Rodolfo Graziani

generale, politico e criminale di guerra italiano (1882-1955)

Il marchese di Neghelli, viceré d'Etiopia, maresciallo d'Italia Rodolfo Graziani (Filettino, 11 agosto 1882Roma, 11 gennaio 1955) è stato un generale e politico italiano.

File:Rodolfo Graziani 1
Rodolfo Graziani

Servì nel Regio esercito italiano durante la prima e seconda guerra mondiale.

Primi anni

Nato in una vecchia famiglia italiana priva di tradizioni militari (il padre era medico condotto), viene indirizzato dal padre agli studi religiosi presso il seminario di Subiaco, ma preferisce e sceglie la vita militare. Non potendosi permettere di frequentare l'Accademia di Modena svolge il servizio militare di leva nel plotone allievi ufficiali del 94° Fanteria in Roma. Il 1 maggio 1904 venne promosso sottotenente e inviato presso il 92° Fanteria a Viterbo. Nel 1906 divenne ufficiale effettivo nel Primo Reggimento Granatieri di Roma.

Nel 1908 fu destinato in Eritrea. Qui imparò l'arabo e il tigrino, lingue che successivamente gli saranno molto utili. Morso da un aspide nel 1911, rimase per quasi un anno in assai gravi condizioni di salute. Dopo aver preso parte alla Guerra Italo-Turca, fu nominato capitano e partecipò alla Prima guerra mondiale dove, più volte ferito, venne decorato al valor militare. Nel 1918, a soli 36 anni, divenne colonnello, il più giovane della storia d'Italia.

Al termine del conflitto si trasferì a Parma dove, durante il biennio rosso, fu segretamente condannato a morte dal comitato rivoluzionario. Sentendosi in pericolo, Graziani rinunciò per un anno ad ogni incarico civile e militare per darsi al commercio con l'Oriente, con modesti risultati. Nel 1931 venne spedito in Libia a reprimere una rivolta anti-italiana guidata da Omar al-Mukhtār: egli spostò il suo quartier generale a Zuara e riuscì a riprendere il controllo, anche politico, della Cirenaica. Nel corso della campagna affiancò durissime misure contro i civili, ritenuti potenziali fiancheggiatori dei resistenti, alla repressione militare. Tristemente famosa la vicenda della deportazione di centinaia di migliaia di appartenenti alle tribù nomadi della Cirenaica, che furono rinchiuse in campi di concentramento appositamente preparati. Si registrerà un altissimo tasso di mortalità, a causa delle terribili condizioni igienico-sanitarie e della scarsità di cibo e acqua che costò la vita a decine di migliaia di persone. La tecnica (già sperimentata dagli inglesi nella guerra boera) di trasferire le popolazioni civili per impedire ogni appoggio ai resistenti si trasformò, nelle mani di Graziani, in uno strumento di pulizia etnica se non di vero e proprio sterminio pianificato.

La campagna d'Etiopia

Scelto personalmente da Benito Mussolini come vice-governatore della Cirenaica, riformò il corpo delle truppe coloniali e diede impulso alle operazioni militari contro la popolazione che si ribellava ai militari italiani. Nel marzo del 1934, concluso l'intervento militare, Graziani affidò la Cirenaica al nuovo governatore Italo Balbo.

Sostenitore del fascismo, dal 1935 al 1936 comandò le operazioni militari sul fronte meridionale della guerra d'Etiopia, nella quale sarà Pietro Badoglio ad entrare vittoriosamente ad Addis Abeba il 5 maggio del 1936. Graziani divenne Maresciallo d'Italia dopo la presa di Harar quindi viceré d'Etiopia in seguito alla rinuncia di Badoglio: in questa veste egli fece costruire numerosi edifici pubblici avvalendosi della manodopera e delle risorse locali.

Durante la campagna d'Etiopia e nella cosiddetta fase seguente di pacificazione del Paese, le forze italiane si resero colpevoli di numerosi massacri e crimini di guerra contro le popolazioni civili etiopiche. Le forze armate italiane disponevano di un vasto arsenale di granate e bombe da aeroplano caricate ad iprite, sostanza che a volte fu anche spruzzata dall'alto come un “insetticida” su combattenti e villaggi. Fu Mussolini in persona ad autorizzare l'impiego di questi armi:

«Roma, 27 ottobre '35. A S.E. Graziani. Autorizzato gas come ultima ratio per sopraffare resistenza nemico et in caso di contrattacco.» «Roma, 28 dicembre '35. A S.E. Badoglio. Dati sistemi nemico autorizzo V.E. all'impiego anche su vasta scala di qualunque gas et dei lanciafiamme. Mussolini». [1]

Gli ordini impartiti da Mussolini furono molto chiari:

«Roma, 5 giugno 1936. A S.E. Graziani. Tutti i ribelli fatti prigionieri devono essere passati per le armi. Mussolini.» «Roma, 8 luglio 1936. A S.E. Graziani. Autorizzo ancora una volta V. E. a iniziare et condurre sistematicamente politica del terrore et dello sterminio contro i ribelli et le popolazioni complici. Senza la legge del taglione ad decuplo non si sana la piaga in tempo utile. Attendo conferma. Mussolini.»

