Roberto Calvi
{{Roberto Calvi, (13 aprile 1920 - 17 giugno 1982), è stato un banchiere e finanziere italiano, soprannominato dalla stampa il banchiere di Dio, per via della sua vicinanza al Vaticano.
Da semplice impiegato di banca, diventa nel 1975 presidente di una banca privata, il Banco Ambrosiano, che riesce a controllare, grazie ad amicizie con membri della loggia massonica segreta P2 ed a rapporti con esponenti del mondo degli affari e della mafia, intrecciando una fitta rete di società create in paradisi fiscali. In queste società porta i capitali della banca e con tali società acquisisce il controllo della banca stessa. È un castello di carte che crolla all'inizio degli anni Ottanta, provocando il fallimento del Banco Ambrosiano e la rovina dei correntisti. Nel frattempo Calvi compie operazioni di ogni genere. Ricicla denaro di dubbia provenienza, esporta capitali all'estero, finanzia compravendite di armi.
Quando la situazione del Banco Ambrosiano diventa difficile, Calvi ne tenta il salvataggio con ogni mezzo. Viene arrestato e condannato per alcuni reati.
Nel tentativo di trovare i capitali con i quali impedire il fallimento del Banco Ambrosiano, fugge dall'Italia e qualche giorno dopo il suo corpo viene trovato a Londra, impiccato sotto il Ponte dei Frati Neri (fra l'altro un significativo riferimento massonico), nel giugno 1982. Calvi era un affiliato della loggia massonica segreta P2 di Licio Gelli. La polizia inglese liquida la morte di Calvi come suicidio, nonostante tutte le evidenze dimostrassero il contrario. Un'inchiesta consecutiva alla riesumazione della salma di Calvi nel 1992 conferma l'assassinio.
Nel 1997, i magistrati di Roma collegarono un membro della Mafia siciliana, Pippo Calò, all'omicidio di Calvi, insieme a Flavio Carboni, un uomo d'affari con attività in numerosi campi. Altri due uomini, Ernesto Diotallevi (si suppone leader della "Banda della Magliana", la più pericolosa associazione mafiosa di Roma) e il banchiere della Mafia Francesco Di Carlo, sono stati dichiarati connessi all'omicidio, compiuto da uomini della mafia per liberarsi del banchiere, colpevole di aver investito male i soldi che gli erano stati affidati.