Angelo Jacopucci (Tarquinia, 22 dicembre 1948Bologna, 22 luglio 1978[1]) è stato un pugile italiano.
Chiamato affettuosamente dai suoi concittadini brigetto, cioè scricciolo, a sottolinearne la struttura fisica esile e l’agilità [2], o anche, dalla stampa sportiva, l'Angelo biondo, preferiva definirsi il Clay dei poveri.
Conquistò il titolo continentale nei pesi medi ma finì per essere una delle tante vittime del ring[1]. Fu sparring partner di Carlos Monzón.

Angelo Jacopucci
NazionalitàItalia (bandiera) Italia
Altezza187 cm
Pugilato
CategoriaPesi medi
Carriera
Incontri disputati
Totali36
Vinti (KO)33 (7)
Persi (KO)3 (2)
Pareggiati0

Carriera

Incontri

Esordì tra i professionisti l'8 luglio 1973 sul ring casalingo di Tarquinia, dove sconfisse ai punti in sei riprese il britannico Lawrence Ekpeli.
Il 16 agosto 1975, dopo 19 incontri tutti vinti, conquistò il titolo italiano dei pesi medi, battendo ai punti per decisione unanime il padovano Luciano Sarti, a Tarquinia. Difese il titolo il 30 gennaio 1976, a Milano, battendo Roberto Benacquista, ai punti in quindici riprese.
Il 4 giugno 1976, sempre a Milano, conquistò la cintura europea dei pesi medi battendo il britannico di origine giamaicana Bunny Sterling, ai punti in 15 round[3]. Il titolo gli fu strappato alla prima difesa ancora a Milano, il 1º ottobre 1976, dal pugile di casa Germano Valsecchi, ai punti in quindici riprese[4][5].
Riconquistò il titolo italiano dei medi, al quale aveva rinunciato per difendere quello europeo, il 13 agosto 1977, a Civitavecchia, contro Mario Romersi, per ko tecnico alla nona ripresa[6].
Il 19 novembre dello stesso anno, a Torino, subì una dura sconfitta contro il non irresistibile britannico Frank Lucas, per ko alla seconda ripresa. Difese poi vittoriosamente il titolo italiano nel maggio 1978, a Lido di Camaiore, contro Trento Faciocchi, per ko alla dodicesima ripresa.
La netta affermazione lo convinse di aver superato i traumi del precedente ko subito e ad accettare la chance di combattere ancora per il titolo europeo, lasciato vacante dal francese Gratien Tonna, contro il temibile inglese Alan Minter, già vincitore su Valsecchi (per ko alla quinta ripresa) e sull'anziano fuoriclasse Emile Griffith (ai punti).

La morte

Il match con Minter ebbe luogo il 19 luglio 1978 a Bellaria.
Alla 12ª ripresa, il tarquiniese abbassò improvvisamente la guardia, consentendo a Minter di colpirlo ripetutamente e violentemente al volto. Jacopucci era alla mercé dell'avversario: la testa, rimbalzando all'indietro, era sottoposta a sollecitazioni evidenti; i muscoli del collo erano rilassati e non offrivano più la seppur minima resistenza. A quel punto ci sarebbero stati tutti i presupposti per una immediata interruzione del match, ma né l'arbitro, né i secondi, né il medico a bordo ring lo ritennero necessario.
Jacopucci terminò alla fine al tappeto, venendo dichiarato sconfitto per ko[7]. Rialzatosi, dopo il conteggio totale, volle rassicurare tutti gli astanti sulle sue condizioni[1].
L'incapacità di chi gli era vicino di valutare appieno i pericoli insiti in quanto avvenuto sul ring e di cogliere le avvisaglie della crisi che si sarebbe manifestata drammaticamente poche ore dopo furono forse elementi decisivi nel determinarne l’esito fatale.
Jacopucci partecipò, dopo l'incontro, insieme ad alcuni amici e tifosi, alla cena di festeggiamento del neocampione d'Europa e, davanti allo stesso Minter, fu colto da malore, con vomito e cefalea. Una volta tornato in albergo, essendosi aggravata la sintomatologia, fu trasportato al pronto soccorso di Bellaria[1], ove gli venne diagnosticata una sospetta emorragia cerebrale; trasferito all’Ospedale civile di Rimini, dove giunse già in stato di coma, venne infine trasportato all’Ospedale Maggiore di Bologna, ove giunse alle 4,15 del 20 luglio. Sottoposto, alle 5 di mattina, a un primo intervento neurochirurgico e, successivamente, a un secondo intervento, Angelo Jacopucci decedeva alle 19 del 21 luglio 1978 per “ematoma subdurale ed edema cerebrale diffuso”[8], all'età di 29 anni.

