Necropoli dei bambini di Lugnano
La necropoli dei bambini di Lugnano è un eccezionale ritrovamento archeologico, consistente in un'abbondante serie di sepolture, di epoca tardo romana, risalenti ad un arco di tempo molto breve, datato, sulla base delle ceramiche ritrovate, intorno alla metà del V secolo d.C.
Il suo nome deriva dal fatto che le sepolture riguardano esclusivamente corpi di neonati e feti abortivi, in numero, rispettivamente, di 47 e 22.[1]
Il sistema di inumazione utilizzato è quello detto a cista in cui i corpi, in posizione raccolta, sono inseriti all'interno di contenitori, in questo caso anfore riadattate allo scopo.[2]
Gli scavi
Gli scavi, compiuti negli anni 1988-1992 dall'equipe del prof. David Soren dell'Università dell'Arizona a Tucson, hanno riportato alla luce la necropoli in una località collinare detta Poggio Gramignano, sita nella media valle del Tevere, sulla sinistra idrografica del fiume, nel comune di Lugnano in Teverina (TR), ad un'altezza di 185 m slm. Le sepolture sono state rinvenute all'interno di una villa romana del I secolo d.C.,[3] già in rovina dal III secolo, la cui costruzione si adagiava su ondulazioni collinari affacciate sul Tevere, il cui corso si snoda circa 3,5 km più a sud.[4]
La deposizione delle ciste, che occupa cinque stanze addossate a una ondulazione a nordovest, rivela uno schema che gli scopritori non esitano a definire inusuale per una necropoli di epoca romana:[5] i resti umani sono infatti distribuiti su vari livelli di profondità, con una preponderanza del livello superiore.[6] Nonostante questo però, l'uniformità dei resti ceramici e la corrispondenza tra giunzioni di frammenti ceramici appartenenti a diversi livelli, hanno permesso di concludere che tutte le deposizioni appartengono ad un unico strato archeologico. L'analisi di campioni dei suoli interessati ha permesso anche di affermare che esse sono tutte avvenute in uno strettissimo lasso di tempo, valutabile nell'ordine di poche settimane, se non di pochi giorni.
Insieme ai corpi incistati dei bambini e dei feti sono state riscontrati vari oggetti: una bambola d'osso intagliato, un braccialetto e due calderoni di bronzo impilati. Sono stati trovati inoltre i resti di scheletri di cagnolini di circa 6 mesi e quello di un cane di circa un anno. Sia gli oggetti che gli animali, di certo non direttamente collegabili ai defunti, sono stati interpretati come chiari indizi di rituali magici e apotropaici; i cani, in particolare, sono stati dilaniati prima della loro deposizione in quello che sembra essere, agli occhi degli scopritori, un rituale sacrificale di purificazione delle madri sopravvissute.[7]
La stagione dei decessi
È stato anche possibile individuare la stagione dell'anno a cui risalgono le morti: la presenza di resti carbonizzati di caprifoglio,[8] un arbusto di macchia mediterranea che, come noto, fiorisce e va a seme in piena estate, ha permesso di collocare gli eventi nella stagione più calda. Questo collima con i sacrifici animali. È nota da Plinio l'usanza dei sacrifici di cani contro le febbri estive; il cane era infatti collegato a Sirio, stella della costellazione del Cane, un astro associato fin dall'antichità al pieno della stagione estiva (la canicola, 24 luglio-26 agosto), quando avveniva la sua sorgenza eliaca.
La causa delle morti
L'ipotesi di Mario Coluzzi
Gli elementi esposti nelle sezioni precedenti hanno portato gli studiosi a credere che tante morti infantili in un breve tempo siano dovuti ad una forma di epidemia. Le ossa dei bambini peraltro, con la loro struttura a nido d'ape, mostravano chiari i segni dell'anemia; una circostanza questa che ha fatto emergere un'affascinante ipotesi sulla possibile causa dei decessi, da imputarsi, secondo Mario Coluzzi, parassitologo dell'Università La Sapienza, alla malaria, la cui recrudescenza, sul territorio italiano, è tradizionalmente associata la periodo estivo.[9]
Riscontri letterari
Esiste un preciso riscontro letterario all'insalubrità dei luoghi: nell'estate del 467 - siamo a pochi anni dal dramma consumatosi tra i neonati di Lugnano - Sidonio Apollinare, nobile vescovo di origini galliche, attraversò l'Italia da Ravenna a Roma per incontrare l'imperatore Antemio. Nel suo viaggio attraversò proprio i luoghi insalubri dell'Umbria e dell'Etruria lasciandoci una testimonianza degli effetti dei miasmi venefici, febbri e accessi di sete insaziabile, evidenti sintomi malarici:
Gli anni della morìa dei bambini di Lugnano sono gli stessi in cui Attila e i suoi Unni sembravano sul punto di precipitarsi su Roma. Nel 452 Attila desisterà inspiegabilmente dai suoi propositi facendo marcia indietro con il suo esercito: le Leges novellae divi Valentiniani (V secolo) ricordano, tra i motivi che determinarono la rinuncia, l'imperversare di una pestilenza, non meglio precisata, più a sud, sulla strada che conduceva a Roma. Non è azzardato, secondo gli autori degli scavi, collegare questa notizia alla cronaca epistolare di Sidonio, di qualche anno successiva, e concludere così che dietro quella pestilenza non vi fosse altro che la malaria.
