Fractional Orbital Bombardment System
Fractional Orbital Bombardment System (nome in codice NATO: FOBS) è stato un sistema orbitale di attacco nucleare di origine sovietica e sviluppato negli anni sessanta dall'OKB-586 per conto delle forze armate sovietiche entrato in servizio nel 1969 ed il cui nome in codice è divenuto, in Occidente, più noto dell'originale denominazione di progetto.
SS-9 Scarp Mod. 3/FOBS (R-36O) | |
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Descrizione | |
Tipo | ICBM per la messa in orbita di testate nucleari |
Impiego | da silo |
Progettista | OKB-586 di Michail Kuz'mič Jangel' |
Costruttore | Industria di Stato |
Impostazione | 1961 |
Primo lancio | 5 marzo 1965 |
In servizio | 25 agosto 1969 |
Ritiro dal servizio | 1983 |
Sviluppato dal | SS-9 Scarp |
Peso e dimensioni | |
Peso | circa 180.000 kg |
Lunghezza | 34,5 m |
Diametro | fino a 4,64 m |
Prestazioni | |
Gittata | 40.000 km |
Motore | primo stadio: RD-251 secondo stadio: RD-252 OGCh: RD-854 |
Testata | 1 |
Esplosivo | nucleare |
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Progettato per colpire obiettivi collocati su qualsiasi punto sulla superficie terrestre, il sistema era costituito da un vettore missilistico R-36O abbinato ad un veicolo di rientro dotato di testata nucleare monoblocco, denominato OGCh, il quale poteva essere rilasciato in orbita terrestre e mantenuto latente fino a ricezione dell'ordine di attacco.
Unico sistema impiego di armi nucleari orbitale ad essere mai entrato in servizio,[1] nel corso della sua vita operativa ha effettuato 3 lanci senza mai impiegare munizioni vive, in virtù della ratifica da parte sovietica del Trattato sullo spazio extra-atmosferico del 1967 col quale i firmatari rinunciavano ad immettere in orbita testate nucleari.
Venne radiato nel 1983 a seguito della ratifica dell'URSS dei trattati SALT II nei quali, di questi sistemi d'arma, si vieta anche solo lo sviluppo.
Storia
Sviluppo
L'esigenza per le forze armate sovietiche di disporre di un sistema missilistico a lunghissimo raggio emerse nei primi anni 60. Infatti, all'epoca la NATO disponeva di basi di lancio missilistiche in Turchia ed Europa, che gli consentivano di colpire il territorio sovietico con un preavviso minimo. Nel tentativo di porre rimedio a questa situazione di svantaggio, i vertici sovietici decisero di sviluppare un sistema d'attacco orbitale: in pratica, si trattava di mettere in orbita alcune testate nucleari, che potessero essere fatte rientrare sulla Terra in caso di conflitto armato.
Nel 1961, fu quindi emesso il requisito GR-1 (Razzo Globale 1), che in pratica richiedeva lo sviluppo di un sistema in grado di mettere una testata nucleare del peso di 1.500 kg in una orbita terrestre bassa di 150 km. La testata avrebbe dovuto essere in grado di rientrare ed attaccare gli Stati Uniti continentali in ogni direzione, prima che questa fosse individuata dai radar d'allerta missilistico della difesa americana[2].
Le proposte furono tre.
- R-36O: proposto da Michail Kuz'mič Jangel', si trattava di una versione per impiego orbitale del missile balistico intercontinentale R-36 (nome in codice NATO: SS-9 Scarp). Si trattò poi della proposta che venne effettivamente portata avanti.
- 8K713: proposto da Sergej Pavlovič Korolëv, si trattava di una soluzione a basso rischio tecnologico, perché utilizzava soluzioni tecniche già usate con successo sull'R-9 (nome in codice NATO: SS-8 Sasin). Questo progetto venne successivamente abbandonato a causa di continui problemi ai motori del primo stadio. Il missile, a scopo disinformazione, venne comunque fatto sfilare in occasione di una parata sulla Piazza Rossa, il 9 maggio 1965. Lo scopo fu raggiunto, visto che venne confuso dalla NATO con il vero sistema FOBS[2].
