Il campionato fu sospeso a causa dell'ingresso dell'Italia nella prima guerra mondiale; la vittoria del torneo fu assegnata al Genoa, al suo settimo titolo, per una decisione postbellica della FIGC che si presume essere stata assunta fra il 1919[2][3][4] e il 1929,[5][6][7][8] ancorché la delibera federale risulti irreperibile.[9][10][11]
Sempre più condizionata dalle piccole società, la Federazione ripescò le retrocesse continuando a inflazionare il campionato. La concessione che venne accordata alle grandi squadre all'assemblea federale del 2 agosto 1914 fu un nuovo format con minor spazio alle eliminatorie locali e maggiore per gli scontri a livello nazionale. Questa riforma non risolse tuttavia il problema, anzi lo aggravò, perché la fase regionale divenne un incomodo, con tante gare squilibrate atte solo a procurare infortuni ai giocatori, taluni oramai ingaggiati dalle grandi società con l'esborso di migliaia di lire. La soluzione della vertenza venne rinviata al 1915-1916, allorquando la Prima Categoria dell'Alta Italia sarebbe stata suddivisa in due tornei, una Categoria A e una Categoria B ciascuna di 18 squadre, sostanzialmente riportando il massimo campionato a una versione revisionata del progetto Valvassori-Faroppa, e istituendo una seconda categoria nazionale.[12][13]
All'assemblea presero parte anche i delegati delle società romane, che protestarono per la negligenza della Federazione nei confronti del calcio centro-meridionale, ma senza risultati. Nel regolamento dei campionati 1914-15 gli articoli dal 5 al 13 (relativi ai campionati di Prima Categoria, Riserve, Promozione e Terza Categoria) riguardano implicitamente solo i gironi settentrionali, relegando agli articoli successivi (dal 14 al 16) il regolamento dei campionati di ogni categoria disputati nell'Italia Centrale, Meridionale ed Insulare, a conferma di come la Federazione mettesse in secondo piano i campionati disputati nell'Italia centro-meridionale rispetto a quelli disputati nel Nord. Ciononostante, il regolamento prevedeva la disputa della finalissima per il titolo di Campione d'Italia tra il campione del Nord e quello peninsulare.
L'Assemblea federale del 2 agosto 1914, tenutasi la stessa domenica della dichiarazione di guerra della Germania alla Russia, si svolse tuttavia all'ombra delle ben più rilevanti notizie di politica internazionale, e già il completamento di quella stagione venne messo esplicitamente in dubbio.[14] La mobilitazione preventiva dell'esercito, decisa da Vittorio Emanuele III, mise in seria difficoltà i numerosi club già penalizzati dalla partenza della classe 1894 per la leva obbligatoria, avvenuta tra il settembre e l'ottobre del 1914.[15] Il Savoia di Milano rinunciò già dalla prima gara,[16] e l'Itala Firenze addirittura prima della redazione dei calendari, mentre un mese di gioco bastò per stroncare l'esistenza del Piemonte.[17] La situazione divenne ancor più grave nella primavera 1915, quando furono precettati i nati nel primo semestre della classe 1895, e ciò ben prima della mobilitazione generale stabilita dal Ministero della Guerra.[15]
Formula
Il torneo settentrionale era strutturato in sei gironi locali (gestiti dai Comitati Regionali) composti da sei squadre ciascuno: alla fase nazionale accedevano le prime due classificate oltre alle quattro migliori terze. Tutti i club del Nord piazzatisi oltre il terzo posto sarebbero dovuti retrocedere.[12][18] La fase nazionale si articolava su gironi di semifinale di quattro squadre ciascuno, le cui vincitrici accedevano al girone finale per l'assegnazione del titolo settentrionale: il campione del Nord si contendeva il titolo nazionale in una finalissima contro la squadra vincitrice del torneo centro-meridionale.
Il torneo peninsulare, secondo le previsioni originarie, era stato diviso in tre Sezioni su base geografica: Centrale (Marche, Toscana, Umbria, Lazio e Abruzzi), Meridionale (Campania, Calabria, Basilicata e Puglie) e Insulare (Sicilia e Sardegna). A loro volta, le Sezioni erano state organizzate in gironi regionali, le cui squadre prime classificate avrebbero avuto accesso ai gironi interregionali atti a determinare le vincitrici di zona. La primatista insulare avrebbe dovuto sfidare in gara doppia la primatista meridionale e la vincente di tale incontro, sempre in gara doppia, avrebbe dovuto disputare contro la primatista centrale la finale per il titolo di "Campione dell'Italia centro-meridionale". Alla competizione, tuttavia, parteciparono solo club di Toscana, Lazio e Campania, e la FIGC cambiò in corsa le regole ammettendo al girone finale dell'Italia Centrale le prime due classificate dei campionati di Lazio e Toscana.[19][20][21]
Avvenimenti
Il campionato
La nuova formula aveva reso le eliminatorie regionali del Nord Italia un fastidioso incomodo dall'esito scontato. Tutte le principali società non ebbero difficoltà a superarle, mentre l'unico fatto di rilievo avvenne fuori dal campo, con la punizione a tavolino del Brescia per il tesseramento irregolare di Alessandro Bollani; tuttavia, la retrocessione in Categoria B delle rondinelle che la sanzione avrebbe teoricamente comportato non si verificò a causa dei successivi eventi extrasportivi.[22] Il gioco si fece interessante solo dopo le vacanze natalizie, quando iniziarono i quattro gironi di semifinale. I due gruppi più interessanti furono l'A e il C, in cui il Genoa riuscì a eliminare i campioni casalesi in carica che non furono in grado di ripetere l'impresa dell'anno precedente, e il Torino a sua volta ebbe la meglio su una ormai vecchia Pro Vercelli. Decisamente più agevoli furono, invece, i percorsi delle due grandi milanesi nei rispettivi raggruppamenti.
