Bernhard von Bülow

primo principe di Bülow, politico e ambasciatore tedesco

Bernhard Heinrich Karl Martin von Bülow (*3 maggio 1849 a Klein-Flottbek presso Altona (Amburgo); † 28 ottobre 1929 a Roma), dal 1899 conte, dal 1905 principe, statista, cancelliere della Germania dal 17 ottobre 1900 al 14 luglio 1909.

Bernhard von Bülow nel 1908

Ascesa 1874-1900

Bernhard H. K. von Bülow era figlio di Bernhard Ernst von Bülow che fu Ministro degli Esteri prussiano.

Fu volontario nella Guerra franco-prussiana del 1870-71. Nel 1874 intraprese una carriera diplomatica che lo portò nelle principali capitali europee: tra il 1874 e il 1893 fu a Roma, San Pietroburgo, Vienna, Atene, Parigi, Bucarest, per poi tornare a Roma come ambasciatore nel 1894. Fu nominato Ministro degli Esteri nel 1897. Durante tale carica cercò di mantenere la politica della Germania equidistante fra Inghilterra e Russia e acquisì per la Germania le Isole Caroline dalla Spagna (1899). Il 15 ottobre 1900 l’allora cancelliere Chlodwig zu Hohenlohe-Schillingsfürst, a causa dell’età e per problemi con il parlamento, l’Inghilterra e la stampa, si ritirò dalla carica. L’Imperatore Guglielmo II convocò il giorno dopo Bernhard von Bülow.

Cancelliere 1900-1909

Bernhard von Bülow fu cancelliere del Reich dal 17 ottobre 1900 al 14 luglio 1909. La sua politica fu improntata alla salvaguardia della prosperità economica della Germania anteponendo a tutto la Ragion di Stato, il prestigio della nazione e la pace. Ebbe di fronte la determinazione dell’Inghilterra a contrastare la nuova potenza industriale e navale, e la Francia animata da sentimenti di riscossa dopo la sconfitta della guerra franco-prussiana del 1871. L’alleanza della Germania con l’Austria-Ungheria, inoltre, poneva seri problemi con la Russia che dal 1894 era alleata della Francia.

La politica estera

 
L’Europa nel 1899

L’imponente marina britannica consentiva all’antagonismo inglese di mettere sotto scacco il commercio tedesco in qualsiasi momento. Il Cancelliere Bülow appoggiò per questo l’opera di riarmo navale iniziata da Guglielmo II e dall’ammiraglio Alfred von Tirpitz.

Inevitabilmente tale politica portò la Gran Bretagna ad un avvicinamento col nemico storico della Germania, la Francia (accordo dell’Entente Cordiale dell’8 aprile 1904). Ma a Bülow interessava mantenere lo status quo e, elemento fondamentale per la politica del tempo, il prestigio della nazione.

Nel 1908, in una lettera all’erede al trono di Germania Federico Guglielmo che accusava Bülow di aver instillato nel popolo l’idea che la quiete e la pace fossero più da stimare che l’onore e la guerra, il cancelliere scrisse: “…Ma di fronte al problema della guerra rimane necessaria la prudenza. (…) ai giorni nostri, si possono fare le guerre solo se il popolo è persuaso che la guerra è necessaria e che è giusta. Una guerra suscitata in modo frivolo e leggero, anche se avesse esito felice non avrebbe effetto favorevole all’interno. Una guerra che, in tale ipotesi, finisse male, significherebbe (…) una catastrofe per la Dinastia. (…) Nel 1875 molti militari erano del parere che dovessimo abbattere la Francia (…) Da allora siamo in pace con la Francia da 33 anni e il nostro benessere e la nostra popolazione sono straordinariamente aumentati.” [1]

La Crisi di Tangeri

  Lo stesso argomento in dettaglio: Crisi marocchine.
 
