«La ricerca di Paolo Scheggi attraversa diversi campi del sapere e discipline differenti, dalle arti visuali all’architettura alla moda, dalla poesia alla performance urbana e teatrale per approdare ad una riflessione concettuale e metafisica - Ilaria Bignotti [1]»

Paolo Scheggi (Firenze, 19 agosto 1940Roma, 26 giugno 1971) è stato un artista italiano.

Paolo Scheggi

Biografia

Nasce a Settignano nel 1940. Deve a suo padre, direttore della Compagnia della Misericordia, l’amore per i testi sacri e quella visione spirituale che lo accompagnerà in tutta la sua breve e intensa vita di ricerca. Dopo la formazione all’Istituto statale d’arte e all’Accademia di belle arti di Firenze, approda a Londra dove segue un corso di Visual design [2].
A Firenze espone in alcune mostre collettive alla ‘Galleria Numero’ di Fiamma Vigo dove, frequentando assiduamente eventi, incontri e dibattiti, entra in contatto con le tendenze artistiche anticonformiste e avanguardiste più significative del dopoguerra [3].
Nel 1961 alla 'Galleria della Vigna nuova' di Sergio Santi, la sua prima mostra personale: Itinerario plastico prestabilito. 18 monotipi dal bianco e dal nero [2].
Con un gruppo di amici letterati fonda la rivista d’arte e letteratura Il malinteso. Periodico di discussione, un foglio di cultura e critica artistico-letteraria che ospiterà anche una riflessione di Sartre [4].
Si trasferisce a Milano, ospite della casa-sartoria di Germana Marucelli, la 'sarta intellettuale' - donna colta e raffinata [5], creatrice di moda di grande successo, sua conterranea e lontana parente [N 1], con cui stringerà un solido e proficuo sodalizio [7].

 
Paolo Scheggi, Intersuperficie curva in dialogo con un Abito da mare, linea Camicioni, collezione primavera-estate 1963 di Germana Marucelli. I motivi a stampa verde e nero su disegno di Paolo Scheggi. Installazione al Museo Ferragamo, Firenze, 2017

Attratto da questo mondo, Scheggi dipinge tessuti per alcune collezioni [N 2] e crea gioielli e accessori coordinati, realizzando un connubio innovativo tra arte e moda [11].
Milano è una città in gran fermento culturale con un sacco di mostre autogestite, espressione dei tanti 'gruppi' che andavano allora nascendo: sono attivi il 'Gruppo Zero' di Düsseldorf [N 3] (cui aderisce anche Piero Manzoni che, con Enrico Castellani e Agostino Bonalumi, sarà fra i fondatori del 'Gruppo Azimuth'), il Gruppo N e il Gruppo T. Tutte esperienze vicine al mondo del design con cui condividono la visione dell’opera d’arte come momento e prodotto finale di un progetto che deve sempre tener in conto anche dell’interazione e della fruizione di chi a quell’opera e a quel progetto si accosta [13].

Frequenta i primi esponenti di Arte programmata e frequenta Bruno Munari e Lucio Fontana e, quest’ultimo, gli riconosce il talento in una lettera che verrà pubblicata nel catalogo della seconda mostra personale a Bologna, Galleria 'Il Cancello', tenutasi a fine '62 e intitolata Paolo Scheggi Merlini. Per una situazione, con opere monocrome caratterizzate dalla sovrapposizione di tre tele diversamente forate [14] [2] [15]. Di lui, nel 1963, si occupano Giulio Carlo Argan e, soprattutto, Lara Vinca Masini che lo presenterà alla collettiva 'Monocroma' indirizzandolo verso una pittura che gli si dimostrerà congeniale [3]. Nello stesso anno, due sue opere sono accolte da Palma Bucarelli nella Collezione della Galleria Nazionale d’Arte moderna di Roma.
Nel 1964 partecipa alla mostra '44 protagonisti della visualità strutturata' organizzata da Carlo Belloli per la 'Galleria Lorenzelli' di Milano e stringe rapporti con Getulio Alviani, Umbro Apollonio, Germano Celant e Alessandro Mendini [16].
Sempre nel '64, alla 'Galleria del Deposito' di Genova, viene allestita la sua terza personale: Sette Intersuperfici curve bianche + un Intersuperfice curva dal rosso + compositori spaziali, con testo critico dello stesso Belloli [17]. Nel contesto di quella mostra, che sembra sottolineare una ricerca volta all’integrazione fra arte e architettura, nasce il Compositore cromo-spaziale, realizzato per la Sala Sperimentale di Bruno Munari e Marcello Piccardo ed esposto alla XIII Triennale di Milano dedicata al tema del Tempo Libero. La stessa mostra sarà ospitata, alla fine del '64, dalla 'Galleria Smith' a Bruxelles: prima esposizione di Paolo Scheggi all’estero [2].
Nello stesso anno conosce e sposa nel mese di ottobre, Franca Dall’Acqua (19412020) con la quale avrà l’unica figlia, Cosima, nata nel 1970, solo un anno prima della sua prematura scomparsa [18].
In questo periodo inizia anche la progettazione architettonica e ambientale della nuova sede della sartoria Marucelli, con la collaborazione di Getulio Alviani e di Carla Venosta, inaugurata nella primavera del 1965 con l’innovativa sfilata di abiti optical di cui furono spettatori, fra gli altri, Lucio Fontana [N 4] e Gillo Dorfles e di cui Getulio Alviani fu l’operatore plastico [N 5].
Lavora in qualità di “operatore plastico” per lo studio Nizzoli Associati [N 6] e con Germano Celant, Alessandro Mendini, Gian Mario Oliveri, Angelo Fronzoni e Giancarlo Sangregorio elabora e firma il manifesto Ipotesi di lavoro per la progettazione totale, che delinea una visione dell’arte inserita in contesti sempre più ampi e che viene presentato al 'Collegio regionale lombardo degli Architetti' nel gennaio 1965.
L’adesione di Scheggi al movimento "Nove Tendencjie" assieme agli scambi e alle collaborazioni con altri gruppi internazionali – "Gruppo Zero" e "Gruppo Nul" – lo portano a partecipare nel 1965 alla mostra Nul = Zero, organizzata dalla 'Galerie Orez Den Haag' alla 'Galleria De Bezige Bij' di Amsterdam, e all’esposizione Nova Tendencija 3, tenutasi alla Galleria d'arte moderna di Zagabria, dove stringe importanti contatti con Ivan Picelj e con il mondo culturale jugoslavo [3].
Sempre nel 1965 è ascritto da Dorfles tra gli esponenti della Pittura Oggetto [N 7] ed entra nella redazione della rivista Marcatré [23].

