Lingua picena meridionale

lingua italica parlata nel I millennio a.C. nell'area abitata dall'antico popolo italico dei Piceni
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La lingua picena meridionale[1], o Sudpiceno o semplicemente lingua picena[2], era una lingua italica parlata nel I millennio a.C. nell'area abitata dall'antico popolo italico dei Piceni, corrispondente alle odierne Marche e all'Abruzzo settentrionale. Fa parte dei dialetti sabellici, insieme dialettale delle lingue osco-umbre. È attestata da iscrizioni ritrovate nell'area che ha questi limiti: a nord la provincia di Pesaro, a sud quella dell'Aquila, ad ovest quella di Rieti e ad est la costa adriatica[3]

Piceno meridionale o Sudpiceno
Parlato inversante adriatico centro-settentrionale
Periododal I millennio a.C.
Parlanti
Classificaestinta
Altre informazioni
Scritturaalfabeto greco adattato
Tassonomia
FilogenesiLingue indoeuropee
 Lingue italiche
  Lingue osco-umbre
   Dialetti sabellici
    Piceno
Codici di classificazione
ISO 639-3spx (EN)
Glottologsout2618 (EN)

Le espressioni "piceno meridionale" e "sudpiceno" sono nate per distinguere questa lingua da quella "picena settentrionale" o di Novilara, di natura oscura e di cui è dubbio l'uso nel territorio piceno settentrionale. Il ritrovamento di un'iscrizione in Sudpiceno nel pesarese, nel 2016, ha aumentato l'incertezza in merito. Ciò che è sicuro è che non esiste alcuna correlazione tra le due lingue.

Il Sudpiceno è detto anche protosabellico, italico orientale o medio-adriatico[4].

La datazione dei ventiquattro reperti in piceno ne ha individuato la diffusione in un periodo compreso fra il VI secolo a.C. e l'inizio del III secolo a.C. Il suo alfabeto, decifrato solo di recente, comprendeva in particolare l'uso di sette vocali (a, e, í, i, o, ú, u)[5].

Caratteristiche e interpretazione della scrittura

 
Iscrizione lunga di Penna Sant'Andrea (TE5)
 
Stele di Loro Piceno (MC1)

L'alfabeto della lingua picena è composto da venticinque lettere, di cui:

  • sette vocali:   -   -   -   -   -   -   - rispettivamente A, E, I, II, O, UU;
  • diciassette consonanti;
  • un segno ancora indecifrato:  .

Il segno di separazione tra due parole è costituito da tre punti sovrapposti:  

La relativa scarsità delle testimonianze e la difficoltà della loro interpretazione aveva a lungo oscurato non soltanto l'appartenenza del piceno meridionale al ceppo osco-umbro, ma perfino la sua indoeuropeità, tanto che il noto glottologo Francesco Ribezzo considerava tale lingua piuttosto vicina all'etrusco.

Nel 1983 si sono compiute tre scoperte fondamentali:

  • i due punti sovrapposti  , precedentemente considerati come segno di punteggiatura apparentemente ridondante, sono in realtà usati per rappresentare il suono "F";
  • il punto al centro  , anch'esso precedentemente considerato come segno di punteggiatura ridondante, è in realtà usato per rappresentare il suono "O";
  • il segno   precedentemente interpretato come grafia alternativa di "S" è in realtà usato per rappresentare il suono "V".

Ciò ha portato a un deciso miglioramento della comprensione e, nel 1985, a una prima traduzione dei vari testi. Insieme a ciò, l'emergere di ulteriori testimonianze e il fiorire di nuovi studi permettono oggi di inserire la lingua in questione in sicuro ambito italico e quindi indoeuropeo, all'interno di un contesto locale comunque complesso.

La scrittura, in tutte le iscrizioni, tranne una, ha un andamento bustrofedico, ossia non ha una direzione fissa, ma procede in un senso fino al margine scrittorio e prosegue a ritroso nel senso opposto, secondo un procedimento "a nastro", senza andare a capo; l'andamento ricorda quindi quello dei solchi tracciati dall'aratro in un campo. Tale modalità di scrittura è tipica di molte lingue antiche.

