Utente:Valecon/Sandbox
Trotula de Ruggiero (Salerno, 1050 – 1097) è stata un medico italiano.
CONTESTO STORICO
Sud Italia
Durante l'anno mille la città di Salerno era la città portuale più grande a livello internazionale, veniva sfruttata per gli scambi commerciali dagli amalfitani, i quali commerciavano con la Sicilia e l'Africa Settentrionale. Nel 1056 la città fu conquistata da Roberto il Guiscardo duca di Puglia che chiese a tutti i pellegrini normanni di aiutarlo a proteggere la città di Salerno dagli invasori musulmani. Col passare del tempo il numero di pellegrini normanni fu così cospicuo che diventarono loro stessi gli invasori e finirono per conquistare molti ducati dell'Italia meridionale. Il Sud Italia, nel momento in cui arrivarono i normanni, accoglieva già popolazioni di etnie diverse, prima dell'arrivo dei Normanni le città di Capua, Benevento e Salerno erano sotto il potere dei Longobardi, che rimasero numerosi nel territorio anche dopo aver perso il potere sulle città. I cittadini Longobardi continuarono a vivere secondo la loro tradizione e seguendo la legge longobarda.
Salerno
Molti studiosi si interrogarono su quelli che furono gli elementi che portarono alla nascita della Scuola medica Salernitana che fece di Salerno la città di importanza medica per eccellenza del Medioevo. Quello che gli studiosi erano interessati a capire era il ruolo della donna nella società Salernitana poiché fu proprio dalla città di Salerno che partirono i più importanti e dettagliati libri sulla medicina delle donne di quell'epoca. Per capire tutto questi avvenimenti è importante capire la situazione economica e politica della città in quel periodo. La città di Salerno fu fondata nel II secolo A.C come colonia romana, nel VIII secolo A.C la città era diventata una fiorente città commerciale che prosperò fino al XII secolo. Abbiamo diverse testimonianze di pellegrini che attraversando il Sud Italia si fermarono a Salerno e la descrissero come una città lussuosa e fertile, Salerno infatti costituiva un punto di approdo per i mercanti interessati al commercio di libri. Quando nel XI secolo la città costruì il suo porto si cimentò anche con il commercio portuale che arricchì maggiormente l'economia locale.
Le donne Longobarde
Pur essendo Salerno una città abitata da un cospicuo numero di etnie diverse, ognuna di essa viveva secondo la propria legge che regolamentava anche il ruolo dei cittadini maschi ed il ruolo delle cittadine femmine. Salerno prima dell'arrivo dei normanni era abitata principalmente dalle famiglie longobarde. Con l'arrivo dei normanni la città si riempì di soldati normanni che con il passare del tempo si sposarono con le donne locali. Questi matrimoni misti possono aver alterato lievemente la tradizione longobarda, anche se non in modo significativo poiché le donne Longobarde continuarono a vivere secondo la loro legge. La legge Longobarda seguita sin dal VII secolo prevedeva che le donne avessero un guardiano, solitamente un membro maschio della famiglia, quando la donna si sposava il ruolo di custode passava al marito, nel caso in cui la donna fosse divenuta vedova, la sua custodia sarebbe passata al membro maschile della famiglia della donna più prossimo a lei. Le donne Longobarde non avevano il diritto di ereditare terreni che invece venivano dati ai fratelli maschi. Le donne Longobarde proprio per quella che era alla base della loro cultura erano anche meno propense ad avere un'istruzione.
La Medicina
Nella Salerno cosmopolita del XI si sviluppa la prima scuola medica dell'Europa occidentale, l'eccellenza della medicina salernitana divenne così nota che raggiunse anche i paesi aldilà delle alpi. Secondo gli storici, la scuola di Salerno non era una vera e propria istituzione fisica, ma piuttosto un gruppo di maestri e studenti che si ritrovavano per discutere e commentare la nuova medicina più teorica proveniente dal mondo arabo. Il gruppo dei maestri nella scuola salentina era composto sia da uomini che da donne (le guaritrici) fra cui Trotula. In quel periodo a Salerno i praticanti uomini potevano curare le donne (seppur con dei limiti) mentre le guaritrici donne potevano curare pazienti uomini e donne (senza alcun limite). I trattati medici letterali emessi da uomini avevano quindi dei limiti a livello pratico sui problemi delle donne, al contrario le guaritrici avevano una conoscenza pratica più ampia rispetto ai loro colleghi uomini, esse però avevano poco interesse nella medicina letteraria a differenza dei loro colleghi.