- UR-200: proposto da Vladimir Nikolaevič Čelomej, ricevette il nome in codice NATO di SS-10 Scrag. Furono effettuati 9 lanci di prova, prima della cancellazione del programma.
Come riportato sopra, il progetto che fu effettivamente portato avanti fu quello relativo all'R-36O.
Il progetto relativo alla versione orbitale fu approvato il 12 gennaio 1965. La base di partenza fu l'R-36, che era già stato testato con successo il 23 settembre 1963. Il primo volo del nuovo missile fu effettuato il 16 dicembre 1965, e furono condotti una serie di test suborbitali (alcuni dei quali falliti). I test si svolsero presso il cosmodromo di Bajkonur, nei siti di lancio LC-160 ed LC-162. Il sistema venne ufficialmente accettato dalle autorità militari il 19 novembre 1968.
Caratteristiche
Il momento ideale per il lancio era il tardo pomeriggio: in questo modo, infatti, i sovietici avrebbero potuto seguire tutto il “viaggio” della testata. Questa avrebbe dovuto essere posta in un'orbita bassa ellittica, vicina al polo. Dopo il lancio, l'unità manovrabile orientava la navetta spaziale nell'orbita e determinava in modo autonomo il momento ideale per interrompere le manovre e far rientrare il veicolo sulla Terra, verso l'obiettivo. Per evitare di violare i trattati internazionali, i veicoli rientravano sempre prima di completare l'orbita: da qui il nome di “orbita frazionata”.
I pregi di questo sistema erano evidenti. Infatti, con il sistema delle “testate orbitanti”, era possibile non solo attaccare qualunque obiettivo, ma anche farlo di sorpresa. Infatti, i sovietici erano in grado di colpire gli Stati Uniti continentali senza che le loro testate fossero intercettate dai radar d'allerta. In particolare, era possibile distruggere tutte le principali installazioni di comando americane, nonché i radar ABM con i relativi impianti di difesa antimissile.
Tuttavia, i limiti erano molteplici. Intanto, si trattava di un sistema molto complesso. Inoltre, le esigenze “orbitali” ridussero il payload massimo caricabile, e quindi le testate erano relativamente poco potenti in confronto a quelle dei normali ICBM. Vi era poi il problema della scarsa precisione, tanto che alcuni esperti americani misero in dubbio la reale efficacia del sistema, visto il CEP molto elevato. A questo occorre infine aggiungere che il vantaggio della sorpresa venne completamente annullato negli anni settanta, quando gli americani misero in orbita dei satelliti d'allerta all'infrarosso[1].
Impiego operativo
Il dispiegamento degli R-36O iniziò il 25 agosto 1968, presso il cosmodromo di Baikonur, ed il sistema fu accettato dalle autorità militari il 19 novembre dello stesso anno. Il primo reggimento fu posto in stato di allerta a partire dal 25 agosto 1969: tale unità schierava i missili in 18 silos, posti presso il cosmodromo stesso.
Il sistema fu ritirato dal servizio nel gennaio 1983, in seguito ai trattati SALT-II che proibivano i sistemi FOBS. Dei 18 silos, 12 furono smantellati ed i restanti sei vennero convertiti per l'utilizzo di varianti spaziali dell'SS-18 Satan.
Composizione del sistema
Il sistema FOBS era composto da due componenti: il missile vettore ed il veicolo di rientro vero e proprio.
- Missile vettore R-36O (indice GRAU 8K69). Designato in Occidente con il nome di SS-9 Scarp Mod. 3, si trattava di un normale R-36 di serie a cui era stato aggiunto un terzo stadio manovrabile, lungo 8,3 metri e dal diametro di 4,64 (contro i tre del resto del missile). Questo stadio era in sostanza il veicolo di rientro con la testata nucleare.
