Discussione:Comunità virtuale
L'alba dei network organizzati
Alcuni spunti presi da un articolo di Lovink e Rossiter.
Gli utenti dei network non considerano il loro circuito di pari una setta. Gli utenti non sono membri di un partito. In un certo senso sono l'opposto. I legami sono lenti, al punto di rompersi.
“Network organizzati” potrebbe essere letto come una proposta finalizzata dalla necessità di sostituire il problematico termine “comunità virtuali”
I network si nutrono di diversità e di conflitto (il NOTworking) non di unità, e questo è l'argomento che i teorici della comunità non riescono a focalizzare. Per i difensori della comunità il disaccordo è l’interruzione del flusso “costruttivo” del dialogo.
... noi dovremmo analizzare le reti come una forma sociale e culturale emergente. Le reti sono “precarie”, e questa vulnerabilità può essere vista sia come la loro forza sia come la loro principale debolezza.
Le moltitudini della rete creano forme volontarie e temporanee di collaborazione che trascendono, ma non necessariamente disarticolano, l'Età del Disimpegno.
L’alba dei network organizzati
--Truman Burbank 00:47, 16 lug 2006 (CEST)
Da una breve ricerca la voce mi sembra una riscrittura originale--Chrx 19:41, 24 ott 2007 (CEST)
Fonti?
All'interno del testo sono messi tra parentesi alcuni riferimenti che non capisco, ad esempio il paragrafo blogg termina con (Cristina Gavello, Vittorio Pasteris, 2004). Se è una fonte ci vorrebbe almeno il titolo dell'opera; ma mi sembra molto strano che ci possa essere una fonte (senza violare il copyright) di un paragrafo divulgativo che dovrebbe essere scritto ex-novo da noi. --Amon(☎ telefono-casa...) 12:45, 28 ott 2007 (CET)