Le conseguenze della morte di Jacopucci nel mondo della boxe

La morte del pugile tarquiniese rappresentò un punto di svolta nella storia del pugilato, in quanto dopo di allora furono apportate modifiche sostanziali nei regolamenti dirette a meglio tutelare la salute degli atleti[9]:

  • le riprese per il titolo europeo furono ridotte da quindici a dodici;
  • fu richiesta obbligatoriamente la TAC cranica di ciascun pugile nell'ambito delle visite mediche previste di routine;
  • non furono più ammessi incontri da disputare in località situate a più di un'ora di tragitto da un centro neurologico.

In ricordo

  • A Tarquinia sono stati dedicati a Jacopucci il palazzetto dello sport e una corsa ciclistica;
  • nel 1990 il gruppo punk rock polacco Kült gli ha dedicato una canzone dal titolo Angelo Jacopucci[10];
  • nel 2006 Andrea Bacci ha pubblicato un libro dal titolo L'ultimo volo dell'Angelo biondo, che ricostruisce la vita di Jacopucci (in particolare gli ultimi giorni);
  • nel 2016 il cantante Alessandro Biagiola, in arte Prisco, ha dedicato al pugile tarquiniese la canzone "L'Angelo biondo", girando il relativo videoclip nella palestra a lui intitolata.

I racconti di chi lo conosceva e lo stimava hanno contribuito a riportare alla luce, anche se non ancora compiutamente, la vicenda umana e sportiva di un uomo che con la sua carriera di atleta di dimensione internazionale, purtroppo breve, e con la sua tragica morte, ha lasciato un segno profondo nella storia della boxe.

Note

  1. ^ a b c d Dario Torromeo, Occhi di ghiaccio (Cap. 8), in: Meraviglioso - Marvin Hagler e i favolosi anni ottanta, Absolutely Free editore, Roma, 2011
  2. ^ Cfr. “L’addio di Tarquinia ad Angelo Jacopucci”, l’Unità, 26 luglio 1978, p. 12.
  3. ^ L'Unità, 7 giugno 1976, p. 10
  4. ^ L'etrusco Jacopucci spodestato da Valsecchi
  5. ^ Germano Valsecchi batte Angelo Jacopucci per l'europeo dei medi
  6. ^ Jacopucci-Romersi
  7. ^ Minter-Jacopucci
  8. ^ Cfr. Corte d’Appello di Bologna, sentenza 18 marzo 1985; Pres. Cividali, Est. De Nardis; imp. Baldeyron ed altri, Il Foro Italiano, vol. 109, no. 2, 1986, pp. 91/92–97/98. JSTOR, www.jstor.org/stable/23180534. Accessed 29 Dec. 2020.
  9. ^ Luigi Panella, “Jacopucci 40 anni dopo. La tragedia che cambiò la boxe”, la Repubblica, 20 luglio 2018.
  10. ^ Nella canzone, caratterizzata da un testo e una musica molto crudi, è indicato erroneamente come anno dell'incontro che fu fatale a Jacopucci il 1979, anziché il 1978.

Collegamenti esterni

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