Gli opliti combattevano schierati in falange per essere più efficaci in battaglia, nonostante fossero in numero relativamente esiguo: tale formazione scoraggiava i soldati dall'agire da soli, perché ciò avrebbe compromesso la sicurezza dell'unità e minimizzato i suoi punti di forza. Gli opliti erano rappresentati principalmente da cittadini liberi (contadini e artigiani abbienti) che potevano permettersi un'armatura (in lino o bronzo) e delle armi, cioè circa un terzo o la metà della popolazione maschile adulta e abile. Il termine compare anche nei racconti di Omero, ma si pensa che il suo utilizzo effettivo sia iniziato intorno al VII secolo a.C., quando, durante l'età del ferro, le armi divennero più economiche ed i cittadini comuni furono in grado di procurarsele da soli. La maggior parte degli opliti non erano soldati professionisti e spesso non avevano ricevuto un addestramento militare adeguato. Alcune polis, come Atene, Sparta, Argo, Tebe e Siracusa, mantenevano pertanto una piccola unità professionale d'élite, nota come epilektoi o logades (lett. "eletti"), scelta tra i cittadini, come ad esempio la agema del Re di Sparta o il cosiddetto "battaglione sacro" di Tebe. Costituivano la maggior parte degli eserciti dell'Antica Grecia.
Nell'VIII secolo a.C. o forse nel VII secolo a.C., gli eserciti greci adottarono la formazione a falange, che si dimostrò efficace nella sconfitta riportata dai Persiani contro gli Ateniesi nella battaglia di Maratona (490 a.C.), la quale chiuse vittoriosamente per gli elleni la prima guerra greco-persiana (492–490 a.C.): gli arcieri e le truppe leggere impiegati dai Persiani a Maratona fallirono contro i Greci perché le loro armi erano troppo deboli per penetrare il muro di scudi dei falangiti. La falange fu poi impiegata dai Greci anche nella battaglia delle Termopili (480 a.C.) e nella battaglia di Platea (479 a.C.) durante la Seconda guerra greco-persiana (480–479 a.C.).
L'evoluzione finale degli opliti e della loro "primitiva" falange fu la falange macedone, sviluppata da Filippo II di Macedonia (r. 360–336 a.C.) e poi eternata alla storia dalle imprese di suo figlio Alessandro Magno (r. 336–323 a.C.), che avrebbe dominato i campi di battaglia dell'Antichità sino alla battaglia di Pidna (168 a.C.) contro le legioni di Roma.
Il brano è stato accolto positivamente dai critici musicali e ha goduto di un grande successo commerciale, raggiungendo la top ten delle classifiche di ventotto paesi (fra cui Australia, Belgio, Germania, Malaysia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Norvegia, Regno Unito, Singapore, Svezia e Svizzera) e regalando alla cantante la sua prima numero uno nella Billboard Hot 100 statunitense, nonché i suoi migliori piazzamenti in vari mercati. È stato certificato inoltre disco d'oro o di platino in quindici stati e, negli USA, dove ha venduto più di due milioni di copie, doppio disco di platino.
Lose You to Love Me è stata promossa attraverso un video musicale, in bianco e nero girato da Sophie Muller interamente su iPhone 11 Pro, e con un'esibizione dal vivo agli American Music Awards 2019, la prima in più di due anni per l'artista. Infine, è stata inserita nelle liste dei migliori pezzi dell'anno stilate da Vulture e Billboard, e ne è stata pubblicata la versione demo nel 2020 per celebrare il primo anniversario dell'uscita.
Un cannone sparapolli (in inglese: chicken gun) è un cannone ad aria compressa di grande diametro utilizzato per sparare carcasse di uccelli contro componenti di aeromobili, simulando impatti ad alta velocità con uccelli durante il volo dell'aereo. I motori a reazione e i parabrezza degli aerei sono particolarmente vulnerabili ai danni causati da tali impatti e rappresentano il bersaglio più comune in tali test. Sebbene nei test e nelle certificazioni degli aeromobili vengano impiegate diverse specie di uccelli, il dispositivo ha acquisito il nome comune di cannone sparapolli, in quanto i polli sono i proiettili più comunemente utilizzati, data la loro facile reperibilità.
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