 
Paolo Scheggi, Intercamera plastica, 1966-1967-ricostruzione fedele all’orginale 2007, struttura portante di legno e fogli di legno dipinto di giallo curvati e fustellati, 540 x 435 x 320 cm, Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato. Donazione di Franca e Cosima Scheggi
 
Paolo Scheggi, Intercamera plastica, 1966-1967- Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato. Donazione di Franca e Cosima Scheggi

La sua attività si alterna, quindi, tra le prime Pitture-oggetto a elementi modulari e le Intersuperfici curve o a zone riflesse, utilizzando per tutta la sua ricerca il monocromo [24].
A maggio inaugura la sua prima esposizione a Venezia, alla Galleria del Cavallino, che intitola Intersuperfici curve (con introduzione di Umbro Apollonio), tenendo poi una personale a Palermo (galleria 'Il Chiodo') e una a Trieste ('Centro Arte Viva'), dal titolo Problemi sul cerchio-10 Intersuperfici curve bianche [25].
Nel 1966 è l’artista italiano più giovane presente alla XXXIII Biennale di Venezia nella sezione “Gruppi di opere: pitture, sculture e grafiche” (a cura di Nello Ponente), dove presenta quattro Intersuperfici curve dal bianco, dal giallo, dal rosso e dal blu [26] .
Sempre nell’estate di quell’anno, in preparazione di una mostra prevista a Milano a cavallo fra dicembre e gennaio '67 alla Galleria del Naviglio di Renato Cardazzo, l’opera presentata alla Biennale sfocia nell’ambiente, concretizzandosi nell’Intercamera plastica (pareti lignee fustellate curvilinee e rettilinee, di colore giallo squillante). La mostra al Naviglio è presentata da Umbro Apollonio. Nell'estate successiva, l’opera verrà tinta di bianco [N 8] e proposta a Palazzo Trinci di Foligno alla mostra 'Lo spazio dell’immagine' [N 9].
Già dalla fine degli anni '60, sue opere sono presenti in molte realtà internazionali [29]:

