Diritto all'acqua

diritto umani
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E' opinione comune che presto si combatteranno più guerre per l'acqua che per il petrolio (Vandana Shiva, Le guerre dell'acqua). Solo per fare un esempio, il controllo delle risorse idriche è una delle cause principali del conflitto arabo-israeliano in Palestina e tema di negoziato da Camp David fino ad Annapolis.

Oltre un miliardo di persone al mondo non ha accesso ad acqua potabile [1]. La conseguenza è che trentamila persone muoiono ogni giorno nel mondo per cause riconducibili alla mancanza d'acqua [2].

La rivendicazione del diritto all'acqua

Nel 1998 il Comitato internazionale per il Contratto Mondiale sull’Acqua si riunì a Lisbona e proclamò il Manifesto dell'Acqua[3], affermando:
"Veniamo dall’Africa, dall’America Latina, dal Nord America, dall’Asia e dall’Europa. Ci siamo riuniti nel 1998¹ con nessun’altra legittimità o rappresentatività se non quella di essere cittadini preoccupati dal fatto che 1 miliardo e 400 milioni di persone del pianeta su 5 miliardi e 800 milioni di abitanti non hanno accesso all’acqua potabile. In quanto fonte di vita insostituibile per l’ecosistema, l’acqua è un bene vitale che appartiene a tutti gli abitanti della Terra in comune. A nessuno, individualmente o come gruppo, è concesso il diritto di appropriarsene a titolo di proprietà privata. L’acqua è patrimonio dell’umanità."

Il Parlamento Europeo già nel 2002 recepì queste sollecitazioni affermando che "l'accesso all'acqua per tutti senza discriminazione è un diritto". Nel 2003 ribadiva che, "essendo l’acqua un bene comune dell’umanità, la gestione delle risorse idriche non debba essere assoggettata alle norme del mercato interno".

Il 15 marzo 2006 il Parlamento Europeo approvò una risoluzione[4] in vista del quarto Forum mondiale dell'acqua, affermando:
"l'acqua è un bene comune dell'umanità e come tale l'accesso all'acqua costituisce un diritto fondamentale della persona umana".

I primi tre Forum mondiali dell'acqua si sono tenuti a Marrakech (1997), all'Aia (2000) e a Kyoto (2003).

Il quarto Forum mondiale dell'acqua, dal 16 al 22 marzo 2006 a Città del Messico con rappresentanze di 146 Paesi, si è concluso con una dichiarazione finale in cui si afferma:

1. l'acqua dolce è una risorsa limitata e vulnerabile, indispensabile alla vita, allo sviluppo e all'ambiente, è un bene comune e un patrimonio dell'umanità;

2. tutti gli esseri umani hanno il diritto all'accesso all'acqua in quantità e qualità sufficienti per il soddisfacimento delle loro necessità essenziali, così come l'accesso alla raccolta e trattamento dei reflui, elemento decisivo per la salute e la tutela degli ecosistemi;

3. Il diritto all'acqua di ciascun individuo e il suo utilizzo devono esercitarsi nel rispetto delle necessità delle generazioni presenti e future.

D'altra parte il Forum, ignorando sette giorni di dibattito e richieste di movimenti e di istituzioni rappresentanti 17.000 comunità locali oltre alle posizioni del Parlamento Europeo rappresentante legittimo di 450 milioni di cittadini, non ha affermato il riconoscimento dell'accesso all'acqua come un diritto fondamentale di ciascun essere umano, stabilendo il livello minimo di 20 litri di acqua al giorno come diritto non commerciabile.

In tutto il mondo, Paesi ricchi e poveri, è in atto una lotta fondamentale tra la società civile e le compagnie private (come le francesi Vivendi, Suez e Saur o la tedesca Rwe/Thames water) contro la privatizzazione delle risorse idriche.

