La canzone di protesta (o anche canzone impegnata) è un brano musicale associato ad un movimento per un cambiamento sociale e politico. Numerose canzoni popolari possono essere considerate di protesta. Tra i movimenti sociali che hanno un gran numero di canzoni a loro legate vi sono i movimenti per i diritti civili, pacifisti, movimenti operai, controcultura, femministi, per la rivoluzione sessuale, ambientalisti, e molti altri. Questi brani possono essere associati a differenti epoche storiche e provenire da diversi contesti culturali. Il genere sfrutta la musica come un mezzo che stimola le masse ad agire verso un malessere sociale. La canzone di protesta nasce, infatti, dalla necessità di esternare il malcontento verso una determinata situazione. Il suo scopo è, il più delle volte, indirizzare l’ascoltatore verso un cambiamento. Il discontento espresso da una canzone del genere non appartiene al singolo autore ma ad un intero gruppo di individui. Per questo motivo, il messaggio veicolato da un brano assume una rilevanza maggiore rispetto all’autore che, invece, occupa spesso un ruolo marginale. Molti autori di canzoni di protesta hanno anche associato alla loro carriera musicale attività di Attivismo, frutto del proprio impegno politico e sociale.[1]

Spesso ci si riferisce alla canzone d'autore e al folk degli anni '60 e '70 come musica essenzialmente di protesta. Questo tipo di canzoni ispirarono ampiamente la Contestazione giovanile diffusosi negli Stati Uniti e in Europa a partire dalla fine degli anni Sessanta. Tra gli artisti famosi legati a questo periodo possiamo, ad ogni modo, citare Bob Dylan, Joan Baez e, tra gli altri, gli Inti-Illimani. La musica è stata, comunque, utilizzata come mezzo di protesta anche al di fuori del movimento della Controcultura della seconda metà del Novecento. Sebbene Bob Dylan sia uno degli artisti più rilevanti per quanto riguarda il genere, egli stesso non si è mai considerato un cantante di protesta, forse perché tale appellativo (di protesta) non ha senso di esistere. Dylan è l’autore del famoso brano pacifista Blowin' in the Wind, scritto nel 1963, alla vigilia della Guerra del Vietnam. Egli stesso, tuttavia, lo definì "non una canzone di protesta o simili, poiché io non scrivo canzoni di protesta… L’ho scritta come qualcosa che doveva essere detto, da un individuo a un altro".[2]

Nel mondo

Francia

Irlanda

I brani della musica tradizionale irlandese che possono essere considerati canzoni di protesta sono numerosi. Nel corso della storia, i repubblicani irlandesi li hanno utilizzati per veicolare idee di ribellione contro il predominio inglese sull’isola. Alcune ballate risalgono persino alla fine del diciottesimo secolo. [3]

Gli strumenti principali utilizzati sono la chitarra acustica, il Fiddle, il Flauto, le Uilleann pipes, l’Arpa celtica e altri.

Tra gli esempi più conosciuti di canzoni del genere può essere citata Come Out Ye Black and Tans, scritta nel 1920, in seguito alla decisione degli inglesi di inviare soldati a Dublino durante la guerra d'indipendenza irlandese. La canzone è stata resa celebre dalla versione della band The Wolfe Tones nel 1972. [4]

Molte delle canzoni successive vennero invece pubblicate nella seconda metà del ventesimo secolo e trassero ispirazione dal Conflitto nordirlandese (o Troubles). La maggior parte di questi brani, più che invitare l'ascoltatore a ribellarsi, esprimono un' esortazione alla pace.

L’inglese Paul McCartney scrisse Give Ireland back to the Irish in seguito ai fatti del 30 gennaio 1972. Il brano scalò rapidamente le classifiche britanniche pur essendo stato bandito dalla BBC. Anche un altro ex-beatle, John Lennon, pubblicò nello stesso anno il brano Sunday Bloody Sunday, in cui attaccava duramente le intenzioni colonizzatrici degli inglesi. [3] Tra gli artisti nordirlandesi che hanno affrontato il tema nella loro musica ricordiamo il gruppo punk rock di Belfast Stiff Little Fingers che, nel 1979, pubblica l'album Inflammable Material. Nel brano Suspect Device, in particolare, presentano in modo efficace la situazione di emergenza che il loro paese stava vivendo in quel periodo. [5] Nel 1983, il gruppo rock irlandese U2 pubblica Sunday Bloody Sunday, un brano pacifista e fra i più conosciuti sul tema. Bono, cantante del gruppo e autore del testo, non la definì una canzone di ribellione, bensì "la reazione incredula e scandalizzata di un giovane di fronte all'odio e alla violenza".[6]

Israele

Italia

Regno Unito

Stati Uniti

Note

  1. ^ Elizabeth J. Kizer, Protest song lyrics as rhetoric, in Popular Music and Society, vol. 9, n. 1, 1983-01, pp. 3–11, DOI:10.1080/03007768308591202. URL consultato il 14 novembre 2020.
  2. ^ The Political Bob Dylan, su Dissent Magazine. URL consultato il 14 novembre 2020.
  3. ^ a b (EN) Stephen Millar, Sounding Dissent: Rebel Songs, Resistance, and Irish Republicanism, University of Michigan Press, 2020, ISBN 978-0-472-13194-5. URL consultato il 14 novembre 2020.
  4. ^ (EN) Deirdre Falvey, Come Out Ye Black and Tans: Think you know what it’s about? You probably don’t, su The Irish Times. URL consultato il 14 novembre 2020.
  5. ^ Canzoni contro la guerra: Stiff Little Fingers - Suspect Device, su www.antiwarsongs.org. URL consultato il 14 novembre 2020.
  6. ^ Canzoni contro la guerra: U2 - Sunday Bloody Sunday, su www.antiwarsongs.org. URL consultato il 14 novembre 2020.