Castello di Malpaga
Il castello di Malpaga si trova nel territorio di Cavernago, piccolo comune alle porte di Bergamo.
Castello di Malpaga | |
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Ubicazione | |
Stato | ![]() |
Regione | Lombardia |
Città | Bergamo [Cavernago] |
Indirizzo | Via Castello di Malpaga, 8 |
Coordinate | 45°37′01.31″N 9°45′30.15″E |
Informazioni generali | |
Tipo | fortificazione militare poi residenza nobiliare |
Stile | Tardogotico |
Costruzione | XII secolo-XV secolo |
Materiale | mattoni |
Primo proprietario | Bartolomeo Colleoni |
Proprietario attuale | proprietà privata |
Visitabile | si |
Sito web | www.castellomalpaga.it/ |
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Ha un aspetto imponente e minaccioso. Un tempo fu il centro del Principato di fatto che Bartolomeo Colleoni, capitano generale di Venezia, si era costruito.
Corte rinascimentale
Bartolomeo Colleoni acquistò nel 1456, dal Comune di Bergamo, il castello diroccato di Malpaga con l'intenzione di farne la propria residenza e il centro del suo dominio.
Ristrutturò e trasformò il castello rendendolo una inespugnabile fortezza, campo di alloggiamento per i suoi soldati e magnifica residenza: corte principesca, testimonianza di un successo socio-militare, oltre che centro politico nello scenario spesso confuso della geopolitica italiana dell'epoca, e allo tempo stesso un buon ritiro per gli anni del tramonto. Come tutti i principi rinascimentali il Colleoni voleva affermare e manifestare il prestigio raggiunto e il potere conquistato attraverso opere visibili che dessero memoria della grandezza raggiunta, attraverso un mecenatismo che ne certificasse la sensibilità alla cultura, al bello, all'arte.
Mecenatismo
Il mecenatismo era una tendenza, un costume di vita che i condottieri seguivano
Ogni condottiero di successo era partecipe di questa tendenza e aveva disponibilità enormi di denaro contante con cui finanziare grandiose opere civili e militari, acquistare o commissionare opere d'arte, pagare e mantenere, diremo oggi sponsorizzare, poeti e letterati, eccelsi e minori, tra i quali basta ricordare Petrarca e Dante Alighieri e, nel caso del Colleoni, Antonio Cornazzano, anche se l'accostamento non è dei migliori.
Opere come quelle di Vittorino da Feltre, di Alberti, di Pisanello furono possibili perché vi erano committenti come i condottieri Gianfrancesco Gonzaga e Sigismondo Malatesta.
Monumenti grandiosi come il palazzo ducale di Urbino del Laurana o le opere di Piero della Francesca furono possibili perché vi era un condottiero come Federico II di Montefeltro che li volle e li poté finanziare, non certo con i proventi delle sue povere terre; lo stesso fu per il Castello Sforzesco di Milano in cui Francesco Sforza profuse enormi capitali o per il Mantegna che operava per il Gonzaga, il cui casato si distinse per la sfarzosa e gioiosa attività edile che arricchì Mantova, e la cui vita brillante era esempio per molti Corti europee. Questi sono solo gli esempi più significativi che testimoniano questo nuovo spirito che l'enorme ricchezza, acquisita con l'attività bellica, consentiva di esprimere con magnificenza e munificenza.
Gli affreschi
Le pareti del castello sono quasi interamente affrescate e costituiscono non solo una viva e bellissima testimonianza artistica ma anche una testimonianza degli usi e del modus vivendi dell'epoca.
Salone dei banchetti
Alcuni affreschi sono deteriorati, ma ancora ampiamente leggibili, altri sono stati vandalizzati a eterna testimonianza della barbaria e della stupidità di certa umanità, altri invece sono ancora splendidi, vivi e destano l'ammirazione e lo stupore del visitatore.
Questi ultimi celebrano la visita del re Cristiano I di Danimarca, ne illustrano il corteo regale, l'ospitalità del Colleoni, i banchetti, i tornei e le scene di caccia. Questi affreschi sono stati commissionati dagli eredi a esaltazione della casata, e sono attribuiti al Romanino.
In alcune scene son rappresentati i volti del Colleoni e di Cristiano I, ma sono rappresentazioni idealizzate.
Cortile interno
Allo stesso Romanino è stato attribuito l'affresco della parete del cortile, prospiciente l'ingresso, rappresentante la battaglia della Riccardina, battaglia splendidamente combattuta dal Colleoni, questa volta, per interesse proprio nella ricerca della gloriosa impresa. L'affresco si trova all'aperto ed è deteriorato dall'esposizione all'intemperie e alla luce viva del sole, ma è ancora ampiamente leggibile, Si tratta di un affresco particolarmente importante perché rappresenta con naturale e vivo realismo la scena bellica, i combattenti, le armature, i cavalli e i movimenti quasi animati nel loro realismo figurativo.
Stanze al piano superiore
Al piano superiore del castello vi sono, anche, degli affreschi secenteschi di non eccelsa fattura, ma ancora vividi nei loro colori vivaci.
