Emilio Maccolini

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Emilio Maccolini (Busseto, 29 settembre 1908Calaminò Debri, 21 gennaio 1936) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della guerra d'Etiopia[2].

Emilio Maccolini
NascitaBusseto, 29 settembre 1908
MorteCalaminò Debri , 21 gennaio 1936
Cause della morteCaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegio Esercito
Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale
ArmaArtiglieria
Reparto192ª Legione CC.NN.
GradoCapomanipolo
GuerreGuerra d'Etiopia
Decorazionivedi qui
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
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Biografia

Nacque a Busseto, provincia di Parma, il 29 settembre 1908, figlio di Giuseppe e Adelaide Viola.[2] Trascorse l’adolescenza in Romagna, frequentando il liceo di Faenza,[3] e iscrittosi al partito fascista dal 1926, conseguì nel 1930 la laurea in chimica e farmacia presso l'università di Bologna.[3] Successivamente partecipò alla vita politica, ricoprendo posti di responsabilità. Lavorò come farmacista presso l'ospedale di Prato e fu anche giornalista, corrispondente locale del quotidiano La Nazione. Stabilitosi con la famiglia a Mercatale di Vernio[N 1] ricoprì gli incarichi di Comandante dei Fasci Giovanili, Direttore dei corsi premilitari e membro del Direttorio del Fascio di Combattimento.[3]

Si arruolò nel Regio Esercito frequantando la scuola allievi ufficiali di complemento di Lucca, da dove uscì con il grado di sottotenente, assegnato all'arma di artiglieria, nel giugno 1931, assegnato in servizio al 26° Reggimento artiglieria da campagna.[1] Posto in congedo nell'aprile 1932 venne trasferito nella Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale incaricato della istruzione premilitare con il grado di capomanipolo.[1] Nell’aprile 1935 fu mobilitato per le esigenze legate all'Africa Orientale nella 192ª Legione CC. NN. Ferruccio Ferrucci della 1ª Divisione CC.NN. 23 Marzo, sbarcando a Massaua, in Eritrea, nel settembre successivo.[1] Dati i suoi titoli di studio fu assegnato presso il Comando Divisionale, ma dopo un breve periodo chiese di essere inviato in prima linea.[1] Assegnato alla Compagnia Comando del I Battaglione e alla testa dei suoi legionari poté partecipare al grande combattimento impegnato il 21 gennaio 1936 nella Valle del Gabat. Cadde in combattimento a Calaminò Debri, colpito al cuore da una pallottola, e fu successivamente decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2] Una via di Parma porta il suo nome.

Onorificenze

«Colpito da malattia causata dai disagi della vita in colonia, non volle abbandonare assolutamente il suo reparto durante le operazioni. In aspro combattimento contro forze numericamente superiori ed appostate in caverne guidava la sua compagnia con slancio entusiastico snidando con impeto travolgente il nemico dalle prime posizioni. Mentre slanciavasi in testa alla compagnia, all'attacco delle successive linee veniva ferito mortalmente. Conscio del suo stato, incurante di se stesso attendeva serenamente la morte, interessandosi solo dello svolgimento dell'azione. Apprendendo che si appressava il pieno ,successo dell’attacco soprattutto per merito della sua compagnia, spirava dichiarandosi lieto di aver potuto contribuire col proprio sacrificio alla brillante vittoria delle nostre armi. Impareggiabile esempio di elette virtù militari e di abnegazione senza limite. Birgot, 24 aprile 1936.[4]»
— Regio Decreto 1 marzo 1937.

Note

Annotazioni

  1. ^ Sua madre fu segretaria del Fascio Femminile di Vernio.

Fonti

Bibliografia

  • Angelo Del Boca, Gli italiani in Africa orientale. Vol. 2: La conquista dell'Impero, Milano, A. Mondadori Editore, 1992.
  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare, Le medaglie d'oro al valor militare Volume primo (1929-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 172.

Voci correlate

Collegamenti esterni