Medioevo
Secondo la periodizzazione tradizionale della Storia d'Europa, che prevede tre epoche, classica, medioevale e moderna, il medioevo è il periodo intermedio, il cui inizio viene collocato, per l'intera Europa, nel 476, cioè nell'anno che segna, secondo una convenzione fissata dagli storici, la deposizione dell'ultimo imperatore romano Flavio Romolo Augusto soprannominato Romolo Augustolo e di conseguenza la fine dell'Impero Romano d'Occidente.
Diversamente, la sua conclusione viene collocata in ciascun paese in date diverse, che coincidono con la nascita delle rispettive monarchie nazionali ed il periodo rinascimentale. Alcune date comunemente utilizzate sono il 1453, con la fine della Guerra dei Cent'Anni tra Inghilterra e Francia e la presa di Costantinopoli da parte degli Ottomani, il 1492, con la fine del periodo islamico in Spagna e la scoperta delle Americhe da parte di Cristoforo Colombo, ed il 1517, con la Riforma protestante.
L'idea di un medio evo ricorre per la prima volta nell'opera "Historiarum ab inclinatione romanorum imperii decades", dell'umanista Flavio Biondo, scritta verso il 1450 e pubblicata nel 1483. Secondo Flavio Biondo, in polemica con la cultura del XIV secolo (che oggi consideriamo la crisi del Medio Evo), l'epoca è come una lunga parentesi storica, caratterizzata da una stasi culturale che si colloca tra la grandezza dell'età classica e la rinascita della civiltà che ad essa si ispira.
Secondo l'impostazione della storiografia marxista, condivisa anche da alcuni storici non marxisti, il Medioevo si concluderebbe con la fine del feudalesimo e l'avvento dell'industrializzazione nel XVIII secolo.
Periodizzazione
Una suddivisione comunemente utilizzata del medioevo è tra:
- "Alto medioevo" (da qualcuno detto dei "secoli bui"), che va dal V al X secolo ed è caratterizzato da condizioni economiche disagiate e da continue invasioni da parte di Slavi, Arabi, Vichinghi e Magiari;
- "Basso medioevo" o "tardo medioevo", un periodo intermedio, che vede lo sviluppo di forme di governo basate su signorie e vassallaggio, con la costruzione di castelli e la rinascita della vita nelle città; poi un crescente potere reale e la rinascita di interessi commerciali, specie dopo la peste del XIV secolo.
Tra questi due periodi la più recente storiografia ha inserito il periodo del Medio medioevo o secoli centrali del medioevo (XI-XII sec).[1]
In Europa si segue in genere la stessa periodizzazione tranne che in Germania dove si individua un Frühmittelalter (V-VIII), un Hochmittelalter (IX-XI) e un Spätmittelalter (XII-XV). [2]
Una suddivisione usata nel campo degli studi storici medievali è anche quella in quattro periodi [3]:
- Dal IV al VI secolo: tardo antico. In questo periodo sopravvive un'autorità imperiale, fino alla morte di Giustiniano
- Dal VII al X secolo: alto medioevo. In questo periodo le popolazioni barbariche si organizzano in regni ed ha inizio la presenza islamica nel bacino del Mediterraneo che, secondo una famosa tesi dello storico Henri Pirenne, portò al definitivo tramonto degli equilibri del mondo antico, con uno spostamento verso nord del baricentro politico europeo.
- Dall'XI al XIII secolo: pieno medioevo. Si ha la piena e completa fioritura del sistema dei comuni e delle monarchie nazionali europee.
- Dal XIV (dopo la peste nera) al XV secolo: basso o tardo medioevo. Si assiste alla crisi del sistema feudale.
Esistono inoltre altri periodi chiamati "medioevo", applicati per esempio alla storia greca (il "medioevo ellenico") o giapponese.
i pareri sull'inizio e sulla fine del medioevo sono discordanti. Alcuni storici danno come inizio del medioevo la fine dell'unità cristiana d'Europa, cioè l'arrivo degli arabi e la loro conquista (VII° secolo).
Altri danno come inizio la calata dei Longobardi e l'effettiva fine dei domini imperiali in occidente (568 D.C una data più precisa). Altri ancora danno l'anno mille come inizio , visto che la società europea comincia a dare segni di rinascita in tutti i campi. Per alcuni studiosi inglesi è questo l'inizio del medioevo , etichettando l'epoca che va dalla fine dell'impero romano d'occidente al mille come età buia (dark age).