Nel '66 è nel comitato di redazione della rivista Nuova Corrente [30].
Tra il 1966 e il 1967 la ricerca di Scheggi si afferma anche nei Paesi scandinavi con la partecipazione alla First Scandinavian Biennale, tenutasi al Palazzo di Charlottenborg, Copenaghen con la presentazione di Trends confronted – objectual figuration – visual art all’Istituto di Cultura a Stoccolma [31].
Intanto i 'gruppi' iniziano a sfaldarsi, lasciando spazio a un’arte sempre più individuale. La sintesi ormai matura della ricerca di Scheggi si indirizza ora a irrompere nello spazio urbano, superando qualunque ostacolo oggettivo legato alla stessa opera o all’ambiente circostante [22].
Gli ultimi anni della sua breve vita lo vedono impegnato in una ricerca concettuale che si conclude con i Sette spazi recursivi autopunitivi (mai realizzati, un’opera concettuale pensata su carta che si iscrive nel solco dell’architettura concettuale), l’ambiente Ondosa e i 6profetiper6geometrie, ancora oggetto di indagine per la loro complessità. In quegli stessi anni, che lo trovano sempre più assorbito nelle ricerche verso una maggiore programmaticità dell’opera, Scheggi sviluppa le ricerche sugli Inter-ena-cubi, formati da moduli di cartone colorato e fustellato e plexiglass o da moduli di metallo smaltati.
Tra la fine del 1967 e il febbraio 1968, con Con temp l’azione, prima alle gallerie torinesi ('Il Punto', 'Sperone' e 'Stein' [N 10], a cura di Daniela Palazzoli) e poi a Lugano, all’Arts International club edizioni Flaviana, si chiude un cerchio spirituale che approda ad altri spazi, performati, pubblici e teatrali [15].
Nasce l’Interfiore, allestita alla Galleria La Tartaruga di Roma, all’interno della manifestazione 'Teatro delle mostre', dove il visitatore diventa partecipe e attivamente coinvolto dalla performance [2].
A fine ’68, Scheggi incontra Giuliano Scabia al Piccolo Teatro di Milano e per lui realizza gli Interventi plastico-visuali per l’opera teatrale 'Visita alla prova dell’Isola purpurea di Bulgakov+Scabia'[2] [33].
Partecipa alla mostra 'Public Eye' di Amburgo e 'Prospect ’68' di Düsseldorf [16].
Sempre nel ’68, nell’ambito delle sue ricerche performative, può essere ascritto anche Il Cannocchiale ottico percorribile, opera mai realizzata, progettata per la XIV Triennale milanese [34].
Il dialogo costante con Achille Bonito Oliva sfocia nella mostra di inizio ’69 alla 'Modern Art Agency' di Napoli dove Scheggi presenta, nella relativa pubblicazione, l’intero percorso delle sue opere: dalle prime Intersuperfici alle Strutture modulari.
Utilizza una parete di Intercamera per realizzare la scenoplastica bianca che serve da fondo per le proiezioni delle immagini e dei video nello spettacolo Materiale per sei personaggi, con la regia di Roberto Lerici al Teatro Durini di Milano (marzo del ’69) [5].
Alla Galleria del Naviglio di Milano mette in scena la performance Oplà-stick, passione secondo Paolo Scheggi [N 11], un’azione teatrale da lui scritta, diretta e costruita scenograficamente in cui quattro attori, ispirati da una voce fuori campo, compiono movimenti spostando lettere bianche su un cartellone nero che fa da sfondo: una riflessione sul linguaggio politico della rivoluzione, una rilettura del teatro delle avanguardie teatrali del Novecento. La performance sarà presente il 6 maggio alla 'tendencije 4' di Zagabria [36].
Ormai l’arte di Scheggi si muove in un ambito teatrale e performativo, dove il superamento dello spazio tradizionale della scena e della galleria lo porta a occupare altre dimensioni ed estendersi nelle città. Ne sono esempio il progetto 'Marcia Funebre' o 'Geometria per Campo Urbano' a Como [29] e l’azione dal titolo 'OPLÀ', dove 4 grandi lettere bianche sono portate fuori dallo spazio della galleria alle strade e piazze urbane, a Milano (primavera 1969) e poi a Firenze (novembre 1969) partendo da una sua mostra personale alla 'Galleria Flori' [33].
Mettendo in scena l’Autospettacolo. Atto unico del Tempo a Caorle (Venezia), Scheggi utilizza microfoni e registratori applicati direttamente sui corpi di amici artisti e critici, oltre che dei cittadini che si prestano a questa operazione, e ne ritrasmette voci e rumori nel Teatro Comunale, con intento "vagamente spionistico" e quindi dissacrante nei confronti del controllo del sistema, in piena linea con le polemiche e le contestazioni del Sessantotto [N 12].
Nel 1969 gli viene assegnata la cattedra di Psicologia della forma all’Accademia di belle arti dell'Aquila.
Nel 1970 partecipa alla collettiva 'Amore mio', organizzata da Achille Bonito Oliva al Palazzo Ricci a Montepulciano e volta a documentare proposizioni di tipo installativo e ambientale [38].
Nello stesso anno, a Roma, partecipa a 'Vitalità del negativo nell’arte italiana 1960/1970', curata da Achille Bonito Oliva [N 13].
Muore a Roma il 26 giugno del 1971 [N 14].
È sepolto nel cimitero di Settignano.

Omaggi dopo la scomparsa

A un anno dalla scomparsa, due sue opere – Tomba della geometria e 6profetiper6geometrie – vengono esposte alla Biennale di Venezia del 1972 [42].
Nel 1976 gli viene dedicata la prima mostra antologica retrospettiva a Bologna [43] [44] [2].
Sempre nel 1976 un nuovo omaggio gli viene tributato in 'Ambiente/Arte. Dal Futurismo alla Body Art', a cura di Germano Celant.
Nel 1983 il Comune di Firenze gli dedica una mostra alla Sala d’Arme di Palazzo Vecchio [45].
Un ulteriore omaggio gli viene tributato anche alla Biennale di Venezia nel 1986, con la presenza di altre sue opere.

