Differenza tra i vari "hn"

Parole che si somigliano/greco

Declinazione pronome relativo ὅς ἥ ὅ

Singolare
Maschile Femminile Neutro
Nom. ὅς
Gen. οὗ ἧς οὗ
Dat.
Acc. ὅν ἥν
Plurale
Maschile Femminile Neutro
Nom. οἵ αἵ
Gen. ὧν ὧν ὧν
Dat. οἷς αἷς οἷς
Acc. οὕς ἅς
Duale
Maschile Femminile Neutro
Nom./Acc.
Gen./Dat. οἷν αἷν οἷν

Declinazione articolo ὁ, ἡ, τό

Singolare
Maschile Femminile Neutro
Nom. τό
Gen. τοῦ τῆς τοῦ
Dat. τῷ τῇ τῷ
Acc. τόν τήν τό
Plurale
Maschile Femminile Neutro
Nom. οἱ αἱ τά
Gen. τῶν τῶν τῶν
Dat. τοῖς ταῖς τοῖς
Acc. τούς τάς τά
Duale
Maschile Femminile Neutro
Nom./Acc. τώ τώ (τά) τώ
Gen./Dat. τοῖν τοῖν (ταῖν) τοῖν

ἡ, ἥ ed ἤ

  • =nom. fem. sing. dell'articolo (ὁ, ἡ, τό)
Maschile Femminile Neutro
Nom. τό
Gen. τοῦ τῆς τοῦ
Dat. τῷ τῇ τῷ
Acc. τόν τήν τό
  • =nom. fem. sing. del pronome relativo ὅς ἥ ὅ
Maschile Femminile Neutro
Nom. ὅς
Gen. οὗ ἧς οὗ
Dat.
Acc. ὅν ἥν
  • =particella comparativa
«Ἀνδρειότοτερος τοῦ Πάριδος / ἤ Πάρις»

Hegel

§16

A questo punto, il filosofo chiarisce la sua idea di filosofia esposta sotto forma di enciclopedia.

La filosofia esposta sotto forma di enciclopedia non deve tener conto delle particolarizzazioni dei momenti che la compongono (i quali non possono nemmeno essere contati), bensì delle caratteristiche principali di quelle particolarizzazioni. «Il tutto della filosofia costituisce perciò veramente una scienza; ma può essere anche considerato come un complesso di più scienze particolari», sostiene Hegel.
Tuttavia, si distingue dalle altre enciclopedie innanzitutto per questo:

(tedesco)
«Enzyklopädie dadurch, daß diese etwa ein Aggregat der Wissenschaften sein soll, welche zufälliger und empirischerweise aufgenommen und worunter auch solche sind, die nur den Namen von Wissenschaften tra gen, sonst aber selbst eine bloße Sammlung von Kenntnissen sind. Die Einheit, in welche in solchem Aggregate die Wissenschaften zusammen- gebracht werden, ist, weil sie äußerlich aufgenommen sind, gleichfals eine äußerliche, - eine Ordnung. Diese muß aus demselben Grunde, zu dem da auch die Materialien zufälliger Natur sind, ein Versuch bleiben, und immer unpassende Seiten zeigen.»
(italiano)
«[...] un'ordinaria enciclopedia è come un aggregato di scienze, prese in modo accidentale ed empirico, e tra le quali ve ne ha perfino di quelle che di scienza han solo il nome e consistono in una semplice raccolta di conoscenze. L'unità, nella quale le scienze sono messe insieme in tale aggregato, è - poiché esse son considerate estrinsecamente, - un'unità estrinseca, un semplice ordinamento. Per la medesima ragione, e tanto più perché i materiali sono di natura accidentale, quell'ordinamento non può non restare un tentativo e mostrar sempre lati manchevoli.»