Importanza nel campo della medicina
I testi di Trotula sono materiale medico che si può definire come "medicina letteraria", cioè quella medicina che non solo viene appresa e tramandata oralmente, ma che viene anche scritta con tanto di annotazioni di ricette e con annotazioni filosofiche. Un elemento fondamentale per capire lo sviluppo della medicina, visto che fino a quel momento molti medici praticanti erano analfabeti. Negli anni la mancanza di alfabetizzazione divenne un elemento discriminante per tutti coloro che avrebbero voluto praticare la medicina; Le donne in tutta l'Europa del XIV secolo venivano discriminate nella pratica della medicina poiché considerate incapaci di poterla praticare, un totale ribaltamento di opinioni se si pensa che solo un secolo prima nella città di Salerno i medici maschi elogiavano e rispettavano il lavoro delle loro colleghe. Le donne, comunque, fino al XIV secolo poterono praticare la professione di medico ma solo nel campo della medicina femminile in quanto ritenute più esperte. Nel 1329 nella città di Valentia le restrizioni sulla pratica medica si fecero ancora più severe affermando che la pratica era proibita per legge a tutte le donne. In uno studio sul materiale medico del medioevo si vede come i testi che trattavano aspetti di ginecologia erano quasi tutti indirizzati alla lettura di un'ostetrica (o comunque di una donna), ma visto che gli unici lettori che potevano attingere alle informazioni di questi testi erano uomini, questa scoperta portò con sé innumerevoli domande. I testi di Trotula erano considerati fra i testi di carattere medico più famosi nell'Europa medievale e rappresentano un primo tentativo di raggruppare tecniche mediche ginecologiche arabe e latine. Questi testi scritti presumibilmente da una donna, portano con sé l’enigma del destinatario, poiché in un'epoca in cui l'alfabetizzazione della donna era quasi del tutto nulla era difficile che potessero apprendere le nozioni scritte nei testi. Si è sempre creduto che durante il medioevo la salute delle donne fosse un campo che interessava solo alle donne, avevano il controllo nel campo ginecologico ed ostetrico ed è per questo che si crede che i testi del medioevo inerenti alla medicina delle donne siano stati scritti da donne per le donne. Ma per far sì che questo fosse possibile era necessario che un numero considerevole di donne avesse accesso all’istruzione, che fosse cioè alfabetizzata. Tutti gli studi fatti a riguardo affermano però il contrario, e cioè che i testi sulla ginecologia ed ostetricia fossero in realtà scritti da medici uomini per altri uomini, e anche i testi di Trotula nonostante il grande successo che ebbero che li portarono ad essere tradotti nelle diverse lingue europee, vennero lette solo in casi sporadici da donne.
Il confronto con Peretta
Qui analizziamo la figura di Peretta Petone, una donna che professava la carriera di medico nella Francia del 1400, che nel 1410 fu portata davanti al tribunale di Parigi con l'accusa di aver praticato la medicina senza licenza (senza aver studiato i libri scritti in latino). La stessa Peretta in quella stanza di tribunale affermava che l'accusa che le era stata rivolta era vera poiché praticò più volte la medicina che le era stata insegnata da uno dei suoi parenti, e di aver anche praticato a Parigi con risultati talmente ottimi che i suoi pazienti richiesero il rilascio dopo la sua prima incarcerazione. La commissione che esaminò Peretta era però interessata solo a dimostrare l'inettitudine della donna in quanto tale, e a suo dire fu accusata di non essere in grado di leggere nonostante la stessa Peretta affermasse il contrario. La scrittrice Monica H. Green, esperta nella storia dello sviluppo della medicina delle donne, confronta la sorte di Peretta con quella di Trotula, entrambe professanti la carriera di medicino, ma che vissero in secoli diversi e in luoghi geografici diversi. Monica H. Green afferma che nello stesso istante in cui Peretta stava subendo l'ingiusto processo, negli scaffali della vicina biblioteca del Louvre si trovava una copia di un famoso manoscritto sulla medicina delle donne, il cui autore era proprio una donna vissuta nel XII secolo, il Titolo del manoscritto era Trotula domina mulierum, anche se si stima fosse l’unica autrice femminile in quasi più di 900 volumi. La biblioteca reale inizialmente aveva anche un'altra copia del testo richiesta dal re Carlo V per risolvere il problema di infertilità. Analizzando la sorte di Peretta e Trotula potrebbe sembrare, in un primo momento, che le due donne non abbiano niente in comune, in realtà entrambe sono testimonianza di come la figura della donna nell'ambito medico fosse lasciata ai margini nel periodo medievale. Peretta viene emarginata perché rappresenta una donna vedova della Francia medievale, una donna che venne umiliata ed incarcerata perché non riuscì a recitare prontamente la tavola periodica. La marginalità di Trotula è invece più complessa perché sembra che riesca in un primo momento a farsi varco nel mondo della medicina, ma poiché anche lei come le altre guaritrici del suo tempo non era interessata alla medicina letteraria, finì per non essere considerata alla pari dei suoi colleghi uomini.