 
Paolo Scheggi e Franca Scheggi Dall'Acqua nel 1967

L’eredità culturale e artistica curata da Franca Scheggi Dall’Acqua

Alla morte dell’artista, Franca Scheggi Dall’Acqua, «donna di grande temperamento, di intelligente sensibilità e acuta visionarietà, ne assume la piena eredità culturale e artistica» [18].
Con caparbietà e coraggio, nel 1976 cura la prima antologica alla Galleria d'arte moderna di Bologna [18].
Prosegue l’attività di promozione e tutela dell’opera del marito, coordinando mostre di carattere antologico e sostenendo importanti progetti come la ricostruzione, realizzata nel 2007, dell’Intercamera plastica (l’ambiente originale era stato disperso parzialmente nel 1966/67) e donata nel 2013 al Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato (struttura portante in legno e fogli di legno tinteggiati di giallo e sbozzati curvi, 540 x 435 x 320 cm) [46].
Contemporaneamente avvia un’intensa attività di divulgazione, rilasciando interviste selezionate e seguendo laureandi magistrali e dottorandi in tesi che confluiranno in importanti pubblicazioni [18].
Fonda, con la figlia Cosima, l’Associazione 'Archivio Paolo Scheggi' pubblicando, nel 2016, il Catalogue raisonné dell’opera dell’artista, con la cura di Luca Massimo Barbero e il coordinamento di Ilaria Bignotti [47] [48].
Nel 2013, sotto la supervisione di Franca, si celebrano prima l’omaggio a Paolo Scheggi all’interno di 'Postwar. Protagonisti italiani', a cura di Massimo Barbero (al Gugghenheim di Venezia) e dopo "Paolo Scheggi. Interacamera plastica e altre storie", mostra dedicata all’estensione dell’opera nell’ambiente, a cura di Stefano Pezzato (al 'Centro Pecci' di Prato) [49].
Fra aprile e maggio del 2014, la 'Cortesi Gallery' di Lugano propone, come scelta sperimentale per verificare la persistenza del linguaggio di Scheggi tra gli artisti delle nuove generazioni (Lucy Skaer, Glasgow, 1975), la mostra bi-personale 'Paolo Scheggi – Lucy Skaer' [50]. Nel giugno 2015 in occasione di 'Art Basel', Tornabuoni Art (che oggi rappresenta l’artista a livello internazionale) presenta le quattro grandi Intersuperfici che erano state esposte alla Biennale di Venezia del 1966 e, nell’ottobre successivo, nella sede parigina della stessa Galleria, viene dedicata a Paolo Scheggi una mostra che ha per tema la Parola – poesia e le sue performance [18].
Nel 2018, tra gennaio e marzo, una verifica analoga a quella di Lugano del 2014 viene riproposta presso lo 'Spazio Arte CUBO' – Centro Unipol di Bologna con una mostra a più voci dove l’ambiente Interfiore di Scheggi viene ricostruito e messo in dialogo con le installazioni di Joanie Lemercier (Pithiviers, Francia, 1982) [51].
Nel 2019, Franca segue a Londra la progettazione della mostra antologica alla 'Estorick Collection of Modern Italian Art' dal titolo Paolo Scheggi: In Depth, tenutasi dal 3 luglio al 15 settembre [52] e, contemporaneamente, si occupa della ricostruzione della mitica performance del ’69 Oplà-stick, passione secondo Paolo Scheggi, che si tiene al Museo d’Arte Contemporanea (MSU) di Zagabria, performance poi riproposta a Rijeka, Capitale della Cultura 2020, dalla fine di ottobre dello stesso anno e interpretata dal collettivo teatrale BADco (a cura di Ilaria Bignotti e Jasna Jakšić, in collaborazione con l’Archivio Scheggi) [N 15].

L’archivio

L’archivio di Paolo Scheggi nasce per volontà delle eredi Franca e Cosima Scheggi nel gennaio 2013 con la costituzione a Milano dell’Associazione Paolo Scheggi, «volta ad autenticare, archiviare, conservare e catalogare le opere, gli scritti, i documenti, i dati, le testimonianze, le notizie e qualsiasi altro materiale di interesse, avente ad oggetto l’opera e la vita dell’artista»[54].
Nel 2016 viene completato il Catalogo ragionato, atto finale del riordino delle opere [55].

Cannocchiale ottico percorribile

Il Cannocchiale ottico percorribile, opera mai realizzata, era stata progettata da Paolo Scheggi per la Triennale milanese del 1968 (cui partecipa come operatore visuale anche alla mostra dedicata a Nizzoli designer all’interno di 'Interventi nel paesaggio', mostra dedicata al tema del Grande Numero [56].
L’intento della mostra, era proporre una visione artistica del mondo in scala con lʼambiente fisico circostante e testimonia l’interesse di Scheggi verso il problema espositivo e allestitivo allargando le sue ricerche verso la scenografia e la regia. Del progetto, di cui restano soltanto due fotografie (Archivio Scheggi), fu realizzato solo un modello in acciaio cromato [57].
Il progetto avrebbe dovuto essere realizzato in collaborazione con l’Italsider e collocato tra la Cattedrale di Santa Maria del Fiore e il Battistero, in asse con via de' Calzaiuoli e via de' Martelli, a Firenze [25].
Una sorta di tunnel, di notevoli dimensioni, di forma irregolare e zigzagante, che il visitatore avrebbe dovuto percorrere in tutta la sua lunghezza, spaesato dal tortuoso percorso e da un’illuminazione interna alquanto drammatica. Progetto di tunnel riproposto in seguito nell’Ondosa, dedicato alla figlia Cosima Ondosa Serenissima, appena nata: proposto alla mostra 'Eurodomus' del 1970 a Milano, andrà distrutto [25] [N 16].

