Terrone
Terrone è un epiteto della lingua italiana che indica un'origine nelle classi servili e di "legati alla terra".[1] Dopo l'unificazione della penisola italica in un unico Stato nel 1861, dalla metà del XX secolo il termine ha conosciuto un utilizzo spregiativo nell'Italia settentrionale (ex Lombardia grande, divisa in vari potentati) per designare gli abitanti dell'Italia meridionale (ex Regno di Napoli e Due Sicilie), storicamente caratterizzata dall'economia di latifondo, quindi con una numerosa popolazione di braccianti agricoli, in un periodo di grandi migrazioni di questi ultimi verso i centri di economia industriale del nord della penisola.[1][2][3][4]
Il termine ha origini e diverse varianti diffuse e riconoscibili nelle lingue locali dell'Italia settentrionale, come terún / terù / teròn / taròn / tarùn / tarù in lombardo, terún in ligure, terù / terún / tarún in piemontese, tarùn / taroch / terón in veneto, terón in friulano, teròch / tarón in emiliano-romagnolo, terón / terró in marchigiano, e teróne / taròne in altri idiomi. Rimane terrone in toscano, seppur pare che prima del XX secolo non fosse presente in tale lingua.[5][1] Originariamente solo spregiativo e razzista, il termine ha acquisito nel tempo anche un'accezione scherzosa tra gli stessi meridionali.[1]
Etimologia e storia
"Terrone" deriva da "terra", con il suffisso accrescitivo o spregiativo "-one".[2][4][6] Il termine storicamente designava le classi soggette alla servitù della gleba, ossia "legate alla terra" nell'economia di latifondo caratteristica dell'Italia meridionale, ossia l'ex Regno di Napoli e delle Due Sicilie; a detta di altre fonti, il termine originerebbe nel lessico agreste definiva un generico "cumulo di terra".[1] Il Dizionario etimologico della lingua italiana lo definisce come coronimo riferito alla Terra di Lavoro, ossia la Campania antica (Campania Felix), vasta zona di lavoro agricolo nel Regno di Napoli e delle due Sicilie, oppure alle altre "terre" (termine che designava alcune province) del Regno di Napoli, i.e. Terra di Bari, Terra d'Otranto.[1][2] Il riferimento alla terra è spiegato variamente anche dal Grande dizionario della lingua italiana come "mangiatore di terra", "persona dal colore scuro della pelle, simile alla terra" o "originario di terre soggette a terremoti"; è stato ipotizzato, a tal riguardo, che il termine "terrone" possa essere nato come sincrasi di terre[moto] e [meridi]one.[7]
Esiste anche come cognome, Terroni o Terrone, indicante un'origine dalla summenzionata Terra di Lavoro o dalle altre "terre" del Regno di Napoli; nel 1344 è attestato esistette un cognome Terronus portato da persone di origine italiana presenti a Caffa, in Crimea.[1] In Francia, esistono le varianti Terrón, Therond, Teron e Terrony, attestate dal XVI secolo, ma per esse si ipotizza un'etimologia diversa (forse germanica) o una origine da famiglie di proprietari terrieri, come testimonia la presenza della famiglia Terron nella nobiltà francese del XVII secolo.[1]
In certi contesti il "signore terrone" (contrapposto al "servo terrone") era usato anche in riferimento al signore latifondista, il proprietario terriero padrone dei servi.[7] Già tra le Lettere al Magliabechi, l'erudito bibliotecario Antonio Magliabechi (1633-1714) il cui lascito, i cosiddetti Codici Magliabechiani costituiscono un prezioso fondo della Biblioteca Nazionale di Firenze, scriveva (CXXXIV-II-1277): «Quattro settimane sono scrissi a Vostra Signoria illustrissima e l'informai del brutto tiro che ci fanno questi signori teroni di volerci scacciare dal partito delle galere, contro ogni equità e giustizia, già che ho lavorato tant'anni per terminarlo, e ora che vedano il negozio buono, lo vogliono per loro».