Poco più a nord dell'area dalle quali provengono le epigrafi picene meridionali, è attestata la cosiddetta lingua picena settentrionale, il cui corpus è di quattro iscrizioni, di cui solo una di accertata origine archeologica; è ritenuta di natura oscura e dunque intraducibile; in ogni caso non è correlata con la lingua picena meridionale. Nel 2002 una studiosa la interpreta come greco arcaico ed arriva così a tradurre la sua testimonianza più importante, la stele di Novilara[6].

Classificazione

Il piceno appare come un dialetto particolarmente prossimo all'umbro. Il nesso dialettale sarebbe però da rapportare a una fase arcaica dell'umbro, detta "umbro antico" o, perfino, "osco-umbro" non differenziato.

Le iscrizioni picene risultano in effetti estese su un'area maggiore rispetto a quella che appare storicamente occupata dai Piceni, "sconfinando" verso sud in territorio vestino, peligno e marrucino, e sono ritenute spesso cronologicamente anteriori (ante V secolo a.C.) a quelle in tali altre varietà. Il quadro linguistico del medio versante adriatico risulta pertanto confuso, e ancora oggetto di ricerca[4].

Corpus delle testimonianze

Il corpus delle iscrizioni del Sudpiceno è finora costituito da ventiquattro iscrizioni su pietra o bronzo che vanno dal VI secolo a.C. fino al IV secolo a.C. La datazione è stimata in base alle caratteristiche delle lettere e, in alcuni casi, al contesto archeologico.

La maggior parte delle iscrizioni sono incise su stele o su cippi di arenaria o calcare. Altre, invece, si trovano su statue o oggetti bronzei. Spesso sono relative a contesti funerari. In alcuni casi le iscrizioni sono frammentarie.

L'elenco completo è il seguente, in cui ogni iscrizione è preceduta dalla sigla con la quale è nota in letteratura, formata dalla provincia di ritrovamento e da un numero progressivo. Come si può notare, le collezioni più ricche di iscrizioni sudpicene sono conservate nel Museo archeologico nazionale delle Marche e nel Museo archeologico nazionale d'Abruzzo[7].

Esempi di traduzione

Stele di Loro Piceno

Nella tabella sottostante, a titolo di esempio, si riporta il testo e le varie ipotesi di traduzione della stele di Loro Piceno

testo
trascrizione
     
APAES
     
QUPAT
...    
[E]SMIIN
       
PUUPUUNIS
   
NIIR
     
MEFIIN
     
SEIAT
      
VEPETII

Pompilio
Bonvicini
(2001)[17]
Appaio giace qui nel tumulo. Un guerriero
valoroso
di mezzo nella via seppellì
Piceni
popolo
d'Europa
(1999)[18]
Il capo giace qui dei pupunis principe
valoroso
in mezzo sta nel sepolcro
Museo
Nazionale
delle Marche
(1988)[19]
L'apaio giace qui il poponio principe in mezzo sta nel sepolcro

Stele di Bellante

L'iscrizione di Bellante riporta questo testo:

POSTIN : VIAM : VIDETAS : TETIS : TOKAM : ALIES : ESMEN : VEPSES : VEPELEN

Una possibile traduzione è: "Lungo la via vedete la toga di Teti sepolto nella sua tomba".

Alfabeto

suono
(Alfabeto fonetico internazionale)
Elenco delle lettere dell'alfabeto sud-piceno
(ed eventuale grafia alternativa)
lettera corrispondente italiana
/a/   oppure   A
/b/   B
/k/   C (suono duro)
/d/   D
/e/ - /ɛ/   E
/f/   F
/ɡ/   G (suono duro)
/h/   aspirazione (non esiste in italiano)
/i/ - /j/   I
/ii/   Í
/l/   L
/m/   M
/n/   N
/o/ - /ɔ/   O
/p/   P
/k/ davanti a /w/   oppure   Q
/r/   R
/s/ - /z/   S
/t/   oppure   T
/u/ - /w/   U
/uu/   Ú
/v/   V
/ts/ o /dz/   Z
/ð/   Come il suono "z" ma con la lingua fra i denti (non esiste in italiano)
suono non ancora decifrato   ignota
(non è un suono, ma il segno grafico per indicare la fine di una parola)   (spazio tra due parole)

