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L'uniforme

I bersaglieri dispongono delle stesse dotazioni e vestono la medesima uniforme della fanteria dell'Esercito Italiano, fatta eccezione per alcune tradizionali e distintive caratteristiche proprie della specialità, di seguito riportate.

Il cappello

  Anche detto cappello piumato, moretto da bersagliere o vaira in onore di Giuseppe Vayra che per primo vestì la divisa del corpo. Si utilizza in occasione di servizi armati d'onore e di parata, quando di ronda e in grande uniforme,[1] e si indossa inclinato sul lato destro in modo da tagliare a metà il sopracciglio fino a coprire il lobo dell'orecchio, ed è il più riconoscibile emblema del Corpo ed il simbolo più sentito delle sue tradizioni. A riprova di tale affermazione si ricorda tradizionalmente l'episodio che vide protagonista il tenente colonnello Negrotto, Comandante del 23º Battaglione bersaglieri, che colpito a morte sul Mrzli (campo trincerato di Gorizia) nel 1915, durante la prima guerra mondiale, pose il suo cappello sulla punta della sciabola lanciandolo poi al di là del reticolato nemico gridando: «Bersaglieri, quella è la vostra Bandiera! Andate a prenderla!».

Il piumetto

impiego del piumetto sugli elmetti
Coloniale
(1885)
Adrian 16
(1918)
Coloniale
(1928)
M31 R.E.
(1931)
Brodie C.I.L.
(1944)
M33 E.I.
(1970)
M33 mimetico
(1980)
M33 ITALCON
(1982-84)
TF89 UNOSOM
(1992-94)
SEPT2 UNIFIL
(2019)
 
Ufficiale (1863)

Nel XIX° secolo l'utilizzo di piumaggi sui copricapi militari aveva scopi mimetici ed era di uso comune presso cacciatori e volteggiatori dei vari eserciti. La Marmora che nel corso dei suoi viaggi in Francia, Austria, Prussia e altrove aveva avuto modo di studiare minutamente le fanterie leggere dei diversi eserciti d'Europa[2], nel concepire la divisa dei bersaglieri lo volle così, affinché rappresentasse plasticamente ardore ed impeto, prontezza nello slancio e resistenza nella corsa.[3]

Gli ufficiali che in origine per distinguersi impiegavano penne di colore verde chiaro e subivano per questo una specifica attenzione da parte dei tiratori nemici uniformarono nel 1871 il colore delle loro penne con quelle nere della truppa.[4][5]

 
Porta piumetto

Anche se impropriamente, i bersaglieri si riferiscono alle penne del loro cappello sempre con il termine di piume e come tali vengono storicamente celebrate in canzoni e orazioni al punto che la definizione fante piumato è divenuta sinonimo di bersagliere.

Il piumetto è formato da centotrentadue penne nere naturali di cappone di varia lunghezza (trenta lunghe 10-15 cm., cinquanta lunghe 15-18 cm., trentadue lunghe 20-25 cm., venti lunghe 27-29 cm.) che assumono colore verde bronzeo, iridescente; fissate ad un gambo metallico del diametro di 2 mm. e lungo 100 mm. fasciato da un rivestimento in pelle di montone di colore nero dotato tramite una cucitura di una linguetta con occhiello grazie al quale può essere inserito e bloccato nell'apposita sede presente sul copricapo. Nella parte superiore del supporto un bottone nero telato.[6][7]

I bersaglieri montano le caratteristiche piume sui loro elmetti grazie ad un apposito accessorio porta piumetto[6] introdotto a partire dal Mod.31/33 agganciato al bordo inferiore destro della calotta. Ovvero adattandolo quando possibile ai gusci dei più recenti elmetti in materiale composito anche realizzando se necessario le modifiche utili al fissaggio del piumetto sul telino mimetico vegetato.

Cappello, casco coloniale o elmetto, il piumetto non ha mai abbandonato i bersaglieri se non durante la prima guerra mondiale quando tra il settembre 1915 e gli ultimi mesi del 1917 per occultare i movimenti dei reparti e offrire al nemico bersagli meno individuabili il generale Cadorna ordinò[8] che venissero temporaneamente dismessi piumetti e penne alpine dalla zona del fronte.[9]

Perduta la sua storica valenza mimetica il piumetto tattico montato oggi sugli elmetti ha dimensioni ridotte. (50 piume) mentre per il cappello piumato è possibile reperire in commercio un'ampia gamma di piumetti fuori ordinanza, che differiscono oltre che per i materiali (naturali e sintetici) soprattutto per il numero delle penne utilizzate ovvero per volume e lunghezza (fino ai 60 cm. del modello '1000 piume') che il bersagliere può indossare, indipendentemente dal grado.

Il fregio

Il fregio dei bersaglieri rappresenta: "una cornetta con nappe poggiata su due fucili incrociati; con al centro della cornetta una granata con collo; sormontata da una fiamma a sette lingue ripiegate a sinistra".[7] inclinata e fuggente, come mossa dal vento della corsa dei bersaglieri, sinonimo di impeto e velocità.[3]

Per consolidata tradizione ufficiali e sottufficiali mantengono sul fregio il numero del primo reparto di assegnazione, i comandanti quello dell'unità da loro comandata. La croce scorciata sul fregio indica gli ufficiali fuori corpo, non assegnati organicamente ad alcun reggimento o battaglione.

per cappello piumato

 
 

Questo fregio viene applicato sul cappello piumato nella parte anteriore della calotta, subito sopra la tesa. Si compone di una coccarda tricolore, oggi in raion, del diametro di circa 8 cm. su cui viene posto il trofeo in metallo dorato alto circa 6,8 cm. e largo 6,2 cm.; fissato tramite linguette di metallo ripiegate all'interno del cappello. L'applicazione di un dischetto di metallo dorato raffigurante la granata sulla quale trova posto l'indicazione del reparto di appartenenza (la c.d. pulce), completa il fregio.

