrare in servizio, doveva sedersi sullo schienale di una sedia o di una poltrona, nella cosiddetta "Bunny Perch". La movenza più famosa era la "Bunny Dip", inventata da Kelly Collins (famosa come "la coniglietta perfetta"). Per eseguire la "Bunny Dip" la ragazza doveva piegarsi leggermente all'indietro con il ginocchio sinistro appoggiato dietro la gamba destra e servire i drink. In questo modo si evitava di rovinare il costume. Frequentare i clienti era vietato e i clienti non potevano toccarle. Note di demerito erano assegnate qualora la coniglietta non avesse curato correttamente il proprio aspetto.
C'era una donna a capo delle conigliette in ogni club, chiamata la "Bunny Mother" (la "Madre coniglietta"). Aveva funzioni manageriale e di risorse umane. Doveva definire i turni di lavoro, assumere, licenziare e formare. Il manager del club aveva solo due responsabilità relative alle conigliette: il servizio e la pesatura. Prima di ogni turno il manager doveva pesare ogni coniglietta. Le conigliette non potevano perdere o guadagnare più di una libbra. La Playboy Enterprises richiedeva a tutte le loro impiegate di riconsegnare i costumi alla fine del loro lavoro, quindi ancora oggi sono conservati nei magazzini della compagnia e saltuariamente venduti su eBay.[18] Gli unici due costumi esposti pubblicamente sono nelle collezioni dello Smithsonian e del Chicago History Museum.[19] Una sarta era disponibile a qualunque ora per aiutare le ragazze con le loro uniformi. I costumi erano fatti su misura per ogni coniglietta nel club in cui lavoravano e si componevano di due elementi principali: una parte frontale, già cucita a coppe di diverse taglie, e una posteriore che la sarta doveva unire in modo che il costume si adattasse perfettamente al corpo della ragazza.
Icona internazionale
Il costume da coniglietta è molto popolare in Giappone dove non è associato a Playboy e viene semplicemente chiamato il "vestito da coniglio" o "Bunny Girl" (banī gāru). Viene comunemente indossato da personaggi di manga e anime, come per esempio Haruhi Suzumiya, Kallen Kozuki di Code Geass, Bulma di Dragon Ball. Compare addirittura nel titolo di Seishun buta yarō wa bunny girl-senpai no yume o minai.
In Brasile non ci sono Playboy Club, ma la divisione brasiliana di Playboy utilizza delle conigliette ("coelhinas") per i propri eventi. Attualmente le conigliette ufficiali sono tre: Thaíz Schmitt, Márcia Spézia e Ana Lúcia. Sono state anche Playmates e sono comparse insieme sulla copertina del numero speciale natalizio di dicembre 2008.
Critiche
Il trattamento ricevuto dalle conigliette fu reso pubblico nel 1963 nell'articolo "A Bunny's Tale" scritto dalla giornalista Gloria Steinem per la rivista Show[20] e ristampato nel 1983 nel suo libro Outrageous Acts and Everyday Rebellions[21][22]. Steinem lavorò come coniglietta in un club per qualche tempo e descrisse nel suo articolo le condizioni di sfruttamento e le richieste di natura sessuale che venivano fatte e che erano al limite della legge.[23] Dall'articolo è stato tratto l'omonimo film TV del 1985 con Kirstie Alley nel ruolo di Gloria Steinem.
Note
- ^ A Playboy Bunny is not the same as a Playboy Playmate, Business Insider.
- ^ Handy, Bruce, May 2011, "A Bunny Thing Happened: An Oral History of the Playboy Clubs", Vanity Fair.
- ^ Candace Jordan, Woman's History Month: The designer behind the iconic Playboy Bunny costume, su chicagonow.com, 4 March 2017. URL consultato il 29 June 2018.
- ^ Julee Wilson, Zelda Wynn Valdes: Black Fashion Designer Who Created The Playboy Bunny Outfit (PHOTOS), su huffingtonpost.com, 7 February 2013. URL consultato il 29 June 2018.
- ^ Dominique Norman, The Influential Designer Behind the Playboy Bunny Uniform, su observer.com, 10 May 2017. URL consultato il 29 June 2018.
- ^ Last of Playboy Clubs In U.S. to Shut Down, The Telegraph.
- ^ Ryan Nakashiima, New Playboy club opens in Vegas, 1º ottobre 2006.
- ^ Roberto Cavalli is working on his very own Bunnies, British Vogue.
- ^ New Playboy club to open in London, The Telegraph, 19 ottobre 2010. URL consultato il 27 luglio 2019.
- ^ Playboy Bunnies Land in Macau, in The Wall Street Journal, November 22, 2010.
- ^ Playboy Club Cancun Brings Exciting Nightlife and Gaming to One of the World's Most Popular Travel Destinations, su prnewswire.com, 2 December 2010. URL consultato il 10 March 2016.
- ^ Where have all the Playboy Bunnies gone?, Las Vegas Sun, 14 settembre 2015. URL consultato il 27 luglio 2019.
- ^ Wilson Ng, Playboy Club Sands Macao has closed down, in Places and Foods, 2 October 2013. URL consultato il 29 December 2015.
- ^ Phil, Mexican Ministry closes six casinos including Playboy Cancun, in G3 Newswire, 30 April 2014. URL consultato il 29 December 2015.
- ^ India Gets Ready for First Playboy Club, in CNN, 21 dicembre 2012.
- ^ I visited New York's new Playboy Club, and it wasn't what I expected, Business Insider, 7 novembre 2018. URL consultato il 27 luglio 2019.
- ^ (EN) Aldbury: Be here now, su hertfordshirelife.co.uk. URL consultato il 3 May 2017 (archiviato il 3 May 2017 ).
- ^ FAQ'S, su explayboybunny.com. URL consultato il 26 aprile 2012.
- ^ Costumes, su chicagohistory.org, Web.archive.org, 25 maggio 2006. URL consultato il 26 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il May 25, 2006 ).
- ^ Pubblicato in due parti. Parte 1 e parte 2.
- ^ Steinem, Gloria. Outrageous Acts and Everyday Rebellions, pg. 29-69. Plume Books, New York City: 1983.
- ^ Gloria Steinem, 'I Was a Playboy Bunny', estratto da 'Outrageous Acts and Everyday Rebellions' (PDF), su gloriasteinem.com (archiviato dall'url originale il 27 ottobre 2011).
- ^ Interview With Gloria Steinem, su youtube.com, ABC News.
Bibliografia
- Goldberg, Joe (1967). Big Bunny: The Inside Story of Playboy. New York: Ballantine Books.
- Scott, Kathryn Leigh. The Bunny Years. Los Angeles: Pomegranate Press, 1998. ISBN 978-0-938817-43-7.
Voci correlate
Altri progetti
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- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Coniglietta
Collegamenti esterni
- (EN) Ex-Playboy Bunnies