Per la fine molti studiosi concordano che la data sia il 1453 , cioè la caduta di Costantinopoli, che porterà la società europea a cercare nuove vie per l'oriente, visto che il Bosforo e il levante sono sotto dominio turco.
Da "età buia" a fenomeno di costume
Il nome stesso del "medioevo", inteso come età di mezzo, fase di transizione tra due stadi, implica già una visione negativa, che affonda le sue radici nel giudizio che ne diedero gli umanisti, già a partire dal Petrarca nel XIV secolo.
Vi era una volontà di descrivere come avvilente e pericolosa la quotidianità nell'età storica appena trascorsa, influenzati dalle recenti carestie e dall'arresto demografico dovuto alle epidemie. In realtà è storicamente accertato come, soprattutto dopo l'anno Mille, non mancarono importanti innovazioni e conquiste.
Nei secoli XVI e XVII la visione negativa del medioevo continuò, per raggiungere il suo culmine nell'epoca dell'Illuminismo, quando prevaleva la visione dei secoli del medioevo come epoca della "prigionia dello spirito", intesa come fanatismo religioso che relegava l'uso della ragione e dell'arbitrio. I caratteri di rozzezza e oscurità davano però una visione deformata e semplificata, che ancora oggi non è definitivamente tramontata. I mille anni di Medioevo, così ricchi di eventi e trasformazioni, hanno continuato ad essere riproposti come tenebra, barbarie, violenza, perdita d'identità, sterilità e carestia.
Per quanto numerosi si possano elencare i lati negativi attribuibili al Medioevo, limitandosi a quelli non fondati su chiacchiere o supposizioni, ma dimostrabili dalla schiettezza di certe fonti storiografiche, non si può davvero accettare che tali aspetti negativi vengano assunti a linee guida per la descrizione della realtà plurisecolare dell'Europa medievale e dei gruppi umani limitrofi.
Il Medioevo, dal canto suo, è riuscito nell'impresa che era fallita nell'epoca antica, quella cioè di fondere il mondo latino-romano con quello germanico creando per la prima volta uno spirito propriamente europeo accomunato dalla comune religione. Il cristianesimo non fu quindi, come sostengono alcuni storiografi, un ostacolo, ma anzi fu il fattore che permise la convivenza tra due mondi un tempo inconciliabili. Chiaramente questa fusione fu alquanto instabile e ci vollero secoli prima di un equilibrio. Un equilibrio che però portò, sempre in età medievale, ad apici di cultura e spiritualità altissimi. Basti pensare, non solo alle innovazioni tecnologiche, ma alla fioritura delle università come luoghi non solo di diffusione, ma di ricerca del sapere. La cultura non era, a dire il vero, scomparsa neppure nei secoli più travagliati. Prima con i monasteri cluniacensi, poi con quelli cistercensi, la cultura era stata gelosamente custodita dai monaci e dalle diocesi della Chiesa. A sfatare la diceria illuminista di un Medioevo come età oscura e oscurantista c'è da ricordare che i monasteri medievali (oltre alle università più tardi) si impegnarono a custodire il sapere di ogni tipo, dalla letteratura pagana (classici greci e latini) ai testi arabi di filosofia, matematica e medicina. È anche grazie alla lungimiranza dei medievali che sono potuti fiorire i secoli dell'età moderna, che non hanno forse saputo ringraziare a sufficienza i loro predecessori.
Lo studio del medioevo ebbe una rivalutazione molto forte durante il periodo del romanticismo, anche se non fu certo una rivalutazione "filologica", ma piuttosto una distorsione in chiave contemporanea di un'idea di medioevo. In particolare interessavano aspetti legati alla fede, alla purezza, all'etica cavalleresca e soprattutto legati alla nascita delle nazioni e delle indipendenze comunali, che venivano usate come fondamento delle rivendicazioni indipendentiste dei movimenti rivoluzionari.
Per esempio gli storiografi francesi vi potevano leggere le fondazioni delle proprie forme di governo, attraverso la prima trasformazione politico-sociale del territorio francese che innescò il lungo processo che dai Merovingi porta, attraverso assetti di governo sempre più evoluti, fino all'attuale Repubblica. Correnti tipicamente ottocentesche sono l'architettura neogotica, il romanzo storico di ambientazione medievale, la pittura di soggetti del passato.
