Omicidio di Marta Russo
L'omicidio di Marta Russo, una studentessa italiana di Giurisprudenza, uccisa con un colpo di pistola all'interno dell'Università La Sapienza di Roma, fu un delitto ed un caso giudiziario che sollevò una grande attenzione mediatica alla fine degli anni Novanta.
L'omicidio
Il 9 maggio 1997, alle 11,35 un proiettile raggiunse Marta Russo che al momento si trovava, insieme ad un'amica, all'interno della Città Universitaria, in un vialetto situato tra le facoltà di Scienze Statistiche, Giurisprudenza e Scienze Politiche. La ragazza fu trasportata al vicino Policlinico Umberto I, ma morì il 13 maggio.
Il delitto causò ondate di emozione sia per il luogo in cui era stato consumato (l'Università), sia per la via via sempre più chiara evidenza della mancanza di un movente che potesse renderlo spiegabile; fu oggetto di una copertura giornalistica intensa.
Le indagini
A causa della complessità della scena del delitto, per ricostruire la dinamica degli eventi si dovette ricreare virtualmente il cortile dell'università con una videocamera laser tridimensionale unica in Italia, in possesso della Facoltà di Architettura dell'Università di Ferrara ed in uso ai tecnici del NubLab [1] / DIAPREM [2]. Gli scanner 3D utilizzati abitualmente per rilevare l'architettura storica, in funzione del restauro, permisero in questo caso di realizzare un modello estremamente preciso e completo come base per le perizie [3].
Fu individuata la finestra dalla quale era stato esploso il colpo, negli uffici dell'istituto di filosofia del diritto, e si cominciò a raccogliere qualche testimonianza; dopo poco, fu arrestato il professor Bruno Romano, direttore dell'istituto e noto filosofo egli stesso.
Infine si giunse all'incriminazione dei due assistenti universitari Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro, i quali si proclamarono sempre innocenti. In primo grado la lista degli imputati comprendeva anche molti altri individui poi pian piano prosciolti.
Il processo
Il 15 dicembre 2003 la V Sezione Penale della Corte di Cassazione, nell'assolvere l'usciere Francesco Liparota, ha condannato in via definitiva Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro che, secondo la segretaria Gabriella Alletto, avrebbero accidentalmente esploso un colpo nei pressi di una finestra (peraltro diversa da quella indicata dai periti di cui sopra).
La sentenza è stata oggetto di alcune contestazioni e questo caso è da molti ritenuto un errore giudiziario.
Note
- ^ Laboratorio di modellazione e rilievo in tre dimensioni.
- ^ Development of Integrated Automatic Procedure for Restoration of Monuments.
- ^ La Repubblica Effetti speciali in aula targati Hollywood