Nel frattempo le eliminatorie toscane e laziali, che qualificarono al Girone Finale Centro il Pisa, il Lucca, il Roman e la Lazio, furono caratterizzate da una modifica regolamentare in itinere nonché dal cosiddetto "caso Lissoni". A inizio stagione, il portiere del Roman Pasquale Lissoni aveva effettuato, all'insaputa di tutti, un doppio tesseramento col Roman e col Genoa: nel gennaio 1915 il portiere si trasferì al Genoa, ma nel mese precedente fu schierato dal Roman irregolarmente in due partite vittoriose contro la Fortitudo e l'Audace, le quali presentarono ricorso.[23][24] Come da regolamento, il Roman rischiava di subire due sconfitte a tavolino oppure di ripetere i match incriminati, con eventuale perdita dell'accesso alle finali interregionali, originariamente previsto solo per le capoliste dei gironi regionali.[20][21] A capo del Comitato Regionale Laziale c'era, però, il presidente giallorosso Luigi Millo, il quale avrebbe agito diplomaticamente, evitando al Roman di subire penalizzazioni; contestualmente, la Federazione decise il 4 febbraio[25] di ammettere al Girone Finale Centro anche le seconde classificate delle eliminatorie regionali. La ragione che spinse la FIGC a disporre a gare in corso l'allargamento dei quadri, auspicato dai club romani fin dal luglio 1914 ma contestato dal Pisa primatista toscano, non è ancora chiara: il provvedimento venne preso, forse, proprio per non penalizzare il Roman senza far torti, però, alle altre squadre laziali che ambivano alla fase interregionale, oppure per l'esigenza di allungare la fase interregionale del campionato, facendo sì che il torneo settentrionale e quello centro-meridionale avessero termine a breve distanza temporale l'uno dall'altro e che il campione centro-meridionale potesse disputare la finalissima in condizioni fisiche ottimali.[23][26][27]
Le semifinali del Nord Italia furono assai perturbate dalle abbondanti nevicate invernali slittando di diverse settimane, un particolare, questo, normalmente marginale, ma in questo caso, come vedremo, determinante. L'inizio delle finali slittò dopo Pasqua, e l'andamento del torneo fu alquanto equilibrato. Clamorosa fu la rotta in cui il Genoa incappò a Torino incassando sei gol, eppure i grifoni si dimostrarono la squadra più regolare e si apprestavano ad accogliere i granata a Marassi il 23 maggio, giorno di Pentecoste, per la gara decisiva: un pareggio e sarebbe stato accesso alla finalissima nazionale. Questa gara, però, non si sarebbe mai più disputata a causa dell'insorgenza bellica.
Nel Girone Finale Centro la Lazio, piazzatasi al secondo posto nelle eliminatorie regionali, si prese la sua rivincita contro il Roman battendolo sia all'andata che al ritorno, laureandosi campione dell'Italia centrale e ottenendo l'accesso alla finale per il titolo di campione dell'Italia centro-meridionale.[28][29] Intanto le finali meridionali fra le campane Internazionale Napoli e Naples (uniche iscritte per le sezioni meridionali e insulari), inizialmente previste nel mese di marzo, erano state rinviate al mese successivo per problemi logistici dell'Internazionale: le partite del 18 e del 25 aprile che videro l'Internazionale passare il turno, però, furono annullate e fatte ripetere dalla FIGC per irregolarità nel tesseramento dei giocatori "interisti" Pellizzoni e Steiger.[30][31] I nuovi match si svolsero il 16 e il 23 maggio, con una vittoria a testa per le sfidanti. Non è appurato, tuttavia, se la seconda gara sia stata omologata o meno: in caso positivo si sarebbe dovuto tenere uno spareggio per determinare la finalista avversaria della Lazio.[32][33][34][35] In ogni caso, la sospensione bellica si abbatté sul campionato e il titolo meridionale rimase inassegnato.
