Concetto Marchesi
Concetto Marchesi (Catania, 1 febbraio 1878 – Roma, 12 febbraio 1957) è stato un politico, scrittore latinista italiano.
Biografia
Militante socialista fin dal 1893, si laureò in lettere classiche a Firenze nel 1899 e fu tra i fondatori del Partito Comunista Italiano nel 1921.
Docente di letteratura latina a Messina, Pisa e, dal 1923 a Padova.
Tra i suoi studenti vi fu Norma Cossetto, che nell'autunno 1943, nel corso delle ricerche per la sua tesi di laurea, fu catturata da partigiani jugoslavi e trucidata. Nel 1949 l'Università di Padova, su proposta di Concetto Marchesi che ne era divenuto il rettore, le assegnò la laurea ad honorem alla memoria.
Antifascista
Il 9 novembre 1943, Concetto Marchesi, rettore dell'Università, in occasione dell'apertura dell'Anno Accademico, lanciò agli studenti dell'Università degli studi di Padova e a tutti i giovani italiani un appello a prendere le armi contro il fascismo e contro l'oppressione nazista: il proclama ebbe successo e l'università venne occupata.
"Una generazione di uomini ha distrutto la vostra giovinezza e la vostra Patria; vi ha gettato tra cumuli di rovine; voi dovete tra quelle rovine portare la luce di una fede, l'impeto dell'azione e ricomporre la giovinezza e la Patria. Traditi dalla frode, dalla violenza, dall'ignavia, dalla servilità criminosa, voi, insieme con la gioventù operaia e contadina, dovete rifare la storia dell'Italia e costituire il popolo italiano. (...) Studenti, mi allontano da voi con la speranza di ritornare a voi, maestro e compagno, dopo la fraternità di una lotta insieme combattuta. Per la fede che vi illumina, per lo sdegno che vi accende, non lasciate che l'oppressore disponga ancora della vostra vita, fate risorgere i vostri battaglioni, liberate l'Italia dalla ignominia, aggiungete al labaro della vostra Università la gloria di una nuova più grande decorazione in questa battaglia suprema per la giustizia e per la pace nel mondo".
Insieme ad intellettuali di diverse tendenze, fra i quali il cattolico Ezio Franceschini costituì un gruppo di fiaccheggiamento della resistenza chiamato FRAMA.
Costretto ad emigrare in Svizzera per sfuggire alla repressione dei gerarchi, nel 1944 tornò in Italia e prese parte alla Resistenza partigiana tra le fila delle Brigate Garibaldi.
Nel gennaio del 1944 pubblicò su una rivista partigiana un durissimo articolo contro Giovanni Gentile, che aveva, in un discorso pubblico, sostenuto la repressione fascista delle forze della Resistenza, in occasione dell'uccisione di cinque giovani appartenenti al movimento. L'articolo di Marchesi fu ripubblicato due mesi dopo, senza firma, su una rivista clandestina del PCI, con il titolo "Sentenza di morte"; vi era stata aggiunta da Girolamo Li Causi (responsabile della propaganda del partio comunista italiano) una violenta frase di chiusura che reclamava la morte dell'intero fascismo: "La spada non va riposta finchè l'ultimo fascista non sia stato eliminato. Il popolo ha emesso la sua sentenza: morte". Quest'ultima versione della lettera è autenticata dalla firma di Marchesi. Gentile fu ucciso da alcuni partigiani poche settimane dopo, il 15 aprile, ma nell'occasione del funerale, Marchesi inviò al figlio del filosofo un telegramma, in cui scriveva che la parte finale della lettera, pur autenticata dalla sua firma, non era di suo pugno.
Comunista
Fu membro del comitato centrale del PCI dal 1947 e deputato nazionale dal 1948 al 1953.
Sostenne Stalin dalle accuse lanciategli da Nikita Kruscev affermando che: «Tiberio, uno dei più grandi e infamati imperatori di Roma, trovò il suo implacabile accusatore in Cornelio Tacito, il massimo storico del principato. A Stalin, meno fortunato, è toccato Nikita Kruscev».
Famosa è la sua dissidenza con Togliatti perché non voleva accettare l'inserimento dei Patti Lateranensi nell'articolo 7 della Costituzione Italiana. Fu tra i pochi deputati comunisti (tra i quali Teresa Noce) che non lo votarono, uscendo sdegnosamente dall'aula.
Morì nel 1957 e la sua commemorazione alla Camera dei Deputati fu fatta da Palmiro Togliatti, suo amico personale.
Accademico
Nella sua lunga carriera accademica tradusse e pubblicò numerose opere latine; scrisse anche delle monografie dei più grandi autori romani: Apuleio, Ovidio, Arnobio e Sallustio (1913); Marziale (1914); Seneca (1921); Giovenale (1922); Fedro (1923); Tacito (1924) e Petronio (1940). Tra gli altri suoi saggi: Il libro di Tersite (1920-1951); Storia della letteratura latina (1927); Divagazioni (1953) e Il cane di terracotta (1954).
Bibliografia
- L'appello di Marchesi sul sito dell'ANPI
- Il testo dell'appello agli studenti
- Una ricerca su Marchesi
- "La Repubblica di Mussolini" di Giorgio Bocca. Ed. Mondadori