Dal XX secolo in poi, dopo l'unificazione della penisola italica in un unico Stato avvenuta nel 1861, il termine "terrone" iniziò a essere utilizzato nell'Italia settentrionale, le ex Lombardie (mai unificate tra loro in un'unica entità politica dopo l'epoca longobarda), per denominare chi era originario dell'Italia meridionale, l'ex Regno di Napoli e delle Due Sicilie, e con particolare riferimento a chi emigrava dal sud verso il nord della penisola in cerca di lavoro, al pari dei milanesi baggiani che si trasferivano nelle valli del Bergamasco, come menzionato da Alessandro Manzoni. Il termine si diffuse nei grandi centri urbani e nelle campagne dell'Italia settentrionale con connotazione spesso fortemente spregiativa e ingiuriosa simile ad altri vocaboli spregiativi della lingua italiana designanti i braccianti agricoli quali villano, contadino, zotico, burino e cafone, ma troverebbe una sinonimia anche nel napoletano scugnizzo e nell'inglese gay (dal greco-latino gaia, "terra", passato nella lingua germanica e originariamente indicante il giullare o buffone).[1][6][7] Il suo maggiore utilizzo data essenzialmente agli anni 1960 e 1970 e limitatamente ad alcune zone del nord della penisola italica, in particolare del triangolo industriale (Genova, Milano e Torino), a Genova sovrappostosi all'altrettanto diffuso termine marinaresco gabibbo, di derivazione araba (da habib) e usato per i lavoratori portuali di origine abissina (ossia etiope o eritrea).[6][8] Nel toscano del primo XX secolo il termine "terrone" non era in uso, mentre lo era un uso improprio di abissino per definire gli abitanti della penisola italica a sud della Toscana.[5] Per contro, il termine "terrone" si è oggi esteso a includere gli stessi toscani nel linguaggio degli abitanti delle regioni a nord della Toscana.[1]
Terrone come insulto
L'utilizzo della parola "terrone" come insulto, e non come termine etnografico, è storicamente fonte di incomprensioni, dovute al fatto che la popolazione della parte settentrionale della penisola italica la utilizza con intenzione offensiva.[9] In un caso giudiziario del 2005, la Corte suprema di cassazione confermò una sentenza del giudice di pace di Savona, che riconobbe l'intento discriminatorio di una persona che usò il termine per definire un altra persona, condannando la prima a risarcire la parte offesa per danni morali.[10] Nonostante il termine resti in larga parte percepito come spregiativo e razzista, esso ha anche subito una rivalutazione e un utilizzo in chiave scherzosa da parte di alcuni italiani meridionali, soprattutto tra quelli emigrati nel nord della penisola italica.[1]
Derivati
La parola "terrone" avrebbe generato la forma vezzeggiativa di terroncino, quella diminutiva di terroncello e, infine, quella spregiativa di terronaccio.[7] Bruno Migliorini in Parole e storia documenta che già durante la seconda guerra mondiale "a Trento si coniò persino Terronia per indicare l’Italia meridionale, principale fornitrice di burocrati e di poliziotti".[1] L'aggettivo terronico è stato coniato ad indicare "ciò che riguarda i terroni".[1][7] Terronese è stato coniato a indicare le lingue centrali (laziale-umbro-marchigiano), meridionali (napoletano) e meridionali estreme (siculo-calabrese) della penisola italica.[1]
Stereotipi ed estensioni
Spesso vengono associati all'epiteto "terrone" caratteristiche personali negative, tra le quali ignoranza, scarsa voglia di lavorare, disprezzo di alcune norme igieniche e soprattutto civiche. Analogamente, soprattutto in alcune accezioni gergali, il termine ha sempre più assunto il significato di "persona rozza" ovvero priva di gusto nel vestire, inelegante e pacchiana, dai modi inurbani e maleducata, restando un insulto finalizzato a chiari intenti discriminatori. Inoltre vengono spesso associati al termine anche una certa fisionomia e caratteri somatici, quali bassa statura e pelle scura, storicamente tipici delle popolazioni dell'Italia meridionale.[11]
Nella cultura
Letteratura
Spesso il termine terrone è stato utilizzato nella letteratura del Novecento da noti autori in diverse loro opere.