Anche oggi, per il medioevo come per qualsiasi altra epoca storica, gli studi storici non possono essere immuni dalle deformazioni del proprio modo di pensare e delle influenze della società contemporanea. Per esempio negli anni '60 e '70 del Novecento alcuni avvenimenti del medioevo venivano di volta in volta selezionati da studiosi politicizzati: un medioevo "di destra", legato al reazionarismo, e un medioevo "di sinistra", legato per esempio alle prime lotte di classe (come il tumulto dei Ciompi).
Grande importanza nella nostra società ha il cosiddetto medievalismo, riassumibile nella suggestione legata al medioevo che porta a creare nuove opere derivate o ambientate nel medioevo: si pensi al successo duraturo di saghe come quella del Signore degli Anelli, di Tolkien, alle sagre di ispirazione medievale o ai numerosi film storici su questa epoca. Il medievalismo, fino a poco tempo fa snobbato dalla storiografia accademica, ha iniziato ad essere preso in considerazione (si pensi per esempio alla pubblicazione di riviste sul medioevo con un approccio divulgativo, curate da studiosi).
Storia medievale europea
Dal punto di vista sociale, dopo il collasso dell'Impero Romano d'Occidente, si assistette ad una prima fase con la lotta tra le popolazioni del nord e dell'est europeo per la ricostruzione a livello locale dell'organizzazione amministrativa, militare, economica e giuridica; questa fase fu poi seguita, verso la fine del medioevo, da una nuova fase di accentramento dei poteri a livello nazionale.
Cruciale in questa organizzazione fu la struttura feudale che, se da un lato permetteva una certa stabilità grazie all'organizzazione continentale del sistema, non fu mai sufficientemente forte da togliere completamente autonomia alle realtà locali, che così poterono gestire la transizione tra l'uniformità dell'Impero romano e la nascita degli stati nazionali.
Contemporaneamente allo sforzo per la creazione di stati nazionali, nell'Italia centrosettentrionale e in alcuni centri commerciali d'Europa si assiste invece all'emancipazione dall'Impero romano tramite i comuni, città o paesi indipendenti, a regime repubblicano, che si contrappongono al concetto in formazione di monarchia nazionale, sino alla loro trasformazione, in Italia, in signorie cittadine e poi in stati regionali, ambienti in cui nascerà il Rinascimento.
Una realtà in grado di dare uniformità al panorama europeo fu la comune radice religiosa basata sul cristianesimo, ereditata dall'ultimo periodo romano e proseguita fino all'XI secolo con la separazione della Chiesa ortodossa dalla Chiesa cattolica nel 1054.
Questa radice comune portò da un lato ad una commistione tra potere temporale e religioso che permise dei momenti di identità come nel caso delle crociate e proseguì, non senza conflitti, anche nella Riforma protestante.
Filosoficamente, il Medio Evo si caratterizza per una grande fiducia nella ragione umana, che si esprime nella corrente della scolastica, il cui maggior esponente è Tommaso d'Aquino.
La crisi di questa corrente filosofica, nel XIV secolo con autori come Duns Scoto e soprattutto Guglielmo di Ockham, fu segnata da un crollo di fiducia nella ragione e da un conseguente crescente fideismo, portò alla fine del pensiero medioevale ed alla nascita del pensiero moderno.
L'Umanesimo ed il Rinascimento furono dei poderosi tentativi di rispondere a tale crisi, proponendo dei modelli, gli "antichi", come risposta al crollo di fiducia nella ragione umana. Come è stato ben spiegato da storici, come Régine Pernoud, gli Umanisti finirono per attribuire all'intero Medioevo quei caratteri di debolezza della ragione e di fideismo che ne caratterizzarono, al contrario, proprio la crisi.
La tarda antichità
Sebbene il termine tarda antichità implichi tradizionalmente una valenza negativa e tra i secoli dal III al V l'area europea e del bacino del Mediterraneo subirono senz'altro un periodo di crisi, le trasformazioni in quest'epoca furono alla base per la nascità dell'identità europea. Si registrò in quest'epoca il definitivo tramonto del sistema romano, con rivoluzioni sociali, economiche, culturali e religiose in larga scala.
Si diffuse il cristianesimo, inizialmente perseguitato e poi religione di Stato dal 380 (editto di Tessalonica). Un altro grande stravolgimento fu quello delle cosiddette invasioni barbariche (nella storiografia di matrice tedesca più prudentemente chiamate migrazioni di popoli), che portarono una serie di popolazioni asiatiche e nord-europee a premere verso occidente e verso sud, arrivando gradualmente ad occupare aree sempre più vaste dell'Impero Romano d'Occidente, fino a decretarono anche la fine formale con la deposizione dell'imperatore Romolo Augustolo da parte di Odoacre Re degli Eruli nel 476.
