Samurai

militare del Giappone feudale

La parola giapponese samurai (che signfica anche "servire") indica un guerriero del Giappone feudale. Un termine più appropriato sarebbe bushi (letteralmente: "guerriero"), che risale all'epoca Edo; attualmente il termine viene usato per indicare la nobiltà guerriera (non, ad esempio, gli ashigaru o i fanti). I samurai che non servivano un daimyō o perché era morto o perché ne avevano perso il favore, erano chiamati rōnin.

Samurai in armi (circa 1860)

I samurai costituivano una classe colta, che oltre alle arti marziali, direttamente connesse con la loro professione, praticava arti zen come il cha no yu o lo shodo. Col tempo, durante l'era Tokugawa persero gradualmente la loro funzione militare. Verso la fine dell'era Tokugawa, i samurai erano essenzialmente burocrati del daimyō, e la loro spada veniva usata soltanto per scopi cerimoniali. Con la riforma Meiji (tardo XIX secolo) la classe dei samurai fu abolita in favore di un esercito nazionale in stile occidentale. Ciò nonostante, il bushidō, rigido codice d'onore dei samurai, è sopravvissuto ed è ancora, nella società giapponese odierna, un nucleo di principi morali e di comportamento che parallelamente, nelle società occidentali, è costituito da principi etici di derivazione religiosa.


Etimologia

La parola samurai ha avuto origine nel periodo giapponese Heian, quando era pronunciata saburai, e significava "servo" o "accompagnatore". Fu soltanto nell'epoca moderna, intorno al periodo Azuchi-Momoyama e al periodo Edo del tardo XVI e XVII secolo che la parola saburai mutò in samurai. Per allora, il significato si era già modificato da tempo.

Durante l'era di più grande potere dei samurai, anche il termine yumitori (arciere) veniva usato come titolo onorario per un guerriero, anche quando l'arte della spada divenne la più importante. Gli arcieri giapponesi (vedi arte del kyūjutsu) sono ancora fortemente associati con il dio della guerra Hachiman.

Questi sono alcuni termini usati come sinonimo di samurai.

  • Buke - un appartenente ad una famiglia militare. un suo membro;
  • Mononofu- termine arcaico per "guerriero";
  • Musha - abbreviazione di Bugeisha, letteralmente "uomo delle arti marziali";
  • Shi - pronuncia sinogiapponese del carattere che comunemente si legge samurai
  • Tsuwamono - termine arcaico per "soldato", fatto celebre da un famoso haiku di Matsuo Basho; indica una persona valorosa;

Armi

 
Foto ricordo con figuranti in costume da samurai (1880 circa)

I samurai usavano una grande varietà di armi. Nel periodo Tokugawa si diffuse l'idea che l'anima di un samurai risiede nella katana che porta con sé, a seguito dell'influenza dello Zen sul bujutsu; a volte i samurai vengono descritti come se dipendessero esclusivamente dalla spada per combattere. Raggiunti i tredici anni, in una cerimonia chiamata Genpuku, ai ragazzi della classe militare veniva dato un wakizashi e un nome da adulto, per diventavare così vassalli, cioè samurai a tutti gli effetti. Questo dava loro il diritto di portare una katana, sebbene venisse spesso assicurata e chiusa con dei lacci per evitare sfoderamenti immotivati o accidentali. Insieme, katana e wakizashi vengono chiamati daisho (letteralmente: "grande e piccolo") ed il loro possesso era la prerogativa del buke.

 
Ideogramma Samurai.

La prima arma ausiliaria dei samurai fu l'arco e non fu modificata per secoli, fino all'introduzione della polvere da sparo e del moschetto nel XVI secolo. Un arco giapponese era un'arma molto potente: le sue dimensioni permettevano di lanciare con precisione vari tipi di proiettili (come frecce infuocate o frecce di segnalazione) alla distanza di 100 metri, arrivando fino a 200 metri quando non era necessaria precisione. Veniva usato solitamente a piedi, dietro un tedate, un largo scudo di legno, ma poteva essere usato anche a cavallo. La pratica di tirare con l'arco da cavallo divenne una cerimonia Shinto detta Yabusame. Nelle battaglie contro gli invasori Mongoli, questi archi furono l'arma decisiva, contrapposti agli archi più piccoli e alle balestre usate dai cinesi e dai mongoli.

Nel XV secolo, anche la lancia (yari) divenne un'arma popolare. Lo yari tese a rimpiazzare il naginata allorquando l'eroismo individuale divenne meno importante sui campi di battaglia e le milizie furono maggiormente organizzate. Nelle mani dei fanti o ashigaru divenne più efficace di una Katana, soprattutto nelle grosse cariche campali. Nella battaglia di Shizugatake, in cui Shibata Katsuie fu sconfitto da Toyotomi Hideyoshi (da allora anche noto come Hashiba Hideyoshi) i cosiddetti "Sette Lancieri di Shizugatake" ebbero un ruolo cruciale nella vittoria.

