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Frontespizio de Il cimento dell'armonia e dell'inventione (Amsterdam, Le Cène, ca.1727)
Bologna, Museo internazionale e biblioteca della musica

Le quattro stagioni è il titolo con cui sono noti i primi quattro concerti solistici per violino dell'opera Il cimento dell'armonia e dell'inventione di Antonio Vivaldi.

Uscirono dalle officine tipografiche dell'editore Michel-Charles Le Cène ad Amsterdam nel 1725, ma è lo stesso Vivaldi ad affermare, nella dedica al conte Morzin, che erano stati composti precedentemente: i diversi manoscritti ritrovati presentano alcune differenze che confermano quanto dichiarato dall'autore.

"Il cimento", come la precedente raccolta di concerti L'estro armonico opera 3, si compone di 12 concerti. La differenza fra le due raccolte riflette l'evoluzione del gusto dei primi decenni del XVIII secolo: i concerti del "cimento" sono tutti di tipo solistico, invece nell'estro insieme a 4 concerti per violino solista vi sono 8 concerti grossi.

Si tratta di uno dei primissimi esempi di musica a programma, cioè di composizioni a carattere prettamente descrittivo. Ad esempio, l'"Inverno" è dipinto spesso a tinte scure e tetre, al contrario l'"Estate" evoca l'oppressione del caldo, oppure una tempesta nel suo ultimo movimento. I concerti de Le quattro stagioni sono accompagnati da altrettanti sonetti descrittivi, scritti da un poeta anonimo (forse da Vivaldi stesso).[1]

Movimenti e organico

Ciascun concerto de "Le quattro stagioni" si divide in tre movimenti, dei quali due, il primo e il terzo, sono in tempo di Allegro o Presto, mentre quello intermedio è caratterizzato da un tempo di Adagio o Largo, secondo uno schema che Vivaldi ha adottato per la maggior parte dei suoi concerti. Ogni concerto si riferisce a una delle quattro stagioni: la "Primavera", l'"Estate", l'"Autunno" e l'"Inverno".

L'organico di tutte le partiture consta di: violino solista, quartetto d'archi (violino primo e secondo, viola, violoncello) e basso continuo (clavicembalo o organo).

I quattro Concerti

I quattro concerti sono organizzati nel modo seguente:

  • Concerto Nº 1 in Mi maggiore, opera 8, RV 269 (La primavera)
    I. Allegro (in Mi maggiore)
    II. Largo e pianissimo sempre (in Do diesis minore)
    III. Allegro pastorale (in Mi maggiore)
  • Concerto Nº 2 in Sol minore, opera 8, RV 315 (L'estate)
    I. Allegro non molto (in Sol minore)
    II. Adagio e piano – Presto e forte (in Sol minore)
    III. Presto (in Sol minore)
  • Concerto Nº 3 in Fa maggiore, opera 8, RV 293 (L'autunno)
    I. Allegro (in Fa maggiore)
    II. Adagio molto (in Re minore)
    III. Allegro (in Fa maggiore)
  • Concerto Nº 4 in Fa minore, opera 8, RV 297 (L'inverno)
    I. Allegro non molto (in Fa minore)
    II. Largo (in Mi bemolle maggiore)
    III. Allegro (in Fa minore)


La primavera

I tre movimenti di cui consta la Primavera descrivono tre momenti della stagione: il canto degli uccelli (allegro), il riposo del pastore con il suo cane (largo) e la danza finale (allegro). Il violino solista rappresenta un pastore addormentato, le viole, il latrato del suo fedele cane, mentre i restanti violini le foglie fruscianti.

L'estate

Per i suoi toni accesi e violenti questo concerto riflette con maggiore efficacia rispetto agli altri la carica esplosiva della stagione. La tempesta viene descritta passo passo nella sua manifestazione al pastore: dapprima si avvicina da lontano nella calura estiva (allegro non molto - allegro), quindi il pastore che si spaventa per l'improvviso temporale (adagio presto) e infine la virulenza sprigionata dalla tempesta in azione (presto).

L'autunno

Vivaldi descrive la figura del dio romano Bacco: un'iniziale panoramica della vendemmia è seguita dall'ebbrezza provocata dal vino, movimento dal titolo "I dormienti ubriachi", in un clima trasognato e sereno. L'ultimo movimento coincide con i martellanti ritmi della caccia.

L'inverno

L'Inverno viene descritto in tre momenti: l'azione spietata del vento gelido (allegro), il secondo movimento, tra i più celebri delle quattro stagioni, della pioggia che cade lenta sul terreno ghiacciato (adagio) e la serena accettazione del rigido clima invernale (allegro).