- Marino Moretti: «Alla veglia funebre non ce li volevano loro, nessuno di loro, quattro o cinque impiegati di concetto, buona gente, amici, colleghi e, tanto per cambiare, terroni.»
- Anna Banti: «Nella luce rossastra della lampadina accesa (era già notte) vide che la terrona stava di nuovo frugando nella sporta.»
- Giuseppe Marotta: «Noi terroni cerchiamo di abituarci alle strade di Milano.»
- Cesare Pavese: «Cantare sapeva, suonare anche, perché non tentare di riuscire un artista, come quei terroni che gli stavano tra i piedi?»
- Beppe Fenoglio: «I settentrionali, primi gli emiliani, attaccarono i meridionali, terroni, sudici, terra da pipe, abissini!»
- Aldo Busi: «Una bruta teruna l'è una bruta teruna anche se l'è notaia.»
- Pier Vittorio Tondelli: «Poco più tardi arrivano i terroni e invadono il tavolo portando altre sedie. Giusy fa per alzarsi, non gli piace la nuova compagnia col Salvino capobanda.»
- Giovanni Arpino: «"Molta nebbia?" "Umidità. A tonnellate. Ottima per le mie ossa terrone", spregiò Tramontano.»
- Giovanni Pirelli: «Una volta le dissi: noi meridionali siamo fatti così, scherziamo alla maniera nostra. E lei: macché meridionali; terroni, terronacci.»
- Dino Buzzati: «"Non so se di Napoli o della Calabria" fa la Luisella, la terroncina la chiamavano.»
- Beppe Fenoglio: «Johnny s'imbatté in un terroncino costernato per una giubba che gli arrivava ai ginocchi e furono felici dell'immediato baratto.»
- Pier Paolo Pasolini: «In quelle baracche risiedevano i terroni che lavoravano i campi per una micragna.»
Musica
- «E si te chiammane terrone t''e vantà nun he suffrì», dalla canzone Bravo Ragazzo di Nino D'Angelo.
- «Soldato Nencini, soldato d'Italia, semianalfabeta schedato: "terrone", l'han messo a Alessandria perché c'è più nebbia», da una canzone del cantautore Enzo Jannacci.
- «Noi siamo qui, non sente alcuno. El me diseva 'sto brütt terún», da Ma mi di Giorgio Strehler e Fiorenzo Carpi.
- «Hann finì de tribulà sti terùn, sti terùn», da Il bonzo di Cochi e Renato.
- Italiano Terrone Che Amo, titolo di una canzone dei bolognesi Skiantos.
- «Chi è stato multato, chi odia i terroni, chi canta Prévert, chi copia Baglioni», strofa di Ma il cielo è sempre più blu di Rino Gaetano.
- «Sono un terron, sono un terrone vero però, mi piace tanto Bossi perciò, il Piave mormorò», ritornello di una parodia di Porompompero cantata da Leone Di Lernia.
- «Terrone, ignorante, magnate 'o ssapone, lavate cu ll'idrante», verso della canzone Napoli dei 99 Posse.
- «Io quando andavo a scuola da bambino la gente nella classe mi chiamava marocchino, terrone, muto! Torna un po' da dove sei venuto! E questa è la prima roba che ho imparato in assoluto», da Lo straniero dei Sangue Misto.
- Terron Fabio è il nome d'arte di Fabio Miglietta dei Sud Sound System.
Cinema
- «Fugono, non fungiono! Hai capito? Terrone!», Totò in Totò lascia o raddoppia?.
- «Terun, va a magnà el sapun! e io me lo mangio, che me ne frega a me!», Lino Banfi in Al bar dello sport.
Cabaret
- Il termine "terrone" viene spesso utilizzato nel cabaret, principalmente da attori e comici come Diego Abatantuono nella figura del terrunciello, e Giorgio Porcaro. È usato frequentemente anche dal trio comico di Aldo, Giovanni e Giacomo, in scene nelle quali Giovanni e Giacomo si prendono gioco di Aldo chiamandolo "terrone" in modo ironico e scherzoso, in quanto Aldo ha origini siciliane.
