La Scarzuola

località rurale umbra

L’architetto milanese Tomaso BUZZI (1900-1981) con atto notorio del 21/12/1957 comprò dai frati minori il convento della Scarzuola a Montegiove di Montegabbione(TR), fondato nel 1218 da San Francesco che qui visse in una capanna di scarza, pianta palustre tipica del luogo, da cui il toponimo “la scarzuola”. Dal 1958 al 1978 l’architetto progettò e costruì nella valletta dietro al convento, una grande scenografia teatrale che egli definì un’ ”antologia in pietra” rimasta volontariamente incompiuta, che permise il recupero di esperienze visive del passato: Villa Adriana per la palestra, piscina, terme etc...Villa d’Este per la Rometta dell’architetto archeologo Pirro Ligorio; i 7 edifici nell’Acropoli (Partenone, Colosseo, Pantheon, Piramide, Torre dei venti, Tempio di vesta, Torre campanaria); Bomarzo per l’effetto di gioco e meraviglia (barca, Pegaso, mostro). Solo in funzione teatrale sono pienamente legittimate le costruzioni fuori tempo, le false rovine, le città ideali. L’aggancio in tema di scenografia è quello di modelli rinascimentali del Palladio, dello Scamozzi e del Serlio. Il complesso si sviluppa dentro una spirale formata dai pergolati. All’interno di questi vi è un asse verticale che dalla statua scheletrica del Pegaso, attraverso un sistema di terrazzamenti, conduce ad un anfiteatro, al teatro agnostico, al teatro erboso, per finire alla torre colonna rotta e ad un asse orizzontale delimitato a sinistra dal teatro delle api, al centro dal palcoscenico con labirinto musicale e a destra dalla città Buzziana con al culmine l’Acropoli. Una contraddittoria relazione di tipo iniziatico viene a stabilirsi tra l’antico convento e le intellettualistiche fabbriche del teatro, sovraccariche di simboli e segreti, di riferimenti e di citazioni: dalle allusioni a divinità sia pagane che cristiane, ai ricordi delle Ville di Plinio al “AB OLIMPO” di Montagna, al Polifilo di Frate Colonna, alle idee non concretate di Borromini e Filarete. Lo stile che meglio interpreta l’ansia di licenza di Buzzi è il neo-manierismo che egli identifica anche nell’uso di scale e scalette in tutte le dimensioni, allungamenti di membrature architettoniche, varietà di modi alla rustica, un po’ di mostri, volute sproporzioni di alcune parti, statue verdi all’Arcimboldi, affastellamento di edifici, di monumenti che arriva ad un certo surrealismo, un che di labirintico che arriva ad un certo surrealismo, di evocativo, di sinuoso, di antropomorfico, di geometrico, astronomico, magico.