La sospensione bellica
Il 23 maggio avrebbe dovuto svolgersi l'ultima giornata del Girone Finale Nord, con in programma i decisivi match Genoa-Torino e Milan-Inter. Eventi politici di ben più alta levatura investirono tuttavia la settimana precedente le gare. Il Parlamento italiano aveva votato giovedì 20 i pieni poteri al governo, al fine dell'ingresso nella prima guerra mondiale. Sabato 22 venne dichiarata la mobilitazione generale, e domenica 23 la FIGC decise l'immediata sospensione del campionato senza curarsi di consultare con un referendum le società interessate. Nella stessa domenica l'Italia dichiarò guerra all'Impero austro-ungarico.[36]
«Il Comitato Direttivo della F.I.G.C., riunitosi d'urgenza, ha stanotte deliberato di sospendere i due matches pel campionato di I Categoria che dovevano svolgersi oggi a Milano e a Genova. L'annuncio è stato dato agli interessati con questo sibillino telegramma: "In seguito mobilitazione per criteri opportunità sospendesi ogni gara".»
Sempre il 24 maggio 1915, Il Messaggero riportò testualmente quanto segue:
«Il comitato direttivo della Federazione Italiana Giuoco Calcio, riunitosi d'urgenza, ha deliberato di sospendere ogni match di campionato dandone avviso ai clubs interessati, e ciò in seguito alla mobilitazione.»
Lo svolgimento della maggior parte degli incontri fu quindi rinviato: il 23 maggio vennero disputate regolarmente soltanto alcune partite di campionati minori fra società con sedi territorialmente vicine, fra cui l'incontro decisivo di Terza Categoria fra Olona e Stelvio conclusosi 3-0. Secondo alcune fonti, nella stessa giornata si sarebbe svolta anche la sfida di ritorno del campionato meridionale Naples-Internazionale Napoli, terminata 4-1.[38] L'omologazione di tale gara non è tuttavia dimostrata, in quanto non risultante dai documenti dell'epoca disponibili e in contrasto con la delibera FIGC che sanciva la sospensione di "ogni match di campionato".[9][10][32][33][36]
Nell'Alta Italia, anche il derby di Milano fu posticipato, poiché il suo risultato era vincolato a quello dell'annullata Genoa-Torino,[38][39] sebbene, di fronte alle proteste subite, la Federazione diede come motivazione ufficiosa del rinvio l'impossibilità logistica da parte del Torino di raggiungere la città di Genova in quella giornata.[23][38] Il quotidiano genovese Il Lavoro avallò, invece, la decisione del presidente FIGC Carlo Montù, sostenendo che il match di Genova non si sarebbe comunque potuto svolgere a causa di un forte temporale.[38]
In precedenza la FIGC, per evitare la possibilità preventivata che il campionato venisse sospeso per la guerra, aveva proposto al Genoa, primatista del Girone Finale Nord, di giocare la penultima giornata il 13 maggio, come turno infrasettimanale, in modo da anticipare l'ultima giornata al 16 maggio, ma il club rossoblù aveva rifiutato, presumibilmente per impedimenti organizzativi. Ciò nonostante, il provvedimento federale di interruzione del torneo fu criticato con un comunicato ufficiale dallo stesso club genoano.[40]
Eventi successivi
Il titolo postumo al Genoa
Quando avvenne l'interruzione del campionato il suo esito era ancora incerto. Sebbene bastasse un solo punto al Genoa per accedere alla finalissima nazionale, in caso di vittoria del Torino sui genoani e di mancato successo dell'Inter nella stracittadina milanese si sarebbe dovuto disputare uno spareggio tra la compagine piemontese e quella ligure per stabilire il club campione settentrionale. Nel caso in cui, invece, l'Inter fosse riuscita a battere il Milan all'ultima giornata con contemporanea vittoria del Torino, i nerazzurri avrebbero raggiunto i granata e i rossoblù in vetta, rendendo necessario addirittura un triangolare di spareggi. Restava, inoltre, ancora da disputare la succitata finale nazionale con il club campione centro-meridionale, anche se il divario tecnico fra i sodalizi delle due parti della penisola, emerso nelle due sfide delle stagioni precedenti, rendeva più probabile la vittoria del club campione del Nord.[38][41][42]
I giornali dell'Alta Italia dell'epoca si chiesero se il titolo sarebbe stato assegnato al Genoa, in vetta alla classifica settentrionale al momento della sospensione, e vi fu chi auspicò una decisione in tal senso.[43][44][45] Andrebbe notato, peraltro, che lo stesso Il calcio - Bollettino Ufficiale della FIGC, negli articoli concernenti i pronostici sul possibile vincitore del campionato, prendeva in considerazione le sole Milan, Torino, Inter e Genoa, definite «le quattro squadre finaliste del Campionato Italiano», ma riteneva il club granata e non quello rossoblù il favorito alla vittoria finale «per le speciali doti di resistenza» mostrate nel corso della stagione.[46] Ciò nonostante, non può essere ignorato che, per regolamento, il titolo di "Campione d'Italia" poteva essere assegnato esclusivamente nell'ambito della finalissima tra la formazione campione settentrionale e quella campione centro-meridionale.