I sonetti

La primavera I.

Giunt' è la Primavera e festosetti
La Salutan gl' Augei con lieto canto,
E i fonti allo Spirar de' Zeffiretti
Con dolce mormorio Scorrono intanto:
Vengon' coprendo l'aer di nero amanto
E Lampi, e tuoni ad annuntiarla eletti
Indi tacendo questi, gl' Augelletti
Tornan di nuovo al lor canoro incanto:

II.

E quindi sul fiorito ameno prato
Al caro mormorio di fronde e piante
Dorme 'l Caprar col fido can' à lato.

III.

Di pastoral Zampogna al suon festante
Danzan Ninfe e Pastor nel tetto amato
Di primavera all'apparir brillante.


L'estate I.

Sotto dura stagion dal sole accesa
Langue l'huom, langue 'l gregge, ed arde 'l pino,
Scioglie il cucco la voce, e tosto intesa
Canta la tortorella e 'l gardellino.
Zeffiro dolce spira, ma contesa
Muove Borea improvviso al suo vicino;
E piange il Pastorel, perché sospesa
Teme fiera borasca, e 'l suo destino

II.

Toglie alle membra lasse il suo riposo
Il timore de' lampi, e tuoni fieri
E de mosche, e mosconi il stuol furioso:

III.

Ah che pur troppo i suoi timor sono veri
Tuona e fulmina il cielo grandinoso
Tronca il capo alle spiche e a' grani alteri.

L'autunno I.

Celebra il Vilanel con balli e Canti
Del felice raccolto il bel piacere
E del liquor di Bacco accesi tanti
Finiscono col Sonno il lor godere

II.

Fa' ch' ogn' uno tralasci e balli e canti
L'aria che temperata dà piacere,
E la Staggion ch' invita tanti e tanti
D' un dolcissimo sonno al bel godere.

III.

I cacciator alla nov'alba à caccia
Con corni, Schioppi, e cani escono fuore
Fugge la belva, e Seguono la traccia;
Già Sbigottita, e lassa al gran rumore
De' Schioppi e cani, ferita minaccia
Languida di fuggire, mà oppressa muore.

L'inverno I.

Agghiacciato tremar tra nevi algenti
Al Severo Spirar d'orrido Vento,
Correr battendo i piedi ogni momento;
E pel Soverchio gel batter i denti;

II.

Passar al foco i dì quieti e contenti
Mentre la pioggia fuor bagna ben cento

III.

Caminar sopra il ghiaccio, e a passo lento
Per timore di cadere bene;
Gir forte Sdrucciolar, cader a terra
Di nuovo ir sopra 'l ghiaccio e correr forte
Sin ch'il ghiaccio si rompe, e si disserra;
Sentir uscir dalle ferrate porte
Scirocco, Borea, e tutti i venti in guerra
Quest'è 'l verno, ma tal, che gioia apporte.



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Riga 2, cella 1 Riga 2, cella 2 Riga 2, cella 3
Riga 2, cella 1 Riga 2, cella 2 Riga 2, cella 3
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Soneto Italiano Español[2]
Primavera Giunt' è la Primavera e festosetti

La Salutan gl' Augei con lieto canto,
E i fonti allo Spirar de' Zeffiretti
Con dolce mormorio Scorrono intanto:
Vengon' coprendo l' aer di nero amanto
E Lampi, e tuoni ad annuntiarla eletti
Indi tacendo questi, gl' Augelletti;
Tornan' di nuovo al lor canoro incanto:

Largo
E quindi sul fiorito ameno prato
Al caro mormorio di fronde e piante
Dorme 'l Caprar col fido can' à lato.

Allegro
Di pastoral Zampogna al suon festante
Danzan Ninfe e Pastor nel tetto amato
Di primavera all' apparir brillante.

Llegó la primavera y festejándolo

La saludan los pájaros con alegre canto,
Y las fuentes con el soplo de los cefirillos
Con dulce murmullo discurren entretanto:
Vienen cubriendo el aire con negro manto
Y rayos, y truenos, elegidos para anunciarla
Callando así estos, los pajarillos;
Vuelven otra vez a su canoro encanto.

Largo
Y así, sobre el florido y ameno prado,
Al caro murmurar de bosques y plantas
Duerme el cabrero con el fiel can al lado.

Allegro
De la pastoral zanfoña al son festejante
Danzan ninfas y pastores en el techo amado
A la brillante llegada de la primavera.