I regni latino-germanici
In realtà il Medioevo non ebbe inizio con una data, anche se convenzionalmente è il 476, ma si avviò nell'arco di tre secoli, dal IV al VII. Il periodo successivo alla deposizione dell'ultimo imperatore non si risolse, come è convinzione diffusa, con la fine di una civiltà, ma con la sua fusione con altre popolazioni, dando luogo ad una nuova società latino-germanica. I regni romano-barbarici in tutta l'Europa occidentale venivano via via riconosciuti da Bisanzio, dall'unico imperatore rimasto, il quale non era interessato al governo sostanziale di quell'area ormai impoverita e decentata che era l'Occidente, ma gli era sufficiente che i nuovi re si sottomettessero formalmente al suo comando, in cambio della legittimazione. Fecero così i regni dei visigoti, degli ostrogoti, degli eruli, ecc.
Un'eccezione fu il regno dei Franchi, che con la dinastia dei Merovingi, fu il primo a riconoscere l'autorità, invece che del basileus bizantino, del papato romano, che in quell'epoca stava cercando di far valere il suo primato sulle altre Chiese in base proprio al primato di san Pietro tra gli apostoli. Il regno dei Franchi fu quindi il "figlio primogenito della Chiesa romana", ed al suo esempio si adeguarono gradualmente anche altri stati romano barbarici, come quello anglosassone o quello longobardo.
L'Impero Romano d'Oriente
Tumulti ed anarchia in Occidente
L'Occidente continuò ad essere soggetto a ondate di invasioni — da parte dei musulmani attraverso la Spagna e degli scandinavi dal Nord. Fu un periodo di tumulti e di anarchia: il crollo della civiltà era imminente. Il retaggio del passato rischiava di andare perduto. La conoscenza della filosofia, ad esempio, era circoscritta principalmente alle opere di Boezio. Quel poco di insegnamento che esisteva, veniva dalla chiesa, soprattutto attraverso i monasteri, che spesso erano vere e proprie oasi di stabilità.
Un po' di respiro si ebbe grazie alle imprese di Carlo Magno, incoronato imperatore nell'anno 800. Egli fondò un impero unito e stabile, in cui fu nuovamente possibile godere di civiltà ed istruzione. Difatti, durante questo Rinascimento carolingio, vi fu un breve fiorire della cultura, ed in questo contesto sbocciò l'unico pensatore veramente originale dell'Età buia: il filosofo e teologo Giovanni Scoto Eriugena.
Il dopo Carlo Magno
Ma non passò molto tempo che l'impero di Carlo Magno si frammentò e le incursioni vichinghe produssero ulteriori battute d'arresto. La teologia di questo periodo, essendo in larga misura relegata ai monasteri, è conseguentemente chiamata teologia monastica. Essa si sviluppò in un'atmosfera d'impegno e di devozione nell'ambito di un modello di vita vissuta, ad esempio, secondo la Regola di Benedetto.
La mèta non era la ricerca di una conoscenza fine a sé stessa, ma piuttosto l'edificazione e l'adorazione. L'approccio era, infatti, caratterizzato da un sentimento di contemplazione e di venerazione. Il teologo non era un osservatore accademico distaccato, che studiava il suo materiale dall'esterno, ma piuttosto era un partecipante impegnato e coinvolto.
In attesa della fine del mondo
In tempi recenti si è diffusa la credenza che nel Medioevo, attorno all'anno mille, si fosse imposta la convinzione che la fine del mondo fosse prossima. Ad esempio circola un aneddoto che sosterrebbe che, alla vigilia di Capodanno dell'anno 1000, una folla si sarebbe radunata a Roma in attesa della fine del mondo. La mezzanotte arrivò, ma non accadde nulla, e Papa Silvestro II, dopo aver benedetto la folla, la rimandò a casa. Lo stesso Silvestro, precedentemente noto come lo studioso Gerbert d'Aurillac, fu una delle primizie di una nuova era.
Questa legenda, ovviamente, è sempre stata rifiutata dalla storiografia poiché alla vigilia del 1000 la gente continuò normalmente a fare testamento, a stipulare contratti e ad andare avanti nelle proprie attività, senza lasciar intendere in nessun modo che si ritenesse che la fine potesse essere vicina. È da evidenziare, inoltre, il fatto che, all'epoca, in Europa non si fosse imposto ancora un calendario unico ed un primo giorno dell'anno valido per tutti (il Capodanno oscillava tra il Natale, il 25 marzo precedente al Natale o il 25 marzo successivo).