evoluzione del fregio
(1836-49)
(1850)
da ufficiale
(1861)
(1885)
casco coloniale

In realtà nel 1836 alla fondazione del Corpo un fregio molto diverso compariva sui cappelli dei bersaglieri; su una coccarda di lana di colore azzurro savoia un fregio in ottone di grossolana fattura in cui apparivano due fucili poggiati su una tromba, il tipico fregio della fanteria leggera (sarà impiegato per tutta la prima guerra di indipendenza). (I BERSAGLIERI - pag.129) La prima evoluzione si ha nel 1848. Il Regno di Sardegna adotta la bandiera tricolore, nuove coccarde e la granata con le sue sette fiamme inizia lentamente e gradualmente ad apparire sui copricapi dei bersaglieri. Nel 1861 la transizione è completata.

Quando con le nuove uniformi mod.1885 un contingente di 800 bersaglieri occupa il porto eritreo di Massaua dando il via alla prima guerra coloniale italiana, l'impiego del fregio si estese dal cappello piumato ai caschi coloniali. Unica differenza la forma della coccarda, non più circolare ma ovale.


Il numero sul fregio indicava il reggimento (negli anni in cui il Corpo era organizzato su base reggimentale) o il battaglione d'appartenenza. In alcuni periodi anche ricorrendo ai numeri romani. Una croce nera distingueva invece il personale destinato alle scuole o fuori corpo.


per altri copricapi

da riportare

Secondo le tradizioni delle origini, ufficiali e marescialli indossavano sulla vaira il fregio con il numero del primo reparto bersaglieri in cui avevano prestato servizio, indipendentemente dal reparto di attuale appartenenza.

Quando indossato sulla vaira, il fregio era inizialmente apposto su una coccarda blu Savoia, successivamente sostituita da una coccarda tricolore,

da inserire

  • numeri, croce o nulla pulce
  • numero btg sost. nel 1870 da rgt, poi nel 1886 si reintroduce btg.
  • bomba per granatieri
  • fiamma come i carabinieri
  • fregio primo tipo con coccarda azzurra (savoia)
  • fregio primo tipo con coccarda tricolore
  • coccarda seta o lana
  • fregio anche sul casco coloniale
    • sulla sciabola il leone compare nel 1850

uniforme (integrare)

  • sciabola
  • fiamme

simboli

  • fanfara
    • drappelle
  • passo di corsa
    • (info su comandi propri del corpo e altre usanze ((baionetta?))

tradizioni e simboli

  • insegne
    • labaro
    • (la bandiera l'hanno tutti... info su modello ridotto)
  • araldica militare
  • bicicletta
  • riferimenti alla patrona del corpo
  • preghiera
  • alla festa (18 giugno)
  • al museo

menzioni

  • -Benito Mussolini, politico (11°Rgt.)
  • -Eduardo De Filippo, artista (2°Rgt.)
  • -Enrico Toti, eroe insignito di MOVM (3° Rgt.)
  • -Giuseppe Di Vittorio, sindacalista (1°Rgt.)
  • -Mario Riva, attore e conduttore radiofonico e televisivo (9°Rgt.)

argomenti

  • rivolta dei bersaglieri
  • insurrezione di genova
  • massacro pontelandolfo e casalduni
  • contributo alla resistenza
  • calamità naturali e protezione civile
  • ordine pubblico
  • gruppo sportivo

curiosità

  • i bersaglieri del mare
  • i bersaglieri americani
  • i bersaglieri nella letteratura
  • i bersaglieri nei film
  • i bersaglieri nelle canzoni

citazioni

  • “IMITATI FORSE… EGUAGLIATI MAI”!*
  • "il soldato tedesco..."
  • manco la fortuna....

Note

  1. ^ REGOLAMENTO SULLE UNIFORMI DELL'ESERCITO - pub.SME 6566 - 2009
  2. ^ Pietro Fea, STORIA DEI BERSAGLIERI, su archive.org, Ed. Tipografia della Gazzetta d'Italia, 1879, pp. 7. URL consultato il 15 luglio 2019.
  3. ^ a b Aut. vari, I BERSAGLIERI, su Issuu, Ed. Rivista Militare, 1986, pp. 127 e succ.. URL consultato il 15 luglio 2019.
  4. ^ Nota su tavola uniformologica - Collezione fregi d'uniformi militari "Col. Dino Panzera" Genova
  5. ^ Luciano Lollio, Alberto Rovighi, Calo Jean, IL SOLDATO ITALIANO DEL RISORGIMENTO, su Issuu, Ed. Rivista Militare, 1986. URL consultato il 16 luglio 2019.
  6. ^ a b Sergio Coccia, Nicola Pignato, LE UNIFORMI METROPOLITANE DEL REGIO ESERCITO DALLA RIFORMA BAISTROCCHI ALL'INIZIO DELLA II G.M., su Issuu, Ed. Ufficio Storico dello SME, 2005, pp. 149 e 157.
  7. ^ a b Stefano Ales, Andrea Viotti, STRUTTURA, UNIFORMI E DISTINTIVI DELL'ESERCITO ITALIANO DAL 1946 AL 1970 tomo I - parte 2, su Issuu, Ed. Ufficio Storico dello SME, 2007, pp. 361-362. URL consultato il 16 luglio 2019.
  8. ^ Circolare del Comando Supremo 10 settembre 1915 n.3338
  9. ^ Andrea Viotti, L'UNIFORME GRIGIO-VERDE 1909-1918, su Issuu, Ed. Ufficio Storico dello SME, 1994, pp. 65. URL consultato il 16 luglio 2019.