Don Camillo monsignore... ma non troppo
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Don Camillo monsignore... ma non troppo è un film del 1961 ed è il quarto episodio della saga di don Camillo e Peppone, diretto da Carmine Gallone e tratto dai racconti di Giovannino Guareschi.
Trama
Dall'epoca in cui è ambientato il precedente film della serie sono passati più di dieci anni. Ora siamo nel 1960: da qualche tempo i superiori di don Camillo si sono sbarazzati di lui facendolo monsignore e trasferendolo a Roma. Lo stesso hanno fatto i dirigenti comunisti con Peppone, eletto senatore. I due amici-nemici però si incontrano nuovamente dopo più di 3 anni, nel vagone letto di un treno. Appena tornati al paese hanno nuovi problemi da affrontare, come la costruzione di una casa popolare a discapito di una piccola cappella votiva posta su terreno della curia, la cosiddetta «Madonnina del Borghetto». Il sindaco e Peppone vogliono abbattere la cappella e strumentalizzare politicamente il fatto che presumibilmente la chiesa avrebbe rifiutato il terreno, cosa che invece non si verifica, a patto però che gli alloggi vengano distribuiti equamente tra famiglie proposte dalla chiesa e famiglie proposte dal comune. La cappella resiste a tutti i tentativi di abbatterla e diventa parte dell'edificio. Don Camillo ha inoltre a che fare con la clamorosa vincita di Peppone al totocalcio: egli però ha paura di essere scoperto e di dover poi dare in gran parte il denaro al partito. Don Camillo riesce a scoprire il vero nome del vincitore, e si offre di aiutarlo: andrà lui a ritirare il premio, tornando al paese in tarda sera e promettendo di consegnare la vincita l'indomani. Ma durante la notte, Peppone non resiste alla voglia di vedere la vincita e va più volte nel corso della notte a svegliare don Camillo.
La moglie, infine, gli mette in testa l'idea che se durante la notte don Camillo dovesse morire, lui non potrebbe dimostrare che i soldi in possesso del prete sono i suoi, e così Peppone torna a nuovamente disturbare Don Camillo in canonica per ritirare finalmente il denaro
Altra questione è quella del matrimonio di Walter, il figlio maggiore di Peppone, che questi vuol far celebrare nella sola forma civile, mentre la moglie vorrebbe per il figlio un matrimonio in chiesa. Peppone, per aver l'assenso del padre della futura nuora alla forma civile, gli offre un posto di usciere in comune. Don Camillo, di contro, promette che gli farà avere la concessione di una pompa di benzina. Alla fine si trova un compromesso, dovuto anche al fatto che Peppone vince al totocalcio e non sa come ritirare il premio senza essere scoperto: don Camillo lo aiuta nell'intento, strappando la promessa di un matrimonio anche in forma religiosa, che viene fatto in una chiesina di campagna, mentre la cerimonia civile avviene in pompa magna in municipio.
Don Camillo deve cercare poi di riconciliare due coniugi, lui meridionale e conservatore, lei di Brescello e comunista militante. Ci riesce con l'aiuto del marito, che mette un sacco in testa alla donna, la lega e le dipinge le terga di rosso col minio lasciandola poi in un bosco: la moglie non ha più il coraggio di uscire di casa per non essere presa in giro.
Produzione
Fonti letterarie
Alcuni episodi del film sono stati ideati ex novo, ma altri provengono dai racconti originali di Guareschi: Il pittore (1947), In riva al fiume (1947), Il muraglione (1951), Vincita Sisal (1952), Il campanone (1960) e La vendetta (1961).
Accoglienza
Incasso
Il film incassò £ 1 125 428 000 (circa 13 milioni di euro) con 6 620 165 spettatori, classificandosi come sesto maggiore incasso dell'anno[1][2].
Seguito
- Il compagno don Camillo (1965)
- Don Camillo e i giovani d'oggi (1970) (incompiuto)
Scene del film[3]
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Don Carlino (Armando Bandini) in una scena, dove spiega una faccenda di un certo paese.
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Don Camillo (Fernandel) diventato monsignore.
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Peppone (Gino Cervi) diventato senatore.
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Desolina (Emma Gramatica) in una scena, mentre prega alla Madonnina del Borghetto per il figlio morto in guerra.
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Grotti, il padre di Rosetta (Giulio Girola) in una scena.
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Rosetta Grotti (Valeria Ciangottini) in una scena.
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Gisella Marasca (Gina Rovere) con lo Smilzo (Marco Tulli), Il Brusco (Saro Urzì) e un compagno socialista (Ignazio Balsamo) in una scena, mentre leggono sul giornale il vincitore del totocalcio, Pepito Sbazzeguti.
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Peppone (Gino Cervi) fa una visita notturna a don Camillo per la terza volta per riprendersi i soldi, in una scena.
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Don Camillo (Fernandel) con il Marasca (Carlo Taranto) in una scena, mentre spiega il problema con la moglie Gisella.
Note
- ^ Hit Parade Italia - Classifica Film 1961 - 62, su www.hitparadeitalia.it. URL consultato il 3 aprile 2018.
- ^ Box Office Italia 1961: El Cid, su boxofficebenful.blogspot.it. URL consultato il 3 aprile 2018.
- ^ In ordine sequenziale
Bibliografia
- Pasquale Iaccio, Non solo Scipione. Il cinema di Carmine Gallone, Liguori, Napoli, 2003, ISBN 978-88-207-3313-1.
- Riccardo F. Esposito, Don Camillo e Peppone. Cronache cinematografiche dalla Bassa Padana 1951-1965, Le Mani, Recco 2008, ISBN 978-88-8012-455-9.
- Elisa Soncini, I rossi e il nero. Peppone, don Camillo e il ricordo del dopoguerra italiano, Lupetti, Milano 2009, ISBN 88-8391-199-7.
Altri progetti
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Collegamenti esterni
- Don Camillo monsignore... ma non troppo, su MYmovies.it, Mo-Net s.r.l..
- Don Camillo monsignore... ma non troppo, su Il mondo dei doppiatori.
- Don Camillo monsignore... ma non troppo, su Archivio del Cinema Italiano, ANICA.
- (EN) Don Camillo monsignore... ma non troppo, su IMDb, IMDb.com.
- (EN) Don Camillo monsignore... ma non troppo, su AllMovie, All Media Network.
- (EN, ES) Don Camillo monsignore... ma non troppo, su FilmAffinity.
- (EN) Don Camillo monsignore... ma non troppo, su Box Office Mojo, IMDb.com.