Verano Sotto dura Staggion dal Sole accesa

Langue l' huom, langue 'l gregge, ed arde il Pino;
Scioglie il Cucco la Voce, e tosto intesa
Canta la Tortorella e 'l gardelino.
Zeffiro dolce Spira, mà contesa
Muove Borea improviso al Suo vicino;
E piange il Pastorel, perche sospesa
Teme fiera borasca, e 'l suo destino;

Adagio e piano - Presto e forte
Toglie alle membra lasse il Suo riposo
Il timore de' Lampi, e tuoni fieri
E de mosche, e mosconi il Stuol furioso!

Presto
Ah, che pur troppo i Suo timor Son veri
Tuona e fulmina il Ciel e grandinoso
Tronca il capo alle Spiche e a' grani alteri.

Bajo dura estación por el Sol encendida

Languidece el hombre, languidece el rebaño, y arde el pino;
Suelta el cuco la voz, y cuando la entienden
Cantan la torcaz y el jilguero.
El Céfiro dulce sopla, pero en disputa
Se mueve Bóreas de improviso a su lado;
Y llora el zagal, porque suspendida
Teme a la fiera borrasca, y su destino.

Adagio e piano - Presto e forte
Roba a sus miembros laxos el reposo
El miedo al relámpago, y los fieros truenos
¡y de las moscas, y moscones, el tropel furioso!

Presto
¡Ah, que son sus temores verdaderos!
Truena y fulmina el cielo y granizoso
Trunca las cabezas de las espigas y los granos altera.

Otoño Celebra il Vilanel con balli e Canti

Del felice raccolto il bel piacere
E del liquor de Bacco accesi tanti
Finiscono col Sonno il lor godere.

Adagio molto
Fà ch' ogn' uno tralasci e balli e canti
L' aria che temperata dà piacere,
E la Staggion ch' invita tanti e tanti
D' un dolcissimo Sonno al bel godere.

Allegro
cacciator alla nov' alba à caccia
Con corni, Schioppi, e cani escono fuore
Fugge la belva, e Seguono la traccia;
Già Sbigottita, e lassa al gran rumore
De' Schioppi e cani, ferita minaccia
Languida di fuggir, mà oppressa muore.

Celebra el rústico, con bailes y cantos

La feliz vendimia y el alegre placer
Y del licor de Baco encendidos tantos,
Acaban con sueño su gozo.

Adagio molto
Hace cada uno saltos y bailes y cantos
El aire que templado da placer,
Y la estación que invita a tantos
De un dulcísimo sueño al bello gozo.

Allegro
Cazador que al alba sale a la caza
con cuernos, escopetas y jaurías salen fuera
Huye la fiera, y la rastrean;
Ya sorprendida, y agotada por el gran ruido
de escopetas y perros, herida amenaza,
Lánguida, con huir, pero abrumada muere.

Invierno Aggiacciato tremar trà nevi algenti

Al Severo Spirar d' orrido Vento,
Correr battendo i piedi ogni momento;
E pel Soverchio gel batter i denti;

Largo
Passar al foco i di quieti e contenti
Mentre la pioggia fuor bagna ben cento

Allegro
Caminar Sopra il giaccio, e à passo lento
Per timor di cader girsene intenti;
Gir forte Sdruzziolar, cader à terra
Di nuove ir Sopra 'l giaccio e correr forte
Sin ch' il giaccio si rompe, e si disserra;
Sentir uscir dalle ferrate porte
Sirocco, Borea, e tutti i Venti in guerra
Quest' é 'l verno, mà tal, che gioja apporte.

Helado tiritar entre la nieve plateada

al severo soplo del hórrido viento
correr batiendo los pies en todo momento;
Y por el soberbio castañetear los dientes;

Largo
Estar junto al fuego, tranquilos y contentos,
Mientras afuera la lluvia moja a ciento.

Allegro
Caminar sobre el hielo, y a paso lento
Por miedo a caer avanzar con cuidado;
Ir firme, resbalar, caerse al suelo
De nuevo ir sobre el hielo y correr rápido
Sin que el hielo se rompa, y se desmenuza;
Sentir que sale de las puertas herradas
Siroco, Bóreas, y todos los vientos en guerra
Esto es el invierno, pero tal, que alegría nos trae.



Media

Note

  1. ^ Le Quattro Stagioni di Vivaldi, su musicacolta.eu, 3 marzo 2009. URL consultato il 28 marzo 2020.
  2. ^ Otra traducción se puede encontrar en MusicaAntigua.Com
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