Emanuele Tesauro

drammaturgo, retore e letterato italiano

Emanuele Tesauro (Torino, 15921675) è stato un drammaturgo, retore, letterato e storico italiano.

Frontespizio dell'edizione del 1670 del Cannocchiale aristotelico

Biografia

Discendente dall'illustre famiglia piemontese dei conti di Salmour, nacque a Torino il 28 gennaio 1592 dal conte Alessandro Tesauro.[1] Entrato ventenne nella Compagnia di Gesù ne uscì a 44 anni, nel 1635, rimanendo sacerdote secolare al servizio dei principi di Savoia-Carignano. Fu al seguito del principe Tommaso Francesco di Savoia prima nelle Fiandre e poi in Piemonte (1635-42) e ne divenne lo storiografo ufficiale.[2] Nel 1642 rientrò in patria come precettore dei principi di Carignano [2] e del futuro duca Vittorio Amedeo II di Savoia e coordinò il monumentale progetto del Theatrum Statuum Sabaudiae (Amstelodami 1682).[3] Guadagnatosi una fama europea, operò alla corte sabauda per oltre tre decenni (da Carlo Emanuele I a Carlo Emanuele II, che lo colmò di onori e lo nominò Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro). Morì improvvisamente a Torino nel febbraio 1675, più che ottuagenario.[4]

Tesauro occupa un posto rilevante nel panorama culturale dell'Europa barocca per l'efficacia con cui, nel suo trattato Il Cannocchiale Aristotelico, porta in evidenza e definisce con chiarezza i rapporti che intercorrono tra le forme privilegiate dai letterati e le tendenze innovative che la trasformazione del mondo impone alla mentalità degli uomini del XVII secolo. Grazie alla sistemazione teorica compiuta da Tesauro, il Barocco cessò di essere una moda per proporsi come espressione della mentalità del tempo. « Autorevoli studiosi hanno dimostrato, dal Raimondi a Franco Croce, dal Praz all'Anceschi, dal Vasoli al Costanzo, al Buck, che ci troviamo di fronte alla più ampia e organica opera sull'estetica del barocco - segnatamente sotto il profilo della lingua e dello stile - non solo italiano ma europeo. »[5]

Come il modello geocentrico esce distrutto dalla sperimentazione che Galileo Galilei conduce con il suo cannocchiale, così i principi fondamentali del fare artistico sono modificati dall'opera di Tesauro, che alla rivoluzione galileiana rimanda fin dal titolo. Nel trattato, l'attenzione è rivolta soprattutto alla metafora che per Tesauro è la figura retorica per eccellenza, in quanto riesce a collegare fenomeni lontani attraverso l'analogia che sta alla base.[6]

La metafora è vista come argomentazione arguta ed ingegnosa da cui scaturiscono piacere e meraviglia. La rottura della convenzione che regola i rapporti tra significanti e significati ad opera dell'invenzione metaforica apre la strada al rinnovamento e all'arricchimento della potenzialità significativa dei singoli termini.

Tesauro è considerato, insieme allo spagnolo Baltasar Gracián (1601-1658), il « maggior rappresentante che ebbe mai la critica letteraria secentistica ».[7] Il Cannocchiale aristotelico ebbe un enorme successo in Italia e in Europa per tutto il secolo. Ne furono stampate otto edizioni tra il 1654 e il 1682, e ne fu realizzata una traduzione latina, opera di Caspar Cörber, pubblicata nel 1698 e riedita nel 1714.[7][8][9] Negli ultimi decenni sempre più studi sono stati dedicati al Cannocchiale aristotelico, in cui si è giustamente vista una delle introduzioni più complete agli aspetti formali della cultura barocca.[10] Il trattato inedito di Tesauro Idea delle perfette imprese, il nucleo del Cannocchiale aristotelico, è stato pubblicato nel 1975 da Maria Luisa Doglio[11] e tradotto in francese da Florence Vuilleumier. Gli storici della letteratura, gli storici dell'arte e della cultura, i semiotici hanno sempre più frequentemente dimostrato interesse per l'opera di Tesauro.[10]

In ambito storiografico Tesauro non si limitò alla storia del Piemonte, ma, riallacciandosi direttamente a Giordane, fu tra i primi a interessarsi storia medievale dei popoli del Nord Europa, superando la stagione rinascimentale incentrata soprattutto sulle antichità greche e romane. Tesauro può essere a buon diritto considerato un « antesignano degli studi altomedievali, con la lussuosa edizione in folio, con rami a piena pagina, Del regno d'Italia sotto i barbari (1644), che precedeva di una decina di anni l'Historia Gothorum, Vandalorum et Langobardorum (1655) di Grozio. »[12]

Opere

Traduzioni francesi

  • Panégyrique de Madame Christine de France, duchesse de Savoie et reyne de Cypre, prononcé pendant sa vie, dans l'Académie de Turin, par le Cte Emmanuel Tesauro, et traduit d'italien en français, Paris, R. Guignard, 1665.
  • L'Idée de la parfaite devise, trad. de Florence Vuilleumier ; préface de F. Vuilleumier et Pierre Laurens, Paris, Belles lettres, 1992.
  • Extraits du Cannocchiale aristolelico in La Métaphore baroque. D'Aristote à Tesauro, trad. d'Yves Hersant, Paris, Seuil, 2001.