Dal 18 al 20 marzo 2007 si è tenuta a Bruxelles, nella sede del Parlamento Europeo, l’Assemblea Mondiale dei Cittadini e degli Eletti per l’Acqua con 650 partecipanti tra parlamentari, sindaci, amministratori locali, rappresentanti delle imprese pubbliche dell'acqua, responsabili dei sindacati della funzione pubblica e cittadini impegnati nei movimenti in difesa dell'acqua provenienti da tutto il mondo.
Nella sessione conclusiva è stata approvata una lettera da inviare a tutti i Capi di Stato e di Governo del mondo, tutti i Presidenti dei Parlamenti nazionali, del Parlamento Europeo, del Parlamento Panafricano, del Parlatino (America latina) e i membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite con impegni e richieste concrete.

La lettera dell'Assemblea Mondiale dei Cittadini e degli Eletti per l’Acqua

Noi parlamentari, sindaci, amministratori locali, rappresentanti delle imprese pubbliche dell’acqua, responsabili dei sindacati della funzione pubblica e cittadini impegnati nei movimenti in difesa dell’acqua provenienti dall’Africa, dall’America latina, dall’America del Nord, dall’Asia e dall’Europa ci siamo riuniti in assemblea – 650 persone – a Bruxelles dal 18 al 20 marzo 2007 nella sede del Parlamento Europeo.

Abbiamo deciso, con questa lettera di informare degli impegni da noi presi tutti i Capi di Stato e di Governo del mondo, tutti i Presidenti dei Parlamenti nazionali, del Parlamento Europeo, del Parlamento Panafricano, del Parlatino (America latina) e i membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Lo scopo della nostra assemblea è stato quello di prendere insieme degli impegni precisi miranti a concretizzare il diritto umano all’acqua di tutti gli abitanti del pianeta – servizi igienico-sanitari compresi – e a salvaguardare le risorse idriche del pianeta dall’attuale predazione e devastazione, perchè l’acqua è un bene comune patrimoniale inalienabile dell’umanità e fonte essenziale di vita per tutte le specie viventi.

Siamo convinti che non c’è nessuna inevitabilità all’attuale crisi dell’acqua nel mondo e al fatto che 1,5 miliardi di persone non hanno accesso all’acqua potabile e 2,6 miliardi non beneficiano di nessun servizio igienico-sanitario.

Non v’è nessuna inevitabilità per quanto riguarda la quantità d’acqua disponibile e la sua qualità. Se l’acqua diventa sempre più rara, e quindi più cara, ciò è dovuto soprattutto alle nostre scelte in materia di utilizzo e di consumo. Se inoltre, diventata rara, l’acqua sarà causa di conflitti e di guerre nei prossimi decenni, la responsabilità di ciò ricadrà direttamente sugli eletti e sui cittadini in particolare dei paesi del Nord del mondo.

La crisi attuale dell’acqua è il risultato delle nostre scelte economiche, tecnologiche e produttive. In realtà è uno scandalo che l’economia mondiale non sia capace di utilizzare parte della ricchezza disponibile per finanziare l’accesso all’acqua potabile e la costruzione di latrine da cui dipende la salute e la speranza di vita di 2,6 miliardi di persone.

Di fronte a questa situazione e prospettive abbiamo assunto i seguenti impegni prioritari:

- far riconoscere l’accesso all’acqua come diritto umano universale, indivisibile e imprescrittibile in occasione del 60° anniversario della Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo (il 10 dicembre 2008) da parte del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite. Questo impegno è stato assunto dai Ministri presenti all’assemblea rappresentanti del governo italiano e boliviano;

- contrastare le decisioni dei governi che perseguono l’inserimento dei servizi idrici fra quelli oggetto di negoziati per la loro liberalizzazione nell’ambito dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. L’acqua non è una merce e tanto meno lo sono i servizi idrici;