Curiosità

 
Il Festival di Sanremo 1967, con i fondali formati da più superfici sovrapposte con aperture circolari e diversi livelli di profondità spaziale, che erano chiaramente ispirati alle opere di Paolo Scheggi
  • Fernanda Pivano racconta che quando Paolo Scheggi decide di trasferirsi a Milano le scrive; i due si erano conosciuti a Settignano quando lui, ancora molto giovane, le aveva fatto vedere i suoi primi quadri. La Pivano gli suggerì di scrivere a Germana Marucelli, una lontana parente del ragazzo con cui la stessa aveva parlato accertandone la disponibilità. La stilista lo ospitò nella sua sartoria e gli mise a disposizione uno studio facendogli dipingere tessuti e disegnare gioielli e facendogli trovare la determinazione e la forza di intraprendere la faticosa strada di pittore. La Pivano scriverà di Scheggi in altre occasioni [59].
  • Nel 1966 la scenografia del Festival di Sanremo omaggia le sue Intersuperfici [60].

Principali opere di Paolo Scheggi

  • Intersuperfici a "Zone riflesse" o "Per una situazione", poi "Intersuperfici curve" (1961-1971);
  • Modalità e Compositori inter spaziali (1962 - 1968);
  • Compositore cromo-spaziale (1964);
  • Intercamera plastica (1966 - 1967);
  • Cannocchiale ottico percorribile (1968);
  • Interfiore (1968);
  • Interventi plastico-visuali per la Visita alla prova dell'isola purpurea di Bulgakov+Scabia (1968);
  • Oplà-stick, passione secondo Paolo Scheggi, performance (1969);
  • Marcia Funebre o della geometria, processione secondo Paolo Scheggi (1969);
  • Autospettacolo. Atto unico del tempo (1969);
  • OPLÀ, azione-lettura-teatro, Milano, Firenze (1969);
  • Sette spazi recursivi autopunitivi, mai realizzati, concepiti su carta (1969 - 1970);
  • Ondosa (1970);
  • Tomba della geometria (1970);
  • La piramide della metafisica (1970);
  • Trono (realizzato con Vincenzo Agnetti) (1970) [61];
  • Studio per la stesura registica dell'Apocalisse (1970 - 1971);
  • 6profetiper6geometrie (1971) [N 17].