La storiografia tradizionale riferisce che, nelle settimane seguenti alla sospensione, i dirigenti della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) discussero di cosa fare dell'inconclusa competizione. Essendo questi convinti che il conflitto si sarebbe concluso vittoriosamente nel giro di poche settimane, decisero che la manifestazione sarebbe stata ultimata alla cessazione delle ostilità. Sul fronte italiano, viceversa, la prima guerra mondiale terminò soltanto il 4 novembre 1918. Il Consiglio Federale, nuovamente presieduto da Carlo Montù, tornò a riunirsi solo l'anno dopo per organizzare il campionato 1919-1920, col titolo a quel punto rimasto vacante da quattro anni. Non avendo più senso far giocare le gare restanti, la Federazione avrebbe deciso nel maggio 1919 (secondo alcune ricostruzioni il 23 settembre dello stesso anno, per altre ancora non prima del 1929) di attribuire la vittoria del campionato italiano al Genoa, in quanto primo in classifica nel Girone Finale Nord al momento della sospensione bellica e più prossimo alla vittoria del torneo,[2][3][47] ignorando totalmente i pari diritti delle squadre centro-meridionali poiché ritenute a priori meno competitive.[9][10][48] Di tale decisione, tuttavia, allo stato non vi è alcuna traccia documentale ufficiale, perché nel 2016 la Federazione non riuscì a rinvenire nei propri archivi la relativa delibera.
In ogni caso, secondo tali tesi, l'assegnazione del campionato si protrasse per le lunghe causa i reclami di Inter e Torino. In base alla ricostruzione della "Fondazione Genoa 1893", ente deputato allo studio della storia rossoblù, su cui si basò il giornalista Carlo Felice Chiesa,[49] la questione si sarebbe chiusa solo nel 1921. Nel settembre di quell'anno la rivista sociale genoana pubblicò una foto della formazione rossoblù 1914-1915 accompagnata dalla didascalia: «la nostra prima squadra che è stata dichiarata vincitrice del Campionato di Foot-Ball per l'anno 1914-1915». La cerimonia di premiazione, però, avrebbe avuto luogo solamente l'11 dicembre 1921, durante la fase di risoluzione dello scisma, allora in corso, tra la FIGC e la Confederazione Calcistica Italiana (CCI), della quale faceva parte lo stesso Genoa. Alcuni anni dopo, in una retrospettiva del 1927 sui primi trent'anni di storia del football italiano, Vittorio Pozzo, allenatore torinista dal 1912 al 1922, affermò che il Genoa era a quota nove titoli e scrisse:
«Il campionato della stagione 1914-15 venne interrotto dalla mobilitazione proprio quando esso giungeva al suo termine, ed il titolo [di Campione d'Italia, ndr] venne aggiudicato alla società meglio classificata [nel torneo settentrionale, ndr] al momento della sospensione, il Genoa Club.»
Il primo documento ufficiale ad attestare il Genoa quale vincitore del suddetto campionato, fu l'albo d'oro della FIGC pubblicato nel secondo volume dell'Annuario Italiano Giuoco del Calcio, edito dalla Federazione nel 1930, in cui però non vengono menzionate né la relativa delibera, né la data né tantomeno le motivazioni sulla base delle quali il titolo fu «aggiudicato al Genoa Club»;[7] occorre precisare, tuttavia, che nel primo volume del summenzionato Annuario Italiano, edito nel 1928, il campionato 1914-1915 risultava ancora «sospeso». In un articolo del quotidiano La Stampa, datato 1923, si afferma che il club ligure ricevette le medaglie del campionato 1914-1915 dalla FIGC, senza spiegare a che titolo vennero consegnate,[4] mentre secondo l'autobiografia di Pozzo il campionato fu attribuito dal Consiglio Federale, non chiarendo se si trattasse del torneo settentrionale o nazionale; anche nel summenzionato articolo de La Stampa del 1927, lo stesso Pozzo scriveva che il Genoa aveva vinto il campionato 1914-1915, senza fornire ulteriori specificazioni.[50]
Una delle maggiori censure successivamente mosse nei confronti della Federazione e della stampa dell'epoca, a cominciare dalle note critiche del giornalista Gianni Brera, fu tuttavia proprio quella di aver assunto posizioni e compiuto atti di palese discriminazione territoriale ai danni dei club centro-meridionali.[48]
Furono venticinque i tesserati rossoblù, fra calciatori e membri della società, che non appresero mai della vittoria, poiché scomparsi durante la guerra.[51] I presunti conflitti di interessi intercorrenti fra Carlo Montù (alla guida della Federazione nel 1919), Luigi Bozino (presidente prima federale e poi confederale negli anni 1921-1922), e i dirigenti genoani Edoardo Pasteur (vicepresidente FIGC e CCI sotto Montù e Bozino) e George Davidson (capo della Federazione Ciclistica Italiana) gettarono, comunque, un'ombra sull'intera vicenda.[5][6][52]
La petizione della Lazio
La Lazio 1914-1915, vincitrice del girone finale dell'Italia centrale prima della sospensione bellica.