- Veicolo di rientro OGCh (8F021). Questo veicolo, di forma conica, aveva una sezione con la strumentazione, contenente un sistema di navigazione inerziale ed un radar altimetrico. Grazie al radar, era possibile misurare l'altitudine dell'orbita e determinare in modo automatico le modalità di rientro del veicolo, interrompendo le manovre orbitali. L'impianto propulsivo era costituito da un retrorazzo Yangel RD-854 a propellente liquido, con una singola camera di combustione. La manovrabilità era garantita da quattro ugelli sui lati del motore principale, che utilizzavano i gas di scarico. La testata nucleare aveva una potenza dichiarata di 5 megatoni, anche se gli esperti occidentali la ritenevano meno potente (da uno a tre megatoni). La massa di un OGCh era di 1.700 kg, ed i valori orbitali tipici erano perigeo 139 km, apogeo 279 ed inclinazione 49,6 gradi.
Il missile era in grado di colpire praticamente qualunque obiettivo in ogni direzione: infatti, la testata nucleare poteva essere “lanciata” ad una distanza di 40.000 km, con un CEP compreso tra i 1.100 (fonti sovietiche) ed i 5.500 (stime occidentali) metri.
Cronologia dei lanci
Complessivamente, furono lanciati 24 OGCh tramite vettori R-36O: sei suborbitali ed i restanti orbitali (questi ultimi classificati come missioni Cosmos). I lanci successivi all'accettazione del sistema furono effettuati per dimostrare l'operatività dello stesso. Dopo il lancio, le testate impattavano presso il cosmodromo di Kapustin Yar. Occorre considerare che le testate utilizzate per i test erano tutti simulacri.
- 5 marzo 1965: lancio suborbitale fallito. Una perdita di propellente dal secondo stadio provocò un incendio nel silo, che portò all'esplosione del razzo vettore.
- 16 dicembre 1965: lancio suborbitale OGCh n. 01L, con impatto della testata-bersaglio nella zona prevista.
- 5 febbraio 1966: lancio suborbitale OGCh n. 02L.
- 17 marzo 1966: lancio suborbitale OGCh n. 03L. Un malfunzionamento del secondo stadio mise fuori traiettoria il terzo stadio con la testata, facendogli raggiungere un'altitudine di soli 220 km (contro un minimo di 800-1.200 km). Il terzo stadio cambiò rotta, con i motori in fiamme, e precipitò nella Kamčatka, mentre il secondo stadio continuò la sua corsa sull'oceano Pacifico.
- 20 maggio 1966: lancio suborbitale OGCh n. 04L.
- 17 settembre 1966: primo tentativo di mettere in orbita un OGCh. Il terzo stadio, orientato in modo errato, invece di dirigere la testata verso il poligono di Kasputin Yar, la mandò in un'orbita alta. I tecnici furono quindi costretti ad ordinare l'autodistruzione della testata, che produsse circa un centinaio di frammenti.
- 2 novembre 1966: secondo tentativo di mettere in orbita un OGCh. Il tentativo fallì, e si dovette ricorrere nuovamente all'autodistruzione della testata (cinquanta frammenti individuati).
- 25 gennaio 1967: Cosmos 139. Si trattò del primo test FOBS riuscito: la testata impattò regolarmente presso il poligono di Kasputin Yar.
- 22 marzo 1967: lancio fallito (Cosmos 150).
- 17 maggio 1967: Cosmos 160
- 17 luglio 1967: Cosmos 169
- 31 luglio 1967: Cosmos 170
- 8 agosto 1967: Cosmos 171
- 19 settembre 1967: Cosmos 178
- 22 settembre 1967: Cosmos 179
- 18 ottobre 1967: Cosmos 183
- 28 ottobre 1967: Cosmos 187
- 25 aprile 1968: Cosmos 218
- 21 maggio 1968: lancio suborbitale
- 28 maggio 1968: lancio suborbitale
- 2 ottobre 1968: Cosmos 244
- 15 settembre 1969: Cosmos 298
- 28 luglio 1970: Cosmos 354
- 25 settembre 1970: Cosmos 365
- 8 agosto 1971: Cosmos 433
Note
- ^ a b OGCh Archiviato il 30 novembre 2009 in Internet Archive..
- ^ a b GR-1 Archiviato il 4 settembre 2013 in WebCite..
Voci correlate
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Fractional Orbital Bombardment System
Collegamenti esterni
- (EN) Gli OGCh, su space.skyrocket.de.
- (EN) Il sistema FOBS su astronautix.com, su astronautix.com.
- (EN) R-36O su globalsecurity.org, su globalsecurity.org.