San Calocero al Monte
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San Calocero al Monte Albenga | |
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Civiltà | Alto Medievo |
Utilizzo | Basilica |
Stile | Arte paleocristiana |
Epoca | I secolo d.C. |
Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Comune | ![]() |
Dimensioni | |
Superficie | 800 m² |
Amministrazione | |
Ente | soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la Città di Albenga |
Visitabile | Si |
Mappa di localizzazione | |
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San Calocero al Monte è un complesso archeologico del I sec. d.C. sito in Albenga e dedicato al culto di San Calocero. Il complesso monastico fu attivo dal I al XVI secolo per poi essere dismesso e traferito nel dentro le mura cittadine. Il complesso venne rinvenuto e studiato da Nino Lamboglia in più scavi a partire dagli anni '30 del XX secolo.
E' situato alle pendici settentrionali del Monte di San Martino o Monte Bignone, nel sub urbio dell'antica Albingaunum in una zona ricca di presenze archeologiche di età romana. In questo complesso sono stati rinvenuti dei ritrovamenti epigrafici di grande rilievo, oltre che una descrizione del XV secolo delle epigrafi che qui erano presenti. Venne abbandonato nel 1593 quando le Monache clarisse si trasferirono nel quartiere di Sant'Eulalia nell'attuale Ospedale Vecchio.
Agli scavi archeologici hanno preso parte l'Istituto internazionale di studi liguri, il Ministero per i beni e le attività culturali, il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana e l'Ecole Francaise de Rome.[1]
Secondo la tradizione, il complesso venne eretto sulla tomba di San Calocero che mantenne il corpo finché non venne trasferito nel centro cittadino, è l’unico santurario martiriale ligure[2].
Descrizione
La parte più antica è il muro di contenimento realizzato a riseghe che serviva a ricavare un ampio spazio pianeggiante soprastante. I tubuli di terra cotta delle acque visibili indicando che tale muro in antichità venne realizzato proprio per questo motivo, e ritrovamenti ceramici indicano che tale zona era già presente un insediamento precedente. Le tombe alla cappuccina e le ceramiche rilevati, e la tessitura muraria ci permettono di dire che tale opera venne realizzata nel III sec. d.C., cioè in epoca tardo-imperiale romana.
Gli scavi avvenuti nel 2000 ci permettono di che una fascia importante fosse occupata da delle sepolture tardo-antiche. Di fronte a tale muro venne realizzato un porticato coperto a spiovente e con cinque arcate datata al V secolo. Solo successivamente con la realizzazione della basilica cristiana lo spazio venne trasformato con la realizzazione di una volta in muratura appoggiata al muro romano. Il vano realizzato è uno spazio buio impiegato come una vera cripta funeraria, chiamato in gergo criptoportico, adibita ad ospitare sepolture del ceto privilegiato, deposte in strutture e in sarcofagi apud corpus sanctum, cioè disposte vicino all'inumazione di un Santo. Tale fase può essere datata grazie al ritrovamento delle anfore impiegato per alleggerire la volta nel VI secolo.
Tale Basilica era vicino alla Via Julia Augusta, dove gli spazi laterali vennero usati per la realizzazione di impianti funerari Romani nel I e II sec. d.C..
L'interno della navata principale della chiesa è stato realizzato tra la fine del V e la meta del VI secolo, con in testa un abside semicircolare disposta canonicamente ad est e da un'ulteriore navata disposta a nord, verso la piana, che oggi risulta scomparsa ma che era la copertura della cripta sottostante. Esisteva un ulteriore vano liturgico localizzato contro il monte stretto e lungo. Erano presenti numerosi resti e arredi liturgigi, come plutei, capitelli, pilastrini, che sono la testimonianza di una monumentalizzazione della chiesa a partire dalla metà del VI secolo, con un ultimo rifacimento in epoca longobarda durante i VII secolo, ad opera dell'abate Marinace di cui resta un'epigrafe a testimonianze. Era presente un vano reliquiario marmoreo sotto l'altare al centro dell'abside.[2]
Scavi archeologici
Gli scavi nell'area sono avvenuti a più riprese, le prime eseguita da Nino Lamboglia in maniera più pioneristica nel 1934 e poi nel 1938-39, quindi sempre dallo stesso nel 1971 in maniera più approfondita. La campagna significativa avvenne nel 1987 con sette diversi saggi nelle aule principali della basilica. Altri sondaggi sono stati condotti nel 1990-91 nella chiesa e negli spazi antistanti a ovest. Portato a termine un esproprio si è potuto iniziare nuovamente lo scavo nel 1998 e sporadicamente e puntualmente negli anni successivi fino al 2014.
Curiosità
Nel 2014 venne rinvenuto uno scheletro del XIV secolo di una ragazza di circa 13 anni, alta 1,48 m e sepolta a testa in giù; un tempo tale sepoltura veniva riservata alle persone ritenute indegne in maniera che non potessero risorgere al momento della Resurrezione. La giovane sarebbe morta per anemia dovuta forse alla scorbuto e alla malnutrizione, tale malattia provoca svenimenti e crisi epilettiche violente che i contemporanei avrebbe visto come una possessione demoniaca, pertanto è possibile che fosse stata sepolta a testa in giù perché ritenuta una strega affiliata al demonio. Tale ritrovamento fece scalpore e il caso venne battezzato come la strega bambina di Albenga.
Altra teoria volle che tale sepoltura fosse voluta per manifestare la sua estrema umiltà a Dio, come i sacerdoti quando si coricano sul pavimento, o come la sepoltura di Pipino il Breve che venne messo a testa in giù, difatti il ritrovamento di questo corpo vicino a una chiesa, cioè vicino a un posto ambito, fa pensare che non fosse una strega, a meno che la sepoltura vicino a una dimora di Dio non fosse per esorcizzare la possessione.
Attualmente lo scheletro è conservato all'interno di Palazzo Oddo.
Note
- ^ San Calocero, su comune.albenga.sv.it. URL consultato il 31/10/2020.
- ^ a b Area archologica di San Calocero, su archeomedia.net. URL consultato il 31/10/2020.
Bibliografia
- Istituto Internazionale di Studi Liguri, San Domenico di Albenga, Tipografia Bacchetta, 2019.
- Giuseppina Spadea Noviero, Philippe e Stefano Roascio, Un antico spazio cristiano, Chiesa e monastero di San Calocero al Monte, Genova, Fratelli Frilli Editori, 2010.