La porta sul buio è una serie di quattro film gialli per la TV, ideata, prodotta, curata e presentata da Dario Argento, e andata in onda sulla prima rete della RAI nel settembre 1973. I quattro film, della durata di circa un’ora ciascuno, sono: Il vicino di casa, diretto da Luigi Cozzi; Il tram, diretto da Dario Argento (sotto lo pseudonimo Sirio Bernadotte); Testimone oculare, diretto da Roberto Pariante; La bambola, diretto da Mario Foglietti.

Anno
Episodi4
Durata60 min. circa
Crediti
Prima visione
«Questo che state per vedere è il primo dei quattro film che ho realizzato per la televisione. Ed è anche il primo incontro tra me e voi, perché fino ad oggi la mia attività si era rivolta esclusivamente al cinema. Quattro film, dunque. Quattro storie molto diverse le une dalle altre, dirette da quattro differenti registi ma tutte percorse da un filo, un'atmosfera comune…e cioè l'angoscia, la paura, l'inquietudine e la divina suspence. Sono dei gialli, ma dei gialli alla maniera nuova: dei gialli diversi. Quanto a 'La porta sul buio', che intitola la serie, vi chiederete cosa vuol significare. Ebbene, vuol dire molte cose: aprire una porta sull'ignoto, su ciò che non conosciamo e che perciò ci inquieta, ci fa paura. Ma per me vuol dire anche altre cose. Può capitare, ed è capitato una volta, anche una sola volta nella vita di una persona, di chiudersi una porta alle spalle e trovarsi in una stanza buia…cercare l'interruttore della luce e non trovarlo…provare ad aprire la porta e non poterlo fare. E dover restare lì, al buio…soli…per sempre. Ebbene, alcuni dei protagonisti delle nostre storie si sono chiusi questa fatale porta alle spalle.»


Note sulla serie

Reduce dai successi dei primi tre film che lo fanno conoscere in pochi anni al pubblico italiano come l' Hitchcock italiano, Dario Argento cura e produce per la RAI una serie di quattro mediometraggi della durata di circa un'ora ciascuno. Oltre a presentare ogni episodio, il regista ne dirige personalmente uno, "Il tram", subentrando inoltre a Roberto Pariante nella direzione di "Testimone oculare", mentre gli altri due film sono affidati a Luigi Cozzi, noto collaboratore di Argento, e a Mario Foglietti. Si trattava di un team già collaudato, in quanto in Quattro mosche di velluto grigio Roberto Pariante era stato aiuto regista e Luigi Cozzi era stato assistente alla regia, nonché coautore del soggetto insieme a Mario Foglietti ed Argento stesso.

Fondamentale apporto alla confezione della serie fu dato dalle musiche, opera di Giorgio Gaslini, pianista e compositore jazz, nonché direttore d'orchestra. La serie fu trasmessa dalla prima rete RAI in prima serata, ma, non essendo i telespettatori dell'epoca allenati a scene "forti" in televisione, Argento e colleghi dovettero contenersi nella rappresentazione di scene cruente e di terrore, come fino ad allora il regista aveva abituato le platee cinematografiche. Non per questo gli autori delle quattro storie rinunciarono a costruire trame emozionanti, risultando comunque condite da diverse dosi di suspence, e che, nonostante la breve durata dei singoli episodi, vengono narrate con la giusta tempistica e in modo fluido e coinvolgente, elevandosi dalla media di altri prodotti televisivi dello periodo. Argento in particolare cercò di trasferire in queste brevi storie le sue idee innovative che già sul grande schermo si erano rivelate vincenti. E' indubbio, inoltre, che la serie rappresentò un'occasione per il regista di sperimentare nuove tecniche di ripresa ed esplorare nuovi linguaggi cinematografici adatti al thriller. Invero, il "tocco argentiano" è ravvisabile in tutti e quattro i film.

I singoli episodi

1) Il vicino di casa

Due giovani coniugi si trasferiscono con il figlio appena nato in una nuova abitazione sul litorale laziale, ignorando che il loro vicino di casa ha appena assassinato la moglie.

E' l'episodio andato in onda per primo, sicuramente il più emozionante, che si caratterizza per un'ambientazione claustrofobica e da incubo: tutta la vicenda si svolge di notte, all'interno di un appartamento, privo di telefono ed illuminazione, sito in un piccolo edificio isolato vicino alla spiaggia, situazione a cui si aggiunge l'auto in panne dei due protagonisti. Elementi che, unitamente alle scenografie povere che contornano i due protagonisti, conferiscono alla vicenda un'atmosfera angosciante, dominata da un'onnipresente tensione abilmente generata dall'azzeccato uso di musiche e montaggio. A rendere bene il senso di desolazione che si respira in tutto il film contribuiscono inoltre le suggestive riprese notturne in esterni davanti l'abitazione, nel silenzio interrotto dalle folate di vento. E sebbene il tutto rischi di guastarsi nella seconda parte, a causa di reazioni alquanto inverosimili da parte dei due protagonisti, il film riesce comunque a tenere lo spettatore inchiodato alla poltrona, grazie a diverse interessanti situazioni.