Giornalismo
- Il termine "terrone" è stato spesso usato in titoli e pagine del quotidiano Libero di Vittorio Feltri, come nel 2019 quando Feltri stesso definì in un editoriale il Governo Conte come "uno zoo pieno di terroni ostili al Nord che li mantiene tutti", scatenando veementi polemiche.[12][13]
Note
- ^ a b c d e f g h i j k l m n Da dove arriva questo terrone?, su accademiadellacrusca.it, Accademia della Crusca. Cit. «... per il GRADIT la prima attestazione è del 1950 e si riferisce probabilmente alla registrazione miglioriniana sopra ricordata; 1945 la data dell’Etimologico di Nocentini, che lo spiega come "der. di terra nel senso di 'legato alla terra, che lavora la terra', ritenuta condizione di inferiorità sociale e culturale ... Il DELI, oltre a registrare le stesse interpretazioni del Battaglia, segnala la presenza del cognome Terronus a Caffa (città della Crimea che fu colonia genovese dopo il 1266) portato da due notai nel 1344 e ipotizza che voglia dire 'della Terra (del lavoro)' e il possibile legame con lo spagnolo terrón 'zolla'. ... L'uso odierno sta ulteriormente estendendosi così da essere utilizzato nei confronti di qualsiasi individuo proveniente da sud in genere (es. un toscano in relazione a un piemontese) ...»
- ^ a b c Terrone, su treccani.it.
- ^ Terrone, su dizionari.corriere.it.
- ^ a b Terrone, su garzantilinguistica.it.
- ^ a b Emanuela Ferrauto, L'Abissinia, su dramma.it. Cit. «... Nella Toscana di inizio '900 i meridionali erano definiti non terroni, bensì abissini. ...».
- ^ a b c Terrone, su nomi-popolari.com.
- ^ a b c d e Salvatore Battaglia, Grande dizionario della lingua italiana, XX, Torino, UTET, 1961, p. 962.
- ^ Franco Bampi, Paròlle de Zena, Arabismi, in Gazzettino Sampierdarenese, XXXV, n. 1, 31 gennaio 2007.
- ^ "Terrone sarà lei, grazie", per molti rimane un'offesa, in Corriere della Sera, 4 aprile 1992, p. 19 (archiviato dall'url originale l'11 maggio 2015).
- ^ Lo chiamavano «terrone», sarà risarcito, in Corriere della Sera, 20 aprile 2005.
- ^ Relazione dell'Ispettorato per l'Immigrazione del Congresso degli Stati Uniti sugli immigrati italiani, su sicobas.org, Ispettorato per l'Immigrazione del Congresso degli Stati Uniti, ottobre 1912. Cit. «Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura.
Molti puzzano perché tengono lo stesso vestito per settimane.
Si costruiscono baracche nelle periferie.
Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti.
Si presentano in 2 e cercano una stanza con uso cucina.
Dopo pochi giorni diventano 4, 6, 10.
Parlano lingue incomprensibili, forse dialetti.
Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l'elemosina; spesso davanti alle chiese donne e uomini anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti.
Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro.
Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti.
Le nostre donne li evitano sia perché poco attraenti e selvatici, sia perché è voce diffusa di stupri consumati quando le donne tornano dal lavoro.
I governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, di attività criminali.
[...]
...quelli ai quali é riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell'Italia.
[...]». - ^ Nicolò Carnimeo, Bisogna spiegare a Vittorio Feltri e compagnia che i terroni non sono animali da zoo, su Il Fatto Quotidiano, 9 settembre 2019.
- ^ "Zoo pieno di terroni", Ruotolo e Borrometi denunciano Feltri all'Odg, su adnkronos, 9 settembre 2019.
Voci correlate
Altri progetti
- Wikiquote contiene citazioni sul termine terrone
- Wikizionario contiene il lemma di dizionario «terrone»
Collegamenti esterni
- APRILE, Pino TERRONI - Tutto quello che è stato fatto perché gli italiani del Sud diventassero "meridionali". Milano: Piemme, 2010.