Marginalità di Trotula
Quando parliamo della marginalità di Trotula ci riferiamo ad una situazione complessa da analizzare, innanzitutto con Trotula vediamo la figura di una donna Salernitana del XII secolo, una praticante che come Peretta era abile sia nel curare le malattie delle donne sia quelle degli uomini. Trotula fu una delle poche figure femminile nella storia che, anche se solo per un breve periodo, fu considerata alla pari dei suoi colleghi maschi. Il rispetto che si guadagnò Trotula non durò molto in quanto successivamente fu considerata dai suoi colleghi maschi nello stesso modo in cui Peretta veniva considerata dai suoi contemporanei. La figura di Trotula inizialmente non sembra essere una figura marginale, infatti il testo di Trotula durante il medioevo affiancava, nelle librerie di tutta Europa, opere di grande fama e spessore ed è quindi paradossale vedere come, nella Francia del XIV secolo, gli uomini potessero accettare e rispettare la figura di Trotula, ma come allo stesso tempo denigrassero la figura di Peretta e di tutte le praticanti donne in quanto considerate inferiori ed inadatte a praticare la medicina. Fu effettivamente in quel contesto storico-culturale che la figura di Trotula incominciò a svanire. Nel secolo successivo una traduttrice francese non capì la paternità del testo e credette che il nome Trotula fosse in realtà il nome di una malattia. Col passare degli anni le donne furono lasciate fuori dall'ambito medico, anche quello inerente alla ginecologia, così l'ipotesi che il testo fosse stato scritto da una praticante donna fu completamente abbandonata perché ritenuto impossibile che una donna avesse potuto avere maggior conoscenza nel campo della medicina rispetto ad un uomo. Uno stravolgimento totale che non sarebbe stato possibile prevedere nei secoli precedenti.
Il fraintendimento
Il testo di Trotula che oggi viene individuato come assemblaggio di 3 testi distinti scritti da tre autori indipendenti, durante il medioevo veniva considerato come un unico testo scritto da un autore anonimo. In epoca recente più volte gli studiosi hanno provato a ricostruire la storia dei manoscritti che però veniva ostacolata dalla versione rinascimentale che risultava essere molto diversa dalle versioni medievali. I primi che si accorsero di queste discrepanze furono i catalogatori della National library di Londra nel 1921, i quali notarono che il testo rinascimentale sembrava essere composto da due testi separati piuttosto che da uno. Gli studi che vennero fatti successivamente sulla ricostruzione dei manoscritti erano tutti incentrati sul sesso dell'autore. Inizialmente si assumeva che i due testi separati ma uniti sotto lo stesso titolo fossero opera di un unico autore. Nel 1985 John F. Benton pubblicò un articolo fondamentale, che portò ad avere maggiore conoscenza su quelli che sono stati gli sviluppi del testo Trotula. Benton nel corso dei suoi studi si accorse che il testo rinascimentale era composto da tre singoli testi che differivano fra loro per argomento e stile e che nel medioevo circolavano in modo autonomo. I tre testi singoli nel XIII secolo furono rilegati insieme in un'opera caotica ricca di ripetizioni ed incongruenze. I tre testi trattavano argomenti medici diversi, il primo col titolo originario di " De sinthomatibus mulierum " racchiudeva informazioni su ginecologia ed ostetricia, il secondo dal titolo " De curis mulierum " parlava delle malattie delle donne compreso la cosmesi, ed infine l'ultimo " De ornatu mulierum " trattava unicamente di cosmetica. Nel 1544, periodo in cui fu inventata la stampa a caratteri mobili, George Kraut venne a contatto con quello che credette essere un unico testo, e nel processo di revisione che precede la stampa, notando le innumerevoli imprecisioni e