Concorrenza perfetta
In economia, la concorrenza perfetta è una forma di mercato caratterizzata dall'impossibilità degli imprenditori di fissare il prezzo di vendita dei beni prodotti, che è fissato invece dall'incontro della domanda e dell'offerta, che a loro volta sono espressione dell'utilità e del costo marginale. L'impresa non può determinare contemporaneamente quantità e prezzo d'equilibrio del mercato.
La definizione di concorrenza perfetta fa riferimento a quella situazione in cui, per il numero degli operatori economici presenti sul mercato, ciascuno di essi (sia esso espressione della domanda ovvero consumatore e/o sia esso espressione dell'offerta ovvero produttore) non ha la possibilità di influenzare in alcun modo, attraverso i propri comportamenti, il prezzo di vendita dei beni e/o servizi scambiati sul mercato.
Pisello sempre
Equilibrio e impostazione del prezzo
Un'impresa è price taker in un mercato di concorrenza perfetta. L'impresa, in questo caso, trova l'equilibrio che può essere nel breve o nel lungo periodo, agendo sui costi CMg = RMg = P. Un'impresa che massimizza i profitti stabilisce di produrre un livello di output al quale il costo marginale è uguale al prezzo. Graficamente questo significa che la curva del costo marginale di un'impresa corrisponde alla curva di offerta.
Questa equazione è la condizione di massimo profitto, che si ricava ponendo a zero la derivata del profitto rispetto alla quantità prodotta, per trovarne il massimo.
La derivata dei ricavi totali rispetto alla quantità è il prezzo, mentre il termine che riguarda i costi fissi (indipendenti dalla quantità prodotta) si azzerano durante la derivazione.
Il ricavo marginale e il costo marginale rappresentano l'incremento di ricavo e di costo per l'impresa per ogni unità "nuova" di prodotto; se il costo e ricavo marginale si eguagliano, l'aggravio di costi e l'incremento di ricavi che generano un nuovo prodotto si compensano e danno un incremento di profitto pari a zero. È coerente il fatto che il massimo profitto si trovi in corrispondenza di un incremento dei profitti nullo (il valore è massimo quando la variabile non può più aumentare).
La decisione di chiusura in concorrenza perfetta:
- nel breve periodo i costi fissi sono irrecuperabili quindi l'impresa deve coprire almeno i costi variabili
- nel lungo periodo l'impresa deve coprire tutti i costi
- se non si coprono i costi si cessa l'attività.
Quando la retta del ricavo marginale, che coincide con il prezzo, scende al di sotto del minimo della curva del costo variabile medio, non è più conveniente produrre. Tale punto di minimo è detto punto di fuga (dei produttori dal mercato).
Quando il prezzo è compreso fra il minimo del costo totale medio e quello del costo variabile medio, ci si trova in una situazione in cui è conveniente produrre in perdita pur di ammortizzare gli alti costi fissi.
Di seguito, riportiamo i principali grafici che descrivono un regime di concorrenza perfetta.
- il mercato fa il prezzo
- confronto prezzo dato dal mercato e costi marginali (CMg)
- confronto CMg con costi variabili (CV)
- nel lungo periodo prezzo uguale al minimo del costo medio e al costo marginale
Critica al modello
Intorno agli anni '40 nasce la tesi della concorrenza non-perfetta, e quindi nuovi approcci che tentano di risolvere il problema dell'informazione incompleta:
- la teoria dei giochi;
- la teoria dei contratti.
Nella realtà:
- non c'è omogeneità di prodotto, ma differenziazione per massimizzare il profitto e ottenere una posizione vantaggiosa sul mercato; questo consente di avere un margine di manovra sul prezzo praticato, benché minimo (le imprese non sono price-taker): monopolio. Inoltre la differenziazione di prodotto genera anche dei tentativi di carpire quali sono i gusti del consumatore;
- è impossibile che ci siano infiniti operatori sul mercato, per via delle economie di scala: oligopolio.
Hayek: “L'informazione in mano ai vari operatori presenti sul mercato è imperfetta”; quando si analizza la collettività, non si può definire l'informazione come data, acquisita, rigida, ma è necessario capire quanta e quale informazione hanno gli individui a loro disposizione; infatti, una comunità di individui che interagiscono non ha informazioni immutabili e informazioni sono anche le decisioni che gli altri individui prendono, influenzando in questo modo l'ambiente circostante (anche le imprese). La concorrenza perfetta è un processo, un punto di partenza. Attraverso la sua evoluzione porta al risultato di uno stato di equilibrio ideale (il prezzo unico) che è il punto di arrivo.
Friedman: non può esserci un punto d'equilibrio nella concorrenza. Una teoria è corretta quando non viene smentita dalla realtà: per arrivare ad una teoria, è necessario formulare un'ipotesi, che deve essere generale e astratta (non reale); la teoria non descrive, non analizza comportamenti, ma individua delle condizioni. Il modello di concorrenza perfetta rappresenta una legge generale, con cui analizzare e osservare i mercati reali.
Sia Hayek che Friedman sostengono che, pur non potendo essere assunta a verità assoluta, la concorrenza perfetta è una teoria utile per formulare previsioni.
Voci correlate
Collegamenti esterni
- (EN) perfect competition, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.