Massimo Campigli

pittore e giornalista italiano (1895-1971)
«C'è sempre una forma ad otto che mi vien fatta: può diventare un busto a clessidra o anche una testa sopra una scollatura. (citato in Carlo Giacomazzi, Amava il numero 8, La Fiera Letteraria, n. 17, aprile 1973)»

Massimo Campigli, pseudonimo di Max Ihlenfeldt (Berlino, 4 luglio 1895Saint-Tropez, 31 maggio 1971), è stato un pittore italiano.

Massimo Campigli nel 1967

Biografia

 
Massimo Campigli fotografato da Paolo Monti (Fondo Paolo Monti, BEIC)

Max Ihlenfeldt (poi Massimo Campigli) nasce a Berlino il 4 luglio 1895 da Anna Paolina Luisa Ihlenfeldt, ragazza madre appena diciottenne di origine alto borghese. Viene allevato dalla nonna materna a Settignano, presso Firenze, dove le due donne si sono trasferite. Agli occhi del mondo Anna Paolina risulta essere una sua zia.

Il 10 febbraio, Anna Paolina sposa Giuseppe Bennet, cittadino britannico, rappresentante di una ditta di colori inglese. Si trasferiscono in piazza Beccaria a Firenze, dove vanno a vivere portando con loro il piccolo Max sempre sotto mentite spoglie. La famiglia si trasferisce prima in via Cittadella, poi, nel 1909 a Milano, in via Guerrazzi. Solo nel 1910 Max apprende di essere il figlio naturale di "zia" Anna.

Nel 1911 muore Giuseppe Bennet, la madre rimane sola con Max e le due figlie avute dal suo matrimonio con Bennet.

Gli esordi

Max viene assunto nel 1914 al Corriere della Sera come segretario particolare di Renato Simoni. Max in quel periodo si avvicina alla corrente futurista milanese e con lo pseudonimo di Massimo Campigli pubblica sulla rivista Lacerba un saggio, "Parole in libertà", che lui stesso definirà anni dopo, nel manoscritto "Scrupoli", essere stato uno "sciocchezzaio futurista".

L'esperienza bellica

All'ingresso in guerra dell'Italia contro gli "Imperi Centrali", Campigli si arruola volontario avendo prima fatto la domanda per ottenere la cittadinanza italiana. Inviato prima presso il 54º Fanteria ad Ivrea, combatte con il grado di sottotenente col 133º Fanteria sull'Isonzo e sul Carso.

Nell'agosto del 1916 viene fatto prigioniero e rinchiuso nella fortezza di "Sigmundsherberg", a nord di Vienna. Riesce a fuggire dalla prigionia e raggiunge Mosca nel giugno 1917, dopo aver attraversato l'Ungheria, la Moldavia e l'Ucraina. Da Mosca, allo scoppio della "Rivoluzione d'Ottobre", si trasferisce a Murmansk da cui raggiungerà in ottobre Londra.

Il primo impiego

Tornato a Milano, gli viene concessa la cittadinanza italiana per valor militare e viene riassunto dal Corriere della Sera. Nel mese di giugno del 1919 viene inviato dal Corriere della Sera a Parigi e in qualità di corrispondente si appoggia alla redazione del "Matin". Il giornale gli passava uno stipendio decoroso, ma per poter vivere la sua vita da giornalista la notte e da pittore di giorno ed aiutare anche la famiglia a Firenze, è costretto ad abitare prima in uno squallido studio in Rue Daguere e poi in Rue d'Alesia. Abitando a Montparnasse, frequenta il Cafè "Dôme", ritrovo di artisti.

La carriera artistica

Nel 1921 partecipa al Salon d'Automne con il dipinto "L'arrotino". Nel 1922 vende alcune sue opere al noto mercante d'arte parigino Leonce Rosenberg.

Nel gennaio del 1923 per la prima volta espone a Roma, con una prefazione di Emilio Cecchi, alla "Casa d'aste Bragaglia". Partecipa a Parigi al "Salon d'Automne" del 1923.

Nel 1925 sarà presente al "Salon des Indèpendants", al "Salon des Tuileries", e al" Salon d'Automne ". Nel 1926 espone a Milano alla "Prima Mostra del Novecento".