La parte preponderante dell'opera di repressione fu compiuta dagli Italiani, che oltre alle bombe a iprite, istituirono lager, impiantarono forche pubbliche, uccisero gli ostaggi, mutilarono i corpi dei nemici. Graziani ordinò di uccidere i guerriglieri catturati gettandoli dagli aerei in volo. Molti militari italiani si fecero riprendere dai fotografi accanto ai cadaveri penzolanti dalle forche o accoccolati intorno a ceste piene di teste mozzate. Qualcuno, con “fascistico orgoglio”, si mostrò sorridente ai fotografi mentre teneva in mano, per i capelli, uno di questi lugubri trofei.

Un episodio dell'occupazione italiana in Etiopia fu la strage di Addis Abeba del febbraio 1937, seguita ad un attentato dinamitardo contro Graziani. [2]

L'attentato ad Addis Abeba e la feroce strage per rappresaglia

Il 19 febbraio del 1937, nel corso di una cerimonia per festeggiare la nascita del principe di Napoli Vittorio Emanuele di Savoia cui erano stati invitati i notabili locali, subì un attentato da parte di alcune persone, probabilmente eritree, che lo ferirono gravemente, lanciandogli contro 7 o 8 bombe. In risposta i militari italiani spararono immediatamente sulla folla: morirono sette italiani e cinquanta restarono feriti, mentre i morti tra gli etiopi furono centinaia. Nei giorni seguenti le forze italiane e di regime eseguirono feroci rappresaglie che causarono 4.000 morti secondo stime inglesi, 30.000 secondo fonti etiopiche. Per questa immane rappresaglia, Graziani è stato soprannominato "il macellaio d'Etiopia".

La Seconda guerra mondiale

 
Rodolfo Graziani (al centro)

Il 3 novembre del 1939, a Seconda guerra mondiale già iniziata, Graziani divenne capo di stato maggiore dell'esercito: questa carica lo rendeva però direttamente dipendente da Mussolini, dal Re Vittorio Emanuele III di Savoia e dallo stesso Badoglio, col quale non correva buon sangue. Anche se contrario all'ingresso dell'Italia nel conflitto, poco dopo la dichiarazione di guerra (10 giugno 1940) Graziani partecipò ad alcune operazioni minori contro la Francia. Il 24 giugno i Francesi chiesero l'armistizio e quattro giorni dopo Graziani tornò a Roma, dove ricevette la notizia della morte di Italo Balbo. Costretto a succedergli nella carica di governatore della Libia, gli venne ordinato dal Duce di invadere l'Egitto.

L'attacco, impossibile viste le condizioni fisiche e logistiche dei soldati italiani, iniziò il 25 agosto sotto la minaccia di Mussolini di ritorsioni verso di lui. La campagna militare ricevette un duro colpo quando il 27 ottobre i gerarchi fascisti decisero l'attacco alla Grecia: disperando della riuscita nell'impresa, Graziani approvò l'arrivo della milizia tedesca Afrika Korps (prima aveva rifiutato per ben tre volte l'aiuto offerto da Adolf Hitler) e lasciò il comando delle truppe dell'asse ad Erwin Rommel. L'11 febbraio del 1941 lasciò la Libia e tornò in Italia: subito alcuni potenti uomini politici chiesero ed ottennero un'inchiesta contro di lui (Roberto Farinacci lo accusò privatamente di "codardia") ma tale azione non portò ad alcun risultato.

Per oltre due anni Graziani rimase senza nessun incarico. Con la costituzione della Repubblica Sociale Italiana divenne Ministro della Difesa. Per prima cosa fece approvare una legge che imponeva l'arruolamento obbligatorio e un severo addestramento in Germania. L'effetto fu di rafforzare la resistenza partigiana, che attirava più facilmente i tanti renitenti alla leva.

Ultimi anni

Con le truppe anglo-americane ormai alle porte, la sera del 29 aprile 1945 Graziani si arrese a Milano al IV Corpo d'Armata statunitense. Dopo un mese di prigionia a Roma, in giugno fu inviato in Algeria ed il 16 febbraio del 1946 venne rinchiuso nel carcere di Procida. Nel periodo di detenzione egli scrisse tre opere: "Ho difeso la patria", "Africa settentrionale 1940-41" e "Libia redenta". Nel frattempo, la sua adesione al Movimento Sociale Italiano non migliorò la situazione ed il 5 giugno del 1948 si aprì contro di lui un processo che lo condannò a 19 anni di carcere, di cui però 17 gli furono condonati.

