Descrizione

Venne edificato nel 1911 su progetto dell'architetto Manfredo Manfredi. È costruito in marmo botticino:[1] su un basamento circolare si erge una colonna cannellata che costituisce il corpo principale della costruzione. Più in alto, il capitello della colonna si conclude con un abaco a pianta circolare riportante la seguente dedica:

«A ROMA CAPITALE - GLI ITALIANI D’ARGENTINA - MCMXI»

A sua volta, il capitello è sormontato da quattro volute coronate da teste di felino e collegate tra di loro da altrettanti festoni. La lanterna in vetro sormonta infine il tutto. All'interno, che non è accessibile al pubblico, una scala a chiocciola conduce dall'entrata del faro alle parti superiori per concludere poi l'ascesa con una scala a pioli.[2]

Dal punto di vista espressivo, la scelta di progettarlo sotto forma di colonna rappresenta, come nel caso del Vittoriano, una proposta di tardo neoclassicismo dall'impronta preindustriale;Errore nelle note: </ref> di chiusura mancante per il marcatore <ref>

Posizione

Per la sua posizione elevata e la conseguente importanza strategica, il Gianicolo era stato campo di battaglia durante l'Assedio di Roma (1849); si trattava quindi una collocazione ricca di valore simbolico dal sapore patriottico, il che vale, seppure con modalità assai variabili, anche per i monumenti vicini, eretti a partire dal periodo successivo al Risorgimento per poi continuare fino a comprendere quello della dittatura fascista.

Dal punto di vista urbanistico, il colle del Gianicolo presentava inoltre il vantaggio che il faro e la sua luce fossero riconoscibili anche da punti assai distanti della città. La luce veniva prodotta nei tre settori della lanterna per generare i colori della bandiera italiana. Il lume tricolore del faro, una volta in uso permanente, ha presentato spesso problemi di manutenzione e oggi è in funzione solo in occasioni speciali.

Per svariati decenni, la balconata presso il faro è servita da parlatorio di comunicazione informale per cittadini romani che gridavano messaggi ai loro parenti e conoscenti reclusi nel carcere di Regina Coeli, distante poche decine di metri. La pratica è documentata almeno sin dal ventennio fascista e ha avuto strascichi fino ai giorni nostri (vedi sezione sulle tradizioni del carcere).

Note

  1. ^ Faro del Gianicolo, su prolocoroma.it. URL consultato il 1º gennaio 2024.
  2. ^ Il Faro del Gianicolo. Imponente luce tricolore in cento anni di storia della città eterna, su farodiroma.it. URL consultato il 1º gennaio 2024.