Il 24 maggio 2015, in occasione del centenario dall'insorgenza per l'Italia della Grande Guerra, sulle colonne del settimanale Nuovo Corriere Laziale, l'avvocato Gian Luca Mignogna ha lanciato l'idea dell'assegnazione ex aequo del titolo a Genoa e Lazio, in quanto la squadra romana fu l'unica qualificatasi alla finale centro-meridionale — e quindi, potenzialmente, all'ipotetica finalissima contro il Genoa — prima della sospensione del torneo.[53] Nel marzo 2016 Mignogna, avvalendosi di una petizione online sottoscritta dalla tifoseria laziale, della collaborazione del "Centro Studi Nove Gennaio Millenovecento" e di un dossier emerotecario a supporto della propria tesi,[54][55] ha avanzato una richiesta ufficiale alla FIGC di attribuzione del titolo ai biancazzurri, a pari merito coi rossoblù:[56] oltre che su ragioni giuridiche e sportive, l'istanza è stata fondata sulla motivazione storica di rendere onore all'importante contributo, in termini di vite umane e opere sociali, prestato dal club capitolino nel corso della prima guerra mondiale, a cui seguì la nomina del sodalizio a ente morale nel 1921.[54][57]
Nell'estate 2016 la Commissione di saggi nominata dal presidente della FIGC, Carlo Tavecchio, per analizzare il caso, dopo aver esaminato la documentazione a riguardo e constatato che negli archivi federali e in quelli pubblici non vi è traccia della delibera di attribuzione dello scudetto al Genoa, ha espresso parere favorevole all'assegnazione congiunta del campionato a genoani e laziali.[9][10] Nel giugno 2017 la Fondazione Genoa ha risposto al dossier in favore della Lazio, sia sul piano giuridico, trasmettendo alla FIGC la propria documentazione onde contrastare le tesi propugnate da Mignogna e impedire l'assegnazione del titolo a pari merito, sia su quello sportivo, sottolineando come «il risultato della finale nazionale era, all'epoca, considerato pressoché scontato»[58] data la netta superiorità che per tutta l'epoca delle finalissime venne palesata dai club settentrionali rispetto ai meno quotati centro-meridionali.[59] Un mese dopo, l'avvocato romano ha depositato presso la Federazione un fascicolo integrativo di controreplica contenente nuove argomentazioni e documenti inediti,[60] a loro volta oggetto, due settimane più tardi, di una replica dell'ente rossoblù che ha ribadito la propria posizione già espressa in merito al tema.[61]
Dopo che l'iter ha subito una battuta d'arresto durante il commissariamento della Federazione, avvenuto dal febbraio all'ottobre del 2018, in occasione del Consiglio Federale del 30 gennaio 2019 il neopresidente Gabriele Gravina ha proposto la creazione di una commissione ad hoc per analizzare, con approccio storico-scientifico, sia la richiesta del titolo 1915 della Lazio, sia le petizioni di Genoa, Bologna e Torino relative ai campionati 1924-1925 e 1926-1927. L'organo collegiale è stato istituito il successivo 30 maggio, incaricando il vicepresidente della "Fondazione Museo del Calcio", Matteo Marani, di coordinare i docenti universitari che lo compongono.[62]
Nello stesso periodo Mignogna ha proseguito la sua attività di ricerca, depositando presso la FIGC un saggio di Antonio Ghirelli e un estratto dall'enciclopedia Il grande calcio diretta da Giorgio Tosatti[63] che indicano nella Lazio la finalista nazionale espressa dal campionato centro-meridionale.[64][65] Il "Centro Studi Nove Gennaio Millenovecento", ente deputato allo studio della storia biancazzurra, ha inoltre documentato che in un articolo del 18 giugno 1920 pubblicato sul quotidiano L'Italia Sportiva (nominato Organo Ufficiale per i comunicati della Federazione nell'ottobre 1920) la Lazio viene definita vincitrice del Campionato dell'Italia centro-meridionale, ancorché non sono reperibili delibere della Federazione al riguardo:[66][67]
«Nel 1915 il F.C. di Roma riusciva, avvenimento unico negli annali dello sport calcistico romano, a conquistare l'ambito titolo di campione laziale, strappandolo per la prima volta alla Lazio, che da anni ed anni lo aveva tenuto ininterrottamente. La Lazio si prendeva poi la rivalsa vincendo il Campionato centro-meridionale, e la guerra interrompeva poi ogni ulteriore attività dei due clubs.»