Nel mese di dicembre si sposa con la prima moglie, la pittrice rumena Magdalena Radulesco detta: "Dutza".

Nel 1927 ormai può vivere della sua pittura; lascia l'incarico che aveva al "Corriere della Sera" ed espone a Parigi, Zurigo, Dresda, Amburgo e Amsterdam.

Nel mese di agosto fa un viaggio con la moglie Dutza in Italia per visitare i parenti a Firenze. Sempre in estate si reca a Roma e visitando il Museo nazionale etrusco di Villa Giulia sarà sconvolto dall'arte etrusca, tanto da fargli rinnegare le opere dipinte negli anni precedenti, che lui stesso definirà "tentativi contraddittori".

Trascorre poi la fine dell'estate in Romania. Espone a: Lipsia, Parigi, Madrid e a Mosca. Il suo dipinto del 1925 "Le cucitrici" viene acquistato ed esposto a Mosca al "Museo d'Arte Occidentale", sarà quindi esposto a partire dal 1948 al Museo "Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo".

Campigli nel 1936 a Milano sposa, in seconde nozze, la scultrice Giuditta Scalini. In gennaio espone a New York alla "Julian Levy Gallery" e il successo ottenuto gli procura una serie di ritratti da parte dei suoi collezionisti americani.

Nel mese di marzo, inizia la decorazione del padiglione italiano dell'"Esposizione Universale". Durante l'estate rientra da New York con il transatlantico "Vulcania", per eseguire a Milano un grande affresco al Palazzo di Giustizia.

La pittura parietale

Nel 1933 Campigli, insieme a Funi, De Chirico, Sironi e Severini, decora il salone delle cerimonie alla Triennale di Milano (ora distrutto), una delle prime esperienze di pittura parietale. Del 1937 è invece una decorazione per la Società delle Nazioni a Ginevra, "I costruttori" (opera che lo stesso Campigli definisce "tecnicamente interessante, ma poco ispirata").

File:Builders by Massimo Campigli.JPG
Palais des Nations, Ginevra

Ulteriore decorazione per un edificio pubblico è una "Pietà" per il palazzo di Giustizia di Milano del 1938, intitolata "Non uccidere". Del 1939 è invece la grande decorazione dell'atrio del Palazzo Liviano di Padova che ricopre trecento metri quadrati di superficie, a cui Campigli, aiutato da Giuditta, lavora per più di cinque mesi. L'artista scriverà nel 1940:

«... Ho preferito trattare l'archeologia come fonte di conoscenze storiche, artistiche e di pensiero politico. Il mio affresco rappresenta infatti una idealizzazione del sottosuolo d'Italia, materiato di cose antiche, opere d'arte monumenti e anche di combattenti accatastati. Gli archeologi scavano trovano oggetti e libri, nell'affresco del Liviano io rinuncio ad ogni partito preso formale polemico e ciò perché mi rendo conto della funzione sociale della pittura monumentale...»

Nel 1942 Campigli e Giuditta aspettano un figlio. Per sottrarsi ai bombardamenti di Milano si recano a Venezia ospiti del poeta Diego Valeri.

A Venezia Giuditta darà alla luce il 23 gennaio 1943 il figlio Nicola. Ritornati a Milano Campigli si dedica molto alla litografia. Illustra le "Poesie" di Paul Verlaine per le edizioni della "Conchiglia". Prepara la personale alla "Galleria del Cavallino" a Venezia. Partecipa all'"Esposizione d'Arte Contemporanea" alla "Galleria d'Arte Moderna" di Roma.

Il secondo periodo parigino

Nel mese di giugno 1949 lascerà Milano per trasferirsi con tutta la famiglia a Parigi in Rue Delambre, nel cuore di Montparnasse. Nel mese di maggio espone per la prima volta alla "Galerie de France". A New York in giugno espone al "Museum of Modern Art di New York" sei importanti dipinti e compare accanto ai nomi più prestigiosi dell'arte italiana nella rassegna: "Twenty-century Italian Art".[1]

Nel periodo 1949-1950, accetta di partecipare alla formazione dell'importante collezione Verzocchi sul tema del lavoro, e realizza, insieme ad un autoritratto, L'architrave. La collezione Verzocchi è conservata oggi alla Pinacoteca Civica di Forlì.