- rinforzare il ruolo delle imprese pubbliche dell’acqua facilitandone – attraverso misure di natura finanziaria e incentivi fiscali – la capacità produttiva, l’efficienza e la qualità dei servizi, favorendo la creazione di consorzi e la cooperazione fra loro a livello dei bacini naturali;

- realizzare una grande mobilitazione in favore di programmi di partenariato Pubblico-Pubblico fra le collettività locali Nord/Sud, Sud/Sud e Nord/Nord. Ciò facendo si eviterà che la cooperazione solidale fondata sull’allocazione di un centesimo di euro al metro cubo non resti una forma di aiuto caritatevole, ma diventi anche una forma di partecipazione ispirata ai principi di una Carta della Solidarieta’ fra cittadini e comunita’ locali;

- opporsi all’operato dei poteri pubblici che tendono a far dipendere sempre di più il finanziamento degli investimenti in infrastrutture e servizi pubblici da capitali privati in una logica strettamente finanziaria e speculativa. Ci siamo pertanto impegnati a richiedere la creazione di una Commissione d’inchiesta sui Fondi d’Investimento internazionale specializzati nell’acqua, i cui risultati consentiranno di identificare le soluzioni alternative da adottare per assicurare in maniera coerente e sistematica il finanziamento pubblico degli investimenti pubblici nel settore dell’acqua. A questo riguardo, non è vero che si abbia un bisogno di un volume di investimenti così elevato come affermano la Banca Mondiale e le imprese private dei mercati finanziari;

- rafforzare tutti gli impegni dei «Portatori d’acqua» a livello delle scuole, delle comunità e degli Enti locali, dei singoli cittadini.

In coerenza con questi impegni chiediamo ai destinatari di questa lettera di aderire ai principi sopra menzionati e adottare tutte le misure necessarie per la concretizzazione degli impegni da noi assunti. In particolare chiediamo di:

- aderire all’iniziativa per il riconoscimento dell’acqua come diritto umano entro il 10 dicembre 2008 introducendo questo principio nelle Carte Costituzionali dei singoli paesi ai diversi livelli territoriali, e contemporaneamente formalizzare lo Statuto dell’acqua come bene comune pubblico;

- prendere le disposizioni necessarie affinchè le istituzioni pubbliche non debbano più far ricorso ai mercati di capitale privato per il finanziamento degli investimenti pubblici;

- istituire come Nazioni Unite un’Agenzia Mondiale dell’Acqua – con poteri di indirizzo e di controllo – a tutela delle capacità autonome delle comunità locali di governare le risorse idriche nell’interesse delle popolazioni, delle generazioni future e degli ecosistemi naturali;

- assumere, di conseguenza, la diretta responsabilità dei Forum Mondiali dell’Acqua, oggi esercitata in modo non legittimo e ingiustificato da un’organizzazione privata sotto il controllo e l’influenza delle imprese multinazionale dell’acqua che è il Consiglio Mondiale dell’acqua.

Noi non abbiamo nessun diritto di impedire a più di due miliardi di persone, in maggioranza donne e bambini, il diritto a una vita umana e dignitosa. Nè abbiamo il diritto – al solo scopo di perpetuare il nostro potere in termini di ricchezza e di consumo – di alimentare le guerre dell’acqua. Abbiamo invece il dovere di promuovere la partecipazione responsabile e la più diffusa possibile di ogni cittadino al governo dell’acqua ed al suo uso ragionevole e sostenibile. Il pianeta non è un oggetto di consumo predatorio, una merce da sfruttare. Il pianeta è il luogo di vita per tutti i suoi abitanti e del vivere insieme pacifico. L’acqua è pace, e deve essere fonte di futuro condiviso e partecipato.

Bruxelles, 20 marzo 2007

I 650 parlamentari, sindaci, amministratori locali, rappresentanti di imprese pubbliche dell’acqua, esponenti dei sindacati della funzione pubblica e dei movimenti della società civile partecipanti all’Assemblea Mondiale degli Eletti e dei Cittadini per l’Acqua (AMECE).

Note