Note

  1. ^ Andreina Griseri, Le metamorfosi del Barocco, Giulio Einaudi editore, 1967, p. 168.
  2. ^ a b Alberto Asor Rosa, Letteratura italiana. Storia e geografia: Volume secondo. Età moderna, Giulio Einaudi editore, 1988, p. 825, ISBN 978-88-06-11380-3.
  3. ^ Andrea Merlotti, Pietro Gioffredo, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 95, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2019. URL consultato il 16 maggio 2019.
  4. ^ Carlo Ossola, Le antiche memorie del nulla, Edizioni di Storia e Letteratura, 2007, p. 225, ISBN 978-88-8498-382-4.
  5. ^ Tuscano (1977), p. 572.
  6. ^ « Ed eccoci alla fin pervenuti grado per grado al più alto colmo delle figure ingegnose, a paragon delle quali tutte le altre figure fin qui recitate perdono il pregio, essendo la metafora il più ingegnoso e acuto, il più pellegrino e mirabile, il più gioviale e giovevole, il più facondo e fecondo parto dell'umano intelletto. Ingegnosissimo veramente, però che, se l'ingegno consiste (come dicemmo) nel ligare insieme le remote e separate nozioni degli propositi obietti, questo apunto è l'officio della metafora, e non di alcun'altra figura: perciò che, traendo la mente, non men che la parola, da un genere all'altro, esprime un concetto per mezzo di un altro molto diverso, trovando in cose dissimiglianti la simiglianza. »
  7. ^ a b Benedetto Croce (1911),  p. 2.
  8. ^ (LA) Emanuele Tesauro, Idea argutæ et ingeniosæ dictionis, Francofurti et Lipsiae, Süstermann, 1698.
  9. ^ (LA) Emanuele Tesauro, Idea argutæ et ingeniosæ dictionis, 2ª ed., Coloniae, apud Thomam Fritsch, 1714.
  10. ^ a b Mercedes Blanco (1992),  p. 345.
  11. ^ Maria Luisa Doglio (1975).
  12. ^ Sergio Bertelli, Dal post-Rinascimento al Risorgimento, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Storia e Politica, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2013.

Bibliografia

  • Benedetto Croce, I trattatisti italiani del "concettismo" e Baltasar Gracian; memoria letta all'Accademia Pontaniana nella tornata del 18 giugno, 1899, Napoli, Stab. tipografico della R. Università, 1911.
  • (DE) Gustav René Hocke, Manierismus in der Literatur. Sprach-Alchemie und esoterische Kombinationskunst, Hamburg, Rowohlt, 1959.
  • (EN) Eugenio Donato, Tesauro's Poetics: Through the Looking Glass, in Modern Language Notes, vol. 78, Baltimora, 1963.
  • (DE) Klaus-Peter Lange, Theoretiker des literarischen Manierismus. Tesauros und Pellegrinis Lehre von der „Acutezza“ oder von der Macht der Sprache, München, Fink, 1968.
  • Emanuele Tesauro: II Cannocchiale Aristotelico. Hg. und eingeleitet von August Buck. Bad Homburg v. d. H, Berlin, Zürich 1968.
  • Emanuele Tesauro, Idea delle perfette imprese. Testo inedito, a cura di Maria Luisa Doglio, Firenze, Leo S. Olschki, 1975.
  • (DE) Henning Mehnert, Bugia und Argutezza. Emanuele Tesauros Theorie von Struktur und Funktionweise des barocken Concetto, in Romanische Forschungen, n. 88, 1976, pp. 195-209, JSTOR 27938352.
  • Pasquale Tuscano, Appunti sulle prime stampe del "Cannocchiale Aristotelico" di Emanuele Tesauro, in Giornale storico della letteratura italiana, CLIV, 1977, pp. 562-72.
  • Mario Zanardi, Vita ed esperienza di Emanuele Tesauro nella Compagnia di Gesù, «Archivum Historicum Societatis Iesu», XLVII, 1978.
  • Mario Andrea Rigoni, Il Cannocchiale e l'Idea, in Comunità, n. 179, Ivrea, 1978.
  • Mario Zanardi, Contributi per una biografia di Emanuele Tesauro. Dalle campagne di Fiandra alla guerra civile del Piemonte (1635-1642), Torino, Centro Studi Piemontesi, 1979.
  • (FR) Pierre Laurens, «Ars ingenii»: la théorie de la pointe au dix-septième siècle (Baltasar Gracián, Emanuele Tesauro), in La Licorne, n. 3, Poitiers, 1979, pp. 185-213.
  • (FR) Fernand Hallyn, Port-Royal vs Tesauro : signe, figure, sujet, in Baroque, n. 9-10, 1980, p. 76-90.
  • Ezio Raimondi, Ingegno e metafora nella poetica del Tesauro, Il Verri n° II, 1958; ripubblicato in Letteratura barocca, Firenze, Olschki, 1982.
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  • Emanuele Tesauro, Scritti, a cura di Maria Luisa Doglio, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2004, ISBN 88-7694-800-7.
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  • Monica Bisi, Il velo di Alcesti. Metafora, dissimulazione e verità nell'opera di Emanuele Tesauro, Pisa, Edizioni ETS, 2011, ISBN 978-88-467-2805-0.
  • Emanuele Tesauro, La Tragedia, a cura di Maria Luisa Doglio, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2017, ISBN 978-88-498-5264-6.

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