Théophile Delcassé

Conciliare prestigio della Germania e pace non era sempre semplice. Nella primavera del 1905, constata la graduale ingerenza francese negli affari interni del Marocco, Bülow spronò Guglielmo II, in crociera nell’Atlantico, a fare tappa a Tangeri in modo da dare un chiaro segnale a favore dell’indipendenza marocchina. Dopo un primo rifiuto del Kaiser, la visita avvenne il 31 marzo 1905 e Bülow potette rivendicare il ruolo della Germania nella questione.

Le attività delle potenze in Marocco erano state stabilite a Madrid nel 1880 da otto nazioni (fra cui la Germania). Queste nazioni avevano firmato un accordo che non poteva essere ora modificato da una sola di esse, la Francia.

Il ministro degli esteri francese Téophile Delcassé si trovò in una situazione molto difficile ma non mollò e rifiutò la proposta di Bülow di una conferenza internazionale.

Aizzato da ambienti inglesi germanofobi, Delcassé assicurò “decisamente e ripetutamente ai ministri suoi colleghi che l’Inghilterra era pronta a mandare 150.000 uomini nello Holstein i quali avrebbero distratto gran parte delle forze terrestri tedesche dal confine occidentale della Germania.” [2]. Si prospettava cioè un conflitto europeo su larga scala. Quello stesso giorno, il 6 giugno 1905, il Consiglio dei Ministri francese votò, responsabilmente, per la partecipazione alla Conferenza sul Marocco (che si tenne ad Algeciras nel 1906) e Delcassé fu costretto a dimettersi. Ma durante e dopo la crisi fu registrato un notevole, ulteriore avvicinamento fra Gran Bretagna e Francia.

La politica interna

 
Berlino nel 1900: La Kaisergalerie

Per finanziare il costoso riarmo navale, nel 1902, Bülow fece approvare le tariffe doganali che diminuirono il potere d’acquisto della classe operaia. D’altro canto non esitò a proporre e a far accettare, nel 1905, una legge “sulle miniere che rendeva possibile al governo di ridurre eccessivi orari di lavoro, che riformava il sistema delle punizioni, istituiva una serie di prescrizioni sanitarie, e soprattutto istituiva commissioni operaie che esponessero ai padroni i desideri dei lavoratori (…)”. [3] Ciò dopo uno sciopero di 200.000 minatori di più settimane, durante il quale non ci fu un solo tumulto né fu sparato un solo colpo di fucile.

In una visione antisocialista favorì l’agricoltura, le cui masse proletarie egli riteneva meno pericolose di quelle dell’industria. Tuttavia era dell’idea di far entrare, gradualmente, gli operai in parlamento (per ridurne la loro carica rivoluzionaria) e di concedere ai parlamentari posti di governo, quando il potere esecutivo era esclusivo privilegio dell’aristocrazia vicina all’Imperatore. Entrambe le proposte però, non risulta siano state fatte da Bülow pubblicamente se non dopo il suo ritiro da cancelliere.

Nel dicembre del 1907 sciolse il Reichstag dopo che fu respinta una proposta per il rifinanziamento del contingente nell’Africa del Sud-Ovest (colonia della Germania). Le successive elezioni del 25 gennaio 1907 segnarono la più grave sconfitta della socialdemocrazia tedesca, determinando per la prima volta un blocco liberal-conservatore.

L’annessione austriaca della Bosnia-Erzegovina

Un inasprimento dei rapporti con la Russia avvenne quando l’Austria-Ungheria, nell’ottobre del 1908 si annesse diplomaticamente la Bosnia-Erzegovina (già occupata legalmente). L’annessione fu autorizzata da San Pietroburgo in cambio di trattative per il libero attraversamento dei Dardanelli, che non iniziarono mai. L’ingenuità del Ministro degli Esteri russo Alexander Petrovic Isvolski fu notevole e Bülow, nonostante fosse chiaro l’aggiramento da parte del Ministro degli Esteri austriaco Aloys Aerhrenthal, si schierò apertamente con l’alleato.