Esposizioni personali

  • 1961 Itinerario plastico prestabilito. 18 monotipi dal bianco e dal nero, Galleria della Vigna Nuova, Firenze;
  • 1962 Intersuperfici curve a zone riflesse, Galleria Il Cancello, Bologna;
  • 1964 Sette Intersuperfici curve bianche + una Intersuperficie curva dal rosso + compositori spaziali, Galleria del Deposito, Genova;
    • Intersurfaces courbes + compositeurs spatiaux + projets d'intégration plastique, Galerie Smith, Bruxelles;
  • 1965 Paolo Scheggi/Intersuperfici curve, Galleria Il Chiodo, Palermo; "Paolo Scheggi", Galleria Il Cavallino, Venezia; '
    • 'Problemi sul cerchio-10 Intersuperfici curve bianche, Centro Arte Viva, Trieste;
    • Oeuvres plastiques et appliquèes (Getulio Alviani, Marina Apollonio, Paolo Scheggi), Galerie Smith, Bruxelles;
  • 1966 Intersuperfici curve, Ewan Phillips Gallery, London;
    • Nuova tendenza in Italia, Galleria del Naviglio, Milano;
  • 1967 Paolo Scheggi, Galleria del Naviglio, Milano;
  • 1968 Otto Intersuperfici modulari + un progetto di integrazione plastica, Galerie Kuckeh, Bochum;
  • 1969 Intersuperfici curve, Modern Art Agency, Napoli;
    • Oplà-stick, Passione secondo Paolo Scheggi, Galleria del Naviglio, Milano;
    • Oplà-azione-lettura-teatro + Intersuperfici modulari, Galleria Flori e strade, Firenze;
  • 1971 Sei profeti per sei geometrie, Galleria del Naviglio, Milano;
  • 1973 Personale, Studio 2B, Bergamo;
  • 1974 Paolo Scheggi, Galleria Il Centro, Napoli; Paolo Scheggi, Galleria del Naviglio, Milano;
  • 1976 Paolo Scheggi, Galleria d'Arte Moderna, Bologna;
  • 1983 Paolo Scheggi, Sala d'Arme di Palazzo Vecchio, Firenze;
  • 1990 Paolo Scheggi, Galleria Elleni, Bergamo;
    • Omaggio a Paolo Scheggi, Galleria del Naviglio, Milano;
  • 2002 Paolo scheggi - la breve e intensa stagione, Galleria d'arte Niccoli, Parma;
  • 2007 Paolo Scheggi - la profondità della superficie, Colossi Arte Contemporanea, Brescia;
    • Intercamera Plastica, MIART, Milano, stand Galleria d'arte Niccoli, Parma;
  • 2008 Paolo Scheggi, Galleria il Ponte, Firenze - Galleria Tornabuoni, Firenze;
  • 2010 Paolo Scheggi, Galleria d'arte Niccoli, Parma;
  • 2011 Sala personale di Paolo Scheggi, ArteFiera, Bologna, stand Galleria d'arte Niccoli, Parma;
    • Agostino Bonalumi, Paolo Scheggi. Una mostra, Galleria Vinciana, Milano;
    • Elementi Spaziali. Bonalumi, Castellani, Dadamaino, Scheggi, Galleria Tega, Milano - in collaborazione con Galleria d'arte Niccoli, Parma;
  • 2012 Zone Riflesse. La vita e le opere di Paolo Scheggi nella fotografia di Ada Ardessi, Palazzo Broggi-Sotheby's, Milano;
  • 2013 Postwar. Protagonisti italiani (Paolo Scheggi, sala personale), Collezione Peggy Guggenheim, Venezia [62];
    • Zone riflesse. La vita e le opere di Paolo Scheggi nella fotografia di Ada Ardessi, Sotheby's, Palazzo Broggi, Milano;
    • Paolo Scheggi. Intercamera plastica e altre storie, Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, Prato;
    • Paolo Scheggi. Selected works from European Collections, Ronchini Gallery, London - in collaborazione con Galleria d'arte Niccoli, Parma;
  • 2014 Paolo Scheggi. Selected Works from European Collections, London, Ronchini Art Gallery;
    • Paolo Scheggi. The Humanistic Measurement of Space, London (UK), Robilant+Voena;
    • Paolo Scheggi Lucy Skaer, Lugano (CH), Cortesi Contemporary;
  • 2015 Scheggi. 1966 La Biennale di Venezia / Art Basel 2015, Basel, Art Fair, Galleria Tornabuoni Art;
    • OPLÀ. Azione-lettura-teatro di Paolo Scheggi, re-perfoming of the historical urban action, Firenze, Museo Novecento and main streets of the city of Florence [63];
    • Paolo Scheggi. Paris, Tornabuoni Art;
  • 2019 Paolo Scheggi: In Depth, Estorick Collection of Modern Italian Art, Londra [64].