Nel 1952 si iscrisse al MSI, di cui divenne presidente onorario un anno dopo. Nel gennaio del 1954, durante il congresso di Viareggio, pronunciò un discorso nel quale tracciava le sue idee per rilanciare il movimento. Accusato di golpismo dai detrattori e di mancanza di attinenza con la realtà da altri suoi camerati, preferì ritirarsi dalla vita politica con profondo dispiacere. Negli ultimi giorni della sua vita, sentendo vicina l'ora della fine, si trasferì da Affile a Roma, preferendo così morire nella "città eterna".

Curiosità

Nel 1980 Hollywood produsse un film, Il leone del deserto, dedicato alla lotta di liberazione libica contro il colonialismo italiano: nella pellicola, che sembra in parte prodotta grazie al finanziamento di Muammar Gheddafi, si narrano in maniera molto dettagliata alcune tecniche di guerra adottate. All'epoca vi fu un procedimento contro tale film per "vilipendio delle Forze Armate". La pellicola, censurata, non è mai stata distribuita in Italia. Si può acquistare all'estero.

Tra gli interpreti Rod Steiger impersona Mussolini, Oliver Reed impersona Graziani ed Anthony Quinn impersona il leader della resistenza libica ʿOmar al-Mukhtār.

Giuni Russo nell'album Energie (1981) ha intitolato una canzone > ("Lettera Al Governatore Della Libia") scritta con Franco Battiato e Maria Antonietta Sisini.

Successivamente Franco Battiato ha inciso "Lettera al Governatore della Libia" (nell'album dal vivo "Giubbe Rosse" - EMI 1989) modificando leggermente il testo con un riferimento esplicito a Graziani.

Citazioni di Graziani

  • Sono entrato in guerra da capitano, appena promosso, e ne sono uscito da colonnello a 36 anni in tre anni e mezzo.
  • Noi abbiamo l'esercito coloniale migliore del mondo.
  • Se sarò condannato a morte vi farò vedere come muore un maresciallo d'Italia.
  • Io mi sono sentito fascista dalla nascita.
  • Spesso mi sono esaminata la coscienza in relazione alle accuse di crudeltà, atrocità, violenze che mi sono state attribuite. Non ho mai dormito tanto tranquillamente quanto le sere in cui questo esame mi è accaduto di fare. So dalla Storia di tutte le epoche che nulla di nuovo si costruisce se non si distrugge in tutto o in parte un passato che non regge più al presente.
  • Nella giornata di oggi aviazione compia rappresaglia di gas asfissianti di qualsiasi natura su zona dalla quale presumesi Uondeossen abbia tratto armati senza distinzione fra sottomessi e non sotomessi. Tenga presente V.E. che agisco in perfetta identità di vedute con S.E. Capo Governo (telegramma al generale Alessandro Pirzio Biroli)
  • Dal giorno 19 at oggi sono state eseguite trecentoventiquattro esecuzioni sommarie tuttavia con colpabilità sempre discriminata e comprovata (ripeto trecentoventiquattro). Senza naturalmente comprendere in questa cifrale repressioni dei giorni diciannove e venti febbraio,Ho inoltre provveduto a inviare Danane campo di concentramento colà esistente fin dalla guerra numeromillecento persone fra uomini, donne e ragazzi (telegramma a Mussolini).

Citazioni su Graziani

  • Un buon comandante di battaglione. (Pietro Badoglio).
  • Graziani in Cirenaica si tenne abitualmente lontano dal fronte trascurando i suoi doveri elementari di comandante. (Roberto Battaglia).
  • Graziani pretese dare misure militari che giungevano fino alla legge marziale per poter fornire mano d'opera alla Germania. (Frederick W. Deakin).
  • Eletto viceré del conquistato impero in breve volgere di tempo fiaccasti, con gagliardia fascista e con romano senno, ribellioni e congiure, compiendo e consolidando l'occupazione del vasto territorio, mentre vi portavi, secondo la tradizionale missione d'Italia, la luce della civiltà e lo aprivi alle opere industri del lavoro italiano. (Dalla motivazione della concessione della cittadinanza onoraria di Roma).
  • Graziani, dopo l'armistizio, andò con Mussolini per una sola ragione: per poter vendicarsi del vecchio nemico Badoglio, combatterlo, gridare chi era e cosa pensava di lui. (Silvio Bertoldi).

Voci correlate

Collegamenti esterni