Cioè: a causa del loro ordine accidentale, le enciclopedie diverse da quella filosofica devono giocoforza essere manchevoli sotto diversi aspetti; un'enciclopedia filosofica, invece, deve rappresentare una sintesi, tenendo da un lato conto dei punti principali dei circoli che la compongono, dall'altro essere comprendere tutti i circoli.
Dopodiché, l'enciclopedia filosofica rifiuta (1.) le scienze «positive» e (2.) le scienze parzialmente positive, ossia quelle che «hanno a loro fondamento il semplice arbotrio». Hegel, tuttavia, chiarisce meglio la questione asserendo che vi sono diversi livelli di «positività» delle scienze:

1. «il loro primo principio, che è in sé razionale, trapassa nell'accidentale pel fatto che esse debbono calare l'universale nella individualità empirica e nella realtà» («ihr an sich rationeller Anfang geht in das Zufällige dadurch über, daß sie das Allge meine in die empirische Einzelheit und Wirklichkeit herunterzuführen haben»): abbiamo innanzitutto un movimento universale-particolare in cui l'Idea si particolarizza nell'accidentale; prendono parte a questo movimento, ad esempio, la storia, la storia naturale, la medicina, la scienza del diritto etc.;
2. «queste scienze sono anche positive in quanto non riconoscono le loro determinazioni come finite, né mostrano il passaggio di esse e di tutta la loro sfera ad un'altra superiore, ma le ammettono per valevoli senz'altro» («Solche Wissenschaften sind auch insofern positiv, als sie ihre Bestim mungen nicht für endlich erkennen, noch den Übergang derselben und ihrer ganzen Sphäre in eine höhere aufzeigen, sondern sie für schlechthin geltend annehmen»): il particolare si assolutizza nella propria finitezza;
3. «a questa finitezza della forma, come la prima è la finitezza della materia, si collega quella del principio conoscitivo, che è in parte il raziocinio, in parte il sentimento, la fede, l'autorità di altri, in generale l'autorità dell'intuizione interna od esterna» («Mit dieser Endlichkeit der Form, wie die erste die Endlichkeit des Stoffes ist, hängt die des Erkenntnisgründes zusam men, welcher teils das Räsonnement, teils Gefühl, Glauben, Autorit Anderer, überhaupt die Autorität der innern oder äußern Anschauung ist»): noi non siamo limitati solo dalla finitezza dell'oggetto, ma anche dalla finitezza della nostra conoscenza di esso, per una serie di fattori; «questo tipo di empiria,» sostiene Hegel, «mediante la contrapposizione e molteplicità dei fenomeni raccolti insieme, avviene la rimozione delle circostanze esteriori e accidentali delle condizioni, e in tal modo si dischiude la via all'Universale.» («Es gehört zu solcher Empirie, daß durch die Entgegensetzung und Mannigfaltigkeit der zusammengestellten Erscheinungen die äußer lichen, zufälligen Umstände der Bedingungen sich aufheben, wodurd dann das Allgemeine vor den Sinn tritt.»): può darsi che, a causa di quella che il filosofo chiama «un'intuizione profonda», lo scienziato pervenga alla conoscenza del proprio oggetto secondo «la logica interna del concetto» - id est, perviene all'universale. Infatti:
(tedesco)
«Eine sinnige Experimental Physik, Geschichte usf. wird auf diese Weise die rationelle Wissenschaf der Natur und der menschlichen Begebenheiten und Taten in einem äv Berlichen, den Begriff abspiegelnden Bilde darstellen.»
(italiano)
«Una fisica sperimentale, una storia ecc., che siano condotte con penetrazione di pensiero, rappresenteranno, a questo modo, la scienza razionale della natura e delle vicende e fatti umani in un'immagine esteriore, in cui si rispecchia il concetto.»