Paolo Scheggi nei musei

Nei musei d'Italia

Nei musei all'estero

Note

Annotazioni

  1. ^ La nonna materna di Paolo Scheggi era cugina di primo grado di Germana Marucelli [6].
  2. ^ La linea 'Assiria', un completo ribaltamento nella concezione del vestire, viene presentata a Palazzo Pitti nel gennaio 1962, gli abiti sono dipinti a mano da Scheggi con colori insoliti e brevi pennellate: «I capi nascono neutri e solo una volta visto il modello in movimento sull’indossatrice è decretato il colore. A volte i motivi, brevi pennellate eseguite a mano da Paolo Scheggi su shantung di seta, ricoprono l’intero abito, altre volte, invece, sottolineano soltanto alcuni dettagli, quasi a voler schematizzare la figura. La direzione del segno costituisce la struttura dell’abito e il corpo, passato ora in second’ordine, svanisce per far emergere la vera essenza dell’essere umano: il movimento, in altri termini la vita.» [8] [9] [10].
  3. ^ Il 'Gruppo Zero' nasce nel 1957 su iniziativa del pittore Heinz Mack e dello scultore Otto Piene, ai quali si affiancherà Günther Uecker [12].
  4. ^ «Scheggi viene spesso visto come un «successore di Fontana, laddove Fontana chiede all’osservatore di guardare al di là della tela, il lavoro di Scheggi, come stratificazione della tela, occupa lo spazio stesso dell’osservatore, spingendolo a guardare al suo interno» [19].
  5. ^ Scheggi, progetta il nuovo atelier della sartoria Marucelli, un ambiente innovativo considerato dalla critica d’arte Lara Vinca Masini: «uno dei suoi primi elementi vivibili di integrazione plastica all’architettura». Pareti bianche, e moquette grigia, mobili neri laccati e lampade in alluminio (di Alviani/Scheggi). A contrasto le opere di Scheggi: il Compositore spaziale rosso vermiglio collocato all'ingresso e l’Intersuperficie curva blu cobalto incassata nella parete. Energia di colori e di luci generate da lampade poste a terra [20].
  6. ^ Lo studio Nizzoli associati nasce per volontà di alcuni storici collaboratori del designer Marcello Nizzoli che nel 1965 lascia l'attività; lo spirito e la visione lungimirante del loro maestro li porta a varcare i limiti tra le discipline, nella grafica, nel design, nell’ architettura [21], e ad avvalersi di Scheggi come operatore plastico partecipando alla creazione progettuale di "Unità di abitazione C.E.C.A." e l’"ampliamento urbanistico di Bratislava" che lo porterà alla concezione di un "Intercamera plastica" (1967), sviluppo naturale del contenitore spaziale rosso realizzato per la sartoria Marucelli nel 1964 [22].
  7. ^ «La volumetria delle opere di Scheggi fa sua la pionieristica idea di ‘pittura-oggetto’, come teorizzato da Gillo Dorfles nel suo saggio "Pittura-Oggetto" a Milano» [19].
  8. ^ L’Intercamera plastica sarà oggetto di una serie di lezioni intitolate Metaprogettualità strutturali, tenute da Dino Formaggio nel corso 'Metoldologie della visione' alla Facoltà di Architettura di Milano [15]. Quest'opera diventerà la base per una 'proposta di cellula abitativa' nella tesi di Carlo Ferrario, Franco Ferrari e Maddalena Montagnani, in cui il modulo compositivo si estendeva dal livello abitativo a quello architettonico e urbanistico [15].
  9. ^ La mostra di Foligno del '67, (riproposta da Italo Tomassoni nel 2009/2010), sarà un importante evento di rottura: per la prima volta, gli artisti presentano opere plastiche in grado di interagire con gli spazi circostanti creando ambienti a volte percorribili nel proprio interno e offrendo ai fruitori punti di vista nuovi e inattesi, come ben spiegato da Giuseppe Marchiori nella prefazione del catalogo [27]. La mostra sarà ricordata come «uno degli eventi più importanti degli anni Sessanta forse anche su scala europea» [28]
  10. ^ Negli anni Sessanta, Torino diventa punto di riferimento dell'arte internazionale per il mercato italiano. Gian Enzo Sperone, studente in Lettere e aspirante scrittore, giovanissimo, diventa nel 1963 prima direttore della “Galleria il Punto” e, l’anno seguente, inaugura la “Galleria Gian Enzo Sperone”, inserendosi nel mercato estero, proponendo mostre del New Dada e della Pop Art americana e stimolando un collezionismo privato più attento e dinamico. Assieme al critico Germano Celant, cura la nascita e l’affermazione a livello internazionale dell’Arte Povera. In seguito, si trasferirà prima a Roma e poi a New York. Sempre a Torino, il 10 novembre 1966 viene fondata da Margherita von Stein (1921–2003) la “Galleria Christian Stein”. In queste tre gallerie, “Gian Enzo Sperone”, “Il Punto” e “Christian Stein”, si inaugura Con temp l’azione, mostra collettiva curata da Daniela Palazzoli, con la partecipazione di Getulio Alviani, Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Luciano Fabro, Mario Merz, Aldo Mondino, Ugo Nespolo, Gianni Piacentino, Michelangelo Pistoletto, Paolo Scheggi, Gian Enrico Simonetti, Gilberto Zorio [32].
  11. ^ Performance che rievoca nel titolo l’opera Hoppla, wir leben! di Ernst Toller[35], amara riflessione sull’utopia politica e sul dramma dell’uomo, omaggio a Erwin Piscator e al teatro politico dell’avanguardia storica.
  12. ^ Per la performance Autospettacolo, Scheggi si avvale di Raffaele Maiello per la regia, Franco Quadri per la critica teatrale, Tommaso Trini per la critica artistica e Franca Sacchi per le musiche [37].
  13. ^ La mostra Vitalità del negativo nell’arte italiana 1960/70, curata da Achille Bonito Oliva e dagli Incontri Internazionali d’Arte, trasformò il Palazzo delle Esposizioni in un gigantesco contenitore multimediale, in cui confluirono le ricerche dell’Arte concettuale e dei minimalisti, gli happening e la body art, assieme alle esperienze dell’Arte povera, del Pop e dell’Arte cinetica. Una mostra che nasceva dall’analisi della crisi dei linguaggi storici e dall'analisi di artisti che utilizzavano nuove tecniche dell’immagine, nuove finalità e nuove funzioni, avviando ricerche per ridefinire la varietà dei procedimenti del fare arte, con maggiore interesse all’atto creativo inteso nella sua interezza [39].
    «L’arte smette di essere la zona dove si tesaurizzano le forme e l’esemplarità dell’esperienza artistica, per diventare invece una zona oscura senza alcuna certezza» (Achille Bonito Oliva) [40].
    Vengono esposte opere di: Vincenzo Agnetti - Carlo Alfano - Getulio Alviani - Franco Angeli - Giovanni Anselmo - Alberto Biasi - Alighiero Boetti - Agostino Bonalumi - Davide Boriani - Enrico Castellani - Mario Ceroli - Gianni Colombo - Gabriele Devecchi - Luciano Fabro - Tano Festa - Giosetta Fioroni - Jannis Kounellis - Francesco Lo Savio - Renato Mambor - Piero Manzoni - Gino Marotta - Manfredo Massironi - Eliseo Mattiacci - Fabio Mauri - Mario Merz - Maurizio Mochetti - Giulio Paolini - Pino Pascali - Vettor Pisani - Michelangelo Pistoletto - Mimmo Rotella - Paolo Scheggi - Mario Schifano - Cesare Tacchi - Giuseppe Uncini - Gilberto Zorio. I testi sono di Achille Bonito Oliva, Giulio Carlo Argan, Alberto Boatto, Maurizio Calvesi, Gillo Dorfles, Filiberto Menna, Cesare Vivaldi [39].
  14. ^ «Poco dopo l’arrivo a Milano un grande cardiologo gli disse che, con un operazione, rischiosa però, avrebbe potuto superare il male che altrimenti lo avrebbe condannato inesorabilmente dopo i trent’anni; rispose di no, che anche una minima percentuale di rischio era troppa.» Giancarlo Calza [41].
  15. ^ La performance apre la mostra Typoetry che si tiene presso la “Student Center Gallery”, nell’ambito della mostra internazionale Tendencies 4. «Questa rievocazione non è solo un omaggio a Paolo Scheggi, uno dei più importanti artisti italiani coinvolti nel movimento New Tendencies, ma un'opportunità per analizzare il dialogo tra le arti visive, il linguaggio e la performance alla fine degli anni '60, insieme al ruolo della poesia visiva e concreta nell'arte sperimentale e nella neoavanguardia. La mostra presenterà documenti d'archivio, opere d'arte originali e una ricostruzione della performance del collettivo di performance BADco.» [53].
  16. ^ 'Ondosa' e 'Ondosa nera' sono due nomi che Scheggi dà allo stesso ambiente realmente creato a 'Eurodomus 3' [58].
  17. ^ I solidi geometrici sono monumenti dedicati a sei profeti. A ogni solido-profeta è associata una citazione tratta dall’inizio del libro del profeta stesso, scritta a caratteri lapidari sulla base. Al cubo in oro è associato il profeta Zaccaria, alla piramide in marmo nero è associato il profeta Osea, alla sfera in marmo bianco è associato il profeta Geremia, al parallelepipedo in argento è associato il profeta Isaia, al cono in pietra serena è associato il profeta Daniele, al cilindro in bronzo è associato il profeta Ezechiele.