Cozzi ha dichiarato di aver preso spunto da La finestra sul cortile di Hitchcock; in effetti, Mimmo Palmara, il "vicino di casa", sembra avere le movenze di Raymond Rurr, l'assassino in quel film, oltre al fatto che vuole sbarazzarsi della giovane coppia, testimone involontaria dell'uxoricidio. Altra citazione è Il cervello di Frankenstein, film che i due protagonisti guardano in tv.

I due protagonisti sono Aldo Reggiani (reduce dall’argentiano Il gatto a nove code) e Laura Belli (già interprete degli sceneggiati Ho incontrato un’ombra e Il segno del comando). Nel ruolo dello psicopatico troviamo, come detto, Mimmo Palmara, noto doppiatore, stuntman, nonchè interprete di numerosi peplum e spaghetti-western, mentre nel prologo dell’episodio compare lo stesso Argento.

Un prodotto indubbiamente originale e innovativo, a differenza dei lavori diretti successivamente da Cozzi, anche se, per la verità, in alcune sequenze sembra piuttosto evidente la mano di Argento: ne sono un esempio il montaggio alternato, lo stacco dal piano lungo al primissimo piano (già applicati dal regista nei suoi film) e le predete riprese esterne.

2) Il tram

Il commissario Giordani indaga sul misterioso omicidio di una donna avvenuto a bordo di un tram.

L'episodio diretto da Argento è senza dubbio il più "argentiano", rispecchiando perfettamente le sue idee già ampiamente esposte nei primi tre lungometraggi. Partendo da una situazione eliminata dalla sceneggiatura originale de L'uccello dalle piume di cristallo, il regista romano, che qui si firma Sirio Bernadotte, in quanto all’epoca non voleva sminuire la propria immagine apparendo come regista di telefilm, per raccontare l' indagine condotta dal simpatico commissario, fa ampio uso di tutti quegli elementi che portarono al successo i suoi primi film: inquadrature particolarmente studiate e ricercate, l' ossessione per il dettaglio (sopratutto nei confronti dei meccanismi di apertura delle porte dei mezzi pubblici e dei tic del protagonista, che si schiocca continuamente le dita mentre pensa a come risolvere il rompicapo), alcuni notevoli carrelli (in particolare, durante l'interrogatorio di Marco Roviti), l’inscindibile e martellante musica jazz di Gaslini, l'uso delle soggettive per generare curiosità e mistero, una buona dose di ironia e un intelligente umorismo di fondo che pervadono tutto il film (la descrizione dei vari sospettati, la divertente sequenza del mitomane, le gaffe di Morini, sempre bersagliato da Giordani), il "particolare" fondamentale che il protagonista non riesce a decodificare, la risoluzione di momenti drammatici con brevissime scene altamente eloquenti (il principale sospettato che, amanettato tra due carabinieri, urla la propria innocenza nell'aula giudiziaria) ed, infine, la presenza degli immancabili caratteristi Fulvio Mingozzi, Gildo Di Marco, Tom Felleghy, Corrado Olmi.

Con questo film Argento conferma di essere ancora affascinato dall'idea antonioniana dell'ingannevolezza dello sguardo, costruendo e sciogliendo il nodo giallo della vicenda attorno ad uno spiazzante ed inaspettato "particolare" sfuggente, che viene messo a fuoco da Giordani dopo aver percorso più volte il medesimo tragitto a bordo del tram al fine di risalire al momento del delitto, di cui nessun passeggero sembra essersi accorto. Ma, sopratutto, il regista romano dimostra di aver la padronanza dei tempi del mediometraggio televisivo, riuscendo a mantenere basso il livello di tensione nella prima mezz'ora, per poi caricarla negli ultimi venti minuti, fino a farla esplodere durante la lunga attesa, commentata da una musica ossessiva, nella tesissima sequenza finale, ambientata nell'inquietante deposito dei tram. Buona la caratterizzazione dell'ostinato commissario impressa da Enzo Cerusico, il cui personaggio presenta una certa ambiguità, forse dovuta alla sua testardaggine, visto che, pur di smacherare il colpevole a tutti i costi, non esita a utilizzare come cavia la propria fidanzata (Paola Tedesco), che puntualmente rischierà la vita pur di aiutare il fidanzato poliziotto.

Originale e coraggiosa per l'epoca è, infine, la scelta di affidare proprio al commissario il compito di esprimere un messaggio “politico” in chiusura d’episodio: "C’è anche il criminale intelligente, magari ha belle macchine, ville, lusso, può anche sembrare una persona per bene, compie delitti anche lui, eccome, solo che quando andiamo a vedere ci mostra le mani e sono sempre bianche, pulite, immacolate".

3) Testimone oculare

4) La bambola

Curiosità

  • L'episodio "Il tram" è ambientato quasi tutto a bordo della linea tranviaria 14, che tuttora transita al quartiere Prenestino;
  • Il personaggio interpretato da Enzo Cerusico ne "Il tram" si chiama Giordani, come quello interpretato da James Franciscus ne Il gatto a nove code e Glauco Mauri in Profondo rosso;
  • L'attore Gianfranco Barra appare, nel ruolo di investigatore, nella presentazione dell'ultimo film, in una sorta di intervista fatta da Dario Argento;