contraddizioni, decise di riordinare il testo eliminando gli elementi superflui e ripetitivi che rendevano il testo caotico. L'intervento di George Kraut fu così invadente che rese impossibile per molti anni la ricostruzione storica del testo. Dopo la scoperta dell'esistenza dei tre manoscritti si cercò di capire non solo il sesso ma anche la possibile pluralità dell'autore. I manoscritti comunque sembrano essere stati scritti nello stesso periodo, grazie a dei riferimenti storici trovati nel testo " De curis mulierum " i manoscritti si possono far datare fra il 1098-99 d.C. Per capire la paternità dei testi fondamentale è la lettura di " De curis mulierum " all'interno del quale troviamo citati importanti nomi di maestri medici Salernitani fra cui il nome di Trota. Nel testo un narratore esterno racconta un episodio di particolare rilievo a cui assiste. Il narratore descrive di come questa guaritrice di nome Trota che praticava la medicina nella città di Salerno, fu chiamata per aiutare una donna che accusava dolori addominali e di come questa guaritrice riuscì a curare la paziente grazie alla conoscenza medica che possedeva. Ma nonostante questo episodio significativo abbiamo pochi riferimenti certi su questa misteriosa figura femminile. Il mistero di questa figura portò molti intellettuali ad interrogarsi su l'identità di Trotula e nel 1923, quando ancora si credeva che l'autore dei diversi manoscritti fosse solo uno, Pietro Capparoni fu il primo ad avanzare l'ipotesi che Trotula fosse il nome di una storica figura femminile salernitana che professava la medicina negli stessi anni in cui nasceva la scuola medica di Salerno. La connessione che fece Capparoni fra la figura storica di Trotula ed il testo che prendeva il suo nome, era frutto di pura ipotesi, non avvalorata da nessun studio attendibile. Solo qualche anno dopo, grazie a studi più approfonditi, si capì come la teoria di Capparoni fosse in parte giusta.
Ipotesi sul nome
Studi successivi hanno dimostrato che il nome Trocta o Trotta era un nome diffuso nel Sud Italia nei secoliXI e XII, si possono stimare circa 90 donne che possedevano questo nome e che vissero nello stesso lasso di tempo in cui visse Trotula, esistono però anche due casi che testimoniano di due figure femminili vissute in quello stesso periodo, che avevano come nome proprio quello di Trotula, anche se uno dei due casi si riferisce ad una bambina. Negli archivi della reggia napoletana sono stati trovati dei documenti che testimoniano l'esistenza di una guaritrice di nome Trotta di Troya che fu autorizzata a praticare la medicina dal regno di Napoli nel XII secolo. Non abbiamo altri elementi precedenti al XI secolo sul nome Trotta perché si ipotizza che sia un'evoluzione del nome Truda, un nome comune fra le donne longobarde nel sud Italia in quel periodo. Esiste anche la tesi di Hiersemann che afferma che il nome di trotta sia l'abbreviazione di Trotto un nome maschile avvalorando così la tesi che la figura di Trotula fosse in realtà un uomo, ma non sono riportati alcuni documenti storici che danno conferma alla teoria di Hiersemann. Ancora più problemi sono stati riscontrati nel ricostruire il momento in cui il manoscritto fatto di testi anonimi prese il nome di Trotula. Seguendo la teoria più probabile il manoscritto prende il nome di Trotula (la piccola trota), semplicemente per distinguerlo da " Secundum pratica trotam ". Si capisce che inizialmente il nome Trotula doveva rappresentare solo il titolo del manoscritto, ma con i vari interventi rinascimentali il nome Trotula fu frainteso ed incominciò a circolare come nome dell’autore. Molti, compreso lo stesso George Kraut, credevano che il nome Trotula si riferisse sia a quello dell'autore, sia quello del titolo, una pratica molto diffusa nei testi del medioevo.