Una maggior stabilità stava ora conducendo alla rinascita della civiltà occidentale. Gli invasori barbari erano stati convertiti durante l' Età buia, e oramai l'intera Europa occidentale era cristiana, almeno nominalmente — a parte i giudei nei loro ghetti ed i musulmani in Spagna.
L'XI secolo fu un tempo di nuovi movimenti. Vi fu un rifiorire del monachesimo; un nuovo papato riformatore mirava a purificare la chiesa dalla corruzione; vi fu un ritorno allo studio. La teologia si trovò ad affrontare la questione del rapporto tra fede e ragione (filosofia).
Tra fede e ragione
Uno scrittore moderno ha affermato: "Lo sforzo di armonizzare fede e ragione fu la forza motrice del pensiero cristiano medievale". L'impatto della filosofia portò ad un nuovo approccio alla teologia: la teologia scolastica, o scolasticismo. Si arrivò a studiare la teologia al di fuori dei chiostri — all'università, ad esempio, o in altri ambienti secolari (ossia non monastici).
L'obiettivo era la conoscenza oggettiva intellettuale. L'approccio era quello di mettere in discussione, di ragionare, di speculare, di disputare. Per il teologo, era più importante essere un filosofo erudito che un santo. La teologia era diventata una scienza oggettiva distaccata. Questo approccio non eliminò quello monastico più vecchio, ma lo spostò dalla prima linea della teologia.
L'impatto della filosofia sulla teologia cominciò a farsi sentire nel corso dell'XI secolo, mediante la comparsa della ragione (filosofia) come metodo da adoperare nell'ambito della teologia. Anselmo se ne servì per dimostrare la razionalità della dottrina cristiana. La ragione era entrata nella teologia, non (ancora) come strumento per definire la dottrina cristiana (la quale era basata sulla rivelazione), ma piuttosto come tecnica per difendere e capire ancor di più questa fede.
Nel secolo successivo il ruolo della ragione fu ulteriormente sviluppato. Gli avvocati avevano cominciato a usare metodi filosofici per decidere o arbitrare fra autorità in conflitto.
Pietro Abelardo andò avanti nell'applicare gli stessi metodi alla teologia. Ma poiché non usava sempre discrezione nel suo approccio, fu condannato per il suo insegnamento, grazie all'intervento di Bernardo di Chiaravalle, l'ultimo grande rappresentante della vecchia teologia monastica.
Ma i metodi di Abelardo furono seguiti (con più moderazione) dal suo discepolo Pietro Lombardo, che godeva dell'appoggio di Bernardo. Nel XIII secolo, la teologia entrò in una fase nuova e più pericolosa. La filosofia si presentava ora non soltanto come uno strumento da usare in teologia, ma anche come un sistema antagonistico di pensiero.
Ciò ebbe luogo attraverso la traduzione delle opere metafisiche di Aristotele in latino. Questi scritti presentavano un nuovo modo di guardare alla realtà, una nuova visione del mondo o una filosofia della vita come alternativa al cristianesimo.
Come affrontare la sfida? Per un certo periodo gli scritti metafisici di Aristotele furono messi al bando, ma si trattò soltanto di una misura temporanea, per poter tirare il fiato. Alcuni cercarono di continuare a sostenere la vecchia visione platonica del mondo, opponendosi alla nuova prospettiva aristotelica. Il teologo francescano Bonaventura fu un pioniere in questo campo.
Ma l'approccio che si dimostrò più influente a lungo termine fu quello di Tommaso d'Aquino, il quale cercò di fare una sintesi tra fede (teologia) e ragione (Aristotele). Egli si propose di dimostrare che la filosofia di Aristotele (interpretata nel modo giusto e corretta laddove era necessario) poteva essere coerentemente sostenuta accanto alla teologia cristiana.
Avignone, sede dei Papi
I secoli XIV e XV portarono a un declino della Chiesa, benché alcuni li considerino come i secoli di fioritura del Medioevo. Il papato patì la sua cattività avignonese, nel periodo in cui i papi si trovarono ad Avignone, sotto il controllo francese dal 1305 al 1377.
Il ritorno del papa a Roma ebbe quasi subito come conseguenza il Grande Scisma (1378-1414); durante questo periodo, vi furono sempre come minimo due papi rivali. Si dovette constatare un certo declino anche nell'ambito degli ordini religiosi. Il fervore dei secoli precedenti era diventato sempre più raro.
