Proteiforme

essere che ha la capacità di mutare forma
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Il mutaforma o essere proteiforme è un essere vivente in grado di mutare forma.

Proteo, divinità mutaforma, da cui l'aggettivo proteiforme

Il tema di esseri umani, o altre creature viventi, dotati della capacità di mutare forma, ha una lunga tradizione letteraria, mitologica e folkloristica e in altre forme di finzione. All'aggettivo "proteiforme", che indica una creatura capace di mutare forma, si è affiancato il neologismo mutaforma[senza fonte] (usato anche sostantivo[senza fonte], dall'inglese shapeshifter): si riferisce alla capacità di un essere vivente di assumere sembianze di un'altra persona o di un animale (metamorfosi, questa, detta anche teriantropia).

Mitologia e letteratura

  Lo stesso argomento in dettaglio: Metamorfosi (letteratura).

I pantheon di molte mitologie annoverano divinità, o altre creature soprannaturali, capaci di assumere sembianze di animali o di mortali. Nella mitologia greca, l'esempio per eccellenza è Proteo[1], che poteva assumere qualunque aspetto a meno che non lo si immobilizzasse; ma anche gli dèi dell'Olimpo spesso si trasformavano in animali. Nella mitologia norrena, la capacità di mutare forma è usata soprattutto da Loki, dio dell'inganno (si trasforma per esempio in cavallo, salmone, pulce); ma lo stesso Odino spesso si mescola agli umani sotto mentite spoglie in una teofania pur mantenendo, di solito, il suo tratto distintivo, l'essere orbo di un occhio. Anche divinità minori come i nani potevano mutare forma; per esempio, Fafnir si trasformò in un drago per essere poi ucciso da Sigurd. Nelle leggende e nei miti del ciclo arturiano le metamorfosi hanno un ruolo importante; l'artefice di molte di esse (tra cui quella fatale grazie a cui si deve il concepimento di Re Artù) era il proteiforme Merlino.

In tempi più recenti, racconti di metamorfosi appaiono, per esempio, in Stevenson e Kafka.

Il tema dei mutaforma si trova anche nella letteratura di consumo e di genere, dalla fantascienza (in cui il mutamento di forma è spesso reso possibile da una tecnologia) al fantasy ai fumetti e all'horror (questi due generi spesso riprendono temi tradizionali, mitologici o folcloristici).

Folclore

Nel folclore di molti paesi si trovano riferimenti a creature in grado di mutare forma; esempi tradizionali sono i licantropi e i vampiri (che, secondo alcune interpretazioni, sono in grado di trasformarsi in pipistrelli o altri animali). Il Giappone ha un mito analogo, quello delle kitsune o "volpi mannare".

Nella tradizione dei nativi americani, gli sciamani hanno il potere di assumere sembianze animali per tramite del sogno (un esempio si trova in A scuola dallo stregone di Carlos Castaneda).

Nella cultura islamica gli esseri dotati di queste qualità sono i jinn: estremamente mutevoli nell'aspetto, possono trasformarsi perfino in un mulinello di vento.

Televisione

I mutaforma vengono citati nel sesto episodio della prima stagione ("Skin") di Supernatural in cui i due fratelli protagonisti danno la caccia ad un killer mutaforma.Supernatural/Skin - The TV IV

Fantascienza

Una macchina senziente, in grado di assumere diversi aspetti, è il terminator di "metallo liquido" del film Terminator 2 - Il giorno del giudizio.

Nella fantascienza è anche diffuso il tema dell'alieno capace di mutare forma, ed è proprio in questo contesto che si è diffuso come "standard" il termine mutaforma. Due esempi sono Maya del telefilm Spazio 1999 e Odo del telefilm Star Trek: Deep Space Nine. Nella cinematografia, il classico alieno capace di assumere qualunque forma compare nel film La cosa da un altro mondo (1951) prodotto da Howard Hawks, riproposto come La Cosa da John Carpenter. Nel romanzo di Poul Anderson del 1959, I proteiformi (The War of Two Worlds), alieni mutaforma provenienti da Sirio fomentano la guerra tra Marte e la Terra sostituendosi ai rispettivi governanti per invadere i due pianeti.[2]

Nella serie televisiva Fringe accanto ai protagonisti ci sono i "mutaforma" (Shapeshifters), che possono assumere le forme di qualunque vittima attraverso l'inserimento di una presa tripolare nel palato di quest'ultima; hanno inoltre mercurio al posto del sangue.

Fantasy

Nella letteratura fantasy la capacità di mutare forma è in genere associata all'uso di poteri o arti magiche. Sono comuni le figure di maghi, streghe, elfi, druidi dotati di questi poteri. Sono presenti i mutaforma anche nella saga di Twilight di Stephenie Meyer (la tribù dei Quileute, di cui fa parte anche Jacob Black). Alcuni esempi di esseri capaci di cambiare forma si trovano anche nel Signore degli Anelli di J. R. R. Tolkien, per esempio Beorn. Nel videogioco The Witcher 3 Wild Hunt i mutaforma (chiamati Doppler) sono una razza di umanoidi nemici degli umani e per questo arsi sui roghi nella grandi città, il protagonista Geralt si scontrerà in alcune occasioni con questi mostri. Sono presenti mutaforma anche nella saga di Harry Potter, i cosiddetti "animagus", maghi capaci di trasformarsi a proprio piacimento in un unico animale a loro scelta.

Fumetti

  Lo stesso argomento in dettaglio: Superpotere.

Nei fumetti di supereroi, i personaggi possono possedere questa capacità grazie a uno speciale DNA (come Mystica della saga degli x-men, appartenente alla Confraternita dei mutanti). In altri casi può essere una prerogativa congenita di razze extraterrestri come gli Skrull o il marziano Martian Manhunter.

Nel campo umoristico, fra gli esempi più recenti compare il trasmutatore della striscia di fumetti Calvin & Hobbes, una scatola di cartone che nelle fantasie del protagonista lo può trasformare in una cosa o animale a piacere.

Nel manga Monster Musume, è una mutaforma è il personaggio Doppel.

Animali

Alcuni animali, in particolare alcune specie di Cefalopodi come il Thaumoctopus mimicus, sono notoriamente dotati della capacità di modificare la forma e il colore del loro corpo allo scopo di assumere l'aspetto di altre creature (per esempio altre specie di pesci o formazioni rocciose).

Note

  1. ^ Omero, Odissea, Libro IV
  2. ^ Poul Anderson, I proteiformi, traduzione di Patrizio Dalloro, Urania, vol. 255, Mondadori, 1961, p. 128.

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