Le opere
I manoscritti furono studiati da numerosi ricercatori e nel tentare di ricostruire la storia che li compone, si accorsero che essi subirono molte rielaborazioni in epoca medievale. Il primo studioso che trovo l'esistenza di numerose copie di questi manoscritti è il filoso francese Paul Meyer che nel 1916 trovò un numero considerevole di manoscritti in lingua inglese e francese, e nel 1921 Hermann Spitzner notò ben 19 manoscritti latini nelle collezioni Tedesche. Nel corso degli anni sono state trovate altre 122 copie latine dei manoscritti e un'altra cinquantina di manoscritti tradotti nelle varie lingue vernacolari europee. Quello che salta all'occhio è che questi testi erano facilmente modificabili, e si nota come i redattori medievali siano intervenuti in modo visibile su quelli che erano i contenuti dei manoscritti, aggiungendo, togliendo o modificando le informazioni. Questo elemento è fondamentale perché permette di capire come mai sia difficile dare una paternità a questi testi. Furono condotti anche degli studi per capire il sesso dell'autore (nel periodo iniziale di studio dei manoscritti quando ancora si pensava che l'autore fosse solo uno), e quello che apparve subito è che l'autore nella prima parte del testo parla come un uomo ed inoltre parla della guaritrice Trotula in terza persona. Chiunque fosse l'autore, era interessato ad offrire aiuto sia alle donne più altolocate, sia a donne di ceto sociale inferiore, includendo rimedi alternativi fatti con materiale meno costoso. Per quanto riguarda la provenienza dei testi, si è sempre presunto che provenissero dalla città di Salerno, questo viene dedotto grazie alle citazioni di importanti figure Salernitane come Matthaeus e Johannes Ferrarius e Copho, citati nel DE CURIS MULIERUM, ma nessuno dei testi cita esplicitamente la loro provenienza. Si presume che il manoscritto sia stato rilegato insieme nel XIII secolo, ma anche in questo caso non ci sono riferimenti espliciti al periodo storico. Si stima che i primi paesi in cui si diffusero fossero laFranciae l'Inghilterra. Fu proprio con queste prime rilegature dei manoscritti che vediamo comparire il nome Trotula, anche se in alcuni casi il nome indica il titolo del manoscritto e in altri il nome dell'autore.
Pratica secondo Trotula
Il manoscritto pratica secondo Trotula ( Secundum pratica trotam ) è il testo che viene associato direttamente alla guaritrice Salernitana Trotula. Il testo fu scoperto per la prima volta a Madrid da John F. Benton nel 1985, il manoscritto che trovò si presume risalga al XIII secolo. Il testo è uno dei trattati medici più completi del medioevo, nonostante la figura di Trotula sia stata associata unicamente alla medicina femminile, in realtà le sue competenze erano molto più vaste, come testimonia questo testo i cui argomenti trattati coprono sia problemi medici femminili che maschili.
Sui trattamenti delle donne
Sui trattamenti delle donne (De curis mulierum ), è l'unico testo dei tre che inizialmente furono attribuiti a Trotula che all'interno delle sue pagine cita il suo nome. In questo testo troviamo una storia in cui viene descritto come Trotula grazie alle sue conoscenze riesce a guarire una donna che soffriva di dolori addominali, in queste citazioni la figura di Trotula viene sempre descritta in terza persona e viene associata all'appellativo di Magistra (insegnante), questo fa capire quanto fosse rispettata in quel periodo dai suoi contemporanei, ed il ruolo sociale che tratteneva, in quanto si capisce che viene considerata allo stesso pari dei suoi colleghi uomini. In questo manoscritto vediamo però un elemento ricorrente il " noi ", ma non è specificato a chi si riferisce. Sempre secondoElisabeth Green quel " noi " si riferisce ad un gruppo di praticanti donne salernitane che avevano deciso di trascrivere le pratiche mediche della medicina delle donne per altre donne. All'interno di questo manoscritto sono state trovate tre parole di lingua inglese che hanno portato a presumere che le ricette scritte dalle guaritrici salernitane per altre donne, non fossero state pensate per le donne di Salerno, ma per un pubblico di donne Inglesi che erano desiderose di imparare le pratiche della grande scuola medica Salernitana.[1]
Note
- ^ Monica H. Green, The development of the Trotula, su persee.fr.
Bibliografia
Monica H. Green, The Trotula: An English Translation of the Medieval Compendium of Women's Medicine, Pennsylvania, University of Pennsylvania Press, 2002." Monica H. Green, Making Women's Medicine Masculine: The Rise of Male Authority in Pre-Modern Gynaecology, Oxford, Oxford University Press, 2008. Monica H. Green, The Development of the Trotula, in Revue d'Histoire des Textes, 1996.
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