La pratica dell'Harakiri

Ormai entrata nel linguaggio comune occidentale, l'harakiri meglio noto in Giappone come seppuku, kappuku o altre denominazioni, è il suicidio d'onore dei samurai. Alcune volte praticato volontariamente per svariati motivi, il più delle volte era una condanna a morte che non disonorava. Infatti il condannato, vista la sua posizione nella casta militare, non veniva giustiziato, ma invitato o condannato a togliersi da solo la vita, praticandosi con un pugnale una ferita orizzontale profonda all'addome, di una gravità tale da provocarne la morte. Per preservare ancora di più l'onore del samurai, un fidato compagno, previa promessa all'amico, decapitava il samurai appena dopo che egli si era inferto la ferita all'addome, per fare in modo che il dolore non sfigurasse il volto del fiero soldato. Nel 1889, con la costituzione Meiji l'harakiri venne abolito come forma di punizione e scomparì definitivamente in Giappone.

sakura - il ciliegio

 
Fiori di ciliegio

Oggi assunto a simbolo di tutte le arti marziali, venne adottato dai samurai quale emblema di appartenenza alla propria classe. Nell' iconografia classica del guerriero il ciliegio rappresenta insieme la bellezza e la caducità della vita: esso, durante la fioritura, mostra uno spettacolo incantevole nel quale il samurai vedeva riflessa la grandiosità della propria figura avvolta nell'armatura, ma è sufficiente un' improvviso temporale perchè tutti i fiori cadano a terra, proprio come il samurai può cadere per un colpo di spada infertogli dal nemico. Il guerriero, abituato a pensare alla morte in battaglia non come un fatto negativo ma come l'unica maniera onorevole di andarsene, riflettè nel fiore di ciliegio questa filosofia. Un antico verso ancora oggi ricordato è "hana wa sakuragi, hito wa bushi" (花は桜木人は武士) che tradotto significa "il migliore dei fiori è il ciliegio, il migliore degli uomini è il guerriero".

I grandi condottieri

Verso la metà del 1500 in Giappone i piccoli feudi cominciano ad associarsi tra loro formando grandi proprietà dominate da signori, i daimyo, che diventarono sempre più potenti, sorretti dalla forza militare dei loro eserciti. Le lotte che avevano caratterizzato il periodo precedente avevano segnato la fine del potere imperiale relegandolo ad un ruolo di rappresentanza e l'inizio di un periodo di anarchia in cui dominavano i nuovi samurai chiamati "signori della guerra", sengoku daimyo. E' in questo contesto che si affermeranno le figure di tre uomini, Oda Nobunaga, Toyotomi Hideyoshi e Yeiasu Tokugawa, di importanza fondamentale per il futuro del Giappone. Nobunaga (1534-1582), discendente del clan Taira, uno dei più potenti esistiti in Giappone, pose fine al dominio della famiglia Ashikaga nel 1568. Grazie alle sue doti militari era riuscito ad unificare gran parte dei feudi più piccoli attaccando poi i nobili provinciali, acquisendo sempre maggiore potere e prestigio. Data la sua influenza fu inviato dall'imperatore a Kyoto, allora capitale, per fare da mediatore con gli Ashikaga per la nomina del nuovo shogun. Invece Nobunaga riuscì a deporre il clan, e con il benestare dell'imperatore assunse il potere. Nobunaga non volle il titolo di shogun ma si fece nominare Kampaku, reggente dell'imperatore, forse per avere maggiore autonomia. Egli favorì il commercio con gli stranieri e l'introduzione del cristianesimo ad opera dei gesuiti Portoghesi. Decise poi di eliminare il potere parallelo dei monaci Buddisti distruggendo i monasteri che circondavano la capitale e massacrando migliaia di monaci, causando grande sconcerto tra la popolazione. Morì improvvisamente nel 1582, tradito da un vassallo. Gli succedette Hideyoshi (1536-1598), un suo generale, che ne vendicò dapprima la morte secondo il costume dei samurai e si accinse poi a riconquistare il paese. Riunì sotto il suo comando le principali province distribuendole ai daimyo che dovevano fornire le truppe per l'esercito e il sostentamento necessario. Costrinse poi le loro famiglie a risiedere lontano dalla capitale, indebolendo così i loro legami. Introdusse il catasto che registrava le terre e la produzione, aumentando le entrate statali grazie alle nuove tasse, e promulgò un editto col quale, dopo aver requisito tutte le armi al popolo, stabilì che ogni contesa si sarebbe risolta giustiziando ambo le parti, dando inizio così ad una politica di repressione dei disordini con metodi molto convincenti. Alla sua morte, avvenuta nel 1598, il Giappone era ormai governato da un potere centrale abbastanza consolidato. Fu il suo successore, Yeiasu Tokugawa, un samurai che era stato al servizio di entrambi i suoi predecessori, a completare l'opera dando vita ad un lungo processo che durerà per quasi trecento anni fino agli albori dell'era moderna. Yeiasu (1542-1616), discendente del clan Minamoto, astuto stratega, tanto ambizioso e calcolatore quanto crudele, eliminò tutti i possibili rivali compreso il figlio di Hideyoshi che aveva promesso di proteggere e riottenne nel 1603 il titolo di shogun cedendolo subito dopo al figlio Hidetada, stabilendo così la legittimità della successione al primogenito. Lo shogunato divenne l'autorità più importante al quale i daimyo vennero sottoposti in tutto e per tutto, suddivisi come furono in base alla loro fedeltà ai Tokugawa. Con il sistema di leggi promulgato nel 1615 (Buke sho hatto per la classe guerriera e Kuge sho hatto per la nobiltà) dettò ferree regole che non esitò a far rispettare con metodi non estranei al terrore. La società venne cioè ad essere cristallizzata secondo un codice morale di estrema rigidità nel quale il singolo veniva completamente assorbito dalla comunità, caratteristica questa che permane nel Giappone moderno. Nel 1638 Hidetata chiuse le frontiere del Giappone al mondo esterno, provocando un immobilismo economico e sociale dal quale furono esclusi soltanto i cinesi e alcuni mercanti di origine protestante, principalmente Olandesi. I gesuiti vennero espulsi e i fedeli cristiani perseguitati. I Tokugawa agevolarono perciò il Confucianesimo, importato dalla Cina, che ebbe la sua massima diffusione perchè i suoi principi di lealtà, fedeltà al superiore ed armonia ben si accordavano con gli interessi dello shogun.