L'avvocato romano, altresì, ha affermato che nel 1919 il Genoa potrebbe aver ottenuto a tavolino soltanto il titolo di campione settentrionale, e ha definito l'attribuzione dello scudetto al Genoa nel 1921 un «falso storico» — di fatto un'autoassegnazione — perché nelle pubblicazioni della Gazzetta dello Sport degli anni 1921-1922 (all'epoca organo ufficiale FIGC per l'Italia Settentrionale) non risultano mai citate né l'attribuzione del titolo alla società ligure né la consegna delle medaglie ai superstiti genoani; a suffragare tale tesi, nel primo volume dell'Annuario Italiano del Giuoco del Calcio, edito nel 1928 dalla Federazione, il campionato 1914-1915 viene ancora definito «sospeso».[68][69][11] La Fondazione Genoa ha ulteriormente ribattuto nel difendere la legittimità del titolo rossoblù, sostenendo l'infondatezza della tesi del falso storico e citando altri articoli della stampa sportiva d'epoca, redatti tra il 1923 e il 1925, che confermerebbero l'assegnazione del campionato 1914-1915 al Grifone.[70]
Torneo maggiore
Squadre partecipanti
Sezione piemontese-ligure
Gestita dal Comitato Regionale Piemontese-Ligure - sede: Torino presso Ristorante Fiorina, Via Pietro Micca. Il C.R.P.L. gestì le qualificazioni dei soli gironi A e B. Le squadre piemontesi inserite nel girone C furono gestite dal Comitato Regionale Lombardo.[71]
Gestita dal Comitato Regionale Lombardo - sede: Milano presso "Ristorante Orologio" - Piazza del Duomo. Il C.R.L. gestì le qualificazioni dei gironi C, D e E. Su delega della Presidenza Federale ai suoi gironi furono aggregate le piemontesi Casale e Pro Vercelli, e tutte le emiliane.[71]
Pisa e Lucca qualificate alle semifinali dell'Italia centrale.
Virtus Juventusque fusasi il 14 febbraio con la SPES Livorno fondando l'US Livorno.
Itala Firenze ritiratasi prima dell'inizio del campionato e rinunciataria alla categoria.[84]
Nota
La qualificazione al turno successivo era inizialmente prevista per la sola capolista del girone. Con una delibera a eliminatorie in corso, la seconda classificata venne ammessa alle semifinali per allargamento dei quadri.[20][21][23][26]
Roman e Lazio qualificate alle semifinali dell'Italia centrale.
Nota
La qualificazione al turno successivo era inizialmente prevista per la sola capolista del girone. Con una delibera a eliminatorie in corso, la seconda classificata venne ammessa alle semifinali per allargamento dei quadri.[20][21][23][26]
Le partite del 18 e del 25 aprile (Internazionale-Naples 4-1 e Naples-Internazionale 1-1) furono annullate e fatte ripetere dalla FIGC il 16 e il 23 maggio per irregolarità nel tesseramento dei giocatori Pellizzoni e Steiger dell'Internazionale.[30] Secondo alcune fonti, l'esito non risolutivo dei match di maggio avrebbe reso obbligatorio uno spareggio per determinare la finalista del torneo centro-meridionale, incontro mai avvenuto in seguito alla sospensione del campionato.[34][35] L'omologazione della partita del 23 maggio, tuttavia, risulta essere dubbia, a causa della suddetta sospensione.[10][32][33]
Finali dell'Italia centromeridionale
Non disputate per la sospensione bellica, che impedì il completamento delle finali meridionali fra Internazionale Napoli e Naples e la stessa disputa della finale tra il campione meridionale e la Lazio.
Nota
In un articolo del 18 giugno 1920 pubblicato sul quotidiano L'Italia Sportiva (nominato Organo Ufficiale per i comunicati della Federazione nell'ottobre 1920) la Lazio viene definita vincitrice del Campionato dell'Italia centro-meridionale, ma non sono reperibili delibere che dimostrino che la Lazio sarebbe stata riconosciuta dalla FIGC campione del Centro-sud a tavolino.[66][67]
^ab Giorgio Dell'Arti, Martedì 23 settembre 1919, su cinquantamila.corriere.it. URL consultato il 7 maggio 2015.
^abcLa Stampa, 2 luglio 1923, p. 2: "nel 1914-15 la Federazione attribuì le medaglie del campionato ai genoani, dopo che le finali erano state interrotte dallo scoppio della guerra".
