Giovanni Berta
Giovanni Berta (Firenze, 1894 ... – Firenze, 28 febbraio 1921) è stato un attivista italiano.
Fu un militante fascista nelle squadrismo fiorentine, ucciso dai militanti comunisti durante gli scontri del Pignone. A lui la città di Firenze ha dedicato lo Stadio Comunale, progettato da Pier Luigi Nervi e dopo la guerra ribattezzato Stadio Artemio Franchi.
Biografia
Giovanni Berta, detto Gianni, era figlio di un piccolo industriale metallurgico fiorentino. Partecipò alla Campagna di Libia del 1911 e alla Prima guerra mondiale. Dopo la Grande Guerra aderì ai Fasci di Combattimento.
Partecipa agli scontri fra fascisti e comunisti nel febbraio del 1921: durante un tentativo degli squadrismo di forzare il blocco del Ponte Sospeso, viene circondato dai comunisti e gettato al di là del parapetto del ponte. Nel disperato tentativo di non cadere nelle acque dell'Arno - che erano gonfie data la stagione - Berta tenta di reggersi al bordo del ponte, ma gli avversari lo colpiscono a calci e bastonate sulle mani e in faccia, e lo precipitano tra i flutti, dove annegherà. Secondo altre versioni, invece, Berta viene sorpreso isolato nei pressi del ponte, inseguito e quindi gettato in Arno dopo un pestaggio[1]
"Martire Fascista"
Giovanni Berta dopo la sua morte viene considerato dal Fascismo un martire della rivoluzione, e il suo nome servirà ad infiammare gli animi degli squadristi. Verranno prodotte cartoline commemorative, canzoni e - dopo la Marcia su Roma gli saranno intitolate strade, edifici pubblici, navi della Regia Marina e un villaggio coloniale in Libia.
La canzone "Hanno ammazzato Gianni Berta"
A Giovanni Berta sarà dedicata una delle canzoni degli squadrismo, che sarà fra le più cantate del periodo rivoluzionario, e il cui motivo - originariamente era un canto anarchico di Pietro Gori Addio Lugano Bella - ha continuato a risuonare - con le più diverse finalità - fino ai nostri giorni.
Hanno ammazzato Giovanni Berta
Fascista tra i fascisti,
vendetta. sì vendetta
farem sui comunisti.
Rit. La nostra Patria è l’Italia bella,
la nostra fede è Mussolini,
e noi vivremo con un sol pensiero,
quello di abbattere Lenin!
Riposa in pace Giovanni Berta
Dormi tranquillo il sonno:
ti vendicheremo un giorno
ti vendicheremo un giorno.
Questa canzone fu poi adattata a seconda del nome del caduto, per ricordare i molti martiri della rivoluzione fascisti dalle varie squadre d'azione.
Nella versione dedicata al caduto Tito Menichetti la strofa cambiava con versi ferocissimi:
Dormi tranquillo Tito,
noi ti vendicheremo
col sangue comunista
i fiori t’annaffieremo
A questa canzone seguì di lì a poco una risposta da parte dei comunisti, che faceva:
Hanno ammazzato Giovanni Berta
Figliol d’un pescecane,
viva quel comunista
che gli pestò le mane (sic)[2]
Curiosità
A Giovanni Berta furono dedicate molte opere pubbliche, strade e una nave (una cannoniera) della Regia Marina. Tutt'oggi, quasi tutte queste opere o sono scomparse o hanno cambiato nome. Fanno eccezione, nella la città di Isernia via Giovanni Berta, una delle strade principali del capoluogo molisano, e Salerno, dove una via omonima è sfuggita all'epurazione postbellica in località Torrione.
Bibliografia
Enzo Biagi (a cura di), Storia del Fascismo (3 voll.), Sadea-Della Volpe, Firenze, 1963 Mario Piazzesi, Memorie di uno squadrista toscano, Bonacci, 1980 Emanuele Mastrangelo, I canti del Littorio, Lo Scarabeo, Bologna, 2005
Note
- ^ la prima versione è sul sito [1]. La seconda invece emerge dalla descrizione fatta da Roberto Farinacci (il quale afferma anche che Berta sia stato rapinato del portafogli prima dell'uccisione - riportato in Enzo Biagi (a cura di), Storia del Fascismo (3 voll.), Sadea-Della Volpe, Firenze, 1963) e di Mario Piazzesi, il quale, in Memorie di uno squadrista toscano riferisce le voci che si rincorsero in quei giorni convulsi di bocca in bocca e del ritrovamento il giorno dopo del corpo del giovane, con un vistoso segno di scarpone chiodato stampato in fronte. Incidentalmente anche il sito [2] conferma questa versione, dando anche l'ora dell'omicidio: le 17 e 30.
- ^ Emanuele Mastrangelo, I canti del Littorio, Lo Scarabeo 2005.