Bibliografia

 
Cippo di Falerone (AP4)

Atti e cataloghi

  • A. Marinetti, Le iscrizioni sudpicene, in Piceni popolo d'Europa, Roma, De Luca, 1999, ISBN 88-8016-332-9. (Catalogo della mostra itinerante)

Note

  1. ^ Riconoscendo l'arbitrarietà delle definizioni, nella nomenclatura delle voci viene usato il termine "lingua" in accordo alle norme ISO 639-1, 639-2 o 639-3. Negli altri casi, viene usato il termine "dialetto".
  2. ^ Mario Lopes Pegna, Popoli e lingue dell'Italia antica, Libreria editrice L. Del Re, 1967 ( p. 170)
  3. ^ Più dettagliatamente i limiti sono Mondolfo (PU), Sulmona (AQ), Fara Sabina (RI). Si veda: Valentina Belfiore, Quaderni del polo museale d'Abruzzo, Museo di Villa Frigeri.
  4. ^ a b Francisco Villar, Gli Indoeuropei e le origini dell'Europa, pp. 484-485.
  5. ^ Piceni popolo d'Europa, p. 136.
  6. ^ Ipotesi della dott.ssa Martini; Archiviato il 5 dicembre 2013 in Internet Archive.; Fabio Filippetti, Elsa Ravaglia, Alla scoperta dei segreti perduti delle Marche, Newton Compton editori, 2002 (p. 264).
  7. ^ Alberto Calvelli, I Piceni, su Lingua e Scrittura, antiqui.it, Antiqui.; Pompilio Bonvicini, Iscrizioni picene, Andrea Livi Editore, 2001; Giovanni Colonna, Piceni popolo d'Europa, De Luca, 1999 (capitolo sulla lingua); Quaderni del polo museale d'Abruzzo, Museo di Villa Frigeri.
  8. ^ Fu trovata nel 1847 demolendo un muro di pietra. Il proprietario la pose a sostegno dell’argine di un torrente ed è andata perduta alla fine dell’800. Fortunatamente il testo si è conservato grazie ad un calco eseguito con la carta.
  9. ^ Sito del Comune di Belmonte, La stele di Belmonte, in cui si cita una seconda stele da Belmonte, con testo più breve e molto frammentaria.
  10. ^ In diverse fonti il luogo di ritrovamento è indicato con la grafia "Casteldieri"
  11. ^ L'iscrizione del Guerriero di Capestrano non presenta il segno di interpunzione.
  12. ^ Touring Club, Museo «Raffaele Campelli»
  13. ^ Alcuni pensano che si tratti di un'iscrizione in lingua gallica (dei Senoni) che utilizza l'alfabeto piceno. Si veda Raoul Zamponi, South Picene, Routledge, 2021 (p. 104).
  14. ^ Il Messaggero - 13 Aprile 2016, articolo di Gino Bove Mondolfo, una stele picena vecchia di 2.500 anni usata come panchina; Museo Civico di Mondolfo; Andrea Gaucci; Valentina Belfiore, Mondolfo (Pesaro-Urbino). Stele iscritta, in Studi Etruschi - vol. LXXXII - 2019.
  15. ^ Il cippo di Cures è l'unica testimonianza scritta picena a non presentare l'andamento bustrofedico dell'iscrizione, ma linee di testo separate da “a capo”.
  16. ^ La stele, rinvenuta nel 1867 nell'alveo di un torrente, presenta l'iscrizione che contorna una figura umana posta al centro, con le braccia in modo analogo a quelle del Guerriero di Capestrano. Si veda “Stele di Bellante”, progetto del Comune per valorizzare l’opera, con un'immagine di alta qualità che raffigura il reperto.
  17. ^ Pompilio Bonvicini, Iscrizioni picene, Andrea Livi Editore, 2001
  18. ^ A. Marinetti, Le iscrizioni sudpicene, in Piceni popolo d'Europa, Roma, De Luca, 1999, ISBN 88-8016-332-9
  19. ^ Traduzione presente nella tabella esplicativa posta accanto alla stele

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