^abcAnnuario Italiano Giuoco del Calcio - Pubblicazione ufficiale della F.I.G.C. - Vol. II (1929), p. 91, riporta testualmente «1915 - aggiudicato al Genoa F.C. - Genova». L'Annuario di Baccani del 1919-20, pubblicato nell'autunno 1919, scrisse che il campionato 1914-15 era rimasto senza vincitore, quindi l'aggiudicazione al Genoa dovette avvenire dopo la pubblicazione dell'Annuario Italiano del Football 1919-20.
^abcLa Stampa, 25 settembre 1927, p. 5: "Il campionato della stagione 1914-15 venne interrotto dalla mobilitazione proprio quando esso giungeva al suo termine, ed il titolo venne aggiudicato alla società meglio classificata al momento della sospensione, il Genoa Club" (Vittorio Pozzo).
^Il quotidiano La Stampa diede ai due tornei la denominazione erronea di Divisione A e di Divisione B, cfr. La Stampa, lunedì 3 agosto 1914; mentre gli articoli 9 e 10 del Regolamento Campionati 1914-15, cfr. Il calcio - Bollettino ufficiale della FIGC, anno I, n. 1, 15 ottobre 1914, pp. 14-17, chiamano le due costituende categorie Categoria A e Categoria B.
^abDomenico Quirico, Naja. Storia del servizio di leva in Italia. Milano, Mondadori, 2008. ISBN 978-88-04-57598-6.
^I giocatori già tesserati furono dichiarati dalla FIGC liberi di tesserarsi per altre società e furono assorbiti dagli altri club milanesi. Alcuni andarono a fondare lo Sport Iris Milan (libro del XX anno di fondazione del club 1914-1934 conservato in Biblioteca Nazionale Braidense).
^Regolamento Campionati 1914-15 (consultabile in Il calcio - Bollettino ufficiale della FIGC, anno I, n. 1, 15 ottobre 1914, pp. 14-17), articolo 10: «Un altro gruppo di diciotto squadre formato dalle rimanenti tre di ogni batteria del 1914-15 (escluse le tre ultime sostituite dalle tre vincenti di Promozione) costituiranno la Categoria B». Non è completamente chiara la questione delle retrocessioni da quanto scritto nel Regolamento 1914-15. Posto che certamente le quarte e le quinte classificate di ogni girone sarebbero state sicuramente declassate in Categoria B (insieme a tre delle sei ultime classificate), non è chiaro il criterio con cui la FIGC intendesse scegliere le tre retrocesse in Promozione, dato che i gironi erano sei e le retrocessioni in Promozione erano soltanto tre. In assenza di evidenze concrete, non è possibile conoscere quali fossero le tre retrocesse in Promozione, posto che tutte le retrocessioni furono annullate al termine della prima guerra mondiale. Per tale motivo, nei verdetti non si indicherà in quale campionato le squadre siano risultate retrocesse, in quanto per le sei ultime classificate non è chiaro quali siano state le tre declassate in Categoria B e quali siano state le tre retrocesse in Promozione.
^Non fu certo per la mancata partecipazione di Marche, Umbria e Abruzzi che la FIGC allargò il girone finale dell'Italia Centrale alle seconde classificate di Lazio e Toscana, in quanto lo stesso regolamento era stato già applicato per le stagioni 1912-13 e 1913-14 nonostante la partecipazione dei soli campioni laziali e toscani. Probabilmente le motivazioni vanno ricercate nella necessità di allungare il campionato in modo tale da garantire la quasi simultaneità tra le fasi interregionali Nord, Centro e Sud permettendo così alla squadra campione centro-meridionale di disputare la finalissima in condizioni fisiche ottimali.
^Per la richiesta delle squadre romane di ammettere alle finali dell'Italia centrale due squadre per regione, cfr. Il Messaggero del 31 luglio 1914 e Impiglia. Per la necessità di organizzare il campionato in modo da permettere al campione centro-meridionale di disputare la finalissima in condizioni fisiche ottimali, cfr. in particolare (tratto da Impiglia): «3) Nella passata stagione il campionato regionale laziale, come quello toscano, iniziò a novembre e terminò a febbraio. Risultato: nella finale a luglio la Lazio era l’ombra di se stessa. Occorre procrastinare l’avvio in maniera da far svolgere le semifinali di Lazio e Toscana in simultanea con quelle del nord».
^"GIRONE [TOSCANO-]LAZIALE: La P. F. [Presidenza Federale] ratifica il Calendario delle gare semifinali e finali di campionato stabilito dalla C. T. [Commissione Tecnica], confermandosi, però, a retta interpretazione del Regolamento di campionato che per il titolo di squadra campione dovranno incontrarsi la vincente dell’Italia Centrale e [quella] dell'Italia Meridionale" (tratto da Il calcio - Bollettino ufficiale della FIGC, 15 aprile 1915, p. 2).
^abCAMPIONATO PARTENOPEO - Annullamento Gara (consultabile in Il calcio - Bollettino ufficiale della FIGC, anno II, n. 8, 30 aprile 1915, p. 2) [...] delibera di annullare semplicemente la partita del 18 aprile [...] mandando alla C.T. di fissare nuova data.