Il Cancelliere considerò che il “diritto formale fosse dalla parte dell’Aerhrenthal (…) ma che la sua condotta non fu del tutto fair”. [4] Consigliò inoltre all’Austria-Ungheria di non farsi intimorire dalle minacce russe, poiché da fonti ben informate aveva saputo che Pietroburgo attraversava una delicata crisi finanziaria e non poteva permettersi una guerra. [5] Contemporaneamente alla crisi bosniaca scoppiò il caso del Daily Telegraph.

Il caso del Daily Telegraph

 
Il Reichstag riunito nel 1906

Nelle sue memorie riferite all’anno 1908 sulla sua intervista al giornale inglese, il Kaiser scrive: “… avvenne l’incidente della così detta ‘intervista’, pubblicata nel Daily Telegraph (…) La minuta che mi era stata sottomessa, l’avevo mandata, in esame al Cancelliere (…) Alcune mie annotazioni, richiamavano l’attenzione su qualche passo che, secondo il mio modo di pensare, non era opportuno e avrebbe dovuto essere eliminato. Ma, per una serie di malintesi avvenuti negli uffici competenti del Ministero degli Esteri, questo non fu fatto”. [6]

Bülow infatti, impegnato con le riforme economiche e la crisi bosniaca, aveva demandato ai funzionari del Ministero degli Esteri il compito di rivedere ed eventualmente ritoccare il testo. I funzionari, per rispetto del Kaiser, lo approvarono invece così come fu loro recapitato e l’intervista fu pubblicata con le relative autorizzazioni.

 
Guglielmo II ritratto nel 1908 da Philip Alexius de Laszlo

Lo scompiglio fu enorme perché in quell’intervista l’Imperatore parlò molto liberamente. Affermò che gli inglesi avevano vinto la guerra contro i boeri grazie ad un suo piano militare, che Germania e Inghilterra unite avrebbero potuto fare la guerra al Giappone, e che la Germania aveva respinto proposte francesi e russe per una coalizione antibritannica in difesa dei boeri.

La stampa sfruttò l’occasione al meglio e il Reichstag si coalizzò contro Guglielmo II che già in altre occasioni aveva rilasciato dichiarazioni avventate. Bülow, per le sue non lievi responsabilità, presentò le dimissioni che però vennero respinte.

Il 10 novembre 1908 il cancelliere parlò al Reichstag cercando di rettificare le affermazioni dell’intervista ma dichiarò pure che l’Imperatore avrebbe per l’avvenire osservato un maggior ritegno. Impegno che Guglielmo II fu costretto a prendere pubblicamente. Il conflitto, per una nazione autocratica, era istituzionale.

L’anno dopo, il 24 giugno 1909, in occasione della sconfitta al Reichstag della sua proposta di legge per l’introduzione dell’imposta di successione, Bülow presentò di nuovo le dimissioni, che questa volta l’Imperatore accettò.

Dopo il ritiro 1909-1929

Dopo un periodo d’isolamento politico, scoppiata la Prima guerra mondiale, Bülow fu richiamato dal suo successore Theobald von Bethmann-Hollweg per una missione a Roma, città in cui Bülow era stato ambasciatore dal 1894 al 1897. Il difficile compito: cercare di mantenere l’Italia neutrale.

In missione di pace a Roma

  Lo stesso argomento in dettaglio: Prima guerra mondiale e Neutralità italiana (1914-1915).

Bülow partì per l'Italia il 14 dicembre 1914;[7] già forse troppo tardi per indurre il governo italiano a desistere dall'approfittare della guerra per ultimare l'unificazione della Nazione.

A sostegno di Bülow, la Germania inviò il principe Carl von Wedel a Vienna, per ammorbidire le posizioni austriache comprensibilmente molto rigide. l’Austria-Ungheria, in una fase della guerra ancora favorevole agli Imperi Centrali, non era infatti disposta a concedere il minimo indispensabile per la neutralità di Roma: il Trentino e Trieste.

