Polo petrolchimico siracusano
Il polo petrolchimico siracusano (anche triangolo industriale siracusano) sorge in un'area compresa nel territorio dei comuni di Melilli, Priolo Gargallo e Augusta.

Storia
Sorto negli anni Cinquanta del novecento, grazie ad un piano di industrializzazione che permettesse alla provincia di Siracusa di uscire dal sottosviluppo e avviasse a soluzione lo storico problema della disoccupazione si concretizzò con la costruzione di raffinerie di petrolio greggio e di impianti di produzione di derivati chimici del petrolio, di cui l'ultima entrò in funzione negli anni settanta proprio alle porte di Siracusa. A supporto ed integrazione dell'area, una dopo l'altra, nacquero tantissime altre aziende dell'indotto, anche grandi, come quelle di costruzione di piattaforme petrolifere marine.
La nascita del polo chimico
Il primo insediamento industriale sorse nel 1949 ad opera del cavaliere Moratti, fu lo stabilimento Rasiom, una raffineria di petrolio. Un anno dopo raffinava 8 milioni di tonnellate annue di greggio, con 750 dipendenti. Nel 1956 nacque la centrale termoelettrica Tifeo, alimentata con un oleodotto dalla Rasiom, producendo il 60% del fabbisogno energetico della Sicilia. Con la Rasiom sorsero anche: la Liquigas, la Migas Sicilia e la Ilgas. Poi fu la volta delle officine Grandis, la Sotis Cavi e la Siciltubi. Sempre la Rasiom forniva sottoprodotti del petrolio alla Augusta Petrolchimica realizzata nel 1960 per la produzione di ammoniaca.
A supporto degli impianti sorse poi un indotto di fabbriche edili localizzate in contrada Targia: il cementificio S.a.c.c.s. (Società Azionaria Calce e Cemento di Siracusa) con 120 addetti. Nel 1955 venne impiantata la Eternit Siciliana che produceva manufatti in amianto, con 330 operai occupati.
Gli anni dell'espansione
Nel 1956 sul litorale di Priolo Gargallo, presso la rada di Augusta, fu costruita la S.in.cat. (Società Industriale Catanese) del gruppo Edison, con un'occupazione di 3100 dipendenti nel 1961. La società si occupava di chimica inorganica e fertilizzanti. La Ra.si.o.m. divenne il maggior gruppo chimico e petrolchimico dell'area mediterranea sfruttando greggio e benzine delle vicine raffinerie e sali del nisseno.
Nel 1961 la Esso rilevò la raffineria di Augusta, insediandosi nel territorio, aprendo poi anche un processo produttivo di lubrificanti. In quegli anni sorse anche la Espesi nella penisola di Magnisi per l'estrazione del bromo dalle acque marine, chiusa poi negli anni 70 per dissesto finanziario. Nel 1973 di fronte alla Rasiom sorse la Liquichimica divenuta poi chimica Augusta, Enichem e infine Condea. Nel 1975 entrò in funzione lo stabilimento petrolchimico dell'Isab, per la produzione di combustibili a basso tenore di zolfo.
Infine giungeranno nell'area la Co.ge.ma, la Centrale elettrica Enel di Marina di Melilli, l'Icam diventata poi Enichem Anic e l'impianto di polietilene dell'Enichem. In questo modo il polo petrolchimico siracusano aveva ragiunto la sua completa saturazione del territorio costiero, realizzando per ultimo il pontile Santa Panagia proprio a ridosso di Siracusa.
Le ricadute economiche
Il massiccio insediamento di impianti produttivi e la conseguente ricaduta occupazionale, crea nel siracusano un aumento del reddito netto per abitante passando da L. 134.196 del 1951 a L. 327.168 del 1961, con un incremento del 12% rispetto l'8% di incremento italiano. Solo nella provincia di Siracusa sono giunti tra il 1956 e il 1959 il 15% degli investimenti nel mezzogiorno, 8 volte superiori a tutte le altre regioni meridionali. Questo elemento determina un balzo demografico della città di Siracusa e la conseguente crescita dei comuni limitrofi: Priolo, Melilli, Augusta.