La mostra più importante del 1963 sarà una grande Antologica a Venezia nelle sale dell'"Ala Napoleonica" in Piazza San Marco. Nel mese di giugno 1958 alcune opere saranno visibili prima a Copenaghen e poi alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. Ormai Campigli frequenta sempre più lo studio di Saint-Tropez.

I riconoscimenti

Nel mese di ottobre viene nominato dal Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi "Commendatore al Merito della Repubblica". Nel mese di maggio 1961 a Parigi esce la monografia di A. Chastel intitolata "Les Idoles de Campigli" e Marcel Arland espone le ultime litografie alla "Galerie La Hune". La rassegna biennale "France - Italie" dedica a Campigli il posto d'onore con una grande antologica. Dopo le personali di Monaco di Baviera, di Melbourne, di Sydney e di Parigi prepara con entusiasmo l'Antologica che Milano gli dedicherà al "Palazzo Reale". Già da tempo Accademico della "Reale Accademia del Belgio", gli viene conferita a Roma nel 1965 la nomina di: "Accademico di San Luca".

Il 1966 è un anno molto difficile per Campigli: Giuditta muore, in luglio, a Saint-Tropez, dopo una lunga malattia. Il successo è ormai cosa acquisita, mostre personali a: Tokyo, Osaka, Parigi, Roma e Milano. Le sue opere sono esposte nelle principali rassegne internazionali. Dal 1967 Campigli divide la sua vita tra lo studio di Saint-Tropez e quello di Roma, mentre Parigi viene sempre più abbandonata.

La sera del 31 maggio 1971 è stroncato da attacco cardiaco a Saint-Tropez.

Massimo Campigli nei musei

Musei in Italia

Emilia-Romagna

Friuli Venezia Giulia

Lazio

Lombardia

Liguria

Sicilia

Toscana

File:Campigli-testa di donna 1932.jpg
Testa di donna, 1932
File:Campigli-Donne ai tavolini 1952.jpg
Donne ai tavolini, 1952
File:Massimo Campigli, Idolo, 1968.jpg
Idolo, 1968

Trentino-Alto Adige

Veneto

Musei all'estero

Europa

  • Musei del Vaticano, Città del Vaticano
  • Museo de Bellas Artes, Bilbao, Spagna
  • Musée d'Art Moderne de la Ville de Paris, Parigi, Francia
  • Centre Pompidou, Parigi, Francia
  • Kunsthaus Zurich, Zurigo, Svizzera
  • Von der Heydt-Museum, Wuppertal, Germania
  • Kröller-Müller Museum, Oterlo, Paesi Bassi
  • Stedelijk Museum, Amsterdam, Paesi Bassi
  • Estorick Collection of Modern Italian Art, Londra, Regno Unito
  • Moderna Museet, Stoccolma, Svezia
  • Finnish National Gallery, Ateneum Art Museum, Helsinki, Finlandia
  • Narodna Galerija, Moderna Galerija, Lubiana, Slovenia
  • Museo Nazionale, Varsavia, Polonia
  • Museo Ermitage, San Pietroburgo, Russia
  • Museum of Art, Tel Aviv, Israele

Resto del mondo

  • Boca Raton Museum of Art, Boca Raton, USA
  • Philadelphia Museum of Art, Philadelphia, USA
  • The University of Michigan Museum of Art, Michigan, USA
  • The City Art Museum, St. Louis, USA
  • Virginia Museum of Fine Art (The Catesby Jones Collection), Richmond, USA
  • MOMA (Museum of Modern Art), New York, USA
  • MAC USP (Museu de Arte Contemporânea da Universidade de São Paulo), São Paulo, Brasile
  • Ikeda Museum of 20th Century Art, Shizuoka, Giappone

Note

  1. ^ (EN) James THRALL SODY and Alfred H. DAUR, JR., Twentieth-Century Italian Art, su moma.org. URL consultato il 5 marzo 2017.

Altri progetti

Collegamenti esterni

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