Filosofia e teologia, nodo irrisolto
Mentre il numero decresceva, la corruzione aumentava. Nei secoli XIV e XV vi fu anche un crescente scetticismo riguardo alla possibilità di armonizzare la teologia con la filosofia. Questo processo ebbe inizio con Giovanni Duns Scoto e arrivò al suo culmine con l'insegnamento di Guglielmo di Ockham e dei suoi seguaci.
La filosofia e la teologia presero vie diverse; la teologia si ritirò dal regno naturale per appoggiarsi sempre di più su una fede cieca nella rivelazione divina (la cui razionalità non poteva essere dimostrata). In aggiunta, la teologia scolastica si separò dalla spiritualità pratica, come nel caso di Tommaso da Kempis, ma a danno di entrambe.
Talvolta il Medioevo è ignorato, specialmente dai protestanti e questo è considerato da molti un errore. L'epoca medievale copre un periodo di un migliaio di anni circa — più della metà del periodo che va dalla nascita di Gesù Cristo fino a oggi. Non sarà magari il periodo più glorioso della storia della chiesa, ma deve essere preso in seria considerazione come una parte importante di essa.
Le crociate
Storicamente, le Crociate furono una serie di campagne militari, tipicamente sancite dal papato, che si svolsero dall'XI al XIII secolo. In origine furono tentativi da parte della Chiesa Cattolica Romana di riconquistare la Terra Santa ai Musulmani. Alcune vennero dirette contro altri Cristiani, come la quarta crociata contro Costantinopoli e la Crociata Albigense contro i Catari della Francia Meridionale.
La concezione della guerra cambia. La Chiesa cristiana, nell'arco di un millennio, passa dal rifiuto della violenza guerriera all'uso sancito delle armi, a differenza dell'Islam, in cui non avviene un simile cambiamento: Maometto non rifiutava il potere politico né l'uso delle armi, e non esitava a combattere di persona, alla guida dei soldati musulmani. La jihad sin dal principio comporta sicuramente, ma non solo, un aspetto militare.
La guerra santa è il risultato finale della progressiva sacralità della guerra, il tentativo di santificare la causa da difendere e di demonizzare i nemici.
La crociata, quando viene rivolta contro i musulmani di Spagna, i pagani dell'Europa orientale (Vendi), gli eretici della Linguadoca e gli avversari politici del papato in Italia, è una semplice guerra investita di sacralità, per la quale il papato si serve appunto di un concetto che risulta efficace e porta alla mobilitazione ma che porta anche alla degenerazione dello stesso concetto. Bisognerebbe lasciare alla parola crociata il suo senso specifico, che è quello di una guerra santa che viene fatta allo scopo di liberare Gerusalemme e di riprendere il Santo Sepolcro.
Note
- ^ Piccinni, op. cit. in bibliografia.
- ^ Sergi. op. cit.in bibliografia, pag. 7
- ^ Franco Cardini, Marina Montesano, Storia medievale, Le Monnier Università, Firenze, 2006
Bibliografia
- Jacques Le Goff, L'uomo medievale, Bari, Laterza, 1999, ISBN 8842941971.
- Gabriella Piccinni, I mille anni del medioevo, Milano, Bruno Mondadori, 1999. ISBN 8842493554.
- Giuseppe Sergi, L'idea di medioevo, Roma, 2003. ISBN 8879894064.
- Franco Cardini, Marina Montesano, Storia medievale, Firenze, Le Monnier Università, 2006. ISBN 8800204740
Voci correlate
- Impero bizantino
- Rinascita dell'anno Mille
- Compagnie di Ventura
- Feudalesimo
- Filosofia medievale
- Mercenario medievale
- Mercenari svizzeri
- Ordini sociali feudali
- Orlando Bonsignori
- Papi riformatori
- Sacro romano impero
- Medioevo extraeuropeo
- Archeologia medievale
- Guerra medievale
- Diritto medievale
- Dinastia dei Canossa
Collegamenti esterni
- Medioevo.com: storia, cultura, itinerari, personaggi e altre risorse relative al periodo medievale
- Itinerari medievali: risorse per lo studio del Medioevo
- Reti medievali, risorse per gli studiosi del medioevo, Università di Firenze
- Medioevo Italiano, studi, articoli e strumenti di storia medievale
- Cronologia del Medioevo (pdf)
- Storia e immagini dell'ambiente e della vita medievale europea
- Centro di ricerca e di promozione degli studi medievali
- Europa Medievale.eu: storia, araldica, castelli e altre risorse relativa al Medioevo Europeo