Le problematiche ambientali
Una tale concentrazione di strutture produttive provocò un immediato effetto positivo su tutta l'economia locale, con l'incremento della popolazione per immigrazione interna indotto dalla richiesta di manodopera ed un consistente miglioramento del reddito pro capite. Così si ingrandirono tutti i comuni limitrofi a ridosso delle ciminiere.
La nascita del polo petrolchimico più grande d'Europa, se da un lato poteva considerarsi un obbiettivo importante per una regione da sempre carente di iniziative economiche ed industriali di grande respiro produsse però, in tempi abbastanza brevi, una serie di problemi reali. L'assenza di sensibilità ecologica in generale e quindi di leggi che tutelassero la salute delle popolazioni a contatto con le aree industriali, provocò lo squilibrio ecologico dell'intera area. L'emissione di sostanze inquinanti nell'aria, provenienti dalle ciminiere, lo sversamento continuo di sostanze inquinanti nelle acque del mare, e l'interramento di prodotti e scarti di varia natura provocò veri e propri disastri ambientali, a volte scoperti solo a grande distanza di tempo o per cause fortuite. Inquinamenti delle falde acquifere di tutta l'area circostante, l'abbassamento di svariati metri delle falde d'acqua potabile a causa del pompaggio ininterrotto per gli impianti di raffreddamento, incidenti sempre più frequenti con incendi e esplosioni disastrose, emissioni improvvise di nubi maleodoranti e stranamente colorate. Quando vennero scoperti i pericoli legati all'amianto, la fabbrica Eternit alle porte di Siracusa venne chiusa, senza tuttavia eseguire mai una reale bonifica della zona [1] .
La situazione odierna
A partire dagli anni settanta è avvenuta la chiusura di diversi impianti e stabilimenti per il trasferimento di vari cicli produttivi; il polo petrolchimico soffre ormai di una carenza occupazionale e di mancanza di concrete prospettive di sviluppo, eccetto poche realtà come quelle della ERG.
Da 10 anni circa si discute sul piano di bonifica dell'intera area industriale senza tuttavia aver mai compiuto reale attuazione.
Sono in molti oggi a chiedersi se è stata una scelta felice destinare un'area costiera così bella e vasta, ricchissima di testimonianze archeologiche di immenso valore, a zona industriale così invasiva ed inquinante quale è quella petrolifera. Nell'area infatti insistono, ad esempio, la necropoli della cultura di Thapsos e i resti archeologichi della città greca di Megara Hyblaea, tutti circondati e quasi inglobati dalle industrie. Non è da escludere neanche la distruzione di quanto era ancora sepolto e non noto all'epoca delle grandi costruzioni. La zona è stata pesantemente condizionata anche dal punto di vista turistico, proprio per la presenza massiccia degli impianti e allo stato non è credibile alcun piano di ricupero ambientale.
Gli effetti sulla popolazione
Recenti studi sulla mortalità negli anni 1990 -’94 dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) tra la popolazione residente nei comuni dell’area Augusta-Priolo, ha riscontrato eccessi di mortalità tra gli uomini per cause tumorali pari al 10% in più rispetto alla media regionale; per il tumore polmonare l’eccesso è pari a circa il 20%.
L’Ufficio di Medicina del lavoro di Messina ha riscontrato nelle urine dei lavoratori della ditta Coemi, società controllata dalla Fincoe S.r.l., di proprietà della famiglia Prestigiacomo , addetti all’impianto cloro-soda, concentrazioni di mercurio molto al di sopra del limite massimo consentito.
Dal 1980 ad Augusta cominciano le prime segnalazioni di nascita di bambini malformati: in quell’anno su 600 nati si ebbero 13 bambini con malformazioni congenite di diverso tipo, di cui sette non sono sopravvissuti. Dal 1980 al 1989 la percentuale dei nati malformati ad Augusta è stata dell’1,9% contro una media nazionale dell’1,54% e una percentuale per l’Italia meridionale dell’1,18%.
Nel decennio successivo, dal 1990 al 2000, la percentuale ad Augusta aumenta fino ad una media dell’intero decennio del 3,18% con un picco nell’anno 2000 con il 5,6% dei nati malformati.
