Antonio Cassi Ramelli

architetto italiano (1905-1980)

Antonio Cassi Ramelli (Milano, 1905 - Capiago Intimiano, 1980) architetto italiano

Biografia

Nasce a Milano il 12 aprile 1905 da Paolo Cassi e da Erminia Ramelli. Più tardi adotterà anche il cognome materno per distinguersi da un omonimo altro architetto. Si iscrive al Politecnico di Milano nel 1922. Nel frattempo continua a dedicarsi con buoni risultati allla pratica della scherma. Nel 1926 si diploma professore di disegno architettonico all'Accademia di Brera; inizia nello stesso anno a svolgere la sua attività nel campo dell'architettura con i colleghi Giuseppe Biella e Paolo Buffa. Nel 1927 si laurea in Architettura e, l'anno successivo, consegue a Roma l'abilitazione alla professione.

Inizia l'attività di pubblicista, che continuerà per tutta la vita: collabora "La casa bella", "L'illuminazione razionale", "Rassegna di architettura". Compie il servizio militare e consegue affermazioni nella professione di architetto nei primi anni '30. E' membro della commissione edilizia del Comune di Milano. L'editore Hoepli pubblica "Architetture luminose e apparecchi di illuminazione" scritto insieme a Giovanni Canesi (1934). Nel 1936 riceve la medaglia d'oro per l'arredamento alla Triennale. Nel 1937 è professore incaricato al Politecnico di Milano. Nel 1938 il Coomune di Milano lo incarica della ricostruzione del Teatro Lirico, distrutto da un incendio. Prosegue intanto nella professione con vari progetti di edifici residenziali, ville, negozi. Nel 1939 è libero docente di Caratteri distributivi degli edifici (nel 1944 sarà riconfermato con una relazione di Piero Portaluppi sul suo operato come docente); si sposa nello stesso anno. Richiamato alle armi nel 1941, si ammala e viene congedato dal sevizio militare incondizionato. I bombardamenti su Milano gli distruggono la casa e lo studio. Nel 1945 inizia la pubblicazione di "Documenti di architettura". L'anno successivo pubblica "Edifici per il culto" con Vallardi.

Entra nel Consiglio degli architetti e riprende l'attività di progettazione: palazzo Perego, la sede dell'AEM, alcuni lavori per l'Alemagna, alcuni saloni dell'Andrea Doria. Negli anni '50 lavora per l'Alfa Romeo. Nel 1954 vince il concorso per la cattedra di professore straordinario di Caratteri distributivi. Dal 1953 al 1956 , nella commissione edilizia del Comune di Milano, si occupa della sistemazione di Corso Vittorio Emanuele e di piazza Fontana, della fontana di piazza Castello, della ricostruzione della Galleria Vittorio Emanuele II. Dal 1957 è consigliere della Fabbrica del Duomo occupandosi dei restauri delle vetrate, delle volte e del rinforzo della guglia maggiore; segue anche la realizzazione della quinta porta, opra dello scultore Minguzzi. Nel 1958 copre la cattedra di Composizione architettonica; con Vallardi pubblica "Logica e realtà degli edifici". Nel 1959 pubblica il "Sillabario di architettura" con l'editore Tamburini; nello stesso anno accademico è incaricato di Restauro architettonico dei monumenti. Nell'anno 1961-62 è incaricato di Elementi di composizione e partecipa alla progettazione della nuova sede di via Bonardi della Facoltà di Architettura del Politecnico. E' anche impegnato nei progetti del cimitero di Bruzzano e dell'ampliamento della sede di Milano delle Assicurazioni Generali.

Il 1963 lo vede candidato preside alla Facoltà, ma la sede universitaria è occupata dagli studenti che contestano l'ordinamento "accademico" e in particolare gli rimproverano il progetto troppo "conservatore" della Snia Viscosa. Amareggiato dalle polemiche e dal clima dilagante, si dimette dagli incarichi universitari il 1°febbraio 1964. Continua la sua intensa attività professionale, di saggista e conferenziere, fino alla morte improvvisa avvenuta il 23 agosto 1980, nella sua casa di Capiago Intimiano.


In occasione del centenario della nascita, il Comune di Milano nel settembre 2005 gli dedica la mostra "L'eclettismo della ragione" che ripercorre la sua intera opera di architetto.