Josep Manyanet i Vives

sacerdote e religioso spagnolo

Josep Manyanet i Vives (Tremp, 7 gennaio 1833Barcellona, 17 dicembre 1901) è stato un presbitero e religioso spagnolo, promotore della costruzione della basilica della Sagrada Família e fondatore delle congregazioni dei Figli e delle Missionarie Figlie della Sacra Famiglia.

San Giuseppe Manyanet i Vives
 

Religioso

 
Nascita7 gennaio 1833
Morte17 dicembre 1901
Venerato daChiesa cattolica
Beatificazione25 novembre 1984
Canonizzazione16 maggio 2004
Ricorrenza17 dicembre

Proclamato beato da papa Giovanni Paolo II il 25 novembre 1984, dal medesimo pontefice è stato proclamato santo il 16 maggio 2004.

La memoria liturgica ricorre il 17 dicembre.

Pedagogia

In Padre Manyanet il sacerdote e il maestro procedono uniti e l'insegnamento si trasfigura nel sacerdozio. “Lo scopo è di procurare in tutte le cose la maggior gloria di Dio, la santificazione dei suoi partecipanti e la salvezza di tutte le anime; di lavorare con ardore e con tutte le forze che ci dia il Signore, perché tutti i giovani, specialmente i più piccoli, sia ricchi che poveri, ricevano un'educazione e un'istruzione religiosa e letteraria veramente cattolica (gratuita per quanto possibile) […], di formare il loro cuore nelle virtù e i loro intelletti nelle scienze”[1].

Una delle grandi ispirazioni di Padre Manyanet è di sostenere la gioventù che si perde a causa di una società che trascura l’educazione cristiana nelle famiglie[2]. Al fine di raggiungere questo nobile scopo, gli educatori devono studiare la psicologia, le disposizioni e le qualità naturali dei ragazzi per “conoscere bene il cuore umano, che […] accoglie in sé molte inclinazioni disordinate, facendo sì che siano rimpiazzate da nobili disposizioni". Per ottenere questo risultato, si richiede da parte dell'educatore "una fede viva, somma diligenza, grande discernimento e prudenza, vera sapienza, costante attenzione e un continuo ricorso a Dio nostro Signore. Per formare la vera cultura del cuore nei bambini […], non basta ispirare a questi l'avversione per i loro difetti e per tutto ciò che si oppone alla santa legge di Dio, ma è necessario formarli alla solida virtù.”[3].

Per il santo fondatore l’educazione dei giovani deve essere mirata all’esercizio delle pratiche cristiane, infondendo in loro un vero amore per la purezza e per la modestia interiore ed esteriore, inducendoli ad amare e rispettare il prossimo, fuggendo rancori, dispute e discordie, esercitando umiltà e pazienza, combattendo la pigrizia e le seduzioni del mondo. Le lezioni non devono limitarsi ad insegnare la religione prima delle scienze, ma, poiché “ogni scienza viene da Dio e al di fuori di Dio tutto è errore e tenebre”, nella stessa scienza si deve evidenziare la connessione con le verità cattoliche[3].

Il ruolo del direttore occupa nei confronti dei bambini il posto dei loro genitori, e deve, pertanto, provvedere a tutte le loro necessità. Tuttavia egli non deve sostituirsi all’educazione genitoriale, ma affiancarla nel progetto educativo. Il direttore deve essere “amabile, dolce, persuasivo, animato da una prudente indulgenza e da una soave severità”, educando alla prevenzione e all’evitamento delle mancanze per non doverle in seguito punire[4].

Non sono esclusi dal metodo educativo una sana competitività, elogi, note, premi, lavori di gruppo, tempi di ricreazione, giochi, divertimento, musica, teatro e svago. I bambini e i ragazzi non verranno abbandonati finché non avranno la capacità di guadagnarsi di che vivere degnamente, divenendo utili alla società[4].

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Collegamenti esterni

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  1. ^ “Il giovane istituto della Sacra Famiglia. Notizie sullo stesso” di Giuseppe Manyanet y Vives.
  2. ^ Scrive nella Lettera a don Léon Carbonero y Sol, nel marzo 1889: “Lo scopo della nostra umile opera è di dedicarsi […] a rimediare a una delle maggiori attuali infermità totali. Parlo della gioventù che si perde, e che è necessario a tutti i costi rimettere sulla buona strada”.
  3. ^ a b “El Espiritu de la Sagrada Familia” di Giuseppe Manyanet y Vives.
  4. ^ a b “Método pràctico…” di Giuseppe Manyanet y Vives.