Su alcune pareti sono rappresentate delle allegorie che testimoniano una certa sensibilità del condottiero che voleva dare di sé anche un'immagine di umanità, in contrasto con la sua fama di rude guerriero. Particolarmente significativa è l'allegoria del silenzio raffigurata nelle forme di un vecchio che fa il segno del silenzio o del segreto, che tutti al castello erano tenuti a osservare.
Camera da letto del Colleoni
In quella che era la stanza privata del Colleoni si nota l'assenza del caminetto per ragioni di sicurezza, si voleva evitare la possibilità di intrusioni nemiche attraverso la canna fumaria, e la presenza di un piccolo affresco sacro quattrocentesco, che la tradizione vuole particolarmente amato dal Colleoni. Sempre per ragioni di sicurezza, alle finestre c'erano sbarre, di modo che nessuno potesse entrare nella camera per attentare alla vita del signore. In più si usava dormire da seduti, sia per digerire meglio (all'epoca si usava mangiare molti legumi, quindi cibo pesante, difficile da digerire) ma anche per ragioni difensive, infatti quando dormivano i condottieri tenevano sempre una spada a fianco del letto in modo che, se qualcuno fosse riuscito a entrare nella camera del signore, questi sarebbe riuscito ad alzarsi più in fretta per difendersi.
Una descrizione contemporanea del castello è quella fatta, nel 1483, da Marin Sanudo nel suo Itinerario per la Terraferma Veneziana
Visitando il castello ci si trova di fronte a un'apoteosi di colori, tesi a esaltare la figura del condottiero, che ingentiliscono un maniero che si presenta all'esterno nella sua architettura militare rude e minacciosa, circondato da un imponente fossato, di cui sono visibili i resti, ma addolcito all'interno dalle mani degli artisti che via via si sono succeduti.
Signore rinascimentale
Anche il Colleoni seguì quella che si potrebbe chiamare una moda rinascimentale, ampliò e abbellì il Castello di Malpaga, ne commissionò gli affreschi a maestri di scuola francese forse borgognone, ne fece un lussuoso ed elegante ritiro, adeguato al riposo di un grande guerriero, oltre che centro culturale e politico.
Nacque così una Corte, una Reggia fastosa, testimone di avvenimenti storici e della presenza di grandi personaggi, nonché luogo di delizie in senso tutto rinascimentale, che i suoi eredi cercheranno di migliorare, esaltando le gesta dell'illustre avo, a maggior gloria e vanto della casa.
Per le sale di Malpaga passarono, splendidamente ospitati, Borso d'Este, i figli di Francesco Sforza, Carlo il Temerario duca di Borgogna (la cui corte raggiunse apici di magnificenza che tutta l'Europa cercò d'imitare), e il Re Cristiano I di Danimarca.
Mecenate
Malpaga ospitò anche degli umanisti, prevalentemente bergamaschi come Jacopo Tiraboschi e Giovanni Michele Carrara oltre che forestieri come il Pagello e Antonio Cornazzano. Quest'ultimo scrisse la biografia di Bartolomeo Colleoni, certamente commissionatagli dallo stesso. Anche in questo amore per la biografia, ovviamente più encomiastica che storica, il nostro condottiero indulse seguendo il gusto dell'epoca.
La corte di Malpaga, tuttavia, rimase la residenza di un rude guerriero, il cui carattere è ben rappresentato nell'immagine che ne dà il Verrocchio, più avvezzo ai campi di Marte che alle raffinatezze culturali in genere.
Una volta assolto quell'omaggio alla cultura che lo stato sociale raggiunto esigeva il Colleoni preferiva dedicarsi ai vigorosi riti dei tornei e delle battute di caccia.
Tutto testimonia il rango raggiunto da quel ragazzo che aveva incominciato la propria carriera militare come paggio di Filippo Arcelli a Piacenza.
Bibliografia
- Finazzi G., Castello Castelli: I Guelfi e Ghibellini in Bergamo. Bergamo, 1870.
- Carlo Fumagalli, Il Castello di Malpaga, Milano, Tip. Pagnoni, 1893.
- Mallet Michael Edward. Signori e mercenari. La guerra nell'Italia del Rinascimento. Bologna, Il Mulino, 1983. ISBN 8815002944.
- Antonio Cornazzano. Vita di Bartolomeo Colleoni, a cura di G. Crevatin - Manziana, Vecchiarelli ed., 1990. ISBN 8885316166.
- Johan Huizinga. L'autunno del Medioevo - Newton, 1997. ISBN 8881838982.
- Peter Burke. Cultura e società nell'Italia del Rinascimento. Bologna, Il Mulino, 2001. ISBN 8815081100.
- Eugenio Garin, Medioevo e Rinascimento, Bari, Laterza, 2005. ISBN 8842076694.
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Castello Colleoni
Collegamenti esterni
- Sito ufficiale, su castellomalpaga.it.
- Castello di Malpaga, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia.
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