Ad Augusta risulta un eccesso anche delle malformazioni genitali: negli anni 1980-1989 interessavano il 214 per mille dei nati (quando la media nazionale era del 100 per mille), mentre nel decennio 1990-2000 i casi sono aumentati al 303 per mille. In particolare, tra le malformazioni dell’apparato genitale, l'ipospadia nel periodo 1990-1998 in Augusta ha interessato il 132 per mille dei nati, contro un 79 per mille nella Sicilia Orientale.
Progetti
A fronte di una progressiva chiusura di impianti e dismissioni, sono sorti diversi progetti sempre legati all'interno del Polo petrolchimico.
È di pochi anni addietro il progetto sfumato di costruzione dell'impianto Recovan, un impianto per la lavorazione di scarti di lavorazione industriale da cui estrarre mercurio e altre sostanze estremamente pericolose e inquinanti. A fronte di proposte e trattative, da parte degli investitori, il comune di Melilli, interessato nel concedere i permessi non ha dato il benestare, proprio per i rischi connessi all'impianto.
La centrale ENEL di Priolo Gargallo era interessata dal progetto pilota Archimede di Carlo Rubbia per la produzione di energia elettrica tramite una nuova centrale solare di moderna concezione. Dopo un primo benestare, sono sorti problemi di concessione governativa, pertanto il progetto è fallito.
Da anni si discute riguardo la conversione della centrale ENEL Tifeo, nel territorio di Augusta, come termovalorizzatore. Un progetto che incontra il benestare della Regione Sicilia, ma che trova le opposizioni degli ambientalisti e della popolazione vicina. Ad oggi non vi sono decisioni definitive.
Le Raffinerie ERG impianti Nord e Sud sono interessate da un progetto in attuazione di costruzione di centrali elettriche turbogas con cui produrre energia a basso impatto ambientale.
Nell'ambito dell'unificazione delle due realtà è stato quasi completato il progetto di interconnessione tra raffinerie.
La società prevede inoltre la costruzione di un impianto rigassificatore a Priolo in collaborazione con la Shell. La costruzione attende le necessarie autorizzazioni.
Incidenti
- Il 20 maggio 1985 l'esplosione di due serbatoi di etilene causò un grave incidente, 2 feriti ed un morto (da infarto, a causa dello shock).
- Il 25 maggio 1985 durante i lavori di manutenzione di una colonna alla RA.SI.O.M muore un operaio per le ustioni riportate.
- Il 30 aprile 2006 un grave incendio si verifica alla raffineria ERG ISAB Impianti Nord di Priolo per la fuoriuscita di idrocarburi. L'incendio di vaste proporzioni provocherà il ferimento di diversi vigili del fuoco. L'area della raffineria verrà sottoposta a sequestro su iniziativa della Procura della Repubblica di Siracusa per accertare le cause dell'incendio. Incidente che ha ostacolato l'iter autorizzativo del rigassificatore, un impianto molto pericoloso che le aziende ERG e SHELL vorrebbero costruire ad ogni costo nel territorio priolese, ma che sta trovando contro l'opinione popolare, che ha deciso di indire un referendum gazie a 1300 firme raccolte nel comune di Priolo Gargallo (SR).
Elenco degli impianti
Raffinerie
Altri impianti
- Impianto di gassificazione e cogenerazione Isab Energy
- Air Liquid Italia Produzione, industria per la produzione di gas liquidi
- Fabbrica di magnesite Sardamag (inattiva)
- Cementeria Augusta
- Depuratore di reflui industriali e civili IAS
L'autorizzazione del terminale di rigassificazione sembra abbia subito una botta d'arresto, problemi con l'insurrezione popolare che si rende conto della enorme pericolosità del progetto.
Bibliografia
- Scheda degli insediamenti industriali nella fascia costiera tra Siracusa e Augusta tra il 1950 e il 1980 di Salvatore Adorno
- Scheda di alcuni dati economici relativi alla prima fase d'industrializzazione di Salvatore Adorno
Note
Voci correlate
Collegamenti esterni
Breve storia e situazione del polo industriale Augusta-Priolo-Melilli