 
Sidney Sonnino

Dopo due mesi di trattative, il 16 febbraio 1915, vista l’ostinazione di Vienna a non cedere, Bülow propose al Ministro degli Esteri Italiano Sidney Sonnino “qualche altro terreno, o di Albania o di altro, sul quale si potesse portare la discussione…” A questo punto Sonnino scoprì le carte e affermò che non si trattava di “brama di conquista”, ma di far sopravvivere la monarchia al sentimento nazionale che montava. In caso contrario l’Italia “sarebbe andata incontro alla rivoluzione (…) non restava che una sola alternativa: o guerra o rivoluzione”. [8]

Dal 4 marzo iniziarono ufficialmente e segretamente le trattative fra l’Italia e la Triplice Intesa; e mentre Francia, Gran Bretagna e Russia si impegnavano con l’Italia per il Trentino, Trieste, la Venezia Giulia, l’Istria, parte della Dalmazia, Valona, numerose isole dell'Adriatico, un prestito da Londra, territori in Africa e dell’Impero Ottomano... sollecitata da Bülow, il 27 marzo l’Austria si dichiarò finalmente disposta ad una cessione di territorio nel Tirolo meridionale comprendente la città di Trento. La proposta fu ovviamente giudicata insufficiente.

 
Distribuzione linguistica nell'Austria-Ungheria del 1911

Ancora piccoli passi (ma che a Bülow non apparivano piccoli) vennero fatti Il 17 aprile, quando l’Austria concedette una maggiore estensione nel Trentino (sino a Salorno) ma mantenendo tutte le “testate delle valli” e l’esecuzione delle cessioni a guerra conclusa. Per quest'ultimo punto si erano resi garanti Bülow e la Germania.

Il 26 aprile veniva in segretezza firmato il Patto di Londra e ai primi di maggio gli sforzi di Bülow portarono l’Austria a promettere ancora una rettifica del confine sul fiume Isonzo concedendo all’Italia Gradisca e Cormons, per Trieste il conferimento del nome di “città libera” e in Adriatico l’isola di Pelagosa. Il Presidente del Consiglio Antonio Salandra considerò che “se anche non fossimo stati impegnati, le concessioni ultimamente enumerate non erano tali da soddisfare noi e il Paese.” [9]

Nella prima decade di maggio scese apertamente in campo il più insigne personaggio neutralista: l’ex presidente del consiglio Giovanni Giolitti . A vantaggio dei neutralisti giocava la segretezza del Patto di Londra con le relative offerte della Triplice Intesa. Bülow e

 
Antonio Salandra

l’ambasciatore austriaco Karl von Macchio diffusero invece le proposte austriache che con le manifestazioni giolittiane “s’intersecavano e si accordavano in un fine unico” [10]

Constata la spaccatura del parlamento e del Paese, il 13 maggio, Salandra rimetteva nelle mani del Re il mandato. Il Corriere della Sera scrisse: “L’on. Giolitti e i suoi amici trionfano. Più ancora trionfa il Principe di Bülow. Egli è riuscito a far cadere il Ministero che conduceva il Paese alla guerra.”; e il Messaggero: “L’on. Salandra dà partita vinta agli organizzatori del malefico agguato; si arrende alle male arti diplomatiche del Principe di Bülow.”

Fu convocato di conseguenza da Vittorio Emanuele III Giolitti, al quale fu chiesto di formare il nuovo governo. Questi però, informato dei nuovi impegni presi con la Triplice Intesa decise di rifiutare l'incarico, così come altri politici convocati.

Il 16 maggio il Re respingeva ufficialmente le dimissioni di Salandra. Il 20 e il 21 maggio, a stragrande maggioranza, le due camere del Parlamento votarono a favore dei poteri straordinari al Sovrano e al Governo in caso di ostilità. Il 23 maggio l'Italia dichiarava guerra all’Austria-Ungheria e due giorni dopo Bülow lasciava Roma col personale dell’ambasciata tedesca.