Riscontri genetici
Le ossa, sottoposte ad analisi presso l'University of Manchester Institute of Science and Technology e l'Uppsala University Dept of Evolution, Genomics and Systematics, hanno rivelato la presenza inequivocabile di resti di DNA appartenenti al parassita Plasmodium falciparum.
Si tratterebbe in questo caso di una scoperta archeologica di straordinaria importanza per la ricerca medica: la necropoli di Poggio Gramignano è la più antica testimonianza della penetrazione, in Europa e nel mondo mediterraneo, del falciparum, la specie di plasmodium responsabile della forma fatale di malaria, un evento epidemiologico che avrà notevoli ripercussioni sulla storia europea dei secoli a venire.
Esposizione museale
Gli scavi hanno visto il sorgere di una fruttuosa collaborazione tra la Soprintendenza per l'Umbria, gli archeologi e i loro studenti, il comune, l'associazione pro loco e la gente del luogo che ha preso materialmente parte agli scavi. Un risultato collaterale è stato l'affascinante esposizione dei reperti all'inerno di un antiquarium allestito nel palazzo comunale di Lugnano, in via Umberto I (tel. 0744/902321-2 e 0744/900072).
Note
- ^ Nessuna traccia è stata finora trovata di una corrispondente necropoli di adulti.
- ^ Un immagine è visibile a questo indirizzo: [1].
- ^ Sono state trovate infatti tegole recanti marchi del I e II secolo.
- ^ La villa era già in parte venuta alla luce grazie a scavi condotti da Daniela Monacchi nel 1982 e 1984. Gli scavi di Soren e collaboratori, per inciso, hanno rivelato che i pochi resti della villa fino ad allora conosciuti, facevano parte di un ben più esteso complesso di oltre 1800 mq.
- ^ «This is not the normal burial pattern for a Roman cemetery», nelle parole di Soren .
- ^ Gli strati di terra accumulati per la sepoltura hanno sollevato di circa tre metri il pavimento delle stanze.
- ^ Si veda Soren e Soren, The UoA excavations at Lugnano..., cit. in bibligrafia.
- ^ Si veda l'immagine: [2]. Si tratta di probabili testimonianze di rituali eseguiti in occasione delle sepolture.
- ^ È da aggiungere, come osservato da Soren nel primo articolo in bibliografia, che già in Plinio, Naturalis historia, XXVII, 94 è attestato l'utilizzo del caprifoglio, i cui resti carbonizzati sono stati trovati nella necropoli, nella cura dei malanni della milza, e in articolare della splenomegalia, che, specialmente nelle forme più massive, è tipico sintomo malarico (si veda per questo Splenomegaly su en.wikipedia).
- ^ Testo latino su The Latin library.
Bibliografia
- David Soren, Noelle Soren. The University of Arizona excavations at Lugnano in Teverina
- David Soren, Todd Fenton, Walter Birkby. The Late Roman Infant Cemetery near Lugnano in Teverina, Italy: some implications
- Robert Sallares, Abigail Bouwman, Cecilia Anderung,The Spread of Malaria to Southern Europe in Antiquity: New Approaches to Old Problems. Medical History, 2004, 2004 July 1; 48(3): pp. 311–328.
Approfondimenti
- David Soren, Noelle Soren (ed.). A Roman villa and a late Roman infant cemetery: excavation at Poggio Gramignano Lugnano in Teverina. Roma, L'Erma di Bretschneider, 1999 ISBN 9788870629897
Collegamenti esterni
- Altre immagini dal sito della Comunità Montana Amerino Croce di Serra