§17

Quindi la filosofia? L'intero paragrafo è estremamente interessante, per cui è riportato integralmente in seguito, per chi intendesse approfondire:

§17
Für den Anfang, den die Philosophie zu machen hat, schein sie im allgemeinen ebenso mit einer subjektiven Voraussetzung wie die andern Wissenschaften zu beginnen, nämlich einen be sondern Gegenstand, wie anderwärts Raum, Zahl usf., so hier das Denken zum Gegenstande des Denkens machen zu müssen. Al lein es ist dies der freie Akt des Denkens sich auf den Standpunk zu stellen, wo es für sich selber ist und sich hiemit seinen Gege stand selbst erzeugt und gibt. Femer muß der Standpunkt, wel cher so als unmittelbarer erscheint, innerhalb der Wissenschaf sich zum Resultate, und zwar zu ihrem letzten machen, in we chem sie ihren Anfang wieder erreicht und in sich zurückkeh Auf diese Weise zeigt sich die Philosophie als ein in sich zurück gehender Kreis, der keinen Anfang im Sinne anderer Wissen schaften hat, so daß der Anfang nur eine Beziehung auf das Sub jekt, als welches sich entschließen will zu philosophieren, nick aber auf die Wissenschaft als solche hat. - Oder was dasselbe ist, der Begriff der Wissenschaft und somit der erste, - und weil e der erste ist enthält er die Trennung, daß das Denken Gegen stand für ein (gleichsam äußerliches) philosophierendes Subjck ist, muß von der Wissenschaft selbst erfaßt werden. Dies ist sogar ihr einziger Zweck, Tun und Ziel, zum Begriffe ihres Be griffes, und so zu ihrer Rückkehr und Befriedigung zugelangen.
Circa il cominciamento che la filosofia deve fare, sembra che anch'essa in generale, come le altre scienze, prenda le mosse da un presupposto soggettivo, cioè che debba prendere ad oggetto del pensiero un oggetto particolare: altre, lo spazio, il numero e via dicendo; essa, il pensiero. Ma in ciò appunto consiste il libero atto del pensiero, nel collocarsi nel punto nel quale è per sé stesso e quindi produce e dà a sé stesso il suo oggetto. Inoltre, il punto di vista che appare qui come immediato deve diventare, dentro la scienza, risultato, e propriamente risultato ultimo, nel quale essa attinge di nuovo il suo cominciamento e ritorno in sé. In questo modo la filosofia si mostra come un circolo ritornante in sé, il quale non ha alcun cominciamento nel senso di altre scienze; cosicché il cominciamento è solo in relazione col soggetto, come quello che si vuole risolvere a filosofare, non già con la scienza come tale. - O, ciò ch'è lo stesso, il concetto della scienza, e cioè, il primo, - e perché è il primo contiene la separazione che rende il pensiero oggetto per un soggetto (parimente esteriore), che si mette a filosofare, deve esser compreso dalla scienza stessa. Questo è appunto il suo unico fine, la sua opera e la sua mira: giungere al concetto del suo concetto, e così al ritorno in sé ed al completo appagamento.


Bisogna innanzitutto ricordarsi che per Hegel la filosofia è «la scienza del pensiero», nel senso che ha il pensiero come inizio, come mezzo e come fine. Perciò, mentre per le altre scienze, per cominciare, ci si concentra su un presupposto soggettivo qualsiasi, per la filosofia questo significa porre come oggetto del proprio pensare il pensiero stesso, che deve essere sia l'oggetto che il fine. Ne consegue che la filosofia non ha un inizio come tutte le altre scienze, bensì comincia dove inizia il pensare al pensare.

18 - la partizione della sua opera

Nell'ultimo paragrafo dell'Introduzione, Hegel preannuncia come sarà divisa la sua opera: essa seguirà lo svolgersi dell'idea, che si presenta dapprima in sé, poi fuoriesce da sé e infine ritorna a sé partendo da dove era arrivata una volta fuoriuscita, così:

I. La Logica, la scienza dell'Idea in sé e per sé;
II. La Filosofia della Natura, come la scienza dell'Idea nel suo alienarsi da sé;
III. La Filosofia dello Spirito, come la scienza dell'Idea, che dal suo alienamento ritorna in sé.

Hegel tiene a specificare che quelle appena elencate non sono delle categorie, ma momenti di passaggio, nel senso che c'è una fase iniziale, una intermedia e una finale, e nessuna delle tre è immobile.

«Il modo di rappresentare, che è proprio della divisione, ha perciò questo d'inesatto, che pone le singole parti o scienze l'una accanto all'altra, quasiché esse fossero immobili e sostanzialmente diverse, come tante specie.»

Note