Nel 1917 si fece ancora il nome di Bülow come possibile successore di Bethmann-Hollweg ma Guglielmo II e ambienti austriaci furono contrari.

Dopo la guerra

Alla resa della Germania nel novembre 1918, Bulow assistette a Berlino al caos della rivoluzione socialista e al ritorno dell’esercito sconfitto. Usciva ogni giorno per strada e osservava gli avvenimenti poi riportati nelle memorie, incurante del fatto che poteva essere riconosciuto come un politico del vecchio regime (cosa che infatti accadde).

Stigmatizzò il Trattato di Versailles: “Non fu mai imposta ad un popolo una pace così schiacciante, così ignominiosa, con la brutalità con la quale l’obbrobriosa pace di Versailles fu imposta al popolo tedesco”. [11] Visse gli ultimi anni fra la Germania e la sua amata Roma dove, a Villa Malta, morì il 28 ottobre 1929.

Note

  1. ^ Bulow, Memorie, Milano 1931, Vol II, pag. 411.
  2. ^ Bülow, Memorie, Milano 1931, Vol II, pag. 120.
  3. ^ Bülow, Memorie, Milano 1931, Vol II, pag. 94.
  4. ^ Bülow, Memorie, Milano 1931, Vol II, pag. 337.
  5. ^ Bülow, Memorie, Milano 1931, Vol II, pag. 397.
  6. ^ Guglielmo II, Memorie, Milano 1923, pag. 104.
  7. ^ Il Presidente del Consiglio italiano Antonio Salandra così si espresse sull'inizio della missione: “…Furono questi i primi nostri passi decisivi su la via dell’intervento. Ad arrestarci (…) era arrivato (…) il Principe Bülow, senza dubbio il più ragguardevole uomo di Stato che la Germania potesse in quel tempo vantare, e il più adatto, per i suoi precedenti e le sue relazioni, ad esercitare una influenza sulla politica italiana.” Salandra, L’Intervento, Milano 1930, pagg 19, 20.
  8. ^ Sonnino, Diario, Bari 1972, Vol II, pag. 89.
  9. ^ Salandra, L’Intervento, Milano 1930, pag. 245.
  10. ^ Salandra, L’Intervento, Milano 1930, pag. 262.
  11. ^ Bülow, Memorie, Milano 1931, Vol III, pag 321.

Opere

  • Bernhard von Bülow, Denkwürdigkeiten, 1930-31 (Ediz.Ital. Memorie, Mondadori, Milano 1930-31, 4 volumi. Vol. I : Dalla nomina a Segretario di Stato alla Crisi Marocchina, Vol. II: Dalla Crisi Marocchina alle dimissioni da Cancelliere, Vol. III: Guerra Mondiale e catastrofe, Vol. IV: Ricordi di gioventù e diplomazia).
  • Bernhard von Bülow, Deutsche Politik, 1916 (Ediz.Ital. La Germania Imperiale, Edizioni Studio Tesi, Pordenone 1994). ISBN 8876924248

Bibliografia

  • Guglielmo II, Memorie dell’Imperatore Guglielmo II scritte da lui stesso, Mondadori, Milano 1923.
  • Antonio Salandra, L'Intervento (1915), Mondadori, Milano 1930.
  • Sidney Sonnino, Diario, Editori Laterza, Bari 1972, 3 volumi (Vol. I: 1886/1912, Vol. II: 1914/1916, Vol. III: 1916/1922).
  • Alberto Monticone, La Germania e la neutralità italiana: 1914-1915, Il Mulino, Bologna 1971.

Sulle problematiche prebelliche, in cui viene citato spesso Bülow e le sue memorie:

  • Niall Ferguson, The Pity of War, 1998 (Ediz. Ital. La Verità taciuta, Corbaccio, Milano 2002). ISBN 8879724045

Voci correlate