Don't be evil

motto informale di Google
Versione del 15 lug 2021 alle 15:21 di 5.91.81.163 (discussione) (ho cercato di scrivere più chiaramente)

Don't be evil ("Non essere malvagio"), talvolta riportato erroneamente come Do no evil[1][2] è stato il motto aziendale di Google[3].

Venne coniato per la prima volta da un ingegnere, durante una riunione, e sta a significare l'intento della stessa azienda di non usare i dati per scopi malevoli, e comunque mantenere un codice di condotta leale e "dalla parte dei buoni", ovvero da quella degli utenti.

Dal 2015 la holding Alphabet di cui Google fa parte ha modificato il motto in Do the right thing ovvero "Fai la cosa giusta", ma lasciando comunque il vecchio motto nel codice di condotta dell'azienda dipendente Google[4].

Nell'aprile del 2018 la frase è stata posta in minor rilievo nel codice di condotta e viene lasciato solo un riferimento nelle ultime righe del documento[5].

Nel passato sono state formulate molte critiche in merito all'azienda, dato che per entrare nel mercato cinese si sarebbe assoggettata ad alcune richieste del Partito Comunista Cinese, censurando di conseguenza alcune pagine del suo archivio.

Nel 2010 però, l'accesso Google in territorio cinese è stato vietato dal governo cinese poiché l'azienda ha deciso di non sottostare più al regime di censura. Successivamente la Cina ha permesso nuovamente l'accesso al motore di ricerca.[6]

Note

  1. ^ (EN) James Gleick, How Google Dominates Us, su nybooks.com. URL consultato il 04-08-2014.
  2. ^ (EN) ndouglas / Gawker, Don’t be evil. Fact-check the company motto [collegamento interrotto], su gawker.com. URL consultato il 04-08-2014.
  3. ^ (EN) Google, Google - Code of Conduct, su investor.google.com. URL consultato il 04-08-2014.
  4. ^ Google cambia il motto aziendale: da“Don’t be evil” a “Do the right thing”, su LaStampa.it. URL consultato il 26 maggio 2019.
  5. ^ (EN) Kate Conger, Google Removes 'Don't Be Evil' Clause From Its Code of Conduct, su Gizmodo. URL consultato il 26 maggio 2019.
  6. ^ Biagio Simonetta, Ricerche rintracciabili e censura preventiva: Google pronta a tutto pur di tornare in Cina, su Il Sole 24 ORE, ilsole24ore.com, 17 settembre 2018. URL consultato il 29 maggio 2021.

Bibliografia

  • (EN) Cynthia Liu, Internet censorship as a trade barrier: a look at the WTO consistency of the great firewall in the wake of the China-Google dispute, in Georgetown Journal of international law, vol. 42, n. 4, Washington, DC, Georgetown University Law Center, 2011, pp. 1199-1240.