Gruppo Riva
Template:Infobox Azienda Gruppo siderurgico italiano; nel 2005 è stato il decimo produttore d’acciaio al mondo con una produzione di 17,5 ml di tonnellate di acciaio grezzo, con un fatturato di 8,53 miliardi di euro e circa 25000 dipendenti. La capogruppo Riva Fire (acronimo di Finanziaria Industriale Riva Emilio) ha sede a Milano e le due principali società sono:
- Riva Acciaio SpA, che controlla anche le principali consociate estere, che raggruppa le attività nell’acciaio da forno elettrico (produzione di semiprodotti e prodotti lunghi) e nel recupero del rottame di ferro;
- ILVA SpA, che produce acciaio da ciclo integrale (prodotti piani).
Il gruppo possiede 38 stabilimenti produttivi nel mondo, dei quali 20 in Italia, tra cui il polo siderurgico di Taranto, che con i suoi cinque altoforni è il più grande d’Europa. La proprietà è al 100% della famiglia Riva, che detiene anche le cariche operative più importanti. Il fondatore Emilio Riva sostiene di reinvestire tutti gli utili nell'azienda e di non distribuire mai dividendi.
Storia
Il gruppo ha origine dalla società “Riva & C.”, costituita dai fratelli Emilio ed Adriano Riva nel 1954 con lo scopo di commercializzare rottami di ferro, destinati alle acciaierie a forno elettrico del Bresciano. Nel 1957 è realizzato il primo stabilimento produttivo con forno elettrico a Caronno Pertusella (VA), dove nel 1964 è installata una macchina di colata continua curva, prodotta dall’azienda impiantistica Danieli ed ancora in fase di collaudo; il collaudo ha esito positivo e l’adozione prima dei concorrenti della colata continua diventa la più importante fonte di vantaggio competitivo dell’impresa, che negli anni successivi inizia il suo processo di espansione. In seguito la colata continua è adottata anche dai siderurgici bresciani, i produttori di “tondino” (tondo per cemento armato) con i quali Riva è spesso accomunato. Nel 1966 è acquisita la Acciaierie del Tanaro nel cuneese, nel 1970 la S.E.E.I nel bresciano, nel 1971 Riva entra nella Siderurgica Sevillana in Spagna, nel 1976 nella Iton Seine in Francia; fino all’ inizio degli anni ’70 gestisce anche un’acciaieria ad Addis Abeba in Etiopia, in seguito ad un accordo con il negus Haile Selassie, e che sarà abbandonata dopo il cambio di regime nel paese africano. Nel 1981 è acquisita la Officine e Fonderie Galtarossa di Verona. Caratteristica dei Riva, nel corso di questa fase di crescita, è quella di non creare mai una holding di famiglia che consolidi le loro attività, così che l’importanza economica del loro gruppo non appare nelle statistiche ufficiali.
La privatizzazione delle acciaierie di stato
Negli anni ’80 la siderugia pubblica italiana ha attraversato un periodo di forte crisi, che ha portato lo stato ad abbandonare progressivamente l’attività. Il gruppo Riva è stato uno dei protagonisti di questo processo. Nel 1986 la Finsider (holding pubblica per il settore dell’acciaio) si rivolge agli industriali siderurgici privati per gestire lo stabilimento Italsider di Cornigliano (Genova); Riva assieme ad altre imprese partecipa alla formazione di un consorzio a controllo privato che assume la gestione dell’area; nel 1988, con il ritiro degli altri soci privati, Riva ottiene la maggioranza assoluta del consorzio e per la prima volta si ritrova a gestire uno stabilimento a ciclo integrale. Nel 1989 acquisisce il laminatoio Thy-Marcinelle a Charleroi, in Belgio. Nel 1991 Riva acquista due acciaierie elettriche nel Brandeburgo, ex Germania Est, anche in questo caso partecipando ad un processo di privatizzazione. Nel 1995 si aggiudica l’asta per la privatizzazione dell’ILVA (ex Italsider), salendo d’un tratto al rango dei maggiori gruppi siderurgici d’Europa e diventando uno dei maggiori gruppi industriali d’Italia. La crescita dimensionale del gruppo non si è però fermata, andando a comprendere nel 1996 la Nuova Sidercamuna di Sellero (BS) e nel 1997 la Hellenic Steel di Salonicco, in Grecia. Nel 2001 Emilio Riva, titolo di studio: ragioniere, riceve la laurea honoris causa in Ingegneria dal Politecnico di Milano Nel 2007 Riva Fire ha istituito, in collaborazione con il Politecnico di Torino e con l'Università di Genova, un master universitario in siderurgia, tenuto in una porzione dismessa degli stabilimenti di Cornigliano.
Critiche
Nel 2001 il Tribunale di Taranto ha dichiarato Emilio Riva, il figlio Claudio ed altri dirigenti Ilva colpevoli di tentata violenza privata, per avere demansionato un gruppo di impiegati dell'Ilva nel 1998. La sentenza è stata confermata nel 2006 dalla corte di Cassazione.([1][1], citato anche da Il Manifesto, 8 dicembre 2001 e La Gazzetta del Mezzogiorno, 8 marzo 2006 ).
Nel febbraio del 2007 Emilio Riva è stato condannato a tre anni di reclusione e Claudio Riva a 18 mesi,per omissione di cautele contro gli infortuni sul lavoro e violazione di norme antinquinamento, con riferimento alla gestione della cokeria dell'impianto di Taranto. ([2],[2], citato anche da La Gazzetta del Mezzogiorno, 12 febbraio 2007).
Voci correlate
Bibliografia
- Margherita Balconi - La siderugia italiana (1945-1990). Tra controllo pubblico e incentivi del mercato - Edizioni Il Mulino - Bologna, 1991
- Le privatizzazioni in Italia - Mediobanca ricerche e studi, 2000