Fonti

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  4. ^ Paolo Scheggi in FR Istituto d'Arte Contemporanea, su fristitutodarte.com.
  5. ^ a b Luca Scarlini, Nei mondi di Scheggi, il fiorentino che rivoluzionò l'arte (PDF), in Ritratto d'autore, 15 marzo 2018.
  6. ^ Elisabetta Scheggi, Mio fratello, in Catalogo della mostra Scheggi ferri - tele - carte, 2007/2008.
  7. ^ Irene Brin, La Donna - Frutto, in Corriere d'Informazione, 21 gennaio 1969.
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  11. ^ Germana Marucelli e Paolo Scheggi, su associazionegermanamarucelli.org.
  12. ^ Focus sul Gruppo Zero: Realismo+Astrattismo=Zero, su artantide.com.
  13. ^ Gruppo Zero, su edueda.net.
  14. ^ Biografia di Paolo Scheggi, su mucciaccia.com.
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Bibliografia

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  • Carlo Pirovano (a cura di), Scheggi Paolo, in La pittura in Italia. Il Novecento/2 1945-1990, Milano, Electa, 1993, pp. 1.144, ISBN 88-435-3982-5.
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  • Bruno Corà (a cura di), Paolo Scheggi : 6 ottobre 2007 - 19 gennaio 2008, Firenze, Edizioni Galleria Il Ponte, 2007-2008.
  • Giuseppe Niccoli; Franca Scheggi (a cura di), Paolo Scheggi : 20 novembre 2010 - 26 febbraio 2011, Parma, Galleria d'arte Niccoli, 2010.
  • Flaminio Gualdoni (a cura di), Agostino Bonalumi, Paolo Scheggi. Una mostra : 15 marzo - 12 maggio 2011, Milano, Galleria Vinciana, 2011.
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  • Stefano Pezzato (a cura di), Paolo Scheggi. Intercamera plastica e altre storie : 23 marzo - 30 giugno 2013, Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, Prato, 2013, ISBN 978-88-366-2070-8.
  • Luca Massimo Barbero, Ilaria Bignotti, Francesca Pola, Paolo Scheggi. Catalogue raisonné, a cura di Luca Massimo Barbero, Milano, Skira, 2016, pp. 486, ISBN 8857228746.
  • Roberto Lacarbonara (a cura di), Paolo Scheggi, in Catalogo Fondazione Biscozzi Rimbaud, Milano, Silvana Editoriale, 2018.

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