^abCfr. i relativi articoli pubblicati su i quotidiani di Roma Il Messaggero del 24 maggio 1915 e La Tribuna del 25 maggio 1915.
^La Gazzetta dello Sport del 24 maggio 1915, cfr. anche Impiglia ("I dirigenti della Federcalcio si riunirono d’urgenza a Torino e, in nottata, deliberarono di non far giocare l’ultimo turno del campionato settentrionale").
^Cfr. la dichiarazione in merito del presidente della Commissione Tecnica FIGC, avv. Antonio Scamoni, su La Gazzetta dello Sport di lunedì 31 maggio 1915.
^La Gazzetta Dello Sport. Genova, 28 [Maggio 1915]: Questa sera si è riunito il Consiglio direttivo del Genoa, che ha preso la seguente deliberazione in merito alla sospensione del Campionato: «Il Consiglio direttivo del Genoa Cricket and Foot Ball Club [...] Visto l'improvviso deliberato della Commissione Tecnica della Federazione Italiana del Giuoco del Calcio col quale nello stesso giorno [domenica 23 maggio 1915] della finalissima veniva soppressa la gara, facendo così cadere le aspirazioni legittime del Genoa Club e di quei giuocatori che dopo ben otto mesi di sacrificio attendevano con serena fiducia l'ambito onore del Campionato Italiano, pel quale si erano già portati alla testa delle squadre concorrenti [...] pur considerando che necessità alcuna, dopo la mobilitazione già da tempo iniziata, non imponeva tale draconiano provvedimento [...] unanime delibera, di fronte alla imponenza e nobiltà dell’attuale momento patriottico per spirito di fratellanza e concordia colle Società consorelle, di soprassedere per ora a quelle fondate proteste cui in tempo di vita sportiva normale avrebbe dovuto ricorrere.»
^Cfr. Il calcio - Bollettino Ufficiale della FIGC, 30 aprile 1915, pp. 8-19: a p. 8 il girone finale del Nord (identificato con «le finali del campionato italiano») viene definito «l'ultima e decisiva disputa per il titolo di campione italiano».
^ Carlo F. Chiesa, 1915-1920, in La grande storia del calcio italiano, nº 8 (C), Guerin Sportivo, agosto 2012, p. 70.
^«Nel dopoguerra il Consiglio Federale assegnò ugualmente il titolo ai genoani, che avevano due punti in più di Torino e Inter», cfr. Il calcio raccontato da Vittorio Pozzo (PDF), puntata 14 (archiviato dall'url originale il 21 luglio 2011).
^ Luigi Saverio Bertazzoni (a cura di), Annuario Italiano del Giuoco del Calcio, collana I volumi dello sport, pubblicazione ufficiale della F.I.G.C., vol. II - 1929, Modena, Società Tipografica Modenese, 1930.
^Testi dell'enciclopedia di Adalberto Bortolotti, Lino Cascioli, Pierluigi Fadda e Angelo Rovelli, cfr. Giorgio Tosatti (a cura di), collana Il grande calcio, Milano, Fabbri Editori, 1988, SBNIT\ICCU\RAV\1934376Controllare il valore del parametro sbn (aiuto). Parametro titolo vuoto o mancante (aiuto)
^abCome risulta dai comunicati ufficiali conservati dall'attuale Comitato Regionale Lombardia nel proprio "Archivio Storico" in via Pitteri 95/2 a Milano.
^In via Trivulzio, di fronte al Pio Albergo Trivulzio, comunemente chiamato "la Baggina".
^Situato nel "quartiere Vercellese", vicino a S.Siro.
^L'Annuario del Foot-ball cita: "presso garage A.L.F.A." per definire la zona geografica (quartiere Vercellese sulla Guida Commerciale Savallo e Fontana).
^Sospesa per nebbia all'84' il 29 novembre, fu mandata a rigiocare il 20 dicembre 1914 ma fu ancora una volta sospesa per impraticabilità del campo al 40'.
^Assegnato lo 0-2 a tavolino annullando il 2-2 sul campo a causa del tesseramento irregolare di Alessandro Bollani.
^Gara da disputare il 7 febbraio 1915 e rinviata al 21 marzo.
^La classifica finale della FIGC per questa squadra ritirata non riportava la posizione in classifica perché, a differenza del Savoia di Milano, il forfait definitivo è stato dichiarato prima dell'inizio della competizione.
^Il Prato dopo 6 gare si ritirò dal torneo per protesta contro la tassa fissa di £ 15 a gara per spese arbitrali, che la Federazione aveva istituito nel 1912 anche se, in seguito a campionato iniziato, la tassa fu ridotta. Le rimanenti gare gli furono date perse per 0-2 a tavolino.
^Gara non disputata e data persa a entrambe per 2-0 (fusione società)