Castelvecchio (Verona)
Castelvecchio, originariamente chiamato castello di San Martino in Aquaro, è un fortino medievale situato nel centro storico di Verona attualmente adibito a sede dell'omonimo museo civico; si tratta del più importante monumento militare della signoria Scaligera.
Castelvecchio Castello di San Martino in Aquaro Sistema difensivo di Verona | |
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Ubicazione | |
Stato | ![]() |
Regione | Veneto |
Città | Verona |
Indirizzo | Corso Castelvecchio 1/a |
Coordinate | 45°26′22.44″N 10°59′17.16″E |
Informazioni generali | |
Tipo | Castello |
Costruzione | 1354-1356 |
Primo proprietario | Della Scala |
Condizione attuale | Sede del museo civico di Castelvecchio |
Visitabile | Si |
Sito web | www.comune.verona.it/castelvecchio/cvsito/ e museodicastelvecchio.comune.verona.it/nqcontent.cfm?a_id=42561&lang=en |
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Origini del nome
Inizialmente la fortificazione era chiamata "castello di San Martino in Aquaro", denominazione derivata dalla preesistente chiesa che si collocava dove sarebbe poi sorta la cosiddetta "Corte d'Armi", la cui esistenza risaliva all'VIII secolo. Il toponimo "Aquaro" può essere ricondotto sia alla vicinanza dell'Adigetto (acquario o canale), sia alla vicinanza di un ponte (quaro) che avrebbe superato lo stesso canale o il fiume Adige. Il complesso assunse il nome di "Castel Vecchio" a seguito della costruzione di castel San Pietro da parte dei Visconti.[1]
Storia
La vicenda costruttiva del castello è complessa e prolungata nel tempo: la complessità deriva, in generale, dall'importanza della sua posizione nell'organismo urbano, e in particolare dal suo stretto legame, morfologico e funzionale, con la cinta urbana eretta in epoca comunale lungo l'Adigetto. Non è qui trascurabile la presenza della porta generata dall'antico Arco dei Gavi, inglobato nella medesima cinta muraria comunale. Un altro elemento dell'ipotetica configurazione originaria del castello può essere stata la costruzione voluta da Alberto I della Scala, nel 1298, delle regaste, la muraglia che doveva servire ad arginare l'Adige nella grande ansa fra le mura comunali e il borgo murato di San Zeno. Le mura comunali, l'Adigetto, le mura di Alberto sulla riva fluviale, delimitavano un impianto a forma di trapezio irregolare, idoneo ad ampliare la difesa verso l'esterno, con un nuovo recinto murario, destinato a divenire il caposaldo occidentale della cinta comunale. Questo può essere il nucleo primigenio del castello alla fine del XIII secolo, oggi riconoscibile nel recinto a trapezio. L'intervento definitivo voluto da Cangrande II della Scala, riconducibile al 1354, configura un vero e proprio castello urbano. Egli diede incarico della costruzione del castello al fido Guglielmo Bevilacqua[2] Sistemato il fortilizio preesistente a meridione della cinta comunale, che assunse le forme della residenza fortificata, a settentrione della stessa cinta fu costruito il grande recinto rettangolare della Corte d'Armi. Nello stesso tempo fu edificato il ponte sull'Adige. Il complesso fortificatorio fu portato a compimento nel 1376 da Antonio e Bartolomeo della Scala, con la costruzione del Mastio.
Negli anni della signoria viscontea la costruzione del nuovo caposaldo difensivo di Castel San Pietro diminuì la primaria funzione difensiva del castello di San Martino, che tuttavia assunse importanza in relazione al nuovo sistema di attrezzature logistiche della Cittadella, l'ampio quadrangolo fortificato esteso a sud ovest, tra la cinta comunale e la cinta scaligera, destinato anche all'accampamento delle milizie. Questo spazio completamente difeso da mura era in diretta comunicazione con Castel Vecchio attraverso la strada coperta esistente tra la cinta comunale e l'antemurale. Inoltre, sul coronamento della cinta comunale fu raddoppiata la merlatura, per ottenere un camminamento protetto, dallo stesso Castello alla piazza Bra. L'hanno costruito gli Scaligeri, infatti il suo vero nome è "castel scaligero"
In epoca veneta Castel Vecchio era usato come residenza del castellano e del cappellano, caserma, arsenale d'artiglieria, armeria, polveriera, magazzino per le riserve alimentari. Parte del Mastio era utilizzato come carcere; un'altra residenza per il castellano era sistemata nella Reggia. Nel 1759 Castel Vecchio divenne sede del Veneto Militar Collegio, istituito per la formazione di ingegneri da inquadrare in un corpo tecnico militare. La nuova prestigiosa destinazione rese necessaria la sistemazione degli edifici esistenti nella corte meridionale, e la costruzione di un nuovo edificio ortogonale alla Reggia. Nella corte settentrionale permaneva l'acquartieramento dei soldati e il deposito dei materiali d'artiglieria, in fabbricati appositamente disposti nello spazio interno.
All'inizio dell'Ottocento, durante l'occupazione napoleonica il castello fu trasformato per essere adattato ad arsenale e ridotto difensivo urbano. Demoliti i fabbricati della corte settentrionale, compresa l'antica chiesetta di San Martino, negli anni 1802-1805 la nuova caserma difensiva fu costruita lungo i lati ovest e nord della Corte d'Armi. Le torri furono cimate e coperte da volte casamattate; nei muri furono aperte le cannoniere. La merlatura delle cortine fu eliminata chiudendo gli spazi intermedi. Nell'anno 1805 l'Arco dei Gavi fu smontato dai francesi[3] per ragioni di viabilità; anche l'adiacente Torre dell'Orologio, già danneggiata e cimata nel 1797, venne demolita completamente per ampliare la sezione stradale. La trasformazione in caserma difensiva e in arsenale fortificato era ritenuta soddisfacente dal Comando militare absburgico, che mantenne tale impiego dal 1814 al 1866. Negli anni trenta dell'Ottocento nella vecchia sede del Veneto Militar Collegio venne sistemata la Scuola di Artiglieria dello Stato Maggiore, trasferita negli anni cinquanta. Anche dopo la costruzione dell'Arsenale della Campagnola, a Castel Vecchio venne mantenuta un'armeria, e la caserma di artiglieria. Alla fine degli anni cinquanta dell'Ottocento, sulla terrazza del Mastio fu installata la stazione di telegrafia ottica: gli esperimenti erano finalizzati alla disposizione di una rete di segnalazioni ottiche diurne e notturne fra le piazzeforti del Quadrilatero. Oltre a Verona, le fortezze dotate di stazioni di emissione e di ricezione erano Pastrengo, Rivoli, Peschiera, Mantova, Borgoforte.
Sotto l'Amministrazione Italiana è confermata la destinazione a caserma. Dapprima sede del Comando di Fortezza, gli edifici della Corte della Reggia divennero sede del Circolo Ufficiali di Presidio e del 10° e poi 8º reggimento bersaglieri. Nel 1870 il ponte di Castel Vecchio fu aperto al pubblico e reso transitabile con l'apertura di un arco gotico nelle mura perimetrali, vicino al resto della Torre dell'Orologio. Negli anni 1923-1926, durante il restauro di Forlati e Avena, la Torre dell'Orologio venne ricostruita in posizione più arretrata, retrocessa verso il castello; nei medesimi anni venne ricomposto e restaurato l'Arco dei Gavi, al centro della piazzetta prospiciente la cortina nord-orientale di Castel Vecchio. Nel progetto di recupero dell'Arsenale della Campagnola, attualmente in corso di studio e di definizione, si impone il tema dell'unità architettonica dell'impareggiabile insieme monumentale e paesaggistico formato dal Castel Vecchio, dal ponte fortificato sull'Adige, e dall'Arsenale absburgico Franz Joseph I.
Contesto
Il nuovo castello si potava tra la testata della cinta a destra d'Adige, presso la Catena Superiore, e la testata della cinta a sinistra d'Adige, presso la Porta San Giorgio. L'essenza funzionale e architettonica della sua posizione è quella di costituire un elemento della difesa urbana inscindibile dal fiume, e nello stesso tempo predisposto a proiettare la sua azione oltre il fiume stesso. Il ponte, a uso esclusivo del castello, serviva come via di fuga o di accesso per gli aiuti provenienti dalla Valle dell'Adige, evitando così che il fiume diventasse una barriera insuperabile. Ma all'interno del complesso sistema difensivo urbano poteva servire per organizzare sortite in modo da operare tatticamente sulle opposte rive fluviali. Il castello è stato pensato come fulcro dell'intero sistema difensivo, e la sua torre maestra come centro del controllo visuale della città, a sinistra e a destra d'Adige, e del paesaggio circostante.
Descrizione
La complessa disposizione planimetrica del castello è generata da più fasi costruttive, dalle trasformazioni e dai restauri succedutisi nel corso dei secoli tempo. Se ne possono tuttavia distinguere tre parti principali: la cosiddetta "Corte della Reggia" scaligera, a meridione; la "Corte d'Armi", a settentrione; e a separare le due precedenti la cosiddetta "Corte del Mastio", oggi assai trasformata a causa della rettifica tardo ottocentesca al profilo della rampa di accesso al ponte fortificato.[1]
Tra la Corte del Mastio e la Corte d'Armi si erge un'alta cortina muraria merlata, imponente resto delle mura di epoca comunale edificate sull'Adigetto e preesistenti al castello. La cortina si estende dalla "Torre dell'Orologio" sino alla riva dell'Adige, presso il ponte. Le diverse tessiture murarie e i diversi materiali in opera indicano l'evolversi delle fasi costruttive e le ricostruzioni: alle estremità il muro è a blocchi grezzi di tufo, rimanenze dell'originaria edificazione della prima metà del XII secolo; nella parte centrale, ricostruita dopo il crollo del 1239, la muraglia è invece a fasce alterne di ciottoli e laterizio; verso la Torre dell'Orologio è invece visibile un tratto di muratura formato da grossi blocchi lapidei, recuperati da antichi edifici.[1]
L'originaria Torre dell'Orologio, demolita dai soldati del generale Napoleone Bonaparte, si innalzava in posizione assai più sporgente sul corso prospicente, quasi a contatto e a difesa dell'Arco dei Gavi, che fu inglobato nelle mura comunali dell'Adigetto e trasformato in porta urbana.[1]
Corte della Reggia
A meridione, la Corte della Reggia è caratterizzata da una conformazione planimetrica irregolare, a trapezio. La residenza fortificata scaligera, collegata all'alto Mastio, era disposta solo lungo il lato adiacente alla riva dell'Adige mentre l'altro corpo di fabbrica, a essa innestato in ortogonale e addossato alla cortina settentrionale della corte, venne edificato nel Settecento per ampliare la sede del Veneto Militar Collegio (in epoca asburgica occupato dalla Scuola d'Artiglieria dello Stato Maggiore e poi dall'armeria), edificio però gravemente manomesso tra il 1923 e il 1925 e oggi irriconoscibile.[1]
Una torre-porta, con ponte levatoio, si protende verso meridione dall'estremità della Reggia; a est della stessa torre, lungo l'alveo dell'Adigetto, si innesta la cinta merlata, con apparecchio murario di ciottoli e laterizio, che circonda la corte a sud e a est, sino alla torre di levante, sul corso, che precede la Torre dell'Orologio.[1]
Corte d'Armi
A settentrione si dispone il recinto merlato, quasi rettangolare, della Corte d'Armi, protetto sul perimetro esterno da un fossato asciutto e munito da quattro torri, merlate e coperte da tetto ligneo a padiglione. Il grande recinto è chiuso a meridione, verso la Corte del Mastio, dall'alta cortina comunale attestata alla Torre dell'Orologio (quest'ultima completamente ricostruita durante i lavori di restauri avvenuti tra 1923 e 1925); davanti alla medesima cortina è stato rimesso in luce l'originario fossato asciutto interno, completamente interrato già nel Sei-Settecento. Nella cortina orientale, prospettante su corso Castelvecchio, è inserita in posizione intermedia un'ulteriore torre-porta con ponte levatoio. Infine un ingresso secondario, anch'esso con ponte levatoio, è posto accanto alla torre d'angolo sul corso. Il recinto si conclude sulla riva dell'Adige con la quarta torre, alla cui base si apre una piccola porta di sortita detta pusterla. Sulle pareti di torri e cortine murarie si può osservare l'impiego omogeneo di paramenti murari laterizi; il basamento, a profilo scarpato dal piano del fossato asciutto, è invece rafforzato e rivestito da blocchi squadrati, regolari, di pietra da taglio.[1]
Nello spazio interno della corte è disposta, a ovest, a chiudere il fronte sull'Adige, e a nord, addossata alla cortina, l'ottocentesca caserma napoleonica, oggi irriconoscibile per la trasfigurazione del restauro stilistico del 1923-1926. La caserma era una struttura casamattata, con possenti volte terrapienate, a prova di bomba. Il piano terra era originariamente adibito a magazzini e laboratori per i materiali d'artiglieria; al primo piano erano disposti invece gli alloggiamenti, disimpegnati da un ballatoio esterno. Uno scalone a rampe contrapposte, appoggiato alla cortina comunale, portava al ballatoio e alla copertura, formata dal terrapieno a profilo di fortificazione, sul quale erano ordinate nove postazioni di artiglieria. In epoca absburgica, prima che fosse edificato il nuovo Arsenale della Campagnola, gli edifici della Corte d'Armi furono adibiti ad arsenale d'artiglieria, e in seguito utilizzati come caserma d'artiglieria.[1]
Mastio e ponte fortificato
L'insieme del castello è dominato dall'alta mole del mastio che si erge sul fronte occidentale, in riva all'Adige, presso il ponte fortificato. La sua figura è possente anche per l'aspetto dei paramenti murari, di laterizio, compatti e privi di distacchi o risarciture. Ancora nel Settecento, sulla faccia orientale campeggiava la grande immagine, in affresco, del leone di San Marco, simbolo del dominio veneto.[1]
In epoca absburgica la torre ospitò la stazione del telegrafo ottico militare, necessario per permettere la comunicazione con la rete di segnalazione istituita tra le fortezze del Quadrilatero. Gli apparecchi segnalatori, diurni e notturni, collocati sulla copertura a terrazza, erano in collegamento con i corrispondenti apparati posti sulla Torre della Gabbia, a Mantova, e con quelli della torre telegrafica di Pastrengo, sul colle di San Martino.[1]
Tangente alla base del mastio, il ponte fortificato scaligero a tre grandi archi diseguali supera il fiume, con l'audacissimo slancio dell'arcata maggiore, avente una luce di ben 48,69 metri. Ricostruito dopo la rovina bellica operata dell’esercito nazista nel 1945, ancora oggi il ponte si impone all’osservatore come un capolavoro d’arte: l’elemento funzionale della sicurezza militare, materializza nell’architettura un’opera di assoluto valore paesistico, capace, per se stessa, di imprimere al paesaggio urbano un indimenticabile carattere.[1]
Museo civico di Castelvecchio
Il museo di Castelvecchio, uno dei più importanti musei della città di Verona, venne restaurato e allestito con criteri moderni tra il 1958 e il 1974 da Carlo Scarpa, di cui divenne uno degli interventi più completi e meglio conservati. Esso si distribuisce in circa trenta sale ed in relativi settori: scultura, pittura italiana e straniera, armi antiche, ceramiche, oreficerie, miniature e le antiche campane cittadine.
Note
- ^ a b c d e f g h i j k Castel Vecchio, su mapserver5.comune.verona.it. URL consultato il 29 novembre 2020 (archiviato il 28 giugno 2020).
- ^ Mario Carrara, Gli Scaligeri, Varese, Dell'Oglio, 1966.
- ^ https://admin.comune.verona.it 03/12/2009 ARCO DEI GAVI: PRESENTATO PROGETTO DI CONSERVAZIONE E PROTEZIONE DA ATTI VANDALICI
Bibliografia
- Mario Carrara, Gli Scaligeri, Varese, Dell'Oglio, 1966.
Voci correlate
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Castelvecchio
Collegamenti esterni
- Sito ufficiale, su comune.verona.it.
- Sito